Lo Spiel des Jahres, le polemiche, i casual gamer e il male del settore

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TdG

...e infiliamoci in mezzo pure la rivista ioGioco. Cos'hanno in comune tutte queste cose? Semplice: il target o, meglio, il non averlo capito.

Editoriale
Premi e Riconoscimenti

Diciamocelo, quando ogni anno viene assegnato lo Spiel des Jahres, a noi gamers frega il giusto, ovvero zero. Per definizione premia il gioco introduttivo migliore dell'anno pubblicato in Germania e la risonanza di questo premio, a livello di famiglie tedesche e non solo, è molto alta (tanto che sono gli editori, che mettono poi il bollino sulla scatola, a dare una percentuale delle vendite allo Spiel des Jahres).
Per intenderci il nostro premio Gioco dell'Anno corrisponde come peso e target allo SdJ tedesco.

Invece col Kennerspiel des Jahres, ovvero lo SdJ per “esperti”, il rapporto è molto più burrascoso. Dal 2011 a oggi i premiati sono: 7 Wonders, Village, Legends of Andor, Istanbul, Broom Service, Isle of Skye, Exit.
Il gamer abituale guarda questi giochi e pensa: “davvero?” (quando non condisce con qualche imprecazione).
Ora, l'equivoco è nel nome: kenner = esperto.
Per riprendere il paragone di prima, è lo stesso equivoco che si genera nei nuovi del settore quando leggono “Gioco dell'anno = Colt Express”. Davvero? Davvero sì, ma solo se si sa che il nome completo del premio Gioco dell'anno sottintende “introduttivo per famiglie” (dal portale: il Gioco dell’anno è il premio destinato a "promuovere e valorizzare il gioco come bene culturale nelle famiglie e nella società". I criteri di valutazione dei giochi sono: la capacità di fungere da portale introduttivo al mondo del gioco, l’originalità e la giocabilità del prodotto, la chiarezza e la completezza del regolamento, la qualità e la funzionalità dei materiali, la corrispondenza della grafica al gioco e la sua influenza sullo stesso).

Allo stesso modo il Kennerspiel si rivolge alle “famiglie esperte”, in una parola, ai casual gamer.
Casual Gamers
Casual Gamers

Chi sono questi casual gamer e perché sono così importanti per il mercato da meritarsi un premio niente meno che dallo Spiel des Jahres? Questo articolo ve lo spiega bene, ma sintetizzando:

Un casual board (o card) game si gioca in meno di un’ora, si prepara e insegna in meno di dieci minuti e richiede qualche leggera riflessione strategica. (…)
Un
casual gamer è una persona di qualsiasi età che si interessi in qualche modo ai giochi da tavolo, ma non intenda impegnarsi in un nuovo hobby o imparare giochi e tradizioni complessi e che richiedono molto tempo. Un gruppo di casual gamer in rapida crescita sta man mano prendendo coscienza dei moderni giochi da tavolo attraverso le app per cellulare, le raccomandazioni delle celebrità (sic!) e le fiere. Per la maggior parte di questa gente i giochi da tavolo sono solo una divertente forma di intrattenimento che offre un'efficace via per comunicare e stringere legami con amici e parenti a livello personale.

Per fare un altro parallelo con l'altro premio italiano dei giochi da tavolo, il Kennerspiel des Jahres NON corrisponde al Goblin Magnifico. Quest'ultimo è dichiaratamente per gamer, mentre il Kenner è per casual gamer. E la differenza non è poca.

Quello dei gamer duri e puri è un mercato molto meno facilmente influenzabile. In un certo senso non c'è nemmeno bisogno di influenzarlo: il gamer compra già molto per i fatti suoi. Inoltre si informa, legge testate specialistiche (una su tutte: ILSA), partecipa a dibattiti e discussioni sui forum, come il nostro de La Tana dei Goblin, approfondisce il game design, conosce la differenza tra meccanica e dinamica e la definizione di un sacco di altri termini e così via. Nel mare magnum dei giochi da tavolo, premi come il Magnifico o l'International Gamers Award (IGA) aiutano il gamer a non sbagliare, ad andare sul sicuro, a comprare un gioco che fa per lui in mezzo ai mille nuovi in uscita ogni anno, ma non spostano più di tanto il mercato.

Il casual gamer, invece, è una miniera d'oro. Molto più del neofita. Il neofita (quello a cui si rivolge lo Spiel des Jahres) potrà continuare come no, potrà comprare qualche gioco e poi abbandonare; oppure proseguire e diventare un casual gamer.

Il casual gamer non approfondisce più di tanto, si informa superficialmente, per lo più su Facebook, e si accontenta di risposte poco argomentate. Il suo scopo è divertirsi, non analizzare i giochi. Chiede consigli su un gioco dopo averlo comprato. Gli piace un po' tutto e spinge gli altri a comprare l'ultimo gioco che ha provato, magari l'unico di quel genere, che a lui sembra sempre bellissimo. Se qualcuno gli fa notare questa cosa, viene etichettato come “il male del settore”. Il male, sicuramente: perché se tutti si fermassero un attimo ad approfondire un po' di più, certo le vendite dell'ultima novità ne risentirebbero in qualche modo.
Premi Spiel des Jahres
Premi Spiel des Jahres

Peraltro, questo allo Spiel des Jahres lo hanno capito benissimo. Perché perdere tempo con i gamer? Il terreno fertile per le vendite sono i casual. Dato che guadagna sulle vendite dei giochi che premia, individuare i settori più redditizi è la logica conseguenza.

Non è che i casual gamer se li sia inventati qualcuno; sono solo la diretta conseguenza della realtà in cui viviamo: sempre meno tempo, sempre meno occasioni e voglia di approfondire, sempre più bombardamento di stimoli diversi, sempre più scimmie e novità a cui correre dietro.
Anche la nuova rivista ioGioco si inserisce idealmente in questo target – i casual gamer – ed ecco perché qualcuno ha protestato perché è troppo tecnica, altri perché troppo poco per gamer, ovvero due rimostranze agli opposti. Quella dei casual gamer è una terra di mezzo, una zona sfumata per la quale si finisce spesso per sconfinare almeno un po' da una parte o dall'altra.
Lo scopo della rivista dovrà essere, a mio modo di vedere, mantenere questo pubblico fecondo (in fondo la rivista deve vendere, no? Sia se stessa che la pubblicità che la paga), ma con lo scopo – nobile, ritengo – di traghettare pian piano quanti più casual possibile verso il lato gamer dell'hobby. Sarà un percorso graduale, fatto di spiegazioni, piccoli approfondimenti, riflessioni. Se attecchirà anche solo su una piccola percentuale dei lettori, sarà già un grande risultato.

Ultima cosa: la critica, quando argomentata e costruttiva, può essere solo il “bene del settore”, non il male. Questo per un semplice motivo: il suo target sono i giocatori, gli usufruitori ultimi del gioco. Non gli editori, non i distributori, non gli autori: i giocatori. Un pubblico critico forse non aiuta le vendite nell'immediato, ma aiuta a produrre giochi fatti bene, cosa che dovrebbe essere lo scopo condiviso da tutti.

Commenti

Credo che i gamers duri e puri, anche se meno influenzabili, siano molto più 'miniera d'oro' dei casual gamers; in fin dei conti proveranno e prenderanno gli stessi giochi dei casual gamers, e poi molti altri, molti altri e altri ancora.

Credo che i gamers duri e puri, anche se meno influenzabili, siano molto più 'miniera d'oro' dei casual gamers; in fin dei conti proveranno e prenderanno gli stessi giochi dei casual gamers, e poi molti altri, molti altri e altri ancora.

Non è così temo. Il gamer a volte sostiene il suo LGS, a volte invece orbita Fra usato, Gas e shop online di fatto portando pochi soldi al suo negozio (esperienze riscontrate).

Quello che fa fatturato è proprio il casual. Dai giochi che vendi in fiera, a eventi, in fumetterie, cose che vengono comprate pure una all'anno senza per forza aprire all'approfondimento che noi vorremmo sollecitare

(Fonti: Red Glove che lo dichiara apertamente, e un amico negoziante storico di Roma. parole sue "per un GWT mi escono di negozio 40 TTR. Se levassi Gwt non se ne accorgerebbe nessuno"

Ps gran bella sottolineatura Agz

Credo che i gamers duri e puri, anche se meno influenzabili, siano molto più 'miniera d'oro' dei casual gamers; in fin dei conti proveranno e prenderanno gli stessi giochi dei casual gamers, e poi molti altri, molti altri e altri ancora.



Niente affatto. Noi "gamers" non solo siamo molti meno numericamente (per cui anche il nostro spendere molto di più non impatta sui numeri della singola casa editrice anche perché ovviamente compriamo 1x scatola di n giochi diversi, mica 10x scatole dello stesso gioco), ma soprattutto -oltre all'essere poco influenzabili ed è giusto così- abbiamo un comportamento d'acquisto particolarmente oculato (tra aspettare le promozioni e gli sconti di Essen, usare il fair trade, comprare/vendere giochi usati, lavorare come dimostratori in fiera in cambio di copie omaggio, diventare blogger ecc...), quindi economicamente molto meno "miniera d'oro" per il settore rispetto ai casual gamers che comprano a prezzo pieno l'unico gioco che conoscono + 12 espansioni dello stesso.

Bell'articolo.. Ne condivido praticamente tutto.. Tranne la parte dedicata alla "funzione" di ioGioco..

Nel 2017 non capisco la necessità e men che meno il perchè di una rivista cartacea.. Ma mi auguro di sbagliarmi..

Per quanto riguarda il commento di OneEye, mi ritrovo ad essere d'accordo con le risposte di Ale Friend e tanis70.. 

Sono uno che si è (ri)avvicinato da poco al mondo dei boardgames, alle soglie della cinquantina. Da ragazzo giocavo soprattutto a Dungeons & Dragons, ma ricordo anche lunghissime partite a wargames come Okinawa. Adoravo la rivista "Pergioco", ma potevo permettermi pochi giochi tra quelli presentati. Poi la vita mi ha condotto verso altri interessi e passioni (fumetti, videogames, etc etc) e ho accantonato i giochi da tavolo, ricordando sempre con nostalgia la socialità delle serate in compagnia.

Ora, proprio grazie alla visibilità e diffusione maggiore (sdoganamento?) che hanno i giochi, ho scoperto che negli ultimi anni c'è stato un vero e proprio boom a livello produttivo (così a occhio mi verrebbe da dire un'ipertrofia): ce n'è per tutti i gusti ed ora la vera difficoltà è nello scegliere in questo mare magnum. Per fortuna internet permette di approfondire nel dettaglio ogni gioco, consentendo di leggere regolamenti, seguire gameplay, spolpare guide strategiche ed alla fine acquistare "consapevolmente". Quindi se è vero che la tecnologia e le sue derive social possono essere veicolo di un'informazione superficiale e spesso deviata, nel contempo chi ha il "difetto"  di essere sempre curioso trova nel web una miniera d'oro informativa che anche solo vent'anni fa era impensabile.

Poi, come dico sempre riferendomi alla mia passione primaria, quella fumettistica, c'è il tempo per il divertimento leggero (ad es. Topolino e Dragonball) e quello per l'approfondimento più serio (ad es. opere di autori quali Moore, Gaiman etc). Ogni opera ha un suo ruolo, il lettore di One Piece domani potrà allargare lo spettro delle sue letture, leggendo opere più mature ed adulte. E lo stesso secondo me vale per i Casual Gamer: giocheranno, casualmente appunto, e per alcuni di loro magari scatterà la scintilla, trasformando l'atteggiamento superficiale e distaccato iniziale in qualcosa di diverso e più appassionato, quel traghettamento cui giustamente fai riferimento nell'articolo.

Il Male del Settore! Chi era costui?

Che dire, disamina corretta ed accurata.

Mi permetto un piccola riflessione ad ampliare il concetto finale dell'articolo:

è giusto e corretto che il casual gamer sia o diventi il bersaglio privilegiato di una parte degli editori, del resto il loro scopo è quello di vendere  più copie ed ingrandire il bacino di vendita il più possibile. Atrimenti non fanno bene il loro lavoro. Inoltre rimarranno sempre delle sacche di designer/editori/kickstarterosi che toccheranno il target del gamer duro e puro.

è fondamentale però che la qualità dei giochi rimanga alta (o forse ritorni alta). Sono assolutamente convinto che solamente con giochi solidi, ben strutturati e longevi il nostro hobby potrà avere una diffusione maggiore e soprattuto un presa di conoscenza maggiore. E, permettetemi un po di vena polemica, non con giochi solo hype, vistosi o basati su proprietà intellettuali ma strutturati male. (si gattini esplosivi c'è l'ho con voi ora.)

Sarà anche molto importante il nostro ruolo di gamers nel trovare modi sempre più incisivi per aiutare questa metamorfosi.

Bell'articolo.. Ne condivido praticamente tutto.. Tranne la parte dedicata alla "funzione" di ioGioco..

Nel 2017 non capisco la necessità e men che meno il perchè di una rivista cartacea.. Ma mi auguro di sbagliarmi..

Per quanto riguarda il commento di OneEye, mi ritrovo ad essere d'accordo con le risposte di Ale Friend e tanis70.. 

l'edicola è un mezzo per attirare gente che non segue il settore, ma compra altre cose, dal biglietto del bus alla rivista di caccia e pesca.

avrei da ridire sulla copertina, ok premiare il gioco e l'iniziativa in questione, ma di sicuro ha un effetto meno calamita rispetto ad altri giochi.

"Un pubblico critico forse non aiuta le vendite nell'immediato, ma aiuta a produrre giochi fatti bene, cosa che dovrebbe essere lo scopo condiviso da tutti."

Speriamo perchè i miei occhi vedono ogni anno uscire sul mercato ludico molta robetta e pochi giochi

m@

L' Occasionale rende l' homo ludens.

Nell'epoca pre-Big-Bang-Theory, quando internet era in fase appena puberale, noi si era un manipolo di eroi armati di fantasia e rpg, metro e warhammer, si stava in casa imparando l'inglese su manuali e regolamenti rimediati in fotocopia da un amico di un amico  "... e tutto il mondo fuori".

Ma il medioevo del gioco era di là a finire e il rinascimento che ne derivò ha assottigliato le differenze creando una maggiore permeabilità, ora siamo esseri poco strambi e molto curiosi invece di problematici malati di mente (https://www.youtube.com/watch?v=E6AOd6r6Qi8).

Sarà una forzatura, Starò esagerando, ma dopo anni di torture natalizie al grido di Tombolataaa!!! mi sono potuto alzare in un invettiva di Fantozziana memoria (https://www.youtube.com/watch?v=grJNVDs2_70) scatenando il medesimo entusiasmo. 

E allora se devo ringraziare i creatori di sushi-go per aver insegnato che il draft non è venereo agli amici di mia moglie ben venga. Starà a al giocatore assiduo approfittare della moda o dell'ipertrofia del momento per raccogliere futuri chinghialisti.

Praticamente un gestionale dal vivo con piazzamento giocatori....

...pure se il piazzamento di mia moglie su antike non ha avuto l'esito sperato...

Bè, molti mercati vivono della convivenza di consumatori "forti" ed altri "casuali". Dall'editoria agli alcolici.

Articolo molto bello, anche se non nascondo lo scetticismo circa l'esistenza dei casual gamers e del fatto che si possano dividere i giocatori in segmenti di mercato così rigidamente prestabiliti. Di sicuro anche a me frega pochissimo dello Spiel des Jahres, premio che a mio avviso sta perdendo sempre più di significato e ancor meno del Kennerspiel che per quanto mi riguarda non è né carne né pesce. Definire 7 Wonders (titolo che adoro) un gioco per esperti lo trovo semplicemente ridicolo. Anche la premiazione a Exit era tutto sommato prevedibile. La giuria tedesca mi sembra sempre più vigliacca e rammollita nel premiare solo giochi che siano i più vendibili possibile. 

per quanto nobili siano i propositi lo SDJ è "semplicemente" MARKETING.....se volete c'è anche il premio auto dell'anno o prodotto dell'anno...sana ipocrisia? proabilmente si....per quanto riguarda la rivista iogioco non posso che augurargli buona fortuna, la sfida è di quelle veramente difficili...

Penso di essere un po' un casual gamer. Escludo dalle mie scelte sempre i giochi che superano l'ora e cerco giochi che abbiano la massima profondità con il minor numero di regole. Prima di acquistare però leggo almeno 3 recensioni diverse. Mi pare che il vero problema sia l'assenza di recensioni negative. Se uno come me trova in rete solo recensioni positive è ovvio che sbaglia. I recensori non devono aver paura di questo solo così i giochi possono migliorare. Aggiungo che le rubriche soprattutto quelle video dovrebbero invitare i consumatori ad approfondire e invece ogni recensore imposta la recensione come se fosse unica e irripetibile.  Think

Allora leggo tutti i vostri articoli e vi ritengo sempre molto esperti e oggettivi. Pero per questa volta mi ritengo di dissentire su alcuni punti. Ovvero il settore dei casual gamer o degli hardcore io credo che non possa essere delimitato cosi facilmente.  Perche qua senno facciamo capire che veramente il casual é un decerebrato che vede soltanto le ultime novita e conosce soltanto quei 2/3 moderni oltre ai vetusti monopoly e co ed é finita la. Io stesso ho iniziato ad addentrarmi in quest hobby da poco ma mica per dire che per adesso ho tutti giochi che finiscono in un oetta di gioco o che siano magari piu intuitivi e con meccaniche eleganti vuol dire che non mi informo. Io leggo centinaia e centinai di articoli e recensioni passando dai cinghialoni ai filler sia qua che su bgg e anche altri siti/blog vari perche sto apprezzando davvero molto quest hobby e ho voglia di scoprirlo in tutto il suo splendore ma ripeto non significa che tutti quelli come me debbano per forza prendere il gioco del momento e magari lasciare sullo scaffale tutti gli altri, le cose si fanno con calma e con tempo non bisogna per forza abbassare a un livello inferiore questo tipo di gamers poi questa é solo la mia modesta opinione.

Penso che Azgaroth dovrebbe dire come la pensa sul post di Vincenzos-95 e sul mio.

Poi vorrei fargli una domanda:

- ho visto fare delle recensioni di Uno è di Hulo (che è lo stesso gioco). Ho visto anche parecchie testate che recensivano Guilds in contemporanea a mo di lancio pubblicitario... Non pensi che dovrebbe essere istituito un albo dei recensori e che deve essere vietato per loro fare pubblicità? (Come avviene per i giornalisti) grazie 

Penso di essere un po' un casual gamer. Escludo dalle mie scelte sempre i giochi che superano l'ora e cerco giochi che abbiano la massima profondità con il minor numero di regole. Prima di acquistare però leggo almeno 3 recensioni diverse. Mi pare che il vero problema sia l'assenza di recensioni negative. Se uno come me trova in rete solo recensioni positive è ovvio che sbaglia. I recensori non devono aver paura di questo solo così i giochi possono migliorare. Aggiungo che le rubriche soprattutto quelle video dovrebbero invitare i consumatori ad approfondire e invece ogni recensore imposta la recensione come se fosse unica e irripetibile.  Think

beh, se fai tutte queste cose, non sei un casual gamer, anche se compri giochi per quel target. Per le recensioni positive ci sarebbe da scrivere un intero capitolo. Io spero che qui in Tana tu ne trovi anche di negative o quantomeno trovi parerio negativi in calce alla recensione o nei commenti della scheda gioco. Io sono d'accordissimo sul fatto che un recensore debba evidenziare per prima cosa quello che a un potenziale acquirente potrebbe non piacere di un gioco. 

Poi vorrei fargli una domanda:

- ho visto fare delle recensioni di Uno è di Hulo (che è lo stesso gioco). Ho visto anche parecchie testate che recensivano Guilds in contemporanea a mo di lancio pubblicitario... Non pensi che dovrebbe essere istituito un albo dei recensori e che deve essere vietato per loro fare pubblicità? (Come avviene per i giornalisti) grazie 

Eh, albo dei recensori... diciamo che già l'albo dei giornalisti è secondo me un'aberrazione, per cui non andrei in quella direzione per ricercare professionalità. Il fatto è che ogni lettore deve farsi un po' di esperienza sulla propria pelle, iniziare a conoscere i vari recensori, capirne i gusti, capire che ruolo hanno all'interno della comunità, capire se qualcuno fa marchette o è semplicemente "di bocca buona", se uno fa una recensione che in realtà non lo è perché è solo un riassunto, se uno tace o ignora volutamente dei difetti, ecc. Esattamente come quando compri e leggi un quotidiano o una rivista. Questo chiaramente costa un po' di fatica e tipicamente il casual gamer non lo fa. 

 

p.s. In Tana la recensione di Guilds però non l'hai trovata ;)

Allora leggo tutti i vostri articoli e vi ritengo sempre molto esperti e oggettivi. Pero per questa volta mi ritengo di dissentire su alcuni punti. Ovvero il settore dei casual gamer o degli hardcore io credo che non possa essere delimitato cosi facilmente.  Perche qua senno facciamo capire che veramente il casual é un decerebrato che vede soltanto le ultime novita e conosce soltanto quei 2/3 moderni oltre ai vetusti monopoly e co ed é finita la. Io stesso ho iniziato ad addentrarmi in quest hobby da poco ma mica per dire che per adesso ho tutti giochi che finiscono in un oetta di gioco o che siano magari piu intuitivi e con meccaniche eleganti vuol dire che non mi informo. Io leggo centinaia e centinai di articoli e recensioni passando dai cinghialoni ai filler sia qua che su bgg e anche altri siti/blog vari perche sto apprezzando davvero molto quest hobby e ho voglia di scoprirlo in tutto il suo splendore ma ripeto non significa che tutti quelli come me debbano per forza prendere il gioco del momento e magari lasciare sullo scaffale tutti gli altri, le cose si fanno con calma e con tempo non bisogna per forza abbassare a un livello inferiore questo tipo di gamers poi questa é solo la mia modesta opinione.

non sono sicuro di aver capito bene la tua obiezione perché manca qualche virgola :)

Comunque il punto non è tanto informarsi (complimenti se lo fai), ma informarsi bene. Leggere un commento su fb non è come leggere una recensione. E anche una recensione andrebbe sempre soppesata, come specifico nel commento sopra a questo. 

La demarcazione tra hard e casual, come in tutti i settori che si massificano, avviene naturalmente. Non è che i casual siano in quialche modo "inferiori", questo non l'ho detto, ma certamente sono un pubblico diverso dai giocatori abituali. Diverso target, diversa passione, diverse conoscenze, diverso livello critico. Questo dovrebbe portare anche ad una cosciente conoscena dei propri limiti. Vita vera: se io dico "XXX è il miglior piazzamento lavoratori esistente" e poi a domanda rispondo di non aver mai provato Caylus, Agricola o Age of Discovery, c'è qualcosa che non va. Forse avrei potuto dire. "ho provato XXX, mi è piaciuto molto, quali altri piazzamento lavoratori mi consigliate di provare per fare un paragone?". E' un'altra cosa no? 

A me piace la musica e mi piace un certo genere. Ma non sono un esperto di musica: non so suonare, non conosco la differenza tra armonia e melodia, conosco giusto le otto note, non so perché il pianoforte abbia tasti bianchi o neri. Posso dire che un album mi piace, ma non posso dire se quella band suoni bene o se il batterista sia bravissimo. Posso dire che mi piace molto lo stile di Jimmy Chamberlain, ma non ti so dire se sia un bravo batterista. Ammettere di avere dei limiti (e se interessa, cercare di superarli) non è peccato. 

Non pensi che dovrebbe essere istituito un albo dei recensori e che deve essere vietato per loro fare pubblicità? (Come avviene per i giornalisti)

Infatti si vede quanti danni, abusi e scorrettezze riesca a prevenire l'ordine dei giornalisti sui quotidiani e settimanali, che grande garanzia di professionalità! :)
Scherzi a parte, quasi tutte le testate importanti (cartacee e non) hanno "in organico" un paio di firme false (a volte con tanto di profilo personale e biografia inventata, sul sito della testata e sui social network) apposta per fare le marchette, oltre a quelle già evidenti di chi ci mette la firma senza porsi tanti problemi. In Italia, in qualunque settore (cinema, musica, letteratura) la critica è asservita, innocua ed inutile... mentre la vera critica è malvista, ostacolata, impopolare e di nicchia.

Se non volete l'albo dei recensori istituite un'organismo di controllo fra testate che commenta certe recensioni come meritano... o create una rubrica tipo "i nuovi mostri" dove mettete in evidenza le 5 recensioni più inutili della settimana... o mettetevi d'accordo tra testate e alla fine degli articoli invitate la gente a leggere anche altre opinioni! !!! Comunque grazie dei chiarimenti!!!

Meno male che non l'ho trovata! ;-)

Uno dei pochi articoli con cui non concordo con te, Agzaroth.

”Il casual gamer non approfondisce più di tanto, si informa superficialmente, per lo più su Facebook, e si accontenta di risposte poco argomentate. Il suo scopo è divertirsi, non analizzare i giochi. Chiede consigli su un gioco dopoaverlo comprato. Gli piace un po' tutto e spinge gli altri a comprare l'ultimo gioco che ha provato, magari l'unico di quel genere, che a lui sembra sempre bellissimo. Se qualcuno gli fa notare questa cosa, viene etichettato come “il male del settore”. Il male, sicuramente: perché se tutti si fermassero un attimo ad approfondire un po' di più, certo le vendite dell'ultima novità ne risentirebbero in qualche modo.”

Mi pare una definizione un po’ toppo generica (a partire da quella del “male del settore”, mai sentita nel gruppo di amici praticamente tutti “casual”) e negativa del casual gamer, che passa come uno che - leggo fra la righe “purtroppo” - si crede giocatore ma non lo è affatto...(insomma, una di quelle che fomenta l’eterna diatriba tra Tana elitaria e non).

il punto è - come facevi notare tu nell’esempio sulla musica - che uno nella vita ha un lavoro, una famigli e solo 24 ore (magari avesse avuto ragione Ringo con gli 8 giorni a settimana...ma sarebbe stato un lavorativo lo stesso...), e quindi non può approfondire tutto. Non per questo si è pigri o superficiali, o si pensa già di saperne abbastanza tanto da etichettare “mali del settore” chi ne sa di più.

Altra considerazione che mostra certi limiti netti che si vogliono dare alle categorie, forse da ripensare: un casual che approfondisce qualcosa ma poi non diventa un esperto (perché il tempo che ha lo dedica ad altro: passioni, volontariato, crescita professionale...), cos’è? Un casual+? Perché io per esempio non mi riconosco in nessuna delle macro-categorie, e non penso di essere una mosca bianca... Perché “gamer” è anche chi approfondisce? Penso che la definizione debba essere basata, come suggeriscono i termini stessi, sul tempo dedicato a giocare, più che ad approfondire. Un conto è essere gamer o casual, un conto essere esperti o semplici appassionati.

Di conseguenza le riflessioni commerciali dovrebbero partire più da questo punto: compra più un appassionato che un esperto? Sicuramente si. Compra più uno che gioca ogni tanto (casual) che un uno che gioca con costanza (gamer)? Penso di no (e penso basti guardare i thread dei KS milionari in Tana). Le librerie piene di giochi le vedo in casa di amici “gamer”, non di “casual”. Poi è vero che i giochi più commerciali sono introduttivi e family, ma per i numeri di persone che raggiungono (grande distribuzione), che per i soldi spesi dal singolo utente. Anche questa differenza è sostanziale, perché altrimenti la caratterizzazione di una determinata fascia non è corretta...

male del settore non è un'espressione mia, ma di un editore che evidenziava il fatto che, facendo "critica" e di fatto approfondendo, si rischiava di limitare le vendite di un prodotto e quindi gli incassi. Il concetto, parafrasando, era questo, anche se infiocchettato e mascherato dietro una facciata per cui ognuno doveva essere libero di giocare a quello che voleva senza che nessuno potesse criticare i giochi che a lui piacevano.

Per il resto, reputo gamer chi gioca tanto E approfondisce. Ma al di là della definizione e degli incroci delle definizioni, rimane per me il concetto che se uno si vende fa pubblicità e non critica.

Però che questo articolo fosse una risposta all’altro non si evince immediatamente. Leggendolo in maniera isolata dal contesto rischia di essere letta come una precisazione puntigliosa sui termini.

Concordo pienamente sul fatto che la critica costruttiva sia sempre positiva, ma non mi sento di demonizzare tout-court le iniziative che si rivolgono ad un pubblico più ampio e che per farlo devono essere anche vendibili (Spiel o IoGioco cambia poco). Preferirei piuttosto cercare di capirne serenamente i perché, quali sono le logiche che ci stanno dietro e come fare a migliorare la comunicazione per arrivare al target giusto. Penso che quello del gioco sia un settore talmente ampio e relativamente così vergine che ci sarebbe posto per tutti, al netto di chi ci si butta a pesce per trarne facili guadagni... Per cui più che chiarire se lo Spiel sia “family”, “casual”, “gamer”, ecc... mi interessa capire perché si è scelta quella direzione piuttosto che un’altra (e ci sono begli articoli in merito anche in Tana), come - per esempio - il mercato intero potrebbe trarne guadagno, e le conseguenze sulle meccaniche e sulla qualità dei giochi (più bassa? Nadcita degli “ibridi”?).

My 2 cents (spero costruttivi).

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