Ci sono troppi giochi?

Il mercato è saturo e il portafogli piange: come selezionare cosa provare? Ci stiamo perdendo qualcosa per strada?

Editoriale
Giochi

Ieri il Signor Darcy ci ha fatto riflettere sulle superproduzioni dei giochi, su come sempre più spesso si dia importanza alla forma più che alla sostanza. oggi parliamo un po' di quantità vs qualità.

L'ultima Essen ha visto sfondare il muro dei 1000 e parliamo solo di quelli presentati in fiera, senza contare gli altri in uscita durante l'anno (molti meno, per la verità). Mille sono comunque già tantissimi, contando anche quelli solo in prova, i microeditori, i crowdfunding. Già, proprio i giochi finanziati da Kickstarter ed altre piattaforme simili possono aver contribuito in modo drastico a questo aumento di massa. Se una volta occorreva cercare un editore, fargli provare il gioco, convincerlo, magari rivederlo e modificarlo, aspettare i tempi editoriali per entrare in scaletta, ora basta un prototipo, farsi un po' di pubblicità sui social media e si può lanciare il proprio gioco, sperando di convincere abbastanza acquirenti per finanziarlo. Si può anche decidere di andare in perdita, magari la prima campagna, come ho letto in un'intervista, pur di farsi conoscere, se si ritiene di aver fatto un gioco valido: è un investimento per le campagne successive.

Al di là della provenienza, è indubbio che la mole di cose da provare sia aumentata esponenzialmente, negli ultimi anni. I dilemmi del giocatore crescono di conseguenza: a cosa devo dare la priorità? Di chi mi fido? Sto perdendo qualche misconosciuto capolavoro?
Megiddo: 666 copie
Megiddo: 666 copie

Ricordo chiaramente di aver avuto la stessa sensazione nella musica, all'esplosione del black metal. Essendo un genere “sotterraneo” e diffusissimo (ci sono band black metal in ogni angolo del pianeta), le informazioni sono spesso scarse e frammentate, le uscite numerosissime ed ogni volta che si scopre un nuovo piccolo capolavoro non si può fare a meno di chiedersi quanti altri se ne stiano perdendo per strada, magari opera di una misconosciuta band armena che ha fatto solo 666 copie del proprio cd. 

Per i giochi da tavolo, per fortuna, i canali sono un po' più raccolti ed accessibili, le informazioni girano maggiormente e bene o male ci si orienta meglio. Però, all'aumentare della massa, la sensazione di lasciare inevitabilmente indietro qualcosa si fa sempre più forte. I giochi aumentano, ma il tempo libero è sempre lo stesso, i soldi da spendere anche (se non meno...). 
Spesso ho la riprova di questo fatto, leggendo di giocatori che provano le ultime – magari mediocri – uscite e dichiarano di non aver mai giocato a capolavori del passato. Come biasimarli? C'è un mercato del nuovo che ci sommerge e ci bombarda di stimoli e l'ultimo uscito pare sempre il migliore, il nuovo caposaldo assoluto... Beh, un po' li biasimo: le recensioni sono lì apposta, le classifiche anche, i premi pure, i forum sono fatti per chiedere informazioni, ora c'è pure ioGioco.

Tutto questo porta anche a un altro problema collaterale: quanto li giochiamo poi, tutti questi infiniti giochi che acquistiamo? A maggior ragione se sono giochi a campagna, da dedicarci una dozzina di serate, o da 30+ ore come 7th ContinentMagari ne parliamo nel prossimo editoriale.

  • Il primo rischio concreto è anche quello che il grande pubblico si orienti sempre sui soliti noti, che privilegi i nomi già affermati, anche se magari molti non fanno più giochi belli come un tempo (quest'anno ad esempio ho una brutta sensazione su un autore che amo molto, ma non vi dico chi è...) e che, anche nel mondo del crowdfunding, si continuino a foraggiare i grandi editori, senza dare spazio a chi è meno famoso e magari ha un'idea nuova, ma pochi mezzi per pubblicizzarla.
  • Il secondo rischio - già ben concreto - è quello di una bulimia da giochi. Comprare, comprare e comprare, giocare una volta, emettere una lapidaria sentenza e poi confinare allo scaffale o al mercatino... quando non si vendono giochi ancora incelophanati. A editori e commercianti andrà anche bene, in un primo momento, ma io ricordo chiaramente la bolla dei fumetti di una ventina d'anni fa... e in ogni caso questa abitudine crea consumatori, più che giocatori
  • Il terzo rischio è quello di vivere con un'insoddisfazione latente, una perenna ansia da capolavoro mancato, che magari ti spinge a comprare poi giochi mediocri solo perché qualcuno ne ha parlato bene ed in giro ce ne sono poche copie. Al di là di recensioni, di siti, di opinioni conosciute e fidate, rimane sempre il dubbio: mi fa piacere che tanti pubblichino e che il mercato si allarghi, ma, egoisticamente, so che preferirei sempre che ce ne fossero pochi ma buoni, per provarli tutti o quasi e non avere più quel tarlo nell'orecchio che insinua continuamente: “chissà se ti sei perso un capolavoro taiwanese...
indigestione di giochi

Commenti

D'accordo su tutto. Uscisse (molto) meno, forse saremmo più contenti, perché la qualità sarebbe più alta e, forse, non ci sarebbe nemmeno questa corsa all'aumento dei prezzi.

Più che altro c'è il tempo libero che è sempre lo stesso. Fatta eccezione per pochi si gioca una, massimo due volte a settimana. Non c'è tempo x farci stare dentro tutto...io resto dell'idea che sia molto meglio avere una quarantina massimo di titoloni (variabili si intende, ma mi riferisco ai classici) ed aggiungerci al massimo uno o due titoli all'anno. Quindi....super cernita! Con tanti ringraziamenti a chi scrive, recensisce, prova tutto per darci dei pareri (pennuto77 e i giullari eroi di essen ad esempio). Mi sarò perso quaclosa? Certamente ma avrò fatto qualche partita in più di un altro giocatore 'medio' ad un titolo che è sicuramente (e non forse) un bel gioco. e avrò più soldi in tasca che non è male...

 

Perché pensiamo che il settore giochi non  debba sottostare alle dinamiche economiche ? Si tratta di un settore in pieno sviluppo ( bolla?), governato dalla  legge della domanda e dell'offerta dove prezzo e quantità si incontrano e si scontrano ogni giorno ( se un editore vende a x .... significa che c'è una domanda pronta ad acquistare a x). Perché se ci fosse meno offerta la qualità dovrebbe essere più alta ? Le intelligenze umane si spostano la dove vedono opportunità...... e questo vale per la moltitudine di designer, .... case editrici che si stanno orientando sul settore.

Io non ho nessun problema con l’aumento dell’offerta, è semplicemente il risultato delle nostra richiesta di giochi (incluso l’aumento  dei prezzi).

probabilmente se uscissero solo 50 titoli l’anno farei fatica a trovare il titolo per le mie corde.

l’impressionante numero 1000 andrebbe comunque ridimensionato di quasi la metà il novero conta come separate le versioni in lingue differenti il cui titolo viene tradotto, le uscite della gencon non ancora arrivate in europa, le espansioni, le muove edizioni di titoli vecchi. Trovo più prudente una stima almeno dimezzata. Ciononostante 500 titoli resta un numero impressionante.

detto questo, vedo il problema come un problema dell’acquirente.

non siamo obbligati a provare tutto e ad avere tutto. Probabilmente non ci piacciono neppure tutti i generi quindi perché farsi del male cercando di provarli tutti.

è come se un lettore di saggi storici si struggesse perché non può avere i romanzi di Moccia.

secondo me il vero problema in questo aumento smisurato dell'offerta è che di solito si traduce in un livellamento dell'offerta da parte dei grossi editori e distributori che puntano più su elementi estranei al gameplay per garantirsi acquirenti; questo rischia a sua volta di tradursi in un minor coraggio da parte dei designer che usano il playtest non per approfondir ele meccaniche di gioco ma per semplificarle (direi quasi liofilizzarle): e qui forse condivido i timori nei confronti di un designer e di un gioco come Transatlantic che ha via via perso di personalità ogni anno che l'ho riprovato.

Io mi difendo cercando novità fuori dalla grande distribuzione (sono felice che gli splotter spellen continuino a fare errori di ergonomia ma mantengano intatta la loro folle abnegazione di designer innovativi) ; punto su For-ex di Hollandspiel che a essen nemmeno ci arriva e poi continuo ad abbeverarmi alla fonte del passato (credo che i miei prossimi acquisti saranno el grande e In the year of the dragon).

Come sempre comunque grazie ad agzaroth per i numerosi spunti e perché noi qui grazie a lui godiamo di un ottimo strumento selettivo. come faccia a intuire così bene le potenzialità di un gioco solo leggendone il regolamento è per me fonte costante di stupore e ammirazione (se non proprio invidia)

D'accordissimo e rilancio con una provocazione (forse sottintesa dal tuo articolo):

Molto spesso chi prende un gioco e lo gioca una volta sola sono i cosiddetti hard gamers. E questo succede proprio perchè hanno giocato talmente a tanti giochi che è più difficile sorprenderli e non annoiarli.

E' molto più facile che un neofita dedichi più tempo ad un gioco solo per esplorarlo meglio.

Purtroppo siamo diventati collezionisti, non più giocatori!!

Anche questo articolo molto interessente come il precedente, e per fortuna anche meno nostalgico. 

Alla fine l'errore che fanno tanti di noi è la fretta di provare l'ultima novità, mi ricordo che c'è chi in tana inizia a provare i giochi solo un paio di anni dopo che sono usciti: è un approccio un pò bizzarro ma sicuramente si evita di provare tutti i titoli che intanto sono caduti nel dimenticatoio, e sono quasi tutti.

Io non sento mai nessuno lamentarsi che al cinema ci sono troppi film, è pieno di film pessimi ma ognuno decide cosa vedere secondo i propri gusti e ignora gli altri. Basta fare cosi anche per i giochi.

Certo più i titoli aumentano e più c'è bisogno di recensioni e di metodi simili per filtrare, è l'unica sistema che abbiamo per orientarci nel mare dei titoli.

Credo sia fondamentale in questo periodo il lavoro di divulgazione e informazione fatta dalla tana e da tante altre persone/blogger/vlogger e Siti vari. 
Apprezzo sopratutto la Tana e ILSA per il loro spirito critico in cui si evidenzia candidamente i pregi e difetti percepiti da ogni recensore.


Quello che è bene rimarcare è che non dobbiamo avere per forza tutto, e che ci sono tutti gli strumenti per capire bene come è fatto un gioco prima di acquistarlo. 
Sulla tendenza ad essere collezionisti  più che giocatori sono d'accordo;  ricordo dei commenti sul KS di 7th Continent in cui ci si lamentava del  prezzo molto elevato per prendere tutto, quando magari anche solo il gioco base ti assicurerebbe un sacco di ore di gioco ad un prezzo si alto ma in fondo ragionevole. 
Io di sicuro compro più di quanto riesco a giocare ma sto migliorando e  perlomeno adesso sono soddisfatto di riuscire a comprare dei giochi che mi piacciono molto rispetto a 7/8 anni fa, quando ho preso delle ciofeche o giochi anche belli ma poi rivelatosi non adatti ai gusti miei o del mio gruppo di gioco

.

E' un fenomeno  fisiologico comune a tutti i settori culturali che vivono periodi di forte crescita (cinema, videogiochi, ora serie tv), che ha e avrà almeno cinque conseguenze:

1. Frammentazione dell'esperienza di consumo: come per le serie tv, anche per i giochi, ormai ognuno gioca ai suoi giochi, ognugno preferisce certi giochi che sempre meno sono gli stessi di qualcun altro. Questo si traduce in una minore condivisione, il che diminuisce la gratificazione del consumo. Se questa diminuita gratificazione si verifica per oggetti come le serie tv (caso limite: non possiamo più parlare con amici o colleghi dell'ultima puntata uscita perchè ognuno vede una serie tv diversa, mentre anni fa tutti vedevano Lost, o Twin Peaks, o Dallas), si verifica ancora di più per oggetti come il gioco da tavolo, che fanno della condivisione dell'esperienza la loro ragione d'essere (e quindi aumento del gioco in solitario e più fatica nel costruire una serata di gioco, fino ai casi limite in cui ognuno propone i 16 giochi a cui vorrebbe e giocare, e nessuno di quelli rischia di essere in comune con i giochi degli altri, con un esito di insoddisfazione permanente). Per ritrovare questo senso di condivisione, siamo alla...

2. Ricerca di Eventi e Autorità: ci rivolgiamo a giochi-evento, che speriamo ci restituiscano la possibilità di una condivisione allargata. Il gioco che tutti stanno giocando, la serie che tutti stanno vedendo (GoT, per esempiio), il film, il libro, ecc... Allo stesso modo, siammo affamati di pareri autorevoli, o riconosciuti collettivamente come autorevoli, che ci indicano "cosa è giusto giocare": cosa è importante e cosa non lo è, cosa "gli altri" stanno giocando.

3. Obsolescenza del criterio di longevità o rigiocabilità come sinonimo di qualità. Un design che esprime le proprie potenzialità solo e  soltanto in un numero molto elevato di partite sarà sempre più perdente contro giochi godibili già con poche sessioni.

4. Importanza del marketing, con la creazione artificiale dello status di "evento" associato al prodotto.

5. FOMO. Come già evidenziato, la tipica ansia figlia dell'abbondanza dell'offerta che sopravanza di molto la possibilità di consumo. E qui c'è poco da fare se non andare dallo psicoterapeuta.

(...)

grazie, molto interessante. 

Che bella seria di articoli. Cadono, come si dice, "a fagiuolo". Sì perchè proprio in questo periodo mi sto chiedendo dove sta andando la mia passione per i giochi di società. No, fermi, nessun allarme, continuo ad essere appassionato! Mi chiedo solo se la mia collezione di 132 titoli (escluse le espansioni) sia piccola, grande, giusta. In casa mia sono entrati molti più giochi, che ho poi rivenduto, scambiato, regalato perchè non erano poi quello che mi aspettavo o non erano davvero nelle mie corde. 

Per quello che mi riguarda un immenso grazie a chi scrive sulla Tana articoli, recensioni, approfondimenti ed altrettanto a chi lo fa su tutti i blog online, a chi fa videotutorial, insomma a chi gioca prima di me i titoli e mi aiuta a capire se e cosa c'è di interessante in un gioco che ha stuzzicato la mia attenzione.

Mi piacerebbe poter dire di avere in casa solo CAPOLAVORI, ma non è così. La mia scrematura è sempre in atto. Ho giochi che ho giocato solo una volta (tengo il conto e sono 43) che non so davvero se vale la pena tenere in casa. Ho giochi che tengo nella speranza di giocarli di più. Ho giochi che sono piaciuti a me e forse a me soltanto e quini non giocherò mai più, ma mi piange il cuore venderli.

Dei 1.000 titoli l'anno, ne approfondisco davvero solo un centinaio, e finisco per acquistarne una ventina/trentina. Dopo un anno poi in casa me ne saranno rimasti forse 10/15, ma a volte, come in questo periodo credo di avere doppioni inutili e cerco dei criteri per scremare. Ma non riesco ne se analizzo le meccaniche, ne se analizzo i componenti, ne se analizzo il target e allora me li tengo e mi sento sempre un po' troppo gonfio!

Senza peli sulla lingua, mi trovo più d'accordo con questo che lo scorso editoriale, troppo da atteggiamento "ai miei tempi i valori e le cose essenziali"; 

L'ansia da capolavoro mancato secondo me è naturale semplicemente essendo degli appassionati, penso che la proviamo tutti ed è alimentata dall'hype che enfatizza ogni gioco di successo.

Però poi dipende dalla persona. Tenendo da parte gli obblighi di recensione, che quasi spingono a parlare da un altro punto di vista (da addetto o quasi), in realtà questo allargamento porta anche a poter guidare la barca insieme. Come fu scorso anno, titoli indie magari a filo del capolavoro come Leaving Earth o Pax Renaissance possono passare in sordina a ridosso fiera e poi venir scoperti durante l'anno. O perché no anni dopo.

Da giocatore, cultore, appassionato, la fretta è dovuta all'entusiasmo non a scadenze. Quindi si può benissimo scaglionare e approfondire un Lorenzo il Magnifico prima di iniziare il Gaia Project appena uscito. Da recensori magari ci si divide il lavoro, ciascuno approfondirà di più alcuni titoli. Dunque c'è anche più margine per collaborazione e fiducia.

Le collezioni sono sempre giuste.

Poi leggo con calma, ma volevo sottolineare che rispetto a film (per rimanere nell'esempio) c'è una differenza - che l'avvento di kickstarter ha pure esacerbato -: spesso e volentieri, il gioco da tavolo è "qui e ora". Un domani, potrebbe non esserci, se non a prezzi folli.

 

Personalmente sono molto felice di questa sovrabbondanza, si perde qualche ora in lettura per informarsi, ma poi si fanno acquisti quasi sempre felici.

Il criterio per me è sempre quello, dagli anni 90, se decido che voglio provare un gioco, mi informo, studio, lo sviscero ben bene facendo parecchie partite. Se supera la prova lo metto in scaffale e prima o poi lo ritiro fuori. Se non la supera lo metto in vendita. 

La bulimia di molti la spiego con una componente ossessiva/compulsiva tipica del collezionismo; gli altri (quelli sani) devono rendersi conto che sono finiti i tempi in cui si poteva provare TUTTO quello che usciva, perché le uscite erano poche; interiorizzato questo fatto e trovato un metodo (ad ognuno il suo) per scremare gli acquisti (e soprattutto i giochi da intavolare)  andrà tutto a posto e vivranno felici e sereni.

Questo discorso può essere allargato a tutte le forme di intrattenimento, per le quali la nostra società ha sviluppato un'autentica bulimia senza senso.

L'unico modo per starne fuori (esclusi gli addetti ai lavori) è non pretendere di avere sul proprio scaffale un greatest hits di tutti i giochi usciti nel globo, ma di comprare solo i giochi di cui si sente realmente il bisogno.

Detto questo, mio malgrado veleggio anch'io verso la cinquantina di giochi :-)

Non è una provocazione, gamble. Le cose stanno esattamente come hai detto tu.

(...) interiorizzato questo fatto e trovato un metodo (ad ognuno il suo) per scremare gli acquisti (e soprattutto i giochi da intavolare)  andrà tutto a posto e vivranno felici e sereni.

vorrei raggiungere questo grado di zen, ma ne sono ancora parecchio lontano. Pur provando moltissimi giochi, mi rendo conto che ce ne sono altrettanti che manco e questo mi manda fuori di testa :D

Senza peli sulla lingua, mi trovo più d'accordo con questo che lo scorso editoriale, troppo da atteggiamento "ai miei tempi i valori e le cose essenziali"

Beh, ma  i due articoli trattano temi differenti; e comunque è inevitabile confrontarsi col passato.

(Comuque sì, una volta era quasi tutto più bello, buono e saporito.)

Le collezioni sono sempre giuste.

Poi leggo con calma, ma volevo sottolineare che rispetto a film (per rimanere nell'esempio) c'è una differenza - che l'avvento di kickstarter ha pure esacerbato -: spesso e volentieri, il gioco da tavolo è "qui e ora". Un domani, potrebbe non esserci, se non a prezzi folli

ecco, a parte il fatto che per me le collezioni non sono sempre giuste, anzi, però nel resto mi ci vedo:

per me zero ansia da Day-One; però sento molto l’ansia che mi spinge all’acquisto impulsivo e poco ragionato per i titoli che, dopo 2-3 anni, temo spariscano dal mercato. In effetti mi stupisco di come il mercato dell’usato dei boardgame offra così poco e a prezzi ancora così alti rispetto al volume di acquisti...

Agza

ho cominciato a giocare ai wargame a metà anni '80 più o meno in contemporanea con l'uscita di ASL, ho provato questo capolavoro assoluto e mio gioco di elezione (e di vita) solo vent'anni dopo, ma sono assolutamente sereno. Ho avuto per 13 anni nello scaffale "A World at War", arrivato alla consapevolezza che non sarei mai riuscito ad intavolarlo (per carenza di avversari/compagni di avventura) per comprenderne bellezza e profondità l'ho messo in vendita, con qualche rimpianto ma altrettanta serenità.

Conclusione, se manchi oggi il capolavoro, domani ti troverà lui: e sarà ancora più bello.

(...) interiorizzato questo fatto e trovato un metodo (ad ognuno il suo) per scremare gli acquisti (e soprattutto i giochi da intavolare)  andrà tutto a posto e vivranno felici e sereni.

vorrei raggiungere questo grado di zen, ma ne sono ancora parecchio lontano. Pur provando moltissimi giochi, mi rendo conto che ce ne sono altrettanti che manco e questo mi manda fuori di testa :D

Concordo quasi completamente col post di Azgaroth e, siccome il mercato è sempre più saturo, il ruolo del recensore diventa ancora più fondamentale per fare una scrematura.

Per questo, personalmente, preferirei recensioni più "cattive" e che diano più valore alla innovatività del prodotto, poiché in quello che gioco negli ultimi periodi sto provando sempre più la sensazione di deja-vu, anche in giochi fatti molto bene, ma che non aggiungono nulla al panorama ludico.

Faccio un esempio: Anachrony è un prodotto chiaramente ben confezionato, con un sacco di roba inutile dentro, con una meccanica di base vista e stra-vista, con piccoli accorgimenti già visti in altri giochi (tipo i lavoratori specializzati) e con un piccolo twist, ovvero i viaggi temporali, che danno quel poco di differenziazione da altri millemila giochi. 

Io l'ho preso su KS, mi piace anche giocarci, ma onestamente potevo farne a meno (ex post).

 

... Agz, non ti stai riferendo al mio mito Mac G. (no, non Mac Gyver) vero? :-(

In ogni caso, mi piacerebbe che qualche recensore, alla fine della recensione di un gioco non troppo bello, consigliasse qualche classico del passato che lo supera (della serie: se lo provate e vi piace, mettete le mani su X e Y!). Sarebbe un modo per farli riscoprire a chi, giovane, si avvicina oggi e resta abbagliato dai molti specchietti per le allodole...

 

 

1000 titoli? ma se di tutte le recensioni che ho letto (sopratutto in tana) e di tutte le informazioni che sono stato capace di racimolare in questi giorni di Essen... sono arrivato alla solenne conclusione che me ne potranno interessare al massimo 6... mah?!

Magari non saranno mille, ma da un mese agz pubblica almeno 3 preview al giorno per circa 90 titoli. Se poi si aggiungono tutti i video di recensioni minute e dice tower si puó avere una panoramica esaustiva dei titoli più interessanti.

In ogni caso, mi piacerebbe che qualche recensore, alla fine della recensione di un gioco non troppo bello, consigliasse qualche classico del passato che lo supera (della serie: se lo provate e vi piace, mettete le mani su X e Y!). 

Sì, una lista di giochi con meccaniche simili a fine recensioni sarebbe utilissima. Uno può andarsi a guardare i video di gameplay o scaricarsi i manuali e giudicare cosa più consono alle proprie corde. Per i nuovi adepti del gioco da tavolo potrebbe essere utile, una sorta di lanterna sicuramente inutile ai più esperti, ma che illuminerebbe il cammino di chi si affaccia in questo mondo, un po’ sconcertato dalla mole di giochi che ogni giorno ammiccano da ogni dove.

Anch'io sono dell'avviso che stiano uscendo troppi giochi a discapito della qualità, dove l'importante è farli uscire in tempo per presentarli alla fiera di Essen, anche se non sono stati testati a dovere. In tal senso Pennuto77 in un suo recente report ha scritto delle parole sante. Bisognerebbe avere il coraggio di evitare di presentare un prodotto se non è stato adeguatamente testato.

Alla fine penso che i migliori giochi siano quelli che superano la prova del tempo, non quelli di chi grida subito al capolavoro acquistando decine e decine di giochi in fiera. A tal proposito vi consiglio di guardare su BGG le foto postate dagli avventori della fiera sui giochi da loro acquistati. Troverete bustoni con almeno 20-30 titoli. Al che mi domando: riusciranno davvero a giocarli tutti un congruo numero di volte? Non rischiamo di fare sempre più acquisti compulsivi e sempre meno acquisti mirati? A noi appassionati l'ardua sentenza. 

1000 titoli? ma se di tutte le recensioni che ho letto (sopratutto in tana) e di tutte le informazioni che sono stato capace di racimolare in questi giorni di Essen... sono arrivato alla solenne conclusione che me ne potranno interessare al massimo 6... mah?!

beh nella lista di Essen sono 1046: https://www.boardgamegeek.com/geekpreview/4/spiel-17-preview poi aggiungiamo gli altri usciti nel corso dell'anno e i Kickstarter. Ovviamente poi ci sono da scremare espansioni, riedizioni, giochi per bambini e infine fare una cernita di quel che interessa veramente. E meno male che io sono principalmente orientato ai cinghiali, anche per motivi "Magnifici"...perché chi compra i pesi medi ha davvero una scelta vastissima.

sì, sì, mi stupivo solo che di 1000 e passa titoli usciti solo 6 possono veramente interessarmi. Il lavoro fatto in tana per me è stato veramente ottimo

beh nella lista di Essen sono 1046: https://www.boardgamegeek.com/geekpreview/4/spiel-17-preview poi aggiungiamo gli altri usciti nel corso dell'anno e i Kickstarter. Ovviamente poi ci sono da scremare espansioni, riedizioni, giochi per bambini e infine fare una cernita di quel che interessa veramente. E meno male che io sono principalmente orientato ai cinghiali, anche per motivi "Magnifici"...perché chi compra i pesi medi ha davvero una scelta vastissima.

ci sarebbe da fare un'altra considerazione. sui cinghiali, già di per sè in via d'estinzione, deve aggiungersi che nel tritagiochi del nuovo gioco di turno che mangia quello vecchio funzionano meno, almeno questa è la mia sensazione. ci sono tutti pesi medi che si prestano molto meglio a "funzionare" alla prima partita e ad essere giocati e consumati in fretta (e magari strizzano l'occhio all'espansioncina di turno). chi ha più "tempo e voglia" di spendere 10 partite per capire come gira un titolo?

ovviamente questo trend non mi vede proprio convinto visto che a me piacciono soprattutto mattoni belli pesi (ma anche belli solidi)....

 

In ogni caso, mi piacerebbe che qualche recensore, alla fine della recensione di un gioco non troppo bello, consigliasse qualche classico del passato che lo supera (della serie: se lo provate e vi piace, mettete le mani su X e Y!). 

Sì, una lista di giochi con meccaniche simili a fine recensioni sarebbe utilissima. Uno può andarsi a guardare i video di gameplay o scaricarsi i manuali e giudicare cosa più consono alle proprie corde. Per i nuovi adepti del gioco da tavolo potrebbe essere utile, una sorta di lanterna sicuramente inutile ai più esperti, ma che illuminerebbe il cammino di chi si affaccia in questo mondo, un po’ sconcertato dalla mole di giochi che ogni giorno ammiccano da ogni dove.

 

Anche per me sarebbe un tool interessantissimo!!!

... Agz, non ti stai riferendo al mio mito Mac G. (no, non Mac Gyver) vero? :-(

In ogni caso, mi piacerebbe che qualche recensore, alla fine della recensione di un gioco non troppo bello, consigliasse qualche classico del passato che lo supera (della serie: se lo provate e vi piace, mettete le mani su X e Y!). Sarebbe un modo per farli riscoprire a chi, giovane, si avvicina oggi e resta abbagliato dai molti specchietti per le allodole...

 

Hai proprio ragione! Spesso recensiamo qualcosa mettendo in confronto a titoli del passato e spesso ne abbassiamo il voto proprio in relazione al suo valore in relazione a giochi già giocati.

Dovremmo come recensori fare un passo avanti e dire, quando un gioco non è un granché, "giocate invece quest'altro, che è simile ma migliore per questa, questa e quest'altra ragione". Certo... poi saremmo squartati da gente che ci scrive "ma non potete confrontarlo con quello! Sono due cose diverse!", ma tanto di qualcosa chi non è allineato al parere del recensore deve trovare lo stesso, da dire...

Onestamente non concordo. Mi sembra un discorso un po'retorico e fuori dal tempo. Cresce il pubblico, cresce la richiesta, cresce l'offerta, andando a coprire più gusti. Se la qualità media si abbassa non è un problema, meglio 20 giochi belli su 50 che 2 su 2. 

Essen è diventata un caos? La allargheranno, ne faranno due all'anno, ci saranno più giochi, ci sarà più lavoro, ci saranno più soldi. 

Non potrò giocare tutto, ma non ne ho la pretesa, mi divertirmi con quelli che ho e avrò. 

Urge podcast sull'argomento!

 meglio 20 giochi belli su 50 che 2 su 2. 

uhm... ma sai che secondo me no? :) 

Era una considerazione che facevo anche nella musica: meglio un CD con 8 tracce belle e basta che uno con 20 tracce di cui 10 rumenta. Soprattutto, la corsa al numero, perché "tanto vendiamo lo stesso" porta poi ad un abbassamento medio della qualutà, non ad un innalzamento. E rischi che in quel CD le tracce belle diventino 4 su 20, contro le 8 di chi ne ha messe solo 8. 

Il mercato dei giochi da tavolo è diventato importante, non è più un affare per pochi addetti ai lavori.

Le case editrici e autori che già c'erano hanno incrementato i numeri, e nuovi attori si sono presentati alla ribalta, disegnatori ed editori. Temo però che l'ingrato ruolo degli "sviluppatori" non abbia avuto grande successo, e che purtroppo è un ruolo che richiede una cosa che solo il tempo fornisce: esperienza.

E' più facile essere pubblicati oggi di un tempo, ma vuoi per carenza di organico, vuoi per ragioni di budget giochi e progettisti godono di meno attenzione. Se c'è qualche buona idea c'è la tendenza a volerla monetizzare subito, anche a scapito di sviluppo e playtest che possono trasformare una buona idea in un'ottima meccanica. Io sono certo che questa sia una situazione transitoria: alcune case editrici emergeranno per serietà, chiarezza di regolamento, sviluppo e playtest; altre saranno consegnate al cestino della storia insieme ai loro fallimenti. Per alcuni autori (già adesso si nota), il marchio di fabbrica sarà la buona idea non sviluppata, altri invece faranno magari un gioco ogni due anni, ma sarà un gioco da acquistare.  Mai come oggi vale il motto:

NON CHI COMINCIA, MA QUEL CHE PERSEVERA.

 

 

Non torneremo mai ai tempi della Avalon Hill che produceva 2 giochi l'anno (uno era un wargame), che venivano sviluppati da professionisti, testati allo sfinimento e solo dopo immessi sul mercato. Ci aspettano tempi più "selvaggi" e procellosi, che non avremo problemi a navigare con barra (la nostra capacità di giudizio) ben dritta e bussola (La Tana) ben presente a guidarci.

 meglio 20 giochi belli su 50 che 2 su 2. 

uhm... ma sai che secondo me no? :) 

Era una considerazione che facevo anche nella musica: meglio un CD con 8 tracce belle e basta che uno con 20 tracce di cui 10 rumenta. Soprattutto, la corsa al numero, perché "tanto vendiamo lo stesso" porta poi ad un abbassamento medio della qualutà, non ad un innalzamento. E rischi che in quel CD le tracce belle diventino 4 su 20, contro le 8 di chi ne ha messe solo 8. 

meglio 2 gnocche su 2 oppure 20 gnocche su 50? non esiste risposta, sono filosofie di vita

“Nescio, sed fieri sentio et excrucior.” (cit.)

eh dipende: se tanto te ne puoi fare solo due (perché tempo e soldi sono limitati), meglio andare sul sicuro :)

cattullo. pensandoci bene bene la risposta è condizionata alla variabile "tempo" che tutti sembra non consideriate. sulla musica è un pò più facile...per i giochi, invece, siamo solo un pò troppo condizionati dal trend del momento e dalla paura che ci scappi qualcosa di veramente veramente bello. ma se giocassimo alta tensione, caylus, PR, le havre, burgundy, un pò di splotter, TTA e qualche bel gioco da due tipo TS e pochi acri di neve per i prossimi vent'anni avremmo comunque la pancia piena. 

 

Alla fine penso che i migliori giochi siano quelli che superano la prova del tempo, non quelli di chi grida subito al capolavoro acquistando decine e decine di giochi in fiera. A tal proposito vi consiglio di guardare su BGG le foto postate dagli avventori della fiera sui giochi da loro acquistati. Troverete bustoni con almeno 20-30 titoli. Al che mi domando: riusciranno davvero a giocarli tutti un congruo numero di volte? Non rischiamo di fare sempre più acquisti compulsivi e sempre meno acquisti mirati? A noi appassionati l'ardua sentenza. 



Concordo i giochi davvero interessanti da comprare in questo Essen li scopriremo solo a Maggio se saranno ancora giocati con una certa costanza da chi li ha presi in preda all'entusiasmo del momento.

I tanti commenti a questo articolo la dicono lunga su quanto il tema sia caldo nel nostro mondo ludico.

Per quanto mi riguarda, chi mi conosce sa come la penso, l'ho già detto in altre sedi...

Sono infatti d'accordo con quanto scrive Agz in questo articolo, soprattutto circa l'ultimo rischio segnalato...

Facciamo così: ringraziamo i 1000 giochi all'anno (se pur brutti) che permettono a tante persone di lavorare. Permettono anche alla fantastica redazione dei Goblin di esistere e di essere faro nell'oceano dei gdt! Ps alle fiere che i giochi siano belli o brutti ci si diverte sempre!!!!

Boh, non saprei. Con solo una manciata di titoli buoni, si rischia che non ce ne sia uno adatto ai miei gusti. Poco mi importa che pubblichino il nuovo erede di puerto rico  o el grande se non sono giochi cui sono interessato.

meglio 20 giochi belli su 50 che 2 su 2, c’è una maggiore probabilità di accontentare tutti

questo è vero se il tuo settore di interesse è estremamnente ridotto e circoscritto. Se ti piacciono solo i ferroviari azionari da 4 ore e passa, è più facile che ogni anno ne esca almeno uno, se escono tantissimi giochi. Ma se ti interessa il gioco in generale, la situazione peggiora. Io che tendenzialmente giocavo un po' tutto, mi trovo a dover fare una grossa selezione a monte e ad abbandonare quasi interamente alcuni settori, tipo il family. E questa selezione non è mai facile, mai infallibile e soprattutto porta via comunque tempo, tempo che magari una volta avresti impiegato per giocare. 

bell'articolo e non posso che concordare. Proprio ieri in una chat su wa dove io e alcuni amici ci teniamo informati su mercatini ludici e titoli che stiamo cercando sono scoppiata in un: io devo comprare di meno e giocare di più. Ho troppi giochi e troppe poche partite :(

Detto ciò economicamente parlando si può un po arginare la questione grazie proprio ai suddetti mercatini, aste. etc.. io di recente ho comprato un paio di titoli storici a prezzi estramamente competitivi e i giochi, che dovevano essere "usati", mi sono arrivati praticamente nuovi.

Mi sono letta penso tutte e 90 le recensioni preEssen perchè anche quello è un modo per filtrare e concentrarsi su qualche titolo nuovo invece che perdersi tra 1000. Per questo ringrazio i redattori della Tana.. continuate ad aiutarci a districarci in questo mondo sempre più vasto e confuso !

 

Agz, però considera che il pubblico onnivoro è sempre meno. Difficile accontentare un gruppo in crescita estremamente variegato con pochi titoli.

continuo a preferire parecchie uscite su cui spiccano pochi buoni titoli che poche uscite che magari non mi interessano per tipologia di gioco

"quest'anno ad esempio ho una brutta sensazione su un autore che amo molto, ma non vi dico chi è..."

Transatlantic di Mac Gertds?

Alla fine penso che i migliori giochi siano quelli che superano la prova del tempo, non quelli di chi grida subito al capolavoro acquistando decine e decine di giochi in fiera. A tal proposito vi consiglio di guardare su BGG le foto postate dagli avventori della fiera sui giochi da loro acquistati. Troverete bustoni con almeno 20-30 titoli. Al che mi domando: riusciranno davvero a giocarli tutti un congruo numero di volte? Non rischiamo di fare sempre più acquisti compulsivi e sempre meno acquisti mirati? A noi appassionati l'ardua sentenza. 

Sai che non sono così convinto che siano i giochi migliori a superare la prova del tempo? Con una massa così grande di titoli quelli che la spuntano nel tempo sono quelli, certamente validi (ma di giochi non validi ne escono non molti, ormai, per qualche tipo di target), che raggiungono abbastanza diffusione da passare alla tradizione orale. Cioè a poter essere comprati e giocati senza leggerne le regole; perché li si è giocati da qualche parte con qualcuno che ne ha spiegato le regole. Regole ricordabili anche dopo le distrazioni di altri titoli e disponibilità di avversari sono le cose che determinano la longevità di un titolo nel tempo. Non la sua qualità. Ti basta guardare cosa continua a venire giocato ora per capirlo. Oltre al classico "chi prima arriva meglio alloggia" i titoli che sono usciti quando di concorrenza non ce n'era molta rimangono più facilmente. Io non trovo che siano migliori dei migliori che escono ora. E' solo che un gioco di cui hai assimilato con calma tutto quello che c'è da sapere ci sembrerà sempre migliore di un gioco simile di cui ancora non abbiamo scoperto tutto.

..... Pochi ma buoni? 

Come in ogni aspetto della nostra vita, l'aggettivo "buoni" è soggettivo: ciò che è buono  (o presunto buono) per me non lo è per tanti altri.

Certo il fatto che escano oltre 1000 titoli all'anno non rende facile orientarsi.

Si ha a disposizione una quantità elevata di titoli "desiderati" e la selezione, come in ogni german che rispetti, la si deve fare forzatamente in base alle proprie risorse (denaro, tempo libero, conoscenza, etc).

Non penso che le scelte fatta dalle case editrici tradizionali garantiscano in assoluto la qualità e la pluralità dei giochi.

L'editoria "selvaggia" dei crowfunding è espressione di libertà e viene regolata, senza intermediari, dalla relazione fra gioco/giocatori.

Idee come 7th continent non avrebbero mai visto la luce.

Sul fronte prezzi la crescita dovrebbe essere legata esclusivamente alla migliore qualità dei componenti. Purtroppo non è sempre così; per esempio alcune case editrici tradizionali attuano pratiche (per me non condivisibili) di tirature limitate con prezzi gonfiati. 

In conclusione credo che la crescita esponenziale dell'offerta dei board games, legata in parte ad internet, sia una bella occasione anche per le case editrici tradizionali. 

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