The Golden Ages - Anteprima

Salvo delle rare (e non sempre gradevolissime) eccezioni, i giochi che trattano l’affascinante tema della civilizzazione hanno la fama di essere piuttosto complessi e di durare una bella manciata di ore: penso a titoli come Through The Ages, Clash of Cultures e le varie versioni di Civilization. Esempi di giochi da tavolo che hanno approcciato il tema tentando di ridurre complessità e durata si sono rivelati esercizi di astrazione più o meno pesante degli elementi tipici di un gioco “alla Civilization”: penso magari a giochi come Tempus o Vinci. Come forse avrete intuito qui sto cercando di introdurre un nuovo boardgame che approccia questo genere cercando di contenere sia complessità che durata, ovvero The Golden Ages.

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The Golden Ages

Salvo delle rare (e non sempre gradevolissime) eccezioni, i giochi che trattano l’affascinante tema della civilizzazione hanno la fama di essere piuttosto complessi e di durare una bella manciata di ore: penso a titoli come Through The Ages, Clash of Cultures e le varie versioni di Civilization. Esempi di giochi da tavolo che hanno approcciato il tema tentando di ridurre complessità e durata si sono rivelati esercizi di astrazione più o meno pesante degli elementi tipici di un gioco “alla Civilization”: penso magari a giochi come Tempus o Vinci. Come forse avrete intuito qui sto cercando di introdurre un nuovo boardgame che approccia questo genere cercando di contenere sia complessità che durata, ovvero The Golden Ages.

Per farlo devo al tempo stesso presentare il nuovo editore italiano che da vita al gioco, ovvero Ergo Ludo. Per il debutto questa nuova etichetta romana fondata dal veterano Alessandro Lanzuisi si è dunque affidata ad un gioco la cui gestazione sembra a sua volta una vera e propria storia di civilizzazione, visto che si è articolata su più di cinque anni di lavoro, come mi ha spiegato il gongolante autore Luigi Ferrini (ben noto nell’ambito ludico italiano per essere uno dei responsabili dell’iniziativa Gioco Inedito di Lucca Games, nonchè per spacciarsi anche per un fumettista di belle speranze).

Che cosa è The Golden Ages? La migliore definizione che potrei dargli è l'orribile termine "civ-lite" che noto spesso sui siti stranieri di giochi da tavolo: un gioco di civilizzazione più leggero dei mostroni sopra citati, che però al tempo stesso mantiene tutti gli elementi tipici di questa categoria di boardgame, come esplorazione, espansione dell'impero, guerra e - ovviamente - avanzamento tecnologico. Scopo dell'autore: pigliare tutto questo, concentrarlo in un regolamento che si trova a suo agio in otto pagine zeppe di immagini e box (quindi, con poco da leggere...) e fare in modo che offra un'esperienza da civilizzatori in circa 75 minuti. Tiè, 90 se proprio avete qualche pensatore al tavolo. Insomma, avete presente quel buco proprio li, sullo scaffale, nella ludoteca di voi appassionati di progresso e civiltà antiche? Si, quello tra 7 Wonders e Through The Ages? Ecco, The Golden Ages vorrebbe piazzarsi li. E possibilmente rimanerci a lungo.

Pensato per 2-4 partecipanti, il gioco che ho avuto modo di provare tempo fa e rivedere poi con grafica definitiva in una sorta di privatissima anteprima per la stampa italiana - assieme ai ragazzi di Gioconomicon e di Gioconauta - si apparecchia in pochi minuti: una plancia che rappresenta un mare inesplorato si piazza al centro del tavolo, viene formato un primo territorio in modo casuale e poi i baldi giocatori preparano le proprie plance personali ricoperte da interessanti tessere-tecnologia. Una manciata di segnalini di legno, qualche carta piazzata di fianco al tabellone e via, in cinque minuti si è pronti a colonizzare, progredire e assalire. Non prima di aver ricevuto però un poker di civilità, sotto forma di quattro carte. Si tratta delle identità che il nostro potrà assumere nel corso delle quattro macro-ere in cui è strutturato il gioco (pressapoco tempi antichi, medioevo, tempi moderni e futuro piuttosto prossimo, così da usare termini oscenamente poco storici ma - spero - chiari): la prima viene rivelata subito e fornisce un piccolo potere speciale alla nostra civiltà, le altre restano segrete e verranno eventualmente messe in gioco nelle ere successive, così da permettere al giocatore di pianificare un minimo la sua strategia tramite questa camaleontica meccanica. Notare che tali civilizzazioni non sono precisamente definite con un nome - niente testo nel gioco - ma tramite un minimo di interpretazione è facile abbinare alle carte definizioni come Romani, Greci, Inca e via dicendo.

Estratto un primo giocatore e piazzate le capitali sul pezzetto di mappa sinora rivelato hanno inizio i quattro round del gioco, tutti strutturati in una serie di azioni che i giocatori possono svolgere, ben evidenziate sulla plancia personale tramite una simbologia inizialmente un po' straniante ma che diventa pratica dopo la prima partita. Alcune delle azioni effettuabili richiedono l'impiego di esploratori - tre in dotazione all'inizio della partita - cioè apposite pedine che si spostano sulle caselle della mappa permettendo ai giocatori lo svolgimento di attività con effetto "locale", come la costruzione di villaggi o l'assalto a strutture degli altri giocatori. A prescindere dalla loro posizione sulla mappa gli esploratori potranno comunque essere richiamati nella capitale per svolgere attività come abbellirla (guadagnando punti vittoria, la classica mossa da fare quando davvero non si hanno particolari alternative fruttuose) o erigere edifici. Quale che sia l'azione effettuata, un esploratore subito dopo viene "sdraiato", a simboleggiare l'impossibilità di usarlo nuovamente per questa era. Il giocatore può comunque contare su altre azioni che non richiedono l'uso degli esploratori, come ad esempio erigere le immancabili Meraviglie (ciascuna che fornisce abilità speciali di vario tipo) o sviluppare delle nuove tecnologie, tutte azioni che richiedono comunque l'impiego di denaro. Già che le ho citate, le tecnologie funzionano in modo molto simpatico dal momento che vengono rappresentate da caselle nella propria plancia personale coperte da appositi tassellini: svilupparne una significa rimuovere eventuali cubetti presenti sul relativo tassellino - che diventano così disponibili, a simboleggiare l'ampliamento della popolazione della nostra civiltà dovuta al progresso incipiente - e la successiva rimozione del tassellino stesso, che "libera" così la tecnologia ottenuta, diventando a sua volta un gettone che fornisce punti-vittoria. Le tecnologie sono di cinque livelli - col primo già disponibile all'inizio della partita - e ottenerle significa avere accesso a un'ampia gamma di abilità aggiuntive come maggiore capacità di spostamento per gli esploratori, modi speciali di sfruttare le risorse presenti su certe caselle della mappa o abilitazione di fonti aggiuntive di denaro. Scordatevi di sviluppare tutte le tecnologie in una partita: The Golden Ages sembra un gioco assai "tirato" e sarete dunque costretti a fare scelte strategiche ben precise in modo da far evolvere la vostra civilità in modo sensato. Per l'esperienza limitata che ho avuto col gioco penso di aver intravisto almeno quattro macro-strategie, comunque ibridabili nel corso della partita tramite possibilissimi cambi in corso d'opera.

Già che prima ho citato la possibilità di assalire le strutture degli altri giocatori segnalo che la guerra è presente in The Golden Ages, sebbene sottoposta a un attento dosaggio. Durante il corso della partita infatti ciascun giocatore potrà impegnarsi in soli quattro conflitti - non necessariamente uno per era - di costo crescente. Combattere permette di limitare la presenza degli avversari in certe zone della mappa e al tempo stesso di ottenere preziosi - e casuali - punti vittoria: un'abilità potente che però si paga cara.

La filosofia con cui le battaglie sono implementate nel gioco è un perfetto specchio delle impressioni che mi sono fatto approcciando The Golden Ages: gli elementi di un boardgame di civilizzazione ci sono tutti - tranne una forma di commercio attivo, volendo essere più precisi - ma ciascuno di essi è declinato secondo la formula del "poco ma buono". Serve tutto, ma niente è indispensabile, esplorare la mappa che via via si espande durante la partita è importante ma ci si può anche dedicare ad un'area più ristretta cercando di accumulare punti vittoria in altri modi. Insomma, a occhio e croce la versatilità del regolamento c'è, comunque ben contenuta nella struttura eretta dall'autore per contenere il tutto in veri e onesti 90 minuti.

Un paio di micro-meccaniche hanno attratto la mia attenzione, come la possibilità di terminare in anticipo rispetto agli altri giocatori le azioni durante un'era per abilitare l'Età dell'Oro, ribaltare la propria capitale e godere di un bonus monetario che dura fino a quando gli altri non avranno terminato le proprie mosse. Oppure la particolare meccanica che porta un giocatore a selezionare una carta Giudizio della Storia alla fine di un'era per definire il criterio secondo cui tutti i partecipanti ottengono punti vittoria extra durante quel turno.

Chiudo le considerazioni personali con un giudizio sulla grafica, che nella versione da me vista dal vivo è praticamente finita. L'autore delle illustrazioni è Alexandre Roche, già noto per il suo stile da disegnatore medievaleggiante applicato con successo a Troyes e Tournay. In The Golden Ages il tutto funziona piuttosto bene per tre epoche su quattro, lasciandomi qualche perplessità in relazione ai disegni che illustrano le carte della quarta era, forse un po' troppo "morbidi" per rappresentare razzi spaziali e edifici moderni. Per il resto, vince la chiarezza: senza offrire una grafica troppo elaborata, The Golden Ages sceglie di presentarsi strizzando l'occhio al colpo d'occhio e, a occhio e croce, riuscendoci piuttosto bene. Guardate il tabellone e avete subito chiaro chi è dove e cosa sta succedendo qualcosa che richiede un po' più di interpretazione in giochi come il più recente Civilization di Fantasy Flight.

Presto per dare un giudizio completo sul gioco, mi fermo qui segnalando una buona soddisfazione scaturita dai miei primi incontri con The Golden Ages. Dovendo scommetterci penso che si tratti di un boardgame capace di farsi volere un gran bene dai giocatori pià smaliziati, che potranno avere tranquillamente una o due dosi di senso di civilizzazione in un solo pomeriggio senza mettersi a cancellare tutti gli altri impegni del giorno. Anche sul fronte della varietà delle partite, tra mappa componibile (sapete che ci si può creare il mondo "reale"?), diverse tecnologie da sviluppare e distribuzione casuale di vari tipi di carte penso proprio che le partite non dovrebbero somigliare molto l'una all'altra.

In caso vogliate approfondire le regole del gioco o leggere altre opinioni vi rimando alle complete anteprime scritte su Gioconomicon e su Gioconauta, nonché verso il diario di sviluppo dell'autore pubblicato su Giochi Sul Nostro Tavolo.

The Golden Ages sarà disponibile in versione italiana direttamente da Ergo Ludo Edizioni, distribuito da Ghenos Games già alla prossima edizione di Lucca Games, mentre presso la fiera di Essen alle porte sarà presente un'edizione internazionale edita da Quined Games che si presenta identica nei contenuti ma con manuali multi-lingua e una copertina differente.