A&P Chronicles 2002-2003 (I, 7)

Dal diario di Gawain "Corvo Nero" Caradrim - 11 Movembre 2005

Parte I, Capitolo 7: La spada gemmata

Seduta di Ottobre 2002

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Dal diario di Gawain "Corvo Nero" Caradrim - 11 Movembre 2005

Parte I, Capitolo 7: La spada gemmata

Seduta di Ottobre 2002

La spada gemmata

prima
che vi fosse il tempo di organizzare la discesa nel cunicolo sotterraneo,
Adesir e Thorin avevano già iniziato la discesa, nella quale il nano rovinò
al suolo producendo un gran rumore quasi travolgendo la ragazza sotto di
lui. Mi infuriai per quel modo di agire sconsiderato, e rimproverai i miei
compagni per quel modo di agire sconsiderato che non teneva conto di ciò che
avremmo potuto incontrare là sotto. Ad ogni modo, ci comunicarono che la
situazione era tranquilla e potevamo scendere.

Agherwulf riuscì a trovare un meccanismo che parve straordinariamente ben
funzionante, che ci avrebbe consentito di aprire e chiudere la lastra di
pietra da sotto, così, prima di scendere, decidemmo di portare tutte le
nostre cose, in modo da non lasciare tracce nel caso qualcuno avesse
perlustrato la palude alla nostra ricerca. Cancellammo le nostre tracce
nella sabbia, Agherwulf prese l'equipaggiamento ed io mi caricai il corpo di
Gaios, quindi scendemmo sottoterra.

Ci trovavamo in un corridoio di travertino dal colore grigio scuro, nel
quale brillava una luce di cui non fui in grado di distinguere la fonte, che
si spense di lì a pochi minuti. Ci chiudemmo in quel sotterraneo, ed una
sensazione sgradevole di oppressione si impadronì di me, costringendomi a
fare un esercizio di forza di volontà per non essere costretto a tornare
precipitosamente all'aperto. Notai che anche gli altri, chi più chi meno,
avvertivano lo stesso senso di claustrofobica oppressione, ad eccezione di
Thorin, che sembrava a suo agio e ci incitava a proseguire.

Ci disponemmo in fila per due, io e Thorin davanti, con il solo Agherwulf in
posizione arretrata di alcuni metri, e procedemmo nel corridoio, fino a
quando, sulla parete alla nostra destra, notammo alcune incisioni in una
lingua che nessuno fu in grado di comprendere.

- Tlock! - il rumore di uno scatto mi fece voltare.

- Ehm... temo di aver combinato un guaio! - bisbigliò Thorin guardandosi
colpevolmente intorno. Aveva il dito ancora premuto su uno dei simboli che,
alla pressione, si era incassato nella parete. Ci scrutammo l'un l'altro,
perplessi.

- Prova ad allentare la pressione poco alla volta - gli dissi. D'altra
parte, non c'era altro che potessimo provare.

- Tlock! - il simbolo scattò improvvisamente in fuori, spingendo indietro il
dito del nano. In un attimo, il pavimento venne a mancare sotto i nostri
piedi, feci giusto in tempo a vedere che esso era incardinato su un lato,
prima di precipitare in una densa acqua scura e fredda.

Il peso dell'armatura mi portava inesorabilmente a fondo, non era possibile
tentare una risalita almeno finché avevo indosso la protezione ad anelli.
Iniziai ad armeggiare con i cinghioli dell'armatura, allentandoli, quando
toccai il fondo, che mi parve abbastanza basso, dopotutto. Ma i miei
movimenti erano impacciati, avevo dovuto lasciare la spada e trafficavo con
l'armatura che non voleva saperne di allentarsi. Passò un tempo che mi parve
infinito e sentii l'aria mancare, quando ad un tratto sentii Adesir passarmi
una corda attorno ai fianchi, ma era tardi, fui preso dal panico e mandai
giù una copiosa boccata d'acqua che mi fece perdere i sensi.

qualcuno
mi stava toccando. La testa ronzava come un favo d'api e improvvisamente mi
accorsi che non ero morto. Ebbi alcuni violenti colpi di tosse e sentii
l'acqua che usciva dai miei polmoni ad ogni colpo. Mi veniva da vomitare.
Aprendo gli occhi, vidi Adesir china su di me e, nella felicità di
constatare che non ero morto, d'istinto la baciai, ritraendomi subito dopo
per timore dello schiaffo che invece non seguì alla mia ardita effusione.

Mi ripresi che ancora Warnom nuotava nel pozzo alla ricerca delle armi e dei
nostri zaini che avevamo dovuto lasciare sul fondo. Gli raccomandai la
spada, attendendo febbrilmente che quell'oggetto per me così importante e
familiare mi fosse restituito.

Quando ritrovai lo zaino, ne estrassi il falcone di profumo che tanto aveva
attirato l'attenzione di Adesir e glielo donai, per ringraziarla di avermi
salvato la vita, sperando che perdonasse la mia sfrontatezza di poco prima.

- E' strano - disse Warnom ancora grondante, quando uscì dall'acqua - il
fondo è pulito, come se fossimo i primi a cadere in questa trappola!

- La mia spada? - chiesi impaziente.

- Eccola, non mi riusciva proprio di trovarla, sai? - rispose porgendomi la
lama. Notai allora un segno rosso sulla sua mano e lo scrutai con aria
interrogativa. - Mi ha bruciato quando l'ho impugnata, una cosa alquanto
singolare...

Quando ci fummo sistemati, osservammo che sul bordo interno dell'apertura
del pavimento, dove questo aveva ruotato facendoci precipitare in acqua,
c'era un'iscrizione che, fatto straordinario, ognuno di noi fu in grado di
leggere nella propria lingua. Diceva: "Purificazione". Non appena uno di noi
pronunciò quella parola a voce alta, il pavimento si richiuse.

Warnom e Agherwulf interpretarono quel messaggio come una richiesta nei
confronti della divinità cui era stato dedicato il tempio, così ci
invitarono a partecipare ad un rituale di purificazione. Fu per me
un'esperienza assai noiosa che non mancò di causarmi una certa sonnolenza,
dato il cantilenare sommesso dei due compagni, concentrati sui loro doveri
religiosi di cui non riuscivo proprio a sentirmi partecipe.

Ad ogni modo, quando il rituale fu terminato, ci rendemmo conto di essere
stremati. Perfino il nano aveva bisogno di riposo. Restammo così in quel
corridoio per alcune ore, alternando turni di guardia al sonno, e per
fortuna senza sorprese.

ci
rimettemmo in marcia e dopo alcune decine di metri ci trovammo in prossimità
di un arco, di lato al quale un'altra scritta incomprensibile adornava una
delle pareti. Questa volta, tuttavia, Thorin e Warnom dissero di riuscire a
comprendere una delle parole, che secondo loro era "Adorazione", così
proposero un altro rituale, come già era accaduto in precedenza.

Fu ancora una cosa decisamente noiosa, durante la quale Warnom mi chiese,
per qualche oscura ragione, di concentrarmi sulla mia spada, iniziando poi a
raccontare una storia con una voce i cui toni si fecero via via sempre più
confusi, senza lasciarmi alcun ricordo di quanto disse.

Al termine del rituale, cambiammo ordine per passare l'arco: stavolta Thorin
e Warnom sarebbero stati i primi, sempre con Agherwulf in coda, distanziato
dal resto del gruppo.

Dopo pochi passi, vidi i due davanti a me cadere a terra, sentii un urto
violentissimo all'altezza del petto che mi scagliò indietro provocandomi un
intenso dolore. Anche Adesir, al mio fianco, era caduta riversa a terra e
pareva non respirare. Di lato, parzialmente conficcata nel muro, una larga
lama circolare era l'oggetto che ci aveva colpiti, e pareva pronta a
scattare nuovamente. Alle nostre spalle, nessuna traccia di Agherwulf:
dov'era finito?

- Tutti a terra, non alzatevi per nessuna ragione! - gridai, facendo eco
allo stesso avvertimento che proveniva in quel momento da Warnom. Curammo in
qualche modo Adesir che riprese i sensi, mantenendoci carponi per evitare di
innescare nuovamente la trappola. In quel momento, dal corridoio,
sopraggiungeva Agherwulf, bagnato dalla testa ai piedi...

Riprendemmo la marcia, tornando alla posizione eretta quando fummo al sicuro
dalla lama, e cambiammo ordine ancora una volta. Ora facevano strada
Agherwulf e Thorin, mentre la retroguardia era affidata a Warnom. Girammo un
angolo e ci trovammo a passare ancora un arco.

Improvvisamente, pochi centimetri alle spalle di Warnom, un improvviso getto
di fuoco si attivò, rombando nel silenzio del cunicolo. Dopo pochi istanti,
un altro getto simile si attivò ancora più vicino, spingendoci avanti. A
intervalli regolari, nuovi getti di fiamme irrompevano nel corridoio,
progressivamente, costringendoci ad avanzare, fino a quando ci ritrovammo
dinanzi ad un arco al di là del quale doveva esserci una sala, che tuttavia
non riuscivamo a vedere poiché la luce della torcia sembrava non voler
penetrare l'oscurità in cui era immersa.

non
avendo altra scelta, varcammo l'arco. La sala era rettangolare e
completamente illuminata da un'abbagliante luce bianchissima, proveniente da
una colonna di fiamma azzurra che fuoriusciva da un enorme braciere scuro.
Al centro, si trovava un blocco di pietra bianca delle dimensioni di un
sarcofago, privo di iscrizioni, che sembrava fare corpo unico con quello che
avrebbe dovuto essere il coperchio.

- Questa roba è stata fatta dai Nani! - commentò affascinato Thorin,
esaminando il sarcofago da vicino.

- Non toccare nulla, Thorin! - gridò Warnom al nano, ricordando quanto era
successo con la prima iscrizione. Ma era troppo tardi. Il nano aveva già
toccato la superficie liscia della pietra e improvvisamente, alle spalle di
Warnom, prese a materializzarsi una sagoma.

La figura apparve come uno spettro, sentii i capelli rizzarsi sulla testa e
fui impietrito dalla paura, incapace di reagire con prontezza. Lo spettro si
era fatto più definito, ora, ed aveva sembianze umane, anche se sembrava
comunque incorporeo. Era un enorme guerriero vestito di un'armatura completa
in piastre bianche, impugnava uno spadone a due mani ed i suoi lineamenti
erano nascosti da un cimiero, bianco anch'esso, dall'aspetto assai marziale.

- Un cavaliere esmeldiano! - balbettai, stupito. Anche Agherwulf lo aveva
riconosciuto, come seppi dal suo sguardo. Compresi che né io né lui avremmo
attaccato quell'essere, che incarnava per noi le più antiche e importanti
tradizioni della nostra Esmeldia. Tuttavia, la figura aveva un comportamento
che sembrava minaccioso.

- Decoro Doolmen! - pronunciò la figura, avvicinandosi a Thorin mentre
levava lentamente la lama verso l'alto, caricando un colpo che si poteva
facilmente immaginare sarebbe stato micidiale.

- Non attaccatelo! - gridò Agherwulf quando si rese conto che il nano
iniziava a roteare il suo martello da guerra.

- Non attaccatelo?! - ruggì Thorin - voi siete tutti scemi, datemi una mano,
piuttosto! - e così dicendo sferrò un colpo che avrebbe schiantato un bue.
Ma la figura parve non risentirne, mentre la sua spada si schiantò sulla
corazza del nano che venne spinto alcuni metri all'indietro per la violenza
del colpo ricevuto.

Posammo a terra le armi, in segno di pace, sperando che la creatura potesse
interpretare quel gesto allo stesso modo. Invece, sferrò un secondo fendente
a Thorin, che stramazzò a terra.

- Decoro Doolmen! - lo spettro si voltò e mosse contro Agherwulf, levitando
ad una decina di centimetri da terra.

- Veniamo in pace! - disse Agherwulf alla figura che torreggiava su di lui.
Un possente colpo di spada si abbatté cul nostro compagno, che fu tramortito
sul colpo. Ripresi la spada, mentre il guardiano spettrale si avvicinava
verso di me.

- Decoro Doolmen! - disse ancora levando la spada. Tentai di parare il
colpo, ma con orrore vidi la sua lama attraversare la mia come fosse di
burro, e persi i sensi ancora una volta.

fui
curato da Warnom e riaprii gli occhi giusto in tempo per vedere la creatura
fronteggiare Adesir. Ero sul punto di scattare per proteggerla, nonostante
le forze mi mancassero, quando invece il guardiano piantò la spada a terra,
fra sé stesso e la ragazza. Quindi, lentamente, si inginocchiò davanti ad
Adesir e prese a svanire nel nulla, così come era comparso, lasciando solo
una scia nebbiosa che sembrava indicare il sarcofago.

- Come diavolo hai fatto?! - chiesi stupito mentre Warnom si dava da fare
per medicare gli altri due compagni a terra.

- E' bastato ripetergli "Decoro Doolmen" - rispose con naturalezza,
sorridendo. - Doveva essere una specie di saluto, o una parola di comando, o
non so cos'altro!

Ci avvicinammo al monolito centrale, più che mai incuriositi. Passando
vicino al grande braciere, il solo oggetto di colore scuro finora visto in
quel sotterraneo, notammo che vi erano delle iscrizioni: "Un regalo per
sempre".

Ma lo strano sarcofago era ora l'oggetto principale delle nostre attenzioni.
Non appena Adesir lo sfiorò, divenne visibile una fessura che tradiva la
presenza di un coperchio, che presto si aprì da solo. All'interno, un drappo
bianco avvolgeva un oggetto allungato, che lei sollevò delicatamente
estraendolo dalla pietra.

- Sento una forte magia in quest'oggetto - commentò a voce bassa. - Ma è di
una natura a me estranea! - proseguì a voce più alta, scrutando Warnom e
Agherwulf in viso. Poi, discostò i lembi del drappo per osservarne il
contenuto.

Era una spada stupenda, lunga, dalla lama brillante costellata di rune e
altre incisioni, con l'elsa impreziosita da due gemme, esattamente come il
simbolo riprodotto sul pavimento del tempio da cui eravamo entrati. Restammo
alcuni istanti in silenzio. La sola contemplazione di quell'oggetto era
motivo di meraviglia, anche se non potevamo comprenderne l'uso, i poteri, né
lo scopo per cui Gaios avrebbe cercato quella lama con tanta determinazione
da perdere la vita per essa.

Notai che, mentre Adesir sembrava a suo agio nel maneggiare la spada
gemmata, e tutti ardevano dal desiderio di impugnarla almeno un attimo, io
provavo una sorta di strana repulsione per quell'oggetto, che non sapevo
giustificarmi. Quando Thorin provò ad esaminare la lama, fu colpito da una
scarica elettrica non appena tentò di impugnarla, ma notammo che Adesir si
mostrava stranamente riluttante a consegnarla a chi desiderava provarla.

All'interno del sarcofago, Agherwulf aveva intanto trovato il fodero, che
consegnò prontamente ad Adesir, la quale vi ripose la lama. Non appena la
spada fu nella sua custodia, mi accorsi di provare meno ripulsione per
l'oggetto, ed anche Adesir stessa mostrò meno attaccamento. Poi,
all'improvviso, la ragazza si bloccò, come paralizzata.

- Sono stato io, non vi preoccupate - ci disse Warnom, avvicinandosi e
prendendo la spada dalle mani dell'immobile Adesir. - La ragazza mostrava un
sospetto attaccamento per questa spada, e non vorrei che vi fossero
problemi.

Ci guardammo l'un l'altro, incerti se rimproverarlo o meno. Non avevo mai
pensato che una spada potesse essere pericolosa in altri modi che non in
combattimento, e dopo la scottatura provocata dalla mia lama, quella era già
la seconda volta che si ipotizzava una simile situazione. Mi astenni quindi
dal rimproverarlo e lo osservai.

- Ed ora - disse sorridendoci in modo ammiccante - diamo un'occhiata a
questo simpatico oggetto!