A&P Chronicles 2003-2004 (IV, 5)

Dal diario di Gawain "Corvo Nero" Caradrim - 20 Novembre 2019

Parte IV, Capitolo 5: "I signori del cielo"

Seduta del 17 Febbraio 2004

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Dal diario di Gawain "Corvo Nero" Caradrim - 20 Novembre 2019

Parte IV, Capitolo 5: "I signori del cielo"

Seduta del 17 Febbraio 2004

"I signori del cielo"

volammo
per quasi tutta la notte, trasportati dai draghi maestosi, solcando il cielo
scuro, mentre provavamo sensazioni contrastanti, miste del timore
reverenziale istintivamente suscitato dagli immensi rettili e
dell'autocompiacimento per quell'esperienza prodigiosa, che mi faceva
sentire nei panni di un dio antico nell'atto di contemplare il mondo da
altezze vertiginose. Sotto di noi, sopra e accanto, sfrecciavano le nubi
inconsistenti che attraversavamo senza cura, mentre il silenzio della notte
era rotto solo dal rombo delle ali membranose che, quando volavamo più in
basso, increspavano l'acqua del mare tranquillo sotto di noi.

Eravamo
un gruppo eterogeneo di draghi e cavalieri, quella notte. Come già in
precedenza era accaduto, io ero trasportato da Rael, nella forma di un
grande e antico drago argenteo, il più grande del gruppo. Anche Thorin e
Adesir erano portati da draghi d'argento, mentre Polgrim e Warnom volavano
su due draghi blu, di cui quello di Polgrim doveva essere il più giovane di
tutti, per via del suo colore più tenute di quello del compagno.

All'alba
giungemmo in vista della Divina Speranza, e fu subito evidente quanto fosse
necessario ed opportuno il nostro intervento. Il grande vascello di metallo
era aggredito da entrambi i lati da strane imbarcazioni dalla forma di
piramidi a gradini, dalle cui sommità, a tratti, eruttavano fasci di luce
rossa che colpivano la Divina Speranza in vari punti dello scafo, aprendo
lentamente squarci come se il ferro stesso fosse sciolto da un grande
calore. La parte posteriore della murata di sinistra era ampiamente
danneggiata e vaste sezioni di metallo erano state asportate dal fuoco
nemico, mettendo allo scoperto gli ambienti all'interno dei ponti superiori.

Gli
"Ziggurat", come venivano chiamate quelle navi dai themaniti,
erano assai più piccole della Divina Speranza, e all'apparenza sembravano
fatti di pietra, tanto che era per me motivo di sorpresa come potessero
stare a galla. La nostra nave rispondeva con le armi di bordo
all'aggressione, ma era evidente che sia le catapulte che le baliste fossero
quasi del tutto inefficaci, dal momento che gli Ziggurat mostravano ben
pochi danni visibili. Mentre osservavamo la scena, probabilmente Crassius
decise di cambiare tattica offensiva, poiché vidi il vascello speronare
deliberatamente uno degli Ziggurat che, non potendo competere con la massa
enormemente superiore, colò quasi immediatamente a picco. Cosa degna di
nota, non vidi affiorare alcun naufrago themanita.

Tutto
attorno alla Divina Speranza, in un ampio cerchio stabilito appositamente ad
una distanza che consentisse di portare solo gli Ziggurat nello scontro
diretto, potevamo vedere il resto della flotta themanita. Era almeno una
ventina di navi di varie dimensioni e sagome, nere, con i vessilli del drago
al vento, che sembravano tenersi in disparte, come ad osservare la scena.
Sembrava che gli Ziggurat costituissero il pericolo più immediato per la
Divina Speranza, così indicai a Rael di scendere sugli avversari, per
alleggerire l'attacco. In quel momento, i draghi che trasportavano Thorin,
Polgrim e Warnom si allontanarono da noi, puntando verso il resto della
flotta.

scendemmo
in picchiata puntando decisi su uno degli Ziggurat, ad una velocità che mi
fece mancare il fiato, mentre la sagoma della nave si ingrandiva rapidamente
sotto i miei occhi. Prontamente, i fasci di luce rossastra furono diretti
verso la nuova minaccia dall'alto, e Rael iniziò a compiere straordinarie
evoluzioni, data la sua dimensione, per evitare di esserne colpita. Uno
giovane drago argenteo fu colpito e perse un'ala, precipitando in mare prima
ancora di raggiungere il suo bersaglio, mentre un'altro riuscì a limitare i
danni grazie alle scaglie della sua corazza naturale. Quindi,
improvvisamente, iniziammo a risalire mentre il rombo dell'alito dei draghi
riempiva l'aria di calore e densi vapori, riversando sull'imbarcazione il
suo letale miscuglio di fiamme, acido e veleni.

Quando
fui in grado di voltarmi, constatai con sconforto che l'attacco non aveva
dato i risultati che speravo. Lo Ziggurat, pur colpito in pieno da Rael,
mostrava danni più che altro superficiali, mentre ancora il mare ribolliva
tutto intorno al contatto con il venefico liquame che vi si era riversato.
Gli altri draghi non avevano ottenuto risultati migliori, nonostante fosse
evidente che l'alito dei draghi avrebbe ben potuto annichilire qualsiasi
altra cosa.

-
Hanno una protezione magica! - disse Rael, constatando a sua volta l'esito
insoddisfacente.

-
Allora saranno i maghi a bordo delle altre navi a dargliela! - suggerii,
realizzando solo in quel momento ciò che probabilmente Warnom e gli altri
dovevano aver capito subito.

Cambiammo
quindi direzione, con un'ampia planata verso l'alto, cercando ancora di
evitare i fasci rossi indirizzati verso l'alto, mentre puntavamo sulla
flotta nera. Dovevamo individuare i maghi a bordo delle navi, pensai, e
probabilmente sarebbero stati concentrati nei loro incantesimi, necessari da
un lato per guidare gli Ziggurat, e dall'altro per dare loro le protezioni
magiche che avevano vanificato il nostro primo attacco. La vista attenta di
Adesir li avrebbe certo individuati prima di me, quindi chiesi a Rael di
seguire l'altro drago, puntando sul suo stesso bersaglio, e presto ci
trovammo a puntare una nave sulla quale vidi i marinai gettarsi in acqua, in
preda al panico. Del resto, il drago era grande almeno il doppio della nave,
e doveva costituire uno spettacolo terrorizzante.

Passammo
a volo radente sulla sfortunata imbarcazione, che Rael devastò con gli
artigli e possenti colpi di coda, mente qualcuno mi scagliò contro una
sfera infuocata che mi provocò un urlo di dolore. Ci lasciammo alle spalle
un guscio di legno squarciato e malconcio che presto sarebbe colato a fondo.
Sul ponte rimasero solo i cadaveri di coloro ai quali il drago aveva
spezzato le ossa  con la possente coda simile al tronco di un grosso
albero, mentre i più fortunati si agitavano in acqua cercando la salvezza.
Noi già puntavamo la prossima nave.

-
Come stai, Gawain? - chiese Rael, che doveva essersi accorta
dell'incantesimo che mi aveva colpito.

-
Non benissimo, ma ce la farò - risposi, constatando le bruciature e le
ferite che fortunatamente erano di modesta entità.

-
Riparati dietro il mio collo - suggerì il drago, - le mie scaglie ti
proteggeranno come uno scudo.

In
quel momento, fece una virata improvvisa verso l'alto, che quasi mi fece
perdere la presa. Sotto di noi, vidi il drago di Adesir sfrecciare davanti,
quindi Rael precipitò come in caduta libera alle sue spalle, riprendendo il
volo. Avevano deciso di attaccare la stessa imbarcazione, così da offrire
un solo bersaglio al prossimo mago che avrebbe tentato una difesa contro di
noi. E infatti, questa volta fu Adesir a essere investita da una sfera
fiammeggiante proveniente dal ponte dell'imbarcazione, ma il passaggio in
rapida sequenza dei due rettili alati non lasciò nulla se non rottami
galleggianti alle nostre spalle. Due navi erano colate a picco in pochi
istanti, grazie alla furia dei draghi.

Eravamo
i signori del cielo, e nulla poteva resisterci.

mentre
compivamo una nuova ampia virata verso l'alto prima di calare su un altro
bersaglio, Rael richiamò la mia attenzione verso la Divina Speranza. Alcune
figure scure sembravano camminare sull'acqua, disponendosi a semicerchio
alle spalle degli Ziggurat.

- I
maghi hanno capito che li avremmo ammazzati tutti - commentai, - così sono
scesi e controllano le loro navi direttamente, non più dalle imbarcazioni.
Investiamoli come si meritano, Rael, sarà la loro fine!

-
Hanno avuto una buona idea, Gawain, non possiamo farlo - le parole di Rael
misero fine all'euforia che avevo provato pochi istanti prima. - Un drago
non può volare così in basso sull'acqua, finiremmo per urtare la
superficie e ci inabisseremmo. Io non ho molta dimestichezza con l'acqua e
tu, con la corazza, andresti rapidamente a fondo...

-
Allora investiamoli con il tuo alito velenoso!

-
Posso ricorrere alle forze elementali solo tre volte per ogni sole, e già
una volta lo abbiamo fatto contro il primo Ziggurat - rispose il drago,
mentre iniziavamo a dirigerci verso i maghi neri. Quelli erano infatti ora
il nostro bersaglio principale, la loro eliminazione avrebbe messo fine
all'attacco che la Divina Speranza non avrebbe più potuto sostenere a
lungo.

-
Dovrai pensarci tu - disse infine il drago, dopo aver studiato la
situazione. - Posso invocare su di te i poteri dell'acqua di Uashahal
perché ti conceda di camminare sull'acqua come fosse l'elemento di Gromdan,
e tu li dovrai combattere con la tua spada.

-
Non posso farcela, così ferito - commentai poco convinto, riferendomi alla
magia che avevo subito poco prima. Intanto, Adesir ed il suo drago avevano
iniziato a volteggiare attorno ai primi themaniti, tempestandoli con le
frecce splendenti dell'arco sacro di Uldan.

-
Allora invocherò su di te anche la protezione di Sifala, l'Aria, che
ostacolerà i tuoi avversari - rispose Rael, iniziando già la discesa, come
se il mio parere non avesse importanza. E infatti non ne aveva, come sempre,
non c'erano alternative. La mia avventura come signore del cielo si
apprestava a finire rapidamente, mano a mano che vedevo il mare avvicinarsi
e la sagoma di uno dei maghi farsi più grande sotto di me.

Prima
che potessi parlare, Rael mi fece precipitare in acqua. Rabbrividii al
contatto con la fredda acqua dell'oceano, mentre sprofondavo nelle sue
acque. Poi, notai che iniziavo spontaneamente a risalire, senza sforzo. In
brevi istanti, fui in piedi come su una superficie solida, ma i miei stivali
calcavano il mare anziché la terra. Davanti ai miei occhi, un turbine
d'aria si agitava come uno scudo quasi invisibile, al di là del quale
scorsi il mio primo avversario a non più di dieci passi di distanza, mentre
si voltava su di me.

Il
monaco di Themanis mi fu addosso in un attimo, iniziando a colpirmi con i
suoi rapidi pugni letali che già altre volte avevo sfidato. Incurante del
dolore portai uno, due, tre colpi con la spada, abbattendolo senza
difficoltà, quindi iniziai a correre verso l'avversario successivo, che
sembrava ancora concentrato sulle magie che aveva lanciato all'indirizzo
degli Ziggurat. Abbattei anche il secondo avversario con la spada grondante
di sangue che non mancava di rinvigorirmi usando parte delle energie vitali
che sottraevo ai nemici, ma ero contuso e gonfio in vari punti per i colpi
che comunque avevo ricevuto. Il terzo monaco era parecchio distante, e senza
bisogno che lo chiedessi, Rael piombò dall'alto afferrandomi con i suoi
artigli, per depositarmi a pochi passi da lui, facilitandomi
l'avvicinamento.

Mi
apprestavo a  concludere l'esistenza del mio terzo avversario, che si
era dimostrato assai più tenace dei suoi compagni, quando Rael passò
rapidamente sopra di me tentando di afferrarmi nuovamente con gli artigli.

-
Dobbiamo andare - mi disse, senza spiegarsi meglio, ma stavolta non riuscì
ad afferrarmi.

Continuai
a combattere il mio avversario, mentre cercavo di seguire con la coda
dell'occhio il drago le cui intenzioni non riuscivo a intuire. Anche Adesir
era scomparsa e vedevo una strana agitazione fra i rettili volanti, in alto,
mentre il monaco nero approfittava della momentanea distrazione per colpirmi
ancora. Ma non ebbi tempo di chiedermi altro, poiché dopo un'ampia virata
Rael fu nuovamente su di me, e questa volta mi raccolse trascinandomi verso
l'alto con sé.

nuovamente
sospeso nell'aria, vidi dall'alto che la nostra azione contro i monaci aveva
dato i suoi primi frutti. Alcuni Ziggurat, privati delle loro protezioni e
probabilmente anche della magia che consentiva loro di sfidare la natura
galleggiando sull'acqua, erano colati a picco, e solo cinque delle strane
imbarcazioni restavano a combattere la Divina Provvidenza, che poteva trarre
almeno un momentaneo sospiro di sollievo. Anche la flotta themanita aveva
subito numerosi affondamenti, probabilmente a causa dell'azione dell'altro
gruppo di draghi, guidati da Warnom, Polgrim e Thorin, che ora volavano
assieme a noi. Tutti a parte uno, Polgrim, che non vidi da nessuna parte.
Possibile che il valoroso nano fosse rimasto vittima dello scontro?

All'orizzonte, alcuni punti neri iniziarono a delinearsi, proprio nella
direzione verso cui ci dirigevamo.

- Cosa succede, Rael?

-
Quelli che voi chiamereste i "Draghi Malvagi" stanno arrivando,
Gawain - rispose il drago, facendomi correre un brivido gelato lungo la
schiena. Finora avevamo constatato la potenza di quelle immani creature
avendole al nostro fianco, e la straordinaria esperienza mi aveva fatto
dimenticare che prima o poi ce le saremmo ritrovate anche fra gli avversari.
Che speranza avevamo noi contro i draghi, creature capaci di affondare un
vascello con un solo passaggio e di incenerire qualsiasi cosa con il loro
alito?

I
punti all'orizzonte si ingrandivano sempre più, fino ad assumere contorni e
forme meno vaghe, e ben più riconoscibili. Una ventina di draghi, neri e
rossi, ci veniva incontro, ed ebbi paura di trovarmi al centro di uno
scontro fra quelle creature, una situazione in cui avremmo avuto ben poche
speranze di salvezza.

Ma
lo scontro non ci fu. Scoprimmo invece che i draghi potevano restare quasi
fermi, sospesi a mezz'aria, uno schieramento di fronte all'altro, mentre i
due più anziani, Rael ed un mastodontico drago nero che pensai fosse
l'incarnazione stessa di Themanis, si scambiarono alcune parole nel loro
linguaggio tanto antico quanto incomprensibile.

Si
trattava, in sostanza, di una specie di dichiarazione di guerra, come
scoprimmo dalla traduzione di Warnom che sembrava riuscire a comprendere il
significato di quanto veniva detto dai due rettili. I nemici avevano preso
atto della rottura dell'antico patto, e ne chiedevano ragione. Rael aveva
detto che il mondo non conosceva più l'equilibrio di un tempo, che aveva
giustificato il patto, e per questa ragione era necessario che i draghi
tornassero ad intervenire. Il drago nero prese atto delle cose, senza
scomporsi e senza apparire, in verità, aggressivo, limitandosi a confermare
che anche loro avrebbero preso parte alla contesa, stabilendo un tempo che
Warnom giudicò equivalente a circa tre giorni.

Di
lì a tre giorni si sarebbe verificata un'immane battaglia fra i draghi, le
cui conseguenze per Terala e le sue razze erano tanto incerte quanto
inevitabili. Per prepararsi allo scontro gli altri draghi ci avrebbero
presto lasciati, dunque. Solo Rael, la seconda chiave, sarebbe rimasta con
noi.

quando
i draghi finirono di parlamentare, ciascun gruppo si allontanò tornando
nella direzione da cui proveniva, e prima ancora che fosse possibile
commentare l'accaduto, ai nostri occhi si parò uno spettacolo che ci
lasciò a bocca aperta. La Divina Speranza stava, danneggiata e fumante, al
centro di una piccola zona di mare calmo, attorno alla quale sembrava
essersi scatenata la furia di Uashahal e Sifala in tutta la loro potenza.
Onde alte più di venti passi schiumavano, si alzavano e si abbattevano
travolgendo ogni cosa, mentre un vento di uragano tempestava tutto ciò che
si trovava sulla superficie del mare, scagliando uomini e cose verso l'alto
per poi lasciarli ricadere contorti e spezzati in grottesche sagome sulle
acque che li inghiottivano. Il cielo, in quel punto, si era fatto scuro e
carico di tristi presagi, mentre sul mare si consumava la più devastante
sconfitta di Themanis che i nostri occhi avessero mai testimoniato.

Warnom
era esultante e felice, saltellando in groppa al drago e urlando a
squarciagola mentre solcavamo il cielo tumultuoso, levando i pugni in aria
ogni volta che una nave o uno Ziggurat veniva inghiottito dai flutti.
Evidentemente, il nostro amico non doveva essere del tutto estraneo a quanto
stava accadendo!

Prima
ancora che raggiungessimo la Divina Speranza, la tragedia si era ormai
consumata, e tutto stava tornando alla normalità. Ogni presenza themanita
era stata reclamata dagli elementi furiosi, quanto ne restava non era che
rottami e corpi galleggianti senza vita.

I
draghi avevano fretta di lasciarci, ora che ogni cosa si era risolta. Del
resto, per noi diventava ora urgente procedere verso la terza isola, laddove
Rael ci avrebbe trasportati tutti assieme, ma Warnom chiese che fossimo
depositati sull'acqua, a breve distanza dalla Divina Speranza. Evidentemente
c'era qualcosa che ci doveva dire, ed ebbi a temere per le sorti di Polgrim,
che chiaramente mancava dal gruppo. Le grandi creature ci depositarono dopo
aver invocato su di noi il potere dell'Acqua, affinché potessimo trovarci
su un suolo sicuro.

-
Perché ci siamo fermati qui, Warnom, non conveniva salire a bordo della
Divina Speranza? - chiesi.

-
Appunto - rispose. - Il fatto è che abbiamo un problema a bordo, forse è
meglio parlarne prima...

-
Si tratta forse di Polgrim? - chiese Adesir, avendo anche lei notato
l'assenza del nano. Warnom annuì.

-
Per una qualche ragione, Polgrim ha ammazzato Crassius - disse infine, - e
chiaramente i romeldani non l'hanno presa bene. Pare che Crassius fosse
anche disarmato quando il nostro amico lo ha ucciso... Beh, capirete che ora
a bordo tira una brutta aria!

-
Se ha fatto quel che ha fatto, aveva le sue ragioni! - tuonò Thorin,
levando verso l'alto la sua arma in segno di sfida. - Io vado a prenderlo,
con le buone o con le cattive!

La
rivelazione era sconcertante, e rischiava di farci perdere tempo prezioso.
In fin dei conti, Polgrim con tutta la sua irruenza era pur sempre un
adulto, in grado di decidere le sue azioni, e se aveva fatto una cosa del
genere, certo sapeva che avrebbe dovuto pagarne le conseguenze. Avendo
Thorin con noi, potevamo portare a termine la missione anche senza Polgrim,
dato che erano entrambi eredi di Felgrim, e cercai sulle prime di convincere
gli altri di questa idea.

Ovviamente,
Thorin non sentiva ragioni, e oggi, ragionandoci, non potrei certo
biasimarlo, anche se sul momento l'avrei ammazzato volentieri. Mancando
anche l'altro nano, era ovviamente impossibile portare avanti la missione,
così mi rassegnai a seguirlo sulla Divina Speranza per vedere cosa
potessimo fare, nonostante Warnom suggerisse di ricorrere alla forza per
portare con noi Thorin. Sapevo che comunque non avrebbe funzionato. Non con
i nani. E comunque, il resto del gruppo era del mio stesso parere, così ci
avviammo verso il vascello.

Sulla
Divina Speranza, il luogotenente Durin aveva preso il comando e ci venne
presto incontro. Era un individuo arrogante e supponente, non meno irritante
del defunto Crassius, ma date le circostanze, potevo ben comprendere il suo
stato d'animo. Anche perché, quando infine Polgrim fu condotto sul ponte,
evidentemente picchiato e contuso al punto di necessitare delle cure di
Warnom, non fece che confermare quanto era accaduto. Versione che fu
peraltro confermata anche dal drago che aveva trasportato Polgrim, la cui
testimonianza si rese necessaria per convalidare l'esatta sequenza di eventi
agli occhi del sospettoso Durin.

In
sostanza, il nostro amico era giunto sul ponte della nave chiedendo a
Crassius dei curatori, ma questi glieli aveva rifiutati, permettendosi
inoltre il lusso di fare dell'ironia alquanto irriverente nei confronti
della memoria dei nani che erano morti nelle ultime battaglie. Ovviamente,
questo aveva incendiato l'animo di Polgrim, il quale senza esitazione lo
aveva abbattuto nonostante il romeldano fosse disarmato, e non contento, lo
aveva quindi decapitato gettandone la testa in mare!

Non
potevo quindi condannare del tutto la reazione dei romeldani nei confronti
di Polgrim, e in realtà lui stesso si mostrava rassegnato e consapevole di
ciò che lo attendeva, comunque convinto di aver agito giustamente, anche se
alla maniera dei nani che certo era difficile da comprendere. Considerando
comunque che senza il nostro intervento la Divina Speranza sarebbe stata
spacciata dagli Ziggurat themaniti, non potevo non condannare anche lo
stesso Crassius, il quale si era mostrato assai poco riconoscente,
offendendo il nostro amico che, in fin dei conti, ben conosceva dopo tanto
tempo di navigazione assieme.

Cercai
con questi argomenti, e sottolineando come la nostra missione avesse la
priorità su tutto il resto, di ottenere il rilascio di Polgrim, dando la
nostra parola che alla fine si sarebbe  comunque consegnato perché
fosse applicata la giustizia romeldana. Ma Durin non fu facile da
convincere, neanche quando tentarono allo stesso modo di indurlo a clemenza
gli altri, in particolare Adesir. Per la verità, la consueta ottusità dei
romeldani e la loro incapacità di riconoscere che comunque, senza di noi
sarebbero stati tutti in fondo al mare, mi fece infuriare al punto che
minacciai comunque di risolvere la cosa con la forza, nonostante fossimo in
palese inferiorità numerica. Vi furono momenti di estrema tensione, che
inaspettatamente fu allentata dallo stesso Polgrim.

Fu
proprio lui, accusato di omicidio volontario senza scusanti, con la sola
prospettiva di una sentenza di morte, a dare la sua parola, giurando sulla
Sacra Forgia di Morgrim che si sarebbe spontaneamente consegnato
"all'iniquo giudizio della gentaglia romeldana", come ebbe a dire.
Questo, nonostante la palese offesa, convinse infine Durin a lasciarlo
andare, affinché potessimo portare a termine la missione.

-
Dove dobbiamo andare? - chiese infine Durin, quando ci accingevamo a salire
su Rael per intraprendere l'ultima parte del nostro viaggio.

-
Fate quel che volete, a me non interessa - risposi, ancora adirato per la
mancanza di riconoscenza dei romeldani nei nostri confronti. Nessuno ebbe da
aggiungere altro, e montammo sul drago, dove mi premurai di sorreggere
Warnom che, visibilmente esausto, doveva assolutamente riposare durante il
viaggio.

Pochi
istanti dopo, ci libravamo in aria sorretti dalla possente stazza del grande
drago, nuovamente signori del cielo, verso quella che speravamo fosse la
nostra ultima meta.