A&P Chronicles 2002-2003 (IV, 11)

Dal diario di Gawain "Corvo Nero" Caradrim - 24 Gennaio 2006

Parte IV, Capitolo 11: La compagnia degli Amici dei Nani

Seduta del 19/02/2003

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Dal diario di Gawain "Corvo Nero" Caradrim - 24 Gennaio 2006

Parte IV, Capitolo 11: La compagnia degli Amici dei Nani

Seduta del 19/02/2003

La compagnia degli Amici dei Nani

aska Bork era rimasto con noi durante lo scontro e si era distinto anche lui nella battaglia contro i Guerrieri di Ferro, con la sua armatura lucida e riccamente ornata, dando dimostrazione di un'abilità guerresca che non avrei mai sospettato per quello che avevo fino ad allora ritenuto un semplice mercante della gilda nanica. Mentre lasciavamo la caverna per far ritorno ai nostri alloggi, si premurò di farci sapere che ci sarebbe voluto almeno un giorno di viaggio per raggiungere Esembork, la capitale di Bar-Arghaal, dove si sarebbe tenuto il banchetto preannunciato dal reggente Thorgrim, e che pertanto sarebbe stato opportuno riposare adeguatamente prima di affrontare il viaggio l'indomani mattina. 

Lasciammo la grande caverna ancora piena di nani della guardia che, su ordine del reggente, ne ispezionavano ogni anfratto nel tentativo di raccogliere quanti più indizi possibile, nel tentativo di giungere ad una improbabile identificazione dei mandanti del complotto. Raccogliemmo le nostre cose e ci avviammo per il lungo corridoio, esausti. 

- Frostwind, vorrei mi spiegassi una cosa - mi rivolsi al mago quasi casualmente, mentre gli passavo accanto. - Quando abbiamo inseguito il mago, poco fa, ho notato che io ed Adesir siamo stati disarcionati dai cavalli, pur essendo ottimi cavallerizzi, mentre tu non hai avuto difficoltà a montare in sella... come mai?

- Non hai idea di quanto sia abile io a cavallo, Gawain - fu la sua laconica risposta. Mi fu evidente che non intendeva parlare dell'argomento, ma seguivo una mia idea e stavo per fare altre domande, quando Thorin mi raggiunse, strattonandomi come per farmi capire che non era il caso di parlarne ulteriormente.

Rimasti in coda al gruppo, il nano mi espresse le sue perplessità sull'episodio, cose che probabilmente gli ronzavano in testa già da qualche tempo. Thorin era preoccupato per gli ulteriori segni themaniti che erano comparsi sul volto di Frostwind, temeva che il mago ci nascondesse qualcosa e che potesse essere pericoloso fidarsi ciecamente di lui.

- Frostwind si è sempre rivelato un buon compagno, Thorin - risposi, - e non possiamo giudicare le persone per i segni della loro vita precedente. Il mago si è sempre adoperato per il bene del gruppo e della nostra missione, e credo che quei segni non debbano preoccuparti più del mio rapporto con la lama nera, ad esempio.

- Tu sei fuori discussione, Corvo Nero - rispose risoluto il nano, sottolineando l'affermazione con un gesto della mano. - Ma lui lo conosciamo da troppo poco tempo, non vorrei...

- Se avesse voluto provocarci del male avrebbe avuto mille occasioni - lo interruppi, intuendo il suo pensiero. - Con le sue arti magiche avrebbe potuto facilmente approfittare di tante situazioni per annientarci, e non possiamo invece trascurare che è stato determinante poco fa, quando ci ha dato modo di combattere efficacemente i Guerrieri di Ferro. - Il nano parve pensieroso, come se stesse considerando quanto avevo detto da un nuovo punto di vista.

- Ti avrei dato ragione - continuai - a proposito di quell'atro mago, Zaku. Lui si che era strano e non mi fidavo neanche io. Ma Frostwind credo davvero sia un amico, non so spiegartelo meglio di così, ma io mi fido.

Thorin rimase in silenzio, con l'espressione seria di chi valuta le parole di un altro, cosa assai inusuale per un nano, anche se con lui era ormai abbastanza frequente riuscire ad ottenere una certa considerazione. 

Improvvisamente, da chissà dove, il corvo fece la sua comparsa, svolazzando brevemente per il cunicolo alla mia ricerca, prima di posarsi sulla spalla come sempre. Non badammo più di tanto alla cosa, ma fu comunque sufficiente per ritenere concluso l'argomento
Frostwind.

fummo condotti in una grande sala con letti per tutti noi, dove avremmo potuto riposare prima della partenza. Adesir ebbe da ridire, come sempre, sul fatto di non poter disporre di un alloggio separato, cosa che probabilmente seppe fare in modo efficace, dato che riuscì ad ottenere una piccola stanza attigua per sé e Frostwind, con il quale confabulava già da un po' di cose inerenti la magia. 

Pochi minuti dopo, fui assalito da un feroce prurito che in breve si trasformò in una tortura insopportabile. La pelle sembrava bruciarmi come arsa dalle fiamme, provocandomi un'irrefrenabile necessità di grattarmi, con le mani, con il pomo della spada, rotolandomi a terra e in qualsiasi altro modo possibile. Tutto era vano e, sebbene mi rendessi conto di essere ridicolo, mi dimenavo, gridando, rotolandomi a terra o strusciandomi contro le pareti ed i mobili.

- Purtroppo, è un piccolo effetto indesiderato dell'incantamento che ti ho fatto prima - cercava di spiegarmi Frostwind, approfittando del fatto che ero troppo impegnato per colpirlo come avrei certamente fatto in condizioni normali. - Ma è temporaneo, dovrebbe passare a breve...

Non mi sembrò affatto breve, invece. Il prurito era sempre più insopportabile e non accennava a diminuire, nonostante qualcuno mi avesse aiutato a rimuovere l'armatura ed anche a grattarmi la schiena. Mi accorsi appena dei preti nani che entravano nella nostra stanza per curare le nostre ferite, e probabilmente fu grazie a loro che, d'improvviso, tutto tornò normale, lasciandomi esausto e sudato, spossato ancor più che dopo un combattimento. 

Mi stesi su un letto e rinunciai anche a mangiare, mentre congetturavamo del coinvolgimento di Dagor e Galdim nelle trame di Themanis ai danni di Bar-Arghaal. Infine, sopraggiunse il sonno.

la sveglia giunse troppo presto per i miei gusti, nella forma di un nano della guardia che ci informava rudemente di sbrigarci per la prossima partenza alla volta di Esembork. Ci recammo alla stanza accanto, per sollecitare Adesir ed il mago che sembravano attardarsi oltre misura, quando già la guardia ci aveva sollecitato altre due volte.

- Ci serve ancora un po' di tempo, Frostwind sta effettuando un rituale su alcuni oggetti rinvenuti ieri dopo il combattimento - ci informò Adesir, quando venne ad aprire. 

Sotto le pressioni della guardia, Thorin era piuttosto impaziente ed ebbi il mio bel da fare per impedirgli di disturbare la concentrazione di Frostwind, ricordando come una volta il mago mi avesse ammonito circa la pericolosità di una simile azione. Alla fine, escogitando vari diversivi, riuscimmo a far terminare il rituale del nostro compagno, il quale comparve alla porta stremato: evidentemente non aveva dormito tutta la notte.

- Presto, dobbiamo andare alla rotaia, non possiamo perderla - ci esortava intanto la guardia, tornata alla carica. Comprendendo che non ci sarebbero stati concessi ulteriori ritardi, aiutai Frostwind sorreggendolo e a tratti caricandomelo anche in spalla, nel lungo percorso che ci condusse attraverso numerosi camminamenti in salita, fino al luogo dove altri nani ci stavano attendendo.

La rotaia era una mirabile opera di ingegneria nanica che lasciò tutti a bocca aperta. Si trattava di una sorta di carrozza interamente di ferro, che sembrava viaggiare su una sorta di guida di pietra rialzata sul pavimento, che si stendeva all'interno di un tunnel scavato nella roccia. Il movimento della carrozza era operato attraverso delle funi, che ad un più attento esame si rivelarono essere di metallo, una cosa mai vista e fino ad allora e per me inimmaginabile. Era come se un fabbro dotato di abilità divine fosse stato in grado di realizzare una moltitudine di fili metallici sottilissimi, che erano stati poi intrecciati e ritorti in modo da costituire una vera e propria "corda di ferro", dello spessore di un polso. Diverse funi di questo tipo erano assicurate alla carrozza, sia davanti che dietro, e si stendevano ben tese all'interno del tunnel, avvolgendosi da un lato attorno ad una gigantesca puleggia.

Con uno scatto metallico le porte scorrevoli della carrozza furono aperte, e fummo invitati ad entrare, mentre ancora Thorin, eccitatissimo, chiedeva chissà quali ragguagli tecnici ad Aska Bork, esprimendosi concitatamente nella loro lingua nanica. Adagiai Frostwind su una delle panche, sulla quale si addormentò quasi subito, vinto dalla stanchezza. Poi, senza un rumore o una vibrazione, la rotaia si mise in moto, innaturale, portandoci all'interno della montagna alla velocità di un cavallo al trotto.

Dopo alcune clessidre, la carrozza fuoriuscì all'aperto e notai come essa continuava a scorrere sulla guida di pietra che ora non era più all'interno di un tunnel, bensì si ergeva da un'imponente costruzione ad arcate che sembrava essere stata realizzata esclusivamente a quello scopo. La rotaia si impennò quasi subito verso l'alto, iniziando una ripida ascesa verso il fianco di una montagna che si trovava piuttosto distante dinanzi a noi. Le corde di ferro, tese come quelle di uno strumento musicale, erano il solo punto di riferimento visibile che ci desse l'impressione di non essere sospesi nel vuoto, e sotto di noi i camminamenti labirintici di Bar-Arghaal andavano facendosi via via sempre più piccoli. 

Fui colto da una sensazione di vertigine che mi indusse a distogliere lo sguardo dal basso, e provando nervosamente un vago senso di precarietà, invidiai Frostwind che dormiva tranquillamente...

il viaggio mi sembrò durare un'infinità, e fui risollevato quando infine la carrozza tornò ad immettersi in un tunnel all'interno della montagna, dopo aver superato un enorme vallata nella quale una spettacolare cascata eruttava un'immane massa d'acqua che si riversava, più in lontananza, nel fiume argenteo che avevo già visto al nostro arrivo.

Era quasi il tramonto quando tornammo all'interno della roccia, e dopo un breve tragitto la rotaia si arrestò aprendo le porte scorrevoli. La temperatura era scesa sensibilmente, e fummo felici di trovare alcuni nani che ci attendevano, porgendoci delle pesanti pellicce d'orso che indossammo immediatamente.

Fummo condotti per un nuovo dedalo di cunicoli, passaggi e camminamenti, dai quali era possibile vedere per la prima volta la città di Esembork, aggrappata ai fianchi della montagna, quasi ricoperta dalle nevi perenni. Mi resi conto che stavamo attraversando una delle zone più popolari della città, dato che i nani che incontrammo erano abbigliati in modo assai ordinario, tali da apparire molto più umili al cospetto delle nostre guardie e dello stesso Aska Bork con la sua preziosa armatura.

Il nostro viaggio si concluse presso un edificio piuttosto ampio, sulla cui soglia alcuni nani ci stavano attendendo. Fra loro, due preti dalle vesti blu di Morgrim ci vennero incontro per salutarci e guidarci all'interno, dove alcuni inservienti stavano già preparando le tinozze con l'acqua calda fumante per un bagno ristoratore. 

Esauriti i brevi convenevoli, Warnom si tuffò subito in una delle vasche, ostentando un'evidente aria di soddisfazione. Mi tolsi rapidamente i vestiti e lo imitai, tuffandomi nell'acqua che scintillava di pagliuzze metalliche. 

La rapidità con cui saltai fuori dalla tinozza era seconda solo alla velocità con cui Adesir scagliava frecce dal suo arco. L'acqua era bollente! Mi ritrovai con la metà inferiore del corpo completamente arrossata, e già in alcuni punti comparivano le piaghe delle ustioni. Gridai di dolore, mentre scrutavo interrogativamente
Warnom.

Fortunatamente, il prete seppe ricorrere alle sue capacità per eliminare gli effetti di quell'ulteriore sevizia che mi aveva lasciato completamente incapace di reagire. Dopo alcuni istanti, e solo con molti incoraggiamenti dello stesso Warnom, notai che l'acqua sembrava ora avere una temperatura più sopportabile, così tornai ad immergermi, gustando stavolta un po' di riposo.

Per la prima volta, in quell'occasione Adesir mostrò di non desiderare appartarsi come al suo solito, e fui alquanto stupito nel vederla abbandonare i vestiti accanto ai nostri, per immergersi assieme a noi! Quando mi accorsi dei pensieri poco onorevoli che mi ispirava la vista del suo corpo distolsi lo sguardo, tentando di distrarmi con qualche discussione, ma l'immagine della ragazza nuda continuò ad assillarmi a lungo, imbarazzandomi ogni volta con me stesso.

la notte passò tranquillamente e senza imprevisti, una volta tanto. Io mi attardai a prendere sonno, mentre tentavo per l'ennesima volta di riallacciare gli anelli infranti del mio corpetto, sebbene mi rendessi conto che non avrebbero potuto affrontare molti altri combattimenti: in alcuni punti fui costretto a sostituire le parti metalliche con del cuoio, ricostruendo alcuni agganci con la corda! Thorin era scomparso con Aska Bork, che lo aveva invitato presso il suo alloggio, evidentemente conscio delle innumerevoli domande che il nostro compagno avrebbe desiderato rivolgergli a proposito della rotaia, di Esembork e di tutto il resto. Gli altri dormivano già profondamente quando infine chiusi gli occhi anche io.

Mentre al mattino attendevamo gli inservienti che ci avrebbero dato indicazioni per il banchetto, vi fu l'occasione di raccogliere le idee e parlare degli ultimi eventi, così venimmo a sapere da Adesir che la confederazione di Bar-Arghaal aveva un Re. La cosa mi stupì abbastanza, sebbene il giorno prima, chiedendo spiegazioni sulla città, uno dei nani della guardia mi avesse accennato qualcosa a proposito del palazzo reale. Sulle prime, tuttavia, non avevo dato rilievo alla cosa, pensando che fosse un antico palazzo di quando i nani avevano un re. Il fatto che avessimo conosciuto il Reggente della Forgia ci aveva fatto credere che per qualche ragione la confederazione non avesse un vero e proprio sovrano in questo momento della sua storia, come spesso accadeva a seguito di faide interne o profezie leggendarie sul destino delle successioni.

Invece, un re c'era ed era Selgrim IV° del clan del Maglio d'Argento. In realtà, vi erano anche dei reggenti, sei per l'esattezza, il cui compito era quello di governare le sei città di Bar-Arghaal in rappresentanza del sovrano. Thorgrim, quindi, era solo uno dei sei reggenti, quello che governava Aktaarbork. Al banchetto, avremmo conosciuto finalmente il Re dei nani.

Fra le altre cose, Frostwind decise di rivelarci qualcosa di più sul complesso ed estenuante rituale che lo aveva tenuto sveglio tutta la notte precedente al viaggio per Esembork. Nel corso dell'esplorazione del complesso nascosto di Aktaarbork, infatti, il mago ed Adesir avevano trovato due pugnali ed un anello, oggetti che subito erano parsi alquanto singolari, inducendo Frostwind a quel rituale che serviva ad identificarne le proprietà. Uno dei pugnali, ci disse, era in grado di penetrare le armature come il burro, mentre l'altro, pur essendo magico, non sembrava dotato di simili poteri speciali; l'anello, infine, aveva a che vedere con l'immagazzinamento dell'energia magica, ma si trattava di un concetto per me troppo complesso da afferrare, così lasciai perdere.

Verso la tarda mattinata, ricomparvero anche Thorin e Aska Bork. Il nostro amico indossava una spettacolare armatura cerimoniale con i colori dell'oro e dell'argento, prestito di un armaiolo che aveva alquanto criticato la sua vecchia corazza: immaginai cosa mai avrebbe potuto dire della mia cotta di anelli, riparata con pezzi di cuoio e corda!

Con l'aiuto di Thorin, io e Frostwind tentammo anche di interpretare le pergamene themanite che avevamo ritrovato a Aktaarbork, che sulle prime si erano rivelate alquanto difficili da interpretare. Sebbene sia io che il mago conoscessimo molto bene il linguaggio themanita, gli scritti apparivano del tutto privi di senso, ed anche mettendo assieme le pergamene di entrambi non eravamo riusciti a formare nulla che avesse un significato. Fu Thorin a darci il suggerimento risolutivo, quando disse quasi distrattamente che alcuni simboli per noi sconosciuti erano in realtà dell'alfabeto nanico. Leggendo quelle scritte in nanico, ci accorgemmo come il suono delle parole potesse essere interpretato in lingua themanita, rivelando finalmente un messaggio:

"Nell'arco di cinque lune da questo momento, alcuni viaggiatori umani giungeranno a Bar-Arghaal. Questi rappresentano un serio ostacolo per le nostre trattative, ed è di primaria importanza che vengano screditati e che ogni loro proposta venga osteggiata, impedendo che riportino notizie alla capitale. E' concesso l'uso di una forza moderata. -
Jax".

Con nostro grande stupore, considerammo la firma che corrispondeva al cognome di Shair. Possibile che la donna stesse facendo il doppio gioco? E a quale scopo, dato che avrebbe potuto ostacolarci o annientarci in mille altri modi meno complessi e contorti? O forse vi era un membro della sua famiglia che agiva contro la nostra causa? La cosa era per me ancor più strana, dato che ricordavo dai libri di storia come le gesta della famosa famiglia Jax fossero da tempo immemorabile dedicate al bene dell'Esmeldia e contro le macchinazioni del Nero Signore! 

infine, facemmo la conoscenza di Karal, una femmina nana che sulle prime non fui in grado di distinguere da un maschio della sua razza. Fatta eccezione per i capelli più corti ed un aspetto in qualche modo più giovanile, infatti, la nana era in tutto simile ai maschi, senza eccezione per la barba ed i baffi... se quelle erano le loro femmine, era chiaro come mai i nani non fossero una razza molto prolifica!

Ad ogni modo, Karal si rivelò una preziosa assistente che ci seguì consigliandoci nei preparativi per il banchetto, fornendoci anche degli abiti adeguati alla cerimonia, oltre ad alcune preziose informazioni sul cerimoniale. Dopo lunghe insistenze da parte di Thorin e dello stesso Aska Bork, mi convinsero a non indossare l'armatura per il banchetto, così scelsi un abito color rosso scuro ed una camicia bianca della sartoria di Karal, panni nei quali non mi sentii subito a mio agio, soprattutto per il colore.

Karal ci fece sapere che il banchetto sarebbe durato quasi tutto il pomeriggio e la sera, articolandosi in ben diciotto portate con una sessione di vomitorio fra l'undicesima e la dodicesima. Sapendo che eravamo di provenienza esmeldiana, si premurò anche di farci sapere che il Kaspie sarebbe stato ben accetto, rivelando un'inattesa conoscenza degli usi del mondo esterno.

Ben presto fu il momento di recarci alla grande sala dei banchetti, che mi sembrò più un'arena che altro, letteralmente invasa di nani provenienti da ogni punto della confederazione, nelle loro armature da parata. C'era un gran vociare e gli inservienti si affaccendavano indicando i posti riservati agli ospiti ai vari tavoli tondi della sala, che erano disposti attorno ad un più grande tavolo centrale, dalla sagoma di uno scudo.

I nostri posti erano proprio al più grande tavolo centrale, lungo i lati curvi, dato che il lato piatto era evidentemente riservato a qualcuno di più importante, ospitando tre seggi di cui quello centrale sembrava più che altro un trono. Sedemmo ai due lati del tavolo, partendo dalle posizioni più lontane, alla punta dello scudo, che erano riservate a Warnom e Frostwind. Vicino al prete presero posto prima Adesir e poi Thorin, mentre vicino a Frostwind sedeva un anziano nano dalla tunica grigia, quindi Aska Bork ed infine io. Ad uno dei tavoli più vicini, riconobbi Thorgrim, il Reggente della Forgia di
Aktaarbork.

Contrariamente a qualsiasi regola di etichetta mi risultasse familiare, il banchetto iniziò fra la confusione, quando ancora gli altri posti al nostro tavolo erano vuoti. Del re di Bar-Arghaal ancora non v'era traccia quando fu servita la seconda portata, fra le chiacchiere dei presenti che avevano fatto la conoscenza di Colod, il solo estraneo al nostro gruppo che era seduto fra Frostwind e Aska
Bork. 

D'improvviso, furono battuti due colpi possenti e le voci si quietarono mentre le grandi porte della sala tornavano ad aprirsi. Entrarono alcune guardie dalle uniformi ancor più sfarzose di quelle viste finora nella grande sala, seguite da nove nani anziani il cui abbigliamento faceva capire come si trattasse dei più nobili esponenti dei clan di Bar-Arghaal, ciascuno con le sue insegne ed i suoi colori ricamati sulle tuniche o incisi sulle corazze. Fu poi la volta di alcuni preti dalle tuniche azzurre di Morgrim e, infine, un nano dall'aspetto maestoso e marziale attraversò la soglia.

- Il sovrano della Confederazione di Bar-Arghaal, Signore di Esembork del Fiume d'Argento, Selgrim IV°, del Maglio d'Argento! - annunciò una voce poderosa al suo ingresso.

Mi parve quanto di più maestoso potessi ricordare fino a quel momento. Dal volto severo, scavato dagli anni, la fluente e folta barba bianca che contornava il viso antico, il re dei nani stette un istante sulla porta. Indossava una corazza bianca lucente che brillava d'oro e argento nelle finiture accuratamente intarsiate, recava uno scudo con l'emblema dell'incudine e sei asce argentee su campo rosso, e nell'altra mano impugnava un martello da guerra le cui proporzioni rendevano trascurabile quualsiasi altra arma mai vista.

- Auril! - fu tutto ciò che disse Thorin, la bocca spalancata in contemplazione di quella straordinaria armatura. - Con l'Auril di quella sola corazza si potrebbe comprare tutta Bar-Shamdaar! - commentò estasiato dopo pochi istanti, ancora incapace di riprendersi.

selgrim IV°, il re dei nani, avanzò verso di noi con il suo seguito e prese posto al nostro tavolo, assieme ai nove nobili che erano entrati poco prima nella sala. Quasi immediatamente, uno dei vescovi di Morgrim si avvicinò e gli porse una pergamena che il sovrano esaminò per un istante.

- Innanzitutto un atto doveroso da parte mia, in qualità di sovrano della Confederazione, che pronuncerò in una lingua che non mi è familiare e che spero di usare al meglio - esordì il re dei nani, parlando in un Auldim commerciale piuttosto buono.

- In nome di Morgrim - proseguì, chiamandoci uno ad uno per nome, - proclamo e sentenzio l'innocenza di queste persone per quanto riguarda i fatti delittuosi che si sono verificati di recente a Aktaarbork, e mi scuso per i sospetti e le accuse che sono state mosse loro, riconoscendo altresì l'importante contributo che ci hanno dato per smascherare il complotto ordito ai nostri danni. I segni della nostra riconoscenza li accompagneranno!

Seguì un frastuono provocato dal battere dei boccali sui tavoli, che compresi sostituire quello che ad una corte umana sarebbe stato un applauso. Fui molto contento delle parole e delle scuse di Selgrim, cosa che certamente fece assai piacere anche a tutti i miei compagni, a giudicare dalle loro espressioni. Infine, ottenevamo il giusto riconoscimento per quello che avevamo fatto e soprattutto per ciò che non avevamo commesso.

Il banchetto riprese dalla terza portata, e mi sembrò che il cibo avesse un sapore decisamente più dolce, ora che gli ultimi dubbi sulla nostra innocenza erano stati fugati dalle parole del sovrano. Continuammo a mangiare assieme ai nuovi commensali, fra i quali ci fu presentato un certo Polgrim, discendente di un famoso sovrano, Felgrim dell'Artiglio di Ferro, sul quale dovevo aver letto qualcosa nelle storie esmeldiane del passato, che ora non mi sovveniva.

Alla sesta portata, i nani si liberarono delle corazze per gustare più comodamente il resto del banchetto. Fu solo dopo la sesta portata che il re si rivolse a Thorin per conoscerci meglio, e il nostro compagno parlò di noi rivolgendo parole di elogio per tutti. Esaltò le doti di Adesir con il suo arco sottolineando come la ragazza fosse una certezza per il gruppo; parlò dei poteri di Frostwind che tanti morti avevano causato agli avversari, sebbene si trattasse di strumenti con i quali i nani non avevano molta dimestichezza; mi indicò come un fedele amico ed un'importante compagno di battaglia, mentre descrisse Warnom per la sua devozione che tanto beneficio aveva portato al gruppo in più occasioni.

Già ampiamente sazio all'ottava portata, ebbi modo di parlare di persona con Selgrim IV°, esponendo le mie considerazioni sul complotto themanita ai danni di Bar-Arghaal. Fu un colloquio assai piacevole, nel quale il sovrano si rivolse a me in modi garbati e amichevoli, cosa che non mi sarei mai aspettato dopo i primi incontri con quella gente. Forse, iniziavo a ricredermi sul conto dei nani.

In quell'occasione, riuscii anche a perorare la causa della nostra missione, ed il re mi assicurò che avrebbe consegnato la risposta ufficiale per Shair nelle mani di Thorin in qualità di ambasciatore dei nani. Mi anticipò anche il contenuto della missiva, che almeno parzialmente era soddisfacente. Da un lato, infatti, i nani della confederazione avrebbero dato il loro contributo contro Themanis, tuttavia non sarebbero stati in grado di scendere in campo se non a due condizioni. La prima riguardava la costituzione di una vera e propria autorità esmeldiana, attualmente inesistente, dato che la resistenza era frammentata fra Bor Vigassian ed i gruppi individuali come il nostro. La seconda condizione era che passasse un po' di tempo, dato che i recenti eventi richiedevano delle indagini all'interno delle varie città di
Bar-Arghaal.

Il piano che avevamo sventato, infatti, per quanto di grande pericolo, non sarebbe stato da solo in grado di mettere in ginocchio la confederazione, quindi era probabile che tentativi simili fossero stati predisposti anche nelle altre città, cosa alla quale prima non avevo mai pensato. In virtù di queste considerazioni, infatti, era probabile che potesse esistere, all'interno della confederazione stessa, una frangia che aveva stretto accordi con i themaniti e che stava operando per la caduta di Bar-Arghaal dal suo interno! In tale situazione, era ovvio che Selgrim dovesse sistemare le cose in casa sua prima di poter dare appoggio ad altri... 

Ad ogni modo, questi erano tutti particolari che riguardavano Shair, a questo punto. La nostra missione poteva ritenersi conclusa e, tutto sommato, in modo positivo.

Mi ronzava però in testa una preoccupazione. Tutto ora ricadeva nelle mani di Shair. Shair Jax, pensai, Jax come la firma sui documenti che avevamo ritrovato e che chiedevano di ostacolarci. Un campanello d'allarme suonava nella mia testa, ma non riuscivo a capirne il significato.

venne il pomeriggio, ed eravamo ancora a tavola. Giunse anche la sera, e i cibi non accennavano a diminuire. C'era chi si allontanava per dare di stomaco e poi tornava a tavola per riprendere come nulla fosse. C'era chi si addormentava sui tavoli, chi rideva, chi urlava, tutto era immerso nella confusione e in un clima di rozza allegria.

Ci fu servita la fortissima birra speziata degli Altocolli, una vera e propria rarità, come seppi dai nani, riservata solo alle occasioni più importanti. Era più forte dei liquori che conoscevo, ma il gusto fortemente aromatico ne nascondeva la forza inducendo a berne sempre di più, per poi rivelarsi fatale solo quando si tentava di parlare o di alzarsi in piedi.

Vi fu un primo brindisi, poi un secondo e dopo persi il conto. Ricordo di aver vomitato aiutato forse da Thorin, e poi di aver ripreso ancora a bere e mangiare, rischiando di morire, una volta tanto, non per le armi di un avversario. Presto, fui vinto da un'allegra incoscienza che svaniva solo a tratti, per poi riafferrarmi appena tornavo a bere la birra speziata degli
Altocolli.

Era ormai sera inoltrata quando, dopo la quindicesima portata, il re richiamò ancora una volta l'attenzione alzandosi in piedi.

- E' giunto per me il momento di accomiatarmi da questo banchetto - disse, sorridendo con il suo volto ora rubizzo ma senza alcun accenno d'ebrezza. - Ma prima di congedarmi, ritengo che noi si debba ancora qualcosa a questi ospiti, che d'ora in poi saranno conosciuti come la Compagnia degli Amici dei Nani!

Il battere dei boccali si fece assordante a quelle parole e ci unimmo alla manifestazione di apprezzamento. Da qualche parte, una caraffa volò in frantumi. Alcuni attendenti del sovrano si avvicinarono, recando dei contenitori di varie fogge e dimensioni. 

Era giunto il momento della tanto attesa riconoscenza dei nani, che ci avrebbe accompagnato in seguito, come il re aveva anticipato nel pronunciare la nostra assoluzione. Selgrim prese il primo oggetto dalle mani di un altro nano e chiamò Adesir, mentre apriva il contenitore. 

- Questo dono affinché la tua vita sia più protetta, dato che è così preziosa per il bene di tutti - disse Selgrim, estraendo una cotta di maglia di colore chiaro, così lucida da riflettere la luce come uno specchio.

- Contiene tracce di Auril! - mormorò Thorin, esterrefatto.

Fu poi la volta di noialtri, ed ogni dono fu preceduto da una simile frase di elogio per le nostre capacità. Warnom ricevette una gemma blu-verde della dimensione di un pugno, di grandissimo valore e molto rara, conosciuta dai nani come "Luce di roccia". Io fui davvero felice nel ricevere un'armatura completa di maglie, appositamente brunita per me, visto che amavo il colore scuro. Thorin ricevette un'armatura di scaglie completa, accompagnata da un ironico messaggio dell'armaiolo che gli faceva notare come dovessero essere costruite le buone armature.

- Cosa possiamo noi donare a chi usa un potere che non conosciamo e non utilizziamo? - disse il sovrano allargando le braccia quando toccò a
Frostwind. 

- Oltre alla nostra amicizia - continuò - il solo segno tangibile che possiamo offrire sarà il libero accesso alla Sala delle Conoscenze Arcane, che contiene cose per noi inaccessibili e delle quali certo saprai fare buon uso.

Ancora vi furono lo sbattere di boccali e le grida festanti dei commensali, cui si unirono le nostre sincere parole di ringraziamento per i doni ricevuti. 

Non mi accorsi neanche di festeggiare il mio splendido dono rispondendo al brindisi di uno dei nobili che levò il boccale verso di me. Quell'ultimo sorso di birra degli Altocolli fu di troppo e piombai nell'incoscienza pregustando la sensazione della mia nuova armatura indosso.