A&P Chronicles 2002-2003 (V, 1)

Dal diario di Gawain "Corvo Nero" Caradrim - 29 Gennaio 2006

Parte V, Capitolo 1: Ritorno a Esembork

Seduta del 05/03/2003

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Dal diario di Gawain "Corvo Nero" Caradrim - 29 Gennaio 2006

Parte V, Capitolo 1: Ritorno a Esembork

Seduta del 05/03/2003

Ritorno a Esembork

il viaggio in rotaia durò circa mezza giornata, anche se il tempo sembrava non passare mai a causa dell'opprimente atmosfera che si era venuta a creare. Nonostante la carrozza fosse gremita di folla, per gran parte del viaggio regnò il silenzio, rotto solo da qualche sospiro o da pochi timidi commenti a voce bassa.

Restammo a lungo in silenzio, chi come Frostwind accasciato in un angolo, vinto dalla stanchezza, chi incapace di scostarsi dai vetri attraverso i quali osservava gli ultimi respiri della città caduta sotto la soverchiante orda nemica. Nessuno aveva il coraggio di parlare, semplicemente perché non c'era nulla da dire. Quanto era appena accaduto costituiva un evento gravissimo e unico nella storia della Confederazione nanica, che mai era stata aggredita dall'interno per quanto si potesse ricordare.

Non giovava allo stato d'animo generale il pensiero che fossimo stati noi, la cosiddetta Compagnia degli Amici dei Nani, a causare quella disfatta. Era chiaro infatti che l'attacco non fosse stato scatenato volutamente da Themanis, dato che in tal caso si sarebbero verificate aggressioni simultanee in altre parti del Bar-Arghaal. Era ovvio che si trattava di una mossa difensiva, per quanto ciò potesse sembrare strano, dovuta al fatto che avevamo scoperto la caverna dei Guerrieri di Ferro: vistisi scoperti, i themaniti avevano colto l'occasione ed avevano reagito con le forze disponibili, i colossi metallici ed i rapidi monaci neri.

Questi sensi di colpa mi ossessionarono per tutta la durata del viaggio, nonostante fossi consapevole che le cose non avrebbero potuto essere diverse. Lo scopo della nostra missione era di trovare tracce dei themaniti, ed era quanto avevamo fatto, non poteva essere colpa nostra se il fatto stesso di averne scoperto il nascondiglio aveva attivato l'orda. Eppure, queste considerazioni non mi facevano stare meglio.

giungemmo ad Esembork che era notte fonda, e la trovammo quasi deserta, avvolta in un silenzio che era tipico delle città in cui veniva imposto il coprifuoco. Poche luci erano accese nelle abitazioni, e le sole tracce di vita erano costituite dal drappello di militari che venne ad accoglierci per scortarci al palazzo reale.

Attraversammo la città passando davanti a quelli che erano stati i nostri alloggi, superammo la piazza del mercato e la piazza principale del tempio di Morgrim, avviandoci per la salita che conduceva alla rocca di Selgrim IV°, il Palazzo della Suprema Forgia. Per le strade non si vedevano neanche le pattuglie armate che avevamo osservato pochi giorni prima, e l'atmosfera era carica di tensione ed incertezza su un futuro che doveva sembrare a tutti assai oscuro e minaccioso.

Fummo condotti rapidamente e senza cerimoniali nella stessa sala in cui si era tenuto il banchetto, che per l'occasione era stata trasformata in una sorta di quartier generale delle operazioni militari. Non v'era più traccia delle armi e delle decorazioni appese alle pareti, una delle quali ospitava ora una gigantesca mappa del Bar-Arghaal che indicava le truppe nemiche attorno a Terembork con una serie di bandierine nere, attorno alle quali si affollavano le bandiere azzurre dei reparti nanici e quelle rosse delle truppe non regolari. 

Il tavolo centrale, attorno al quale si affollavano una moltitudine di generali e consiglieri, ospitava una confusione di mappe e pergamene scarabocchiate. Poco distante, erano state collocate tre vasche ricolme d'acqua che emanavano una tenue luce verdastra, attorno alle quali alcuni preti di Morgrim erano intenti nei loro rituali divinatori.

Dal capannello di nani indaffarato attorno al tavolo centrale, emerse per un istante il viso di Selgrim che guardò nella nostra direzione per poi tornare alle sue faccende. Io e Thorin ci scambiammo un'occhiata d'intesa: il Re ci aveva visti e avrebbe saputo lui quando convocarci al suo cospetto. Non era dello stesso parere Polgrim, il quale insisteva per parlare immediatamente al sovrano, mentre Warnom già si dava da fare per chiedere ai vari collaboratori se potevano procurarci le mappe delle costruzioni recenti degli ultimi cinquant'anni. Frostwind, dal canto suo, ancora barcollante e pesantemente appoggiato sulla spalla di Tervel, sosteneva che la nostra missione fosse ormai conclusa e che avremmo dovuto lasciare Bar-Arghaal al più presto.

Alla fine, Polgrim decise di fare di testa sua, e si recò a colloquio dal suo re, mentre notai che Warnom aveva iniziato una dotta dissertazione sugli scarsi poteri dei vescovi di Morgrim con Colod, il nano anziano che aveva seduto al nostro tavolo durante il banchetto. Nel corso della discussione, una delle poche che riuscii a capire perché non si svolse in nanico, Warnom spiegava le sue ipotesi circa la presenza di artefatti themaniti che potevano servire per il trasferimento delle truppe mediante l'uso della magia. In particolare, il prete sosteneva la presenza di un simile artefatto nella grotta di Aktaarbork, e che uno ancora più potente dovesse essere stato usato a Terembork. Colod appariva particolarmente attento.

Dopo un po', Colod lasciò Warnom per andare a bisbigliare qualcosa all'orecchio del sovrano, il quale dopo pochi istanti convocò i capi dei Clan e delle gilde, andando ad appartarsi con loro in un locale attiguo. Ne approfittammo per farci raccontare da Polgrim cosa avesse scoperto parlando con il re, e scoprimmo che anche le investigazioni dei nani avevano dato i loro frutti.

Aiutandosi con la mappa, sulla quale ci indicò le varie posizioni, Polgrim ci disse che lo studio delle direzioni e delle posizioni dei cunicoli in cui avevamo trovato le tracce dei themaniti lasciavano supporre con una certa sicurezza che una terza città potesse essere coinvolta. Si trattava di Eghelbork, che assieme a Terembork ed Aktaarbork formavano un triangolo perfetto, ideale per scatenare un attacco a tenaglia come avevamo da tempo supposto fosse nelle intenzioni dell'Oscuro Signore.

Mi venne spontaneo chiedermi se la nostra prossima missione sarebbe stata a Eghelbork, ma Frostwind era sempre più dell'idea che ormai il nostro compito a Bar-Arghaal fosse terminato.

non avevamo ancora terminato di discutere la situazione, che uno dei generali che si erano precedentemente appartati con Selgrim venne a cercarci. Era Burk Dorin dell'Artiglio Bianco, uno dei clan più nobili dell'intera confederazione, e si trattava di uno dei massimi generali di Bar-Arghaal, come era evidente dalle numerose insegne che sfoggiava sulla corazza splendidamente lavorata. 

- Sua Maestà Selgrim IV° desidera informarvi che, usando inaspettatamente le nostre stesse tecniche di comunicazione, il nemico ha fatto giungere una richiesta di contatto ed ha i suoi ambasciatori già in attesa al cancello nord...

Vi fu un momento di silenzio. Non v'era dunque nulla dei nani che Themanis non conoscesse in modo sufficientemente approfondito da poterlo sfruttare a suo vantaggio? Quanto poco era giovato a quella razza l'ostinata preservazione di uno stile di vita immutato da secoli! Il nemico era in grado di prevedere le loro mosse predisponendo contromisure che ne avrebbero annullato sia le capacità magiche, come già era accaduto a Terembork, sia quelle militari.

- In attesa che il sovrano decida se ricevere l'ambasciatore themanita, - proseguì Bork Durin senza mutare minimamente il suo tono marziale, - Selgrim IV° vi informa che ogni discussione e incontro saranno rinviati a domani, dopo la seconda colazione.

Warnom reagì per primo, riuscendo a bloccare il generale che già si avviava a tornare sui propri passi, coinvolgendolo in una discussione sulla sicurezza dei confini esterni e sulla presenza di traditori fra gli stessi nani. Presto alla discussione si unì anche Polgrim, che parlava in nanico senza farsi comprendere, anche se fu chiaro il tono di rimprovero che ne ebbe in ritorno.

Non essendoci altro da fare ed avvertendo sempre più la stanchezza degli ultimi eventi, facemmo ritorno ai nostri alloggi, seguendo la scorta che ci fu assegnata. A pochi passi dall'edificio, uno squillo di trombe ci sorprese, inatteso nel silenzio della notte. Non si trattava di un allarme, e qualcuno nella scorta disse qualcosa a proposito di contromisure in arrivo, ma non riuscimmo a comprenderne il significato fino a quando la colonna non sbucò nella piazza principale.

Oltre duecento gnomi avanzavano in atteggiamento militare, con uniformi blu e oro e numerosi stendardi spiegati. I fanciulleschi gnomi, gioiosi e scherzosi, che ci avevano accolto solo alcuni giorni prima, erano ora trasformati in una colonna militare sorprendentemente ordinata che avanzava per le strade di
Esembork.

- Ora non saremo più in svantaggio sulla magia - commentò l'ufficiale che ci accompagnava, con evidente soddisfazione.

Forse, l'intervento di quel popolo era veramente un'arma segreta. Themanis conosceva tutto dei nani ed aveva approntato le contromisure ben sapendo chi avrebbe affrontato nell'invasione della Confederazione. Una presenza imprevista come quella poteva essere il sasso che avrebbe inceppato il suo perfetto meccanismo?