Age of War - Knizia ci porta nel Giappone Feudale

Questo filler di dadi di Reiner Knizia non raggiunge la sufficenza... scopriamo perchè.

Giochi collegati: 
Age of War
Voto recensore:
5,0

Il poliedrico, pluripremiato e prolifico re dei giochi astratti Reiner Knizia pubblica nel 2014 un nuovo filler di dadi ambientato (per quanto l'ambientazione sia solo un mero pretesto presto dimenticato) nel Giappone feudale in cui ogni giocatore veste i panni di un daimyo che si pone l'obiettivo di conquistare i castelli in battaglia dei vari clan. Age of War, da 2 a 6 giocatori della durata stimata di 15-30 minuti, pubblicato inizialmente dalla Fantasy Flight Games è stato editato in italiano dalla Giochi Uniti, pur essendo un titolo completamente indipendente dalla lingua. 

IL GIOCO

Aperta la scatola ci troviamo di fronte a 14 carte castello, suddivise nei colori dei 6 clan e 7 dadi speciali a sei facce che raffigurano da una a tre spade, un arco, un cavaliere e un samurai ciascuno. Dopo aver piazzato le carte castello a faccia in su al centro del tavolo il gioco può iniziare.

Ogni carta castello riporta le varie linee di combattimento che andranno riempite coi simboli corrispondenti per poter conquistare il castello e ottenere i punti vittoria riportati sulla carta oltre al nome ed al simbolo del clan.

Al proprio turno il giocatore cerca di conquistare un castello. Dopo aver tirato tutti e 7 i dadi può decidere se piazzare i simboli corrispondenti su di una linea ,iniziando ad assediare un castello, oppure scartare un dado per rilanciarli tutti.

Se decide di iniziare la conquista di un castello coi successivi lanci dovrà soddisfare una delle altre linee di combattimento della stessa carta o scartare un dado e rilanciare gli altri, fino a quando il castello non sarà conquistato o non avrà più dadi per riuscire nell'impresa. Se il castello viene conquistato, il giocatore mette la carta di fronte e in ogni caso il turno del giocatore termina, passando i dadi al giocatore successivo.

Nel momento in cui un giocatore conquista un castello controlla se ha il controllo di tutti i castelli di quel clan e nel caso gira le carte a faccia in giù ottenendo punti bonus e proteggendo i propri castelli da attacchi avversari. In fase di attacco infatti si possono cercare di conquistare sia i castelli al centro del tavolo sia quelli di fronte agli altri giocatori riempiendo una riga ulteriore (quella rossa nell'immagine qui sopra).

Il gioco termina nel momento in cui l'ultimo castello neutrale viene conquistato. Il giocatore col maggior numero di punti vittoria è il vincitore.

CONSIDERAZIONI

Knizia è indubiamente un professionista nel mondo dei boardgame, con oltre 20 anni di attività e un elenco di titoli pubbilcati da fare invidia a chiunque. I suoi titoli mirano alla ricerca dell'eleganza nelle meccaniche tralasciando quasi del tutto ambientazione e tematicità. La meccanica della gestione dadi e collezione set non è nuova all'autore che aveva già pubblicato giochi affiancabili a Age of War precedentemente (SushiZock e Il Verme è Tratto), ed in questo titolo la meccanica è veramente ridotta all'osso, senza fronzoli o abbellimenti.

Partiamo appunto dalla meccanica: il gioco funziona, non si può dire di no, ma manca purtroppo di mordente e della benchè minima innovazione. Tutto sa di già visto ed è tutto molto banale e aleatorio. La meccanica è valida ma il dover ogni volta rilanciare i dadi impedisce ogni possibile pianificazione anche a brevissimo termine. La componente strategica è sacrificata quindi a favore di quella tattica e questo non è un male se non fosse però tutto ridotto all'azzardo di puntare alle combinazioni meno probabili (ma più remunerative) o a quelle più semplici da realizzare. La fortuna gioca un ruolo importante nel gioco, solo il primo lancio può aprirci qualche scelta interessante ma i lanci successivi sono incontrollabili e vincolati al caso. L'interazione è prevista dal regolamento e si fa sentire quando due giocatori lottano per le carte dello stesso colore in modo più indiretto ma anche direttamente con la possibilità di rubare carte all'avversario, ma il furto è più difficile rispetto all'ottenere una nuova carta. Questo tipo di interazione aumenta inoltre la durata del gioco che nonostante quanto riportato dalla scatola può dilungarsi a dismisura senza una vera e propria fine. Il gioco risulta essere noioso dopo pochi turni, non essendoci altro da fare oltre al lanciare dadi e sperare nella buona sorte. Specialmente verso la fine della partita i tempi di dilungano ulteriormente contribuendo al senso di frustrazione quando i dadi non girano nel modo giusto. A livello di materiali niente di eclatante da segnalare, bella la grafica della cover e dei castelli, i simboli su carte e dadi sono chiari, la scatola è piccola ma nonostante questo i materiali navigano felici.

In conclusione un gioco che non ci sentiamo di consigliare, se si vuole provare un filler di dadi di Knizia molto meglio SushiZock o Il Verme è Tratto, questo esercizio di stile del re degli astratti non sortisce ahinoi l'effetto sperato.

Pro:
  • Gioco compatto
  • Costo contenuto
  • Regolamento e meccaniche semplicissimi
Contro:
  • Lunghezza eccessiva
  • Frustrante
  • Troppo dipendente dalla fortuna
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Commenti

Peccato perchè poteva essere un idea carina e divertente. Bastava metterci qualcosa in più per renderlo un titolo appetibile. E non credo che una persona come Knizia non sia riuscito a trovare un piccolo twist per trasformarlo in un gioco con un voto oltre alla sufficenza (come nel titolo. ma la "i" dove è finita?)

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