Si leggono pareri contrastanti su questo gioco; questo sembra confermare le buone impressioni.
Gli alberelli che crescono nella foresta ospitando tra i rami uccellini e scoiattoli vi sembrano tanto carini? Cambierete idea dopo aver provato Photosyntesis, il titolo dell'italiano Hjalmar Hach - pubblicato da Blue Orange e edito anche in italiano grazie ad Oliphante - che dimostra come la vita nel bosco per degli alberi in cerca di luce vitale possa essere difficile.
Il gioco
Photosyntesis dura esattamente diciotto turni (ventiquattro nella versione avanzata), durante i quali, dopo che ciascun giocatore ha disposto due alberi piccoli sul bordo esterno della foresta, si svolgeranno nell'ordine i seguenti passi:
- si muove il sole di uno spazio in senso orario;
- ogni giocatore calcola quanta luce ottengono i propri alberi;
- ogni giocatore a giro spende quanti punti luce desidera per compiere azioni.
Le azioni possibili durante il nostro turno sono:
- sbloccare un seme o un albero dalla nostra riserva;
- piantare un seme (non nella riserva) facendolo cadere da un albero (la distanza dipende dall'altezza dell'albero);
- far crescere un seme o un albero;
- concludere il ciclo vitale di un albero grande e ottenere i punti vittoria corrispondenti alla posizione dell'albero nella foresta.
Per tutte le azioni del gioco valgono sempre le seguenti regole:
- ogni spazio della foresta può essere attivato solo una volta per turno (non posso piantare e far crescere nella stessa casella due volte nello stesso turno);
- quando un albero o un seme viene fatto crescere, quello sostituito può tornare nella riserva del giocatore solo se c'è posto, sennò viene elminato dal gioco;
- gli alberi ricevono luce, proiettano ombra e interrano i semi sempre ad una distanza proporizionale alla loro altezza (un albero alto uno riceve un punto luce, proietta un'ombra alta uno per una casella e può interrare un seme a distanza uno).
Il concetto di ombra è il più interessante del gioco in quanto, come abbiamo detto, un albero proietta un'ombra pari alla sua altezza per lo stesso numero di caselle dietro di sè; quindi un albero grande posto dietro un albero medio riceve luce, mentre un albero medio o piccolo riceve luce solo se posto ad almeno due caselle (vuote) di distanza. Inoltre la foresta altro non è che un esagono diviso in trentasette esagoni più piccoli, per cui le ombre convergono verso il centro, dove le posizioni sono più remunerative in termini di punti vittoria - ma anche le meno buone in termini di punti luce.
Considerazioni
Lo avevamo già detto dopo la nostra prima prova e lo ribadiamo: non fatevi ingannare né dallo splendido artwork né dall'8+ riportato sulla scatola: Photosyntesis non è un gioco per famiglie. Chiariamoci: sicuramente una famiglia lo può approcciare in quanto le regole non sono difficili e gli alberi in 3D aiutano a capire in modo chiaro quali alberi sono in ombra o irradiati dai raggi solari; il punto è che il gioco è molto stretto e cattivo: si tratta di caratteristiche sicuramente apprezzabili dai giocatori, ma che possono generare non poca frustrazione nei più piccoli. Abbiamo visto come alle prime partite sia facile commettere qualche errore di valutazione, rimuovendo un albero troppo presto o sbagliando il posizionamento inizale dei primi due alberelli - e come, in questi casi, il giocatore possa trovarsi ad arrancare per tutta la partita, con poca luce e una crescita troppo lenta dei suoi arbusti.
La parola chiave del titolo è sicuramente interazione: il concetto di mors tua vita mea è qui facilmente applicabile e, a volte, la scelta migliore è anche quella che penalizza gli avversari: motivo per cui, anche scendendo nel numero di giocatori (la maggior parte delle partite le abbiamo giocate proprio in due), si cerca di crescere vicini agli avversari per ostacolarli e metterli in ombra il più possibile. A livello strategico ci sono molte possibilità e si devono prendere costantemente scelte combattute: il costo crescente degli alberi da sbloccare, la necessità di avere spazio in plancia per non perdere quelli sostituiti (e trovarsi a dover spendere più luce per quelli rimasti) così come ogni posizionamento, richiedono un buon uso della materia grigia.
La durata secondo noi (che non siamo pensatori) è ottima, assestandosi sull'ora col numero massimo di giocatori e inserendosi alla perfezione in un segmento che adoriamo. L'ambientazione è logica e coerente con le meccaniche: il titolo poteva essere un astratto da scacchiera, invece riesce a rendere molto bene l'idea della difficoltà di farsi spazio nella foresta, aiutati anche dai bellissimi materiali. Il colpo d'occhio sul tavolo è eccezionale e, come abbiamo già detto, i componenti sono funzionali al gioco e non un semplice vezzo estetico.
Tra i difetti del titolo annoveriamo sicuramente il rischio di paralisi da analisi: il gioco è a informazione completa, quindi in qualsiasi momento si possono calcolare le mosse fattibili dagli avversari, quali spazi della foresta possono raggiungere, dove possono mettere in ombra i nostri alberi e quanta luce ogni giocatore riceverà nel turno successivo; ne consegue, quindi, che i giocatori particolarmente competitivi e calcolatori potrebbero vedersi fumare il cerverllo sin dalle prime fasi del gioco. Non fraintendete però le nostre parole: Photyntesis è un gioco di difficoltà medio-alta, ma non è un cinghialone, bensì un gestionale davvero originale e interessante nel panorama ludico attuale. Dove Topiary (per citare il titolo cui spesso viene accostato) è un ottimo titolo per famiglie, Photosyntesis è un ottimo titolo per giocatori, scafati e non, che amano l'interazione e adorano far lavorare gli ingranaggi del cervello.