Giocatori o consumatori?

Essi Vivono: consuma
The Games Machine

Sempre più giochi, sempre più acquisti, sempre più foto da esibire sui social. Siamo giocatori o consumatori?

Editoriale
Giocatori

Il mercato dei giochi da tavolo è in crescita a livello mondiale, ma in Italia la cosa si è percepita in modo particolare negli ultimi anni, con un vero e proprio boom di case editrici, giochi editi, localizzati, fiere, ecc. Soprattutto di giocatori o almeno semanticamente presunti tali. 

Se date un'occhiata sui social più popolari, pullulano foto di librerie piene di giochi, di scatole ammassate “bottino” dell'ultima fiera o black friday, addirittura di pacchi chiusi con sotto la domanda “cosa ci sarà dentro?” (alla quale puntualmente mi viene istintivo rispondere “stocazzo”). 

Se poi leggete i post che intervallano queste piccole esibizioni onanistiche, il vuoto assoluto: 
Mi consigliate un filler per 10 persone?” - Caylus
"Ho comprato questo gioco, è bello?” - ma chiedere prima di comprare, no?
Vorrei un parere su questo gioco” - è bellissimo - è unammerda - prendilo, capolavoro! - buttalo, camino! - sono le argomentazioni più profonde e ricorrenti. 

Fermarsi però allo sconforto non basta e non possiamo esimerci dal riflettere sul perché di tutto questo e sulle sue conseguenze. 
Essi Vivono: obbedisci

1. Errato contesto

Capisco chi si lamenta che su facebook e altri social media non si riesca mai ad approfondire le cose e che tutto rimanga tristemente superficiale. Lo capisco, però solo fino a un certo punto: questi mezzi sono fatti per risposte brevi e veloci, per loro natura NON vogliono approfondire nulla. Le conversazioni hanno una scomoda struttura a nido, con notifiche che arrivano solo dove sei intervenuto direttamente, nascondono i post più lunghi, per cui devi volontariamente cercarli e leggerli, infine sono media che non hanno memoria e una qualsiasi conversazione sparisce nell'oblio dopo un giorno o due. Perciò lamentarsi del contenuto, quando è il mezzo stesso a non favorirlo, ha senso solo fino a un certo punto. Facebook è nato per conversazioni superficiali con vecchi amici del liceo e per postare meme divertenti, non per approfondire le cose. Ah, anche per raccogliere milioni di dati sulle nostre abitudini e fare pubblicità mirata: direi che non è secondario al discorso che stiamo facendo. 

2. Hobby di massa

Quando un passatempo viene sdoganato e passa dalla nicchia alla massa, è inevitabile – lo dice la parola stessa – che si massifichi. Quindi tanto hype, poca critica, facili entusiasmi, poche analisi, molta apparenza, poca sostanza.

So già che nelle teste di qualcuno riecheggiano accuse tipo snob, ludical-chic, elitarismo, e bla bla bla. Grazie, le prendo come un complimento. 

3. Apparenza vs sostanza

L'estetica e la forma prevalgono sulla sostanza e sulle meccaniche. Un sondaggio su quanto contasse l'aspetto estetico dei giochi, che ho letto con un certo sconforto, vedeva la stragrande maggioranza degli interpellati rispondere con parametri che andavano da “tantissimo” al “70%”, a “fondamentale”, fino a “tutto”. 
Significa che un bel disegno, una bella copertina, delle belle miniature, contano più – e parecchio di più – nel giudizio finale di un gioco, di voci come meccaniche, bilanciamento, scalabilità, rigiocabilità, originalità, eccetera. 
Probabilmente molti degli interpellati non sanno nemmeno come analizzare tali caratteristiche in un gioco (e si torna al discorso della massa), ma è abbastanza triste appurare questa situazione diffusa, dopo aver giocato qualche Splotter Spellen. O forse meglio così: almeno molti non li compreranno in partenza e non dovremmo sorbirci post del tipo: “questo gioco è bruttissimo perché non ha nemmeno miniature e il tabellone ha una grafica orribile”. Grazie, a posto così. 

4. Feedback positivo

Uno – ingenuo – ha provato a far notare che magari postare sempre foto di scatole chiuse, giochi nuovi a decine, collezioni, eccetera, non fosse esattamente costruttivo. Intanto vedi il punto 1. Poi naturalmente è stato subissato di critiche e prese in giro. Rimanere nel gruppo è confortante e lo è fintanto che il gruppo ti appoggia. Dà una sensazione di sicurezza, di “branco”, di stare facendo la cosa giusta. Appena qualcuno ne mette in discussione il funzionamento, si cercano da una parte tutte le giustificazioni possibili (è bello, è normale, a me piace), dall'altra si attacca la critica, o più spesso chi la fa (puoi anche andar via, puoi non leggere, snob, elite e compagnia).

Il punto è che migliorarsi è faticoso. Costa sacrificio, costa impegno, soprattutto si tratta di confrontarsi, di discutere, mettersi in gioco. Anche prendere delle facciate. Molto più sicuro e confortante rimanere come si è, assieme agli altri, al calduccio.

5. “Recensioni”

Quelli che dovrebbero aiutare i consumatori a diventare giocatori pensanti sono prima di tutto articolisti e recensori. Quello che sempre più spesso leggo in giro sono recensioni che non sono tali, ovvero enormi riassunti delle regole con quattro righe nemmeno di analisi, ma di concetti riassumibili in qualcosa del tipo “è molto bello, molto ben fatto, ci siamo divertiti molto”. E questo quando va bene. Spesso sono palesi marchette, più raramente hanno analisi del tutto errate, o spacciano come geniale ed originale qualcosa che è di un vecchio e di una banalità disarmanti.

Quindi non solo non aiutano, ma vanno ad alimentare un consumo acritico e bulimico di tutto ciò che esce sul mercato. Consumatori al posto di giocatori. 
Una recensione presuppone un'analisi tecnica. Sennò è un riassunto (regole) o un report (impressioni). E per fare un'analisi tecnica devi averne gli strumenti. Che non significa “ho giocato a tanti giochi” e nemmeno “vinco sempre”, ma significa leggere. Altre recensioni, articoli tecnici, libri di game design. È noioso, è lungo, è impegnativo, lo so. Non è che vi obbliga nessuno. Ma non vi obbliga nemmeno nessuno a scrivere recensioni. A meno che non lo facciate per avere scatole, click o perché siete amici di questo e di quello. 

Essi Vivono: conform

Ora proviamo ad essere propositivi. Cosa si può fare per cercare di traghettare qualcuno verso argomenti un po' più alti rispetto alla nuova scatola da esibire che verrà sì e no giocata una volta (se va bene)?

In Tana proviamo a pubblicare anche qualche articolo di approfondimento, confronti e guide strategiche. Qualcuno li leggerà (i dati ci dicono di sì). Il sospetto che ho è che a leggerli siano poi sempre gli stessi e che la maggior parte delle persone, là fuori, ormai si fermi e passi oltre se un testo scritto supera le cinque righe. 
Essi Vivono

Qualcuno mi ha anche contattato dicendomi che questi articoli di approfondimento tecnico non servono a nessuno, che bisogna mettere in homepage report, foto di eventi, di gente che gioca, che occorre divulgare.

Fermo restando che una cosa non esclude l'altra e che pubblichiamo ben volentieri sia report che approfondimenti, la mia domanda è: siamo sicuri che la divulgazione fatta in tutti questi anni sia stata davvero così utile e positiva? L'idea “va bene tutto purché giochino” che ci ha animato nell'intento di far scoprire questo mondo al grande pubblico, ha davvero creato nuovi giocatori o solo nuovi consumatori? Forse dovremmo – mea culpa, nessuno escluso – ripensare al modo in cui tutti divulghiamo

Qualcun altro mi ha infine contattato scrivendomi che servono tette&culi e che i click si fanno con quelli. Tette+meeple, culi+scatole. Sicuramente attireremmo un esercito di consumatori, con questa tecnica, ma no grazie, per quanto mi piaccia quella roba in altri contesti, penso ancora che il nostro scopo sia un altro, per quanto donchisciottesco possa apparire ai più.

Autori ed editori di sicuro gongolano in questo clima. E li capisco, fanno anche bene: ci campano. Nessun editore vi dirà mai di non comprare il suo gioco perché in fondo è venuto fuori così così-così e ce n'è uno vecchio di dieci anni che ancora gli dà una pista. Ben vengano per loro le recensioni sempre positive, le foto entusiaste, l'ultimo gioco che è sempre migliore del precedente. Non è un'accusa – puoi accusare qualcuno di portare la pagnotta a casa a fine mese? – è una constatazione (non metto “semplice”, perché davvero leggendo in giro mi pare che non sia così immediatamente comprensibile per molti). 

Quindi, alla fine, il rimedio? Sommersi dall'effetto Dunning-Kruger c'è ancora speranza? Mi piace pensare di sì. Rimanendo con i piedi per terra però: l'hobby del gioco da tavolo è ormai un hobby di massa e questo comporta tutte le storture enunciate sopra. È inevitabile ed irreversibile. Per ogni cento lettori sui quali un articolo di approfondimento o una recensione critica non faranno presa, o addirittura saranno visti come inutile snobismo elitaristico, ce ne sarà magari anche uno solo che sarà incuriosito, che farà domande, che inizierà a leggere e confrontarsi. Forse è poco, pochissimo, ma tanto mi basta. 

Commenti

Ho letto questo articolo e mi è venuta spontanea una domanda: esiste nel sito della Tana un'analisi statistica di qualche genere sul numero di recensioni positive (6 o +) e negative (5 o -)?

L'impressione (ma mi posso sbagliare) è che si tenda a percorrere in modo del tutto prevalente o quasi esclusivo la strada tranquilla delle recensioni positive.

Io invece ho sempre trovato più interessanti e stimolanti i giudizi negativi e le stroncature, anche di giochi blasonati o presunti tali, quando sono ben argomentate.

Si cresce di più da una critica che da un complimento che mi dice che tutto o quasi va bene. 

Volevamo la diffusione del gioco da tavolo? Adesso che abbiamo quasi raggiunto questo obbiettivo ci lamentiamo che si stava meglio quando si stava peggio?

Tutto vero, purtroppo non si approfondisce e gioca nmilla volte un titolo, non c'è tempo, si passa ad altro... personalmente preferivo pochi titoli ma degni di essere sviscerati!

Ah è la mia quinta riga, quindi chiudo!

 

Gli articoli di approfondimento servono infatti adesso so cos'è Effetto Dunning-Kruger! 

Io credo che alla fine anche il mercato dei gdt si segmenti da solo. Alla lunga i compratori restano tali solo se dedicano tempo ed impegno alla lettura e all'analisi dei regolamenti e/o degli stessi giochi. Non avrebbe senso acquistare tanti giochi senza "capirli". Il futuro non lo vedo così nero, far conoscere un mondo alla massa può solo far emergere nuovi e futuri giocatori dalla massa stessa...

PS ludical chic mi piace! ;)

bello l articolo e concordo su tutto

sono però spaventato che questa analisi si possa applicare praticamente a tutto

Secondo me avete dato un taglio troppo professionale al sito, non è una critica ma però potete attirare solo quel tipo di pubblico. Potrebbe essere che la tana pubblichi due articoli per giorno uno per la sezione esperti uno per la sezione "umani". Nella sezione umani devono sparire: kickstarter, cinghiali, editoriali ( a volte anche complessi). Le recensioni devono essere stile Teooh. Brevi ed essenziali. Vi consiglio di guardare il bellissimo intervento di teooh al bergame (organizzato dalla tana) sui giocatori snob. Purtroppo non dividere le linee fa si che anche gli articoli più light non vengano letti... 

La sezione esperti va benissimo cosi come è! Aggiungo che magari quella degli "umani" potrebbe essere più implementata da video.... esempio, per capire il draft io ho guardato il video di teooh! 

Scusate ma è il mio idolo! Ciaoooo

Secondo me avete dato un taglio troppo professionale al sito

A prescindere da merito e quant'altro (vale per tutti i settori), penso che, in questo momento storico, ce ne sia un estremo bisogno.

Ciao. Io sono uno di quelli che in passato ha auspicato che il portale diventasse più "divulgativo" a partire dalla scelta dei pezzi da mettere in home page. Devo ammettere che passi avanti in questo senso ne sono stati fatti. E ne sono felice. Sul pezzo: comprendo la spinta e le motivazioni dell'articolista ma, mi consentirà, da recensore (e quindi informatore) ha tratto un quadro che, però, mi permetto di confutare almeno in parte. L'esperienza di convinto divulgatore mi suggerisce che, si, bisogna continuare in quest'opera come e più di ieri (magari, ecco, se possibile affinando qualità e capacità divulgative). Per come la vedo io divulgazione e informazione sono due lati della stessa medaglia, con un processo abbastanza elementare: prima si introduce, poi (eventualmente) si forma. La formazione è il secondo step della divulgazione e, solitamente, non rispetta le stesse proporzioni. Ovvero: per ogni 10 persone che attiri, forse 2/3 diventeranno appassionati giocatori, attenti e consapevoli. Quelli a cui "non andrà bene tutto purchè si giochi". Quindi mi pare abbastanza chiaro (e persino ovvio) che l'una, oltre che ad essere necessaria, rappresenta un ottimo trampolino per l'altra e, di conseguenza, non solo le due cose non si escludono a vicenda, ma le vedo come strettamente complementari. L'associazionismo ludico, per come la penso io, deve avere come priorità la prima, soprattutto nello straordinario, ma anche come approccio ordinario. Secondariamente l'altra, sperando che i giocatori così "formati" poi diventino a loro volta volonterosi divulgatori, in grado di attirare e poi, a loro volta, terminati gli eventi o le occasioni ad hoc, in/formare. Forse non si tiene sufficientemente conto che nelle associazioni esistono si molti buoni divulgatori, ma anche ottimi recensori, che operano con spontaneità e vis-a-vis", agiscono nell'ombra, senza esporsi sui media e sui social. 
Quindi, a mio modesto avviso e per quanto mi riguarda, in questo ambito il paventato (o paventabile) "problema" semplicemente non esiste.      

Letto tutto e in generale concordo: direi che il punto cruciale sia il numero 2, da cui discendono a cascata tutti gli altri effetti. È qualcosa che ho visto accadere anche in altri media, prima fra tutti il videogioco (in cui i prodotti geniali e "di nicchia" rimangono sempre più in secondo piano rispetto ai titoli commerciali a tiratura annuale) ma anche nel cinema (dov'erano tutti questi fan sfegatati della Marvel 10 anni fa?).

Personalmente - permettendomi una digressione - penso che questa società sia in generale in preda a un pariodo di adolescenza culturale: un periodo insomma in cui ci si ribella agli schemi consolidati dai predecessori in virtù di uno stimolo di massa molto energico e vitale ma che non è di contro guidato da sufficiente esperienza e maturità.

Scusate, forse sono uscito dal topic...

Gli articoli di approfondimento servono infatti adesso so cos'è Effetto Dunning-Kruger! 

Anche io XD

agzaroth bell’articolo, ma ho un quesito per te: il postino mi ha appena portato un bello scatolone impacchettato.

Indovina indovinello cosa c’è dentro?.....

Locompetitivo, ti sei risposto da solo: esiste gia teooh. 

Duro ma giusto :)

...condivido pienamente un certo "fastidio" per come si sono evolute le cose negli ultimi anni, ma, almeno nel mio caso, al 99% dipende proprio dal famoso effetto Dunning-Kruger (non sapevo si chiamasse così e grazie della dritta, ma sono comunque anni che lo vedo manifestarsi OVUNQUE)...

Non mi sento però pessimista sul futuro: al di là del suddetto fastidio, nel quadro generale trovo soprattutto aspetti positivi. Sapendo scegliere, di giochi validi continuano ad uscirne diversi - la differenza è che sono in mezzo a un mare di giochilli - una cosa che posso tollerare. Oltre ai tanti "neo-gamer" convinti che King of Tokyo sia un giocone per iscritti al MENSA, non mancano anche quelli che invece entrano in punta di piedi, sgranando gli occhi di fronte a un universo nuovo e lasciandosi guidare, passando dai gateway ai medi ai cinghialoni. Questo tipo di gamer lo accolgo a braccia aperte, sinceramente.

Nel frattempo autori, editori e addetti ai lavori prosperano ed io sono più che contento per loro. Senza massificazione non potrebbero farlo.

Sull'evoluzione dei prezzi devo ancora capirmi: ci si potrebbe aspettare un calo generalizzato, con l'espansione del mercato; ma contemporaneamente sono molto migliorati anche i materiali, le miniature, la professionalità del comparto grafico. Ergo, salvo affidarsi a Catan ultima versione plasticosa, in realtà non si risparmia una ceppa. Il caso del Consiglio dei 4 è emblematico e mi preoccupa un po'. Vedremo...

Dico una cosa sola: grazie per il coraggio.

 

agzaroth bell’articolo, ma ho un quesito per te: il postino mi ha appena portato un bello scatolone impacchettato.

Indovina indovinello cosa c’è dentro?.....

 

L'unico commento degno di nota 

Mah, da apprendista giocatore non capisco la necessità di report o recensioni striminzite (più impressioni a dire il vero) rispetto a editoriali e approfondimenti. Per i report banali e le impressioni c'è il forum, in home page è sacrosanto che ci siano approfondimenti e report approfonditi o "narrativi".

Non capisco neanche la necessità di fare proselitismo a tutti i costi in maniera sempre e solo superficiale, tra l'altro trattando i neofiti come dei bambini e inventando ipotetiche scale di apprendimento. Da neofita la cosa più bella che ho trovato sulla tana è stata la guida strategica a Navegador che ho provato giocando tutte le strategie contemporaneamente e cercando di capire attraverso la prassi quali fossero le potenzialità reali del gioco. 

Se non si approfondisce si è banali consumatori e nulla più e allora non vedo la differenza tra l'ultimo kickstarter della Cmon e la smania per un nuovo iPhone.

 

Posso solo ringraziare Agzaroth e tutti gli editorialisti e autori "impegnati".

Naturalmente tutto coerente nel descrivere le dinamiche di oggi - quelle però visibili via social. Secondo me questo delimita il campo al solo nucleo di Assidui o Appassionati, che dir si voglia. Tanto da cliccare per entrare in un gruppo facebook o un forum.

Come dici tu massificandosi aumentano i Giocatori, ma non tutti vogliono appassionarsi e diventare sempre più consapevoli. Giocatori che comprano tre quattro giochi e partecipano della collezione di amici, divertendosi e stando sul pezzo ma senza stare a seguire il mondo ludico fanno il 100% di quel che dovrebbero.

Noi appassionati di condivisione diamo spunti per alzare il tiro, ma se quelle persone non sono ricettive va benissimo restare sul livello occasionale. Probabilmente (a detta degli editori) una fetta grande dei giocatori nemmeno sta nelle community.

L'autocritica dunque è valida per i consumatori esperti e patiti di giochi, ma l'approccio medio è quello di non prendersi troppo sul serio, come con le serate film o netflix. Spesso si guardano cose del momento piuttosto dei capolavori storici, e va bene. Ognuno fa le cose al livello che si pone di fare.

Da parte nostra dare spunto è una cosa giusta, ma io dico sempre che è un'OFFERTA. In quanto tale verrà ignorata da molti, proprio perché non è un piano formativo in un percorso formale.

Dunque gli interrogativi posti stanno solo al giocatore esperto che voglia capire come riorientarsi stante la situazione attuale - sia di mercato, sia di ABITUDINI di gioco (come, dove, con chi).

 

 

Concordo con quanto esposto.

In risposta ad alcuni commenti non credo che "abbassare il livello" degli articoli della Tana aiuterebbe, anzi! 

Sicuramente mettere a disposizione dei "babbani" strumenti semplici per imparare a crescere é doveroso per chi ama i GdT ma non é tutto, serve anche stimolare "gli esperti" e personalmente credo che l'attuale taglio della Tana includa tutti equamente.

In fondo come scritto gli editori ci vivono quindi non credo che l'obiettivo di chi ama i GdT sia di lasciare invendute sugli scaffali le copie di "Indovina Chi?" a favore di Dobble.

Ho preso un gioco e mi é piaciuto, perché? O perché no? Cosa cercherò la prossima volta e cosa eviterò?

Articoli e disamine come questo fanno parte dell' R&D dei GdT.

Non se ne vedono subito i frutti ma é necessario affinché il nostro mondo si muova...

O vogliamo continuare a chiederci se "è Tom"?

Trovi un'isola deserta con la spiaggia più bella del mondo dove trascorri vacanze indimenticabili. Poi torni a casa e a chi ti chiede dove sei stato puoi dare due risposte: puoi dire che sei stato nel posto più desiderabile della galassia conosciuta oppure puoi dire che c'erano vetri rotti sulla spiaggia, cespugli di filo spinato e danesi ubriachi svenuti al sole con la pelle bordeaux. Nel primo caso stai testimoniando una voglia umana di condividere una cosa bella. Ovviamente qualcun altro ci andrà e la tua isola deserta e nascosta non sarà più tale. Tu ci tornerai e quando vedrai veramente i danesi ubriachi alle tre di pomeriggio che schiacciano le lattine sotto le ascelle ti maledirai per aver fatto il divulgatore. D'altra parte ci avrai messo meno tempo per arrivarci (perché non hai dovuto fare naufragio come la prima volta, ma ti è bastato prendere un traghetto), ti sei fatto la doccia (a pagamento a 0,50, però prima non c'era), ti sei mangiato un panino con pastrami, peperoncino chipotle e salsina alla stevia affumicata (e non hai dovuto scavare alla ricerca di uova di tartaruga) e magari tra le 11.00 e le 15.00 sei rimasto sotto l'ombrellone come consigliano i medici. Nel secondo caso.....beh oggi con la necessità di raccontare i ca**i nostri via social.....non è contemplato il secondo caso.

Quindi divulgare è un po' morire. Ed è innegabile che la divulgazione segua ad un'operazione di semplificazione del messaggio, proprio per renderlo più maneggiabile. Il deterioramento insito nella divulgazione quindi, il divulgatore, lo accetta, anzi lo agisce. Diversamente dalla "rivelazione" che invece presuppone la trasmissione integrale a beneficio di soggetti ritenuti in grado di accettare e comprendere.

Può un divulgatore pentirsi? Si, può pentirsi di aver raccontato che la spiaggia era bellissima, con l'acqua cristallina, baciata dal sole e aver omesso i lati negativi di quella stessa spiaggia perché preso dall'entusiasmo.

Quindi fare il divulgatore presuppone grande conoscenza, grande consapevolezza e grande onestà (anche se a volte ci interessa solo creare un gruppo di gioco nel nostro cacchio di paesello!)

Per quanto riguarda il ragionamento più ampio sul consumo, beh, gli strumenti per disinnescare ogni giorno la nostra piccola carica esplosiva li abbiamo tutti. L'importante è farlo.

 

 

 

Condivido pienamente il contenuto, ma non la forma.

Se l'obiettivo permane quello di riuscire a far addentrare sempre più in profondità le persone riguardo ad un tema (in questo caso i gdt), ha poco senso mettersi a sbraitare che sono poco intelligenti perché non lo fanno. Anche se nella sostanza c'è sicuramente del vero, non aiuta a migliorarsi. Per carità so benissimo che agza scrive altri mille articoli, ma un articolo come questo secondo me non aiuta, bene o male che sia.

Ogni insegnante degno di questo nome sa che se nella sua classe ci saranno numerose capre, il modo migliore per non ottenere niente da esse sarà apostrofarle come capre. 

Viviamo in un periodo sociale dove la sensibilità, la cultura, la scienza (in senso lato) sono ormai spesso additate come qualcosa di inutile, se non negativo. Quello che possiamo fare, secondo me, è rimboccarci le maniche a lavorare con tanta tanta pazienza, sapendo che otterremo poco, ma quel poco è già molto. 

 

Agza penso tu lo faccia e lo ho sempre pensato, non abbatterti! 

Un articolo che offre molti spunti ma che, ahimé, si inserisce nel solco di una tradizione parecchio lunga che ha toccato, nel tempo, altre forme d'intrattenimento. A parte la questione dei recensori, il resto mi sembra un falso problema.

Esempio concreto, per dire che anche l'occhio vuole la sua parte. Quando il mio obiettivo come insegnante è fare in modo che gli alunni leggano (o leggano di più), generalmente propongo loro una rosa di 3/4 libri e aggiungo: "se quelli che ho scelto per voi non vi dicono nulla, non vi attirano, andate in libreria e cercate qualcosa". Che loro scelgano questo qualcosa solo per la copertina accattivante, per me, non è un problema. Se voglio che sviluppino un'abitudine alla lettura, che loro scelgano cosa leggere e lo facciano attirati dalla copertina per me va bene lo stesso: questo creerà il substrato dove far crescere un eventuale lettore forte. Lo stesso può valere per i giochi, è abbastanza scontato.

Il fatto che ne escano a secchiate credo sia un falso problema poiché: 1) ognuno può scegliere cosa comprare; 2) come per i libri, anche per i giochi vale la prova del tempo. Alcuni migliorano invecchiando, alcuni entrano nel canone, diventano classici. E' da sempre così per i libri (o i film), non è uno scandalo. Anzi, e se averne tanti, anche mediocri, che vadano a toccare corde diverse in ogni potenziale giocatore non porti, alla fine, quel potenziale a diventare reale? Creando un giocatore? Concordo con Ale Friend che dice:

Come dici tu massificandosi aumentano i Giocatori, ma non tutti vogliono appassionarsi e diventare sempre più consapevoli. Giocatori che comprano tre quattro giochi [...] divertendosi e stando sul pezzo ma senza stare a seguire il mondo ludico fanno il 100% di quel che dovrebbero.
 

Quanti giocatori ha creato la serie Munchkin? Io sono uno di quelli e, entrato per quella porta, alla fine proprio la copia di Munchkin è la prima che è volata dalla finestra. Ogni nuovo giocatore (grazie soprattutto alla competenza di chi scrive qui sulla Tana o, nel mio caso, a chi rende viva la Tana nella mia città) decide che tipo di strada prendere in quello che è diventato un universo abbastanza affollato (non così variegato).

Umberto Eco avevo ampiamente anticipato quello che sarebbe successo: un effetto Dunning-Kruger moltiplicato in modo esponenziale dai Social, e lui era stato molto meno carino nel dirlo. Agzaroth forse non è stato molto dilomatico ma ha raccontato il tempo dei social alla perfezione e personalmente ho la sensazione che molti acquistino il giocattolo, non il gioco. Lo ha capito bene il mercato che sforna miniature in continuazione perchè è più semplice e redditizio moltiplicare lo stesso gioco su personaggi diversi piuttosto che "perdere" tempo nel trovare nuove meccaniche e sfide. Per questo credo che preservare un posto dove chiunque possa trovare informazioni per costruire il proprio spirito critico (anche indipendentemente dal proprio piacere ludico), è indispensabile se vogliamo che il gioco da tavolo sia consociuto nella sua essenza prima che nella sua forma.

Tratto da: https://www.goblins.net/articoli/giocatori-o-consumatori
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Riguardo il mondo dei GdT, attualmente ci sono solo due cose che mi infastidiscono, entrambe toccate da Agzaroth. La prima è il mega-pompaggio dei materiali che porta spesso i giochi a diventare irragiungibli per le mie tasche, la seconda è il "buonismo" imperante nell'universo dei recensori. Per risolvere in parte la prima ci dovrebbe essere in giro più gente come me, che tra un Glen More e un Rising Sun non ha il minimo dubbio su cosa lasciare sullo scaffale del negozio, per la seconda ci dovrebbero essere in giro un po' più recensori come Agzaroth.

Devo dire che anche i giullari con "mi consigli un gioco di..." fanno ottima diffusione ludica! Partono dal far conoscere classici a chi ha provato pochi giochi! Linguaggio semplice e chiaro! 

Bravissimi!!!! 

Teooh riesce a parlare a tutti dai neofiti agli esperti perché ha una grandissima cultura del gioco. Non volevo abbassare il livello del sito ci mancherebbe, volevo soltanto proporre una modalità per arrivare a tutti. Continuate pure su questa linea. Va benissimo!!!!!

che gran bell'articolo agza ... interessantissimi spunti di riflessione....

...e pensare che per me di Kruger... fino a oggi... ce n'era solo 1... :P
I tuoi articolo mi piaccono sempre, credo che la sincerità sia la tua arma migliore, e vince.

Riguardo il mondo dei GdT, attualmente ci sono solo due cose che mi infastidiscono, entrambe toccate da Agzaroth. La prima è il mega-pompaggio dei materiali che porta spesso i giochi a diventare irragiungibli per le mie tasche, la seconda è il "buonismo" imperante nell'universo dei recensori. Per risolvere in parte la prima ci dovrebbe essere in giro più gente come me, che tra un Glen More e un Rising Sun non ha il minimo dubbio su cosa lasciare sullo scaffale del negozio, per la seconda ci dovrebbero essere in giro un po' più recensori come Agzaroth.

Siamo però sempre lì: il secondo punto presuppone voglia e soldi da "buttare via" (volente o nolente) in giochi che non piacciono; e però c'è il primo punto.

In realtà non è che per recensire tu debba per forza comprarti tutti i giochi. Tra associazioni ludiche, eventi, archivi dei giochi e chi più ne ha più ne metta, si può riuscire a testare senza rimanere in rosso con il conto in banca. Detto questo, tutto dipende da cosa chi recensisce si pone come obbiettivo. Personalmente credo che un livello di "giudizio critico" più elevato nel mondo dei recensori sia auspicabile.

... la seconda è il "buonismo" imperante nell'universo dei recensori. 

Scusate se sono nettamente Off Topic: detesto la parola "buonismo" e chi la usa a sproposito. (Niente di personale, Garzabibbo: sono sostanzialmente d'accordo con te nel merito, ma non nella scelta del termine).

In questo momento storico, accusare qualcuno di "buonismo" sembra un'accusa infamante, una colpa intrinseca. Come se avere pensieri caritatevoli, sensibili o solidali sia di certo sinonimo di ipocrisia, o peggio di subdoli e nascosti interessi.

Al bar Sport, quasi ogni discussione può essere efficacemente chiusa con "basta con questo Buonismo!", possibilmente sbraitando.

Ok, il Popolo sovrano ha evidentemente scelto lo Stronzismo. Ce lo teniamo.

Chiudo e mi scuso se questo post suona troppo "politico" - vado incontro a testa alta a possibili punizioni.

"Chi più sa, più dubita"

Stampato bello chiaro su uno dei più famosi, e diffusi, giochi da tavolo (cit E.S. Piccolomini). Non c'era bisogno di Dubbing e Kruger (che si sono pure beccati l'igNobel per questa ricerca...): basta aprire la televisione, lo smartphone, andare per strada e al lavoro   ;)

Abbiamo solo una concezione un po' differente del termine "buonismo". Per me non è così "infamante". Comunque l'importante è essere d'accordo sul merito della questione.

In realtà non è che per recensire tu debba per forza comprarti tutti i giochi. Tra associazioni ludiche, eventi, archivi dei giochi e chi più ne ha più ne metta, si può riuscire a testare senza rimanere in rosso con il conto in banca. Detto questo, tutto dipende da cosa chi recensisce si pone come obbiettivo. Personalmente credo che un livello di "giudizio critico" più elevato nel mondo dei recensori sia auspicabile.

Sì, ma non è detto che si abbia sempre tempo o modo di frequentarli, questi posti; tanto più visto che, in fondo, si fa tutto per passione.

Vorrei condividere un pensiero .... finito di leggere l'articolo la prima cosa che mi è venuta in mente è stata la bulimia di Anteprime di regolamenti pubblicate in home per l'ultima Essen, più di 100 articoli, ma di che tipo: massificati, dall'impossibile approfondimento, dall'impossibile analisi... ecco questa è stata la mia personale associazione mentale dopo aver letto "esibizione onanistica".

Ok un'anteprima non è una recensione, la mia associazione forse non calza perfettamente, ma della superficiale voglia d'apparire non siamo immuni neanche in Tana...

... la seconda è il "buonismo" imperante nell'universo dei recensori. 

Scusate se sono nettamente Off Topic: detesto la parola "buonismo" e chi la usa a sproposito. (Niente di personale, Garzabibbo: sono sostanzialmente d'accordo con te nel merito, ma non nella scelta del termine).

In questo momento storico, accusare qualcuno di "buonismo" sembra un'accusa infamante, una colpa intrinseca. Come se avere pensieri caritatevoli, sensibili o solidali sia di certo sinonimo di ipocrisia, o peggio di subdoli e nascosti interessi.

Però momento, al di là dell'intento di Agz, la definizione VERA di buonismo non è proprio quella che stai dando tu...

cit. Treccani: "Ostentazione di buoni sentimenti, di tolleranza e benevolenza verso gli avversarî, o nei riguardi di un avversario, spec. da parte di un uomo politico"

Il termine sarà anche stato estremizzato e sicuramente viene usato troppo - ma la connotazione negativa è evidente nella definizione (derivante dal concetto di OSTENTAZIONE, ovviamente).

In tutta onestà fatico a comprendere il senso di quanto scritto; pare essere uno sfogo, una lamentela (e non la prima vista su queste pagine) nei confronti di chi vive il proprio hobby in maniera diversa rispetto a chi scrive.

Dalle parole di questo editoriale traspare la consapevolezza di essere "nel giusto" e di avere a che fare con un mondo che "va in rovina" e si cita anche la speranza di "redenzione". Non è onestamente un po' esagerato? Giocare da tavolo è un hobby, ha l'unico scopo di riempire il proprio tempo libero e di regalare un po' di soddisfazione. Il modo in cui lo fa non dovrebbe essere pena per nessuno. Dovrei forse essere fiero di essere un "giocatore" o pentirmi di essere un "consumatore"?

Devo vergognarmi se, al tavolo, trovo più soddisfazione nell'immaginare due miniature di Blood Rage che si sfasciano di mazzate, piuttosto che piazzare i cubetti di Tammany Hall?

Vorrei far ben presente che è proprio l'incremento dei consumatori ad alimentare il mercato dei giochi da tavolo; inoltre la presenza sempre più massiccia di prodotti manchevoli dal punto di vista delle meccaniche, ma abili ad attrarre stuole di incauti acquirenti, non limita in alcun modo la produzione di giochi ben fatti che, se non sono capolavori assoluti, perlomeno ambiscono ad esserlo. Basta vedere l'elenco dei candidati al Magnifico o scorrere la classifica degli scelti dai Goblin per rendersi conto che i giochi belli ci sono eccome.

Personalmente abbandonerei questa linea editoriale del "quando c'era lui i treni erano in orario" e mi concentrerei sia sul presentare il nostro mondo a chi ancora non lo conosce che sull'approfondirlo per chi ha il piacere di farlo.

Un abbraccio.

Bell'articolo. Ma ogni analisi di mercato in espansione porterebbe a simili riflessioni. Contesto, apparenza, ruolo dei recensori, comunità che si autoinfluenza, consumi di impulso.


Non se ne può dare un giudizio, meno che meno se ne può fare una morale. Non mi pare però che fosse questa l'intenzione dell'autore. 

Come se 10 anni fa dovessimo parlare della diffusione dei fast-food... potremmo dilungarci della capacità delle persone di riconoscere il buon cibo, servirebbe a poco...senza tenere conto aspetti demografici, capacità di spesa, modelli di vita, interessi in campo che saturano l'offerta, ecc.


Alle interessanti riflessioni aggiungo che il fenomeno non è il risultato di un caso, piuttosto direi che è stato parzialmente indotto, attraverso una strategia, di comunicazione e commerciale. Ed è ragionevole supporre che i principali attori capaci di influenzare il detto fenomeno non abbiano interesse alcuno in una sua inversione, anzi. 


Cosa succede in mercati in forte esplosione? La didattica ci dice:
1 Un generale aumento dell'offerta che dovrebbe portare ad un abbassamento di prezzi e qualità percepita (penso che questo non sta succedendo principalmente perchè la domanda è ancora molto alta)
2 Una polarizzazione dell'offerta (cosa che secondo me si vede già) verso contenuti molto popolari da un lato e molto di nicchia dall'altro. Magari tra 5 anni i negozi specializzati venderanno solo titori per gamers e gli altri affolleranno librerie e giocherie. 

Nel lungo periodo poi chissà. Qualcuno sussurra LA BOLLA. E gente affamata che si scalda al rogo di cubetti. 

Ho letto questo articolo e mi è venuta spontanea una domanda: esiste nel sito della Tana un'analisi statistica di qualche genere sul numero di recensioni positive (6 o +) e negative (5 o -)?

L'impressione (ma mi posso sbagliare) è che si tenda a percorrere in modo del tutto prevalente o quasi esclusivo la strada tranquilla delle recensioni positive.

Io invece ho sempre trovato più interessanti e stimolanti i giudizi negativi e le stroncature, anche di giochi blasonati o presunti tali, quando sono ben argomentate.

Si cresce di più da una critica che da un complimento che mi dice che tutto o quasi va bene. 

 

Agz, autore dell'articolo, sebbene io non mi trovi sempre d'accordo con lui, non ha problemi a stroncare un gioco dandogli una insufficienza. Il problema secondo me deriva dal fatto che un gioco, per recensirlo, devi metterlo in tavola un po' di volte e, sinceramente, se alla prima partita ti ha fatto schifo, hai davvero voglia di rigiocarlo altre 3/4/5 volte solo per farne la recensione? Non credo.. Al diavolo la recensione e giochiamo a giochi che mi piacciono.. La logica conseguenza qual'è? Che finiscono per esserci quasi solo ed esclusivamente recensioni positive.. Quando si legge male di un gioco, quasi sempre, sono prime impressioni derivate da 1 partita.. Se va bene 2...

Agz, autore dell'articolo, sebbene io non mi trovi sempre d'accordo con lui, non ha problemi a stroncare un gioco dandogli una insufficienza. Il problema secondo me deriva dal fatto che un gioco, per recensirlo, devi metterlo in tavola un po' di volte e, sinceramente, se alla prima partita ti ha fatto schifo, hai davvero voglia di rigiocarlo altre 3/4/5 volte solo per farne la recensione? Non credo.. Al diavolo la recensione e giochiamo a giochi che mi piacciono.. La logica conseguenza qual'è? Che finiscono per esserci quasi solo ed esclusivamente recensioni positive.. Quando si legge male di un gioco, quasi sempre, sono prime impressioni derivate da 1 partita.. Se va bene 2...

Non fa una piega.

...personalmente, l'unico caso nella mia vita in cui ho insistito per 10+ partite (quasi tutte da app) su un gioco che chiaramente non apprezzavo è stato Pandemic.

Solo per poterlo screditare con cognizione di causa peraltro :)

Vorrei condividere un pensiero .... finito di leggere l'articolo la prima cosa che mi è venuta in mente è stata la bulimia di Anteprime di regolamenti pubblicate in home per l'ultima Essen, più di 100 articoli, ma di che tipo: massificati, dall'impossibile approfondimento, dall'impossibile analisi... ecco questa è stata la mia personale associazione mentale dopo aver letto "esibizione onanistica".

Ok un'anteprima non è una recensione, la mia associazione forse non calza perfettamente, ma della superficiale voglia d'apparire non siamo immuni neanche in Tana...

Sai che penso che proprio grazie a quelle anteprime uno potrebbe evitare di spendere i soldi in tanti giochi luccicanti? Perché la maggior parte sono decisamente critiche e poco entusiaste.

Rispondo a Traico7.

Ho parlato in generale senza riferirmi alle recensioni di Agzaroth...

Il fatto è che anche quello che hai scritto tu conferma la mia impressione: ci sono quasi esclusivamente recensioni positive.

I motivi sono vari. Oltre a quello che hai indicato (si recensisce quello che piace) c'è anche il timore di essere criticati a propria volta sul web.

Ne ha parlato anche Radio Goblin qualche mese fa.

E questo mi lascia perplesso.

L'attivita del recensore (non solo di giochi ma anche di altro, ad esempio i romanzi) dovrebbe riguardare non solo ciò che piace.

È un'attivita impegnativa che dovrebbe implicare anche giudizi molto negativi.

Anche di giochi che vengono apprezzati  dal pubblico (del resto per restare al paragone ci sono romanzi mediocri che hanno larga diffusione).

Ovviamente tutto questo richiede coralità di voci, perché solo così chi legge può avere una qualche possibilità in più di orientarsi. 

 

 

 

L'attivita del recensore (non solo di giochi ma anche di altro, ad esempio i romanzi) dovrebbe riguardare non solo ciò che piace.

È un'attivita impegnativa che dovrebbe implicare anche giudizi molto negativi. [...]

Ovviamente tutto questo richiede coralità di voci, perché solo così chi legge può avere una qualche possibilità in più di orientarsi. 

Concordo, sarebbe bello avere molte recensioni obiettive e ben scritte per ogni gioco... purtroppo ciò si scontra con un mondo dove, a differenza di cinema, musica e letteratura (dove ci sono critici e giornalisti professionisti, pagati per recensire su periodici indipendenti) le recensioni sono quasi tutte fatte, per quel che ne so, da volontari che incastrano la loro passione tra impegni familiari e lavorativi. Che poi alcuni, per poca competenza o per piaggeria, non sfornino una stroncatura manco a morire... questo purtroppo è vero.

Quindi, parafrasando ciò che scrivi, Spillo, direi: "L'attivita del recensore professionista dovrebbe riguardare non solo ciò che piace." Ma esistono recensori professionisti nel mondo dei giochi?

 

Passando all'articolo (bello), capisco il grido di dolore di Agz... ma l'unica è continuare sulla strada intrapresa, offrendo uno spazio vario, di qualità e indipendente.

Personalmente da poco mi sono avvicinato a Pax Renaissance, e di questo devo ringraziare proprio la recensione di Agzaroth, i documenti utilissimi, in italiano, di AleFriend e Klauz63 (guarda caso tutti e tre li trovo in questa pagina).

Gran bel gioco, di notevole profondità, dopo la sesta partita ancora mi sento un bambino...

 

 

Per korn73.

E chi ha mai parlato di critici professionisti? ;)

Credo si possa essere osservatori critici e anche contro corrente (e scrivere belle recensioni) senza bisogno di essere professionisti.

Dico questo ovviamente a prescindere dal fatto che anche nel mondo dei giochi da tavolo esistono sicuramente appassionati che pubblicano libri dedicati a questo hobby e che sono attrezzati per valutare in modo interessante un titolo.

Quindi qualche professionalità esiste.

P.S. Su pax renaissance non ho nulla da dire di specifico non avendolo giocato.

Ho letto anch'io la recensione di Agzaroth e poi ho dato un'occhiata al regolamento (incomprensibile  o quasi) e al testo di flavor sulle carte (che mi è sembrato inutile).

Non credo faccia per me insomma.

Se posso aggiungere ho invece trovato piacevole Sekigahara.

Che ho acquistato e giocato dopo aver letto più giudizi sul web (non solo quello di Agzaroth).

 

 

Per korn73.

E chi ha mai parlato di critici professionisti? ;)

Credo che quello che volesse dire korn73 è che se io sono pagato per fare le recensioni o il ciritico, mi sobbarco la rottura di coglioni (scusate il francesismo) di analizzare in modo approfondito anche quello che non mi piace...

Mentre, essendo qui tutti recensori che lo fanno gratuitamente e nel tempo libero, le rare occasioni di giocare che si hanno in settimana tra un figlio, una moglie / marito ed un'amante, non la si spreca ad approfondire un titolo che alla prima partita ti ha fatto ribrezzo..

È quindi è abbastanza normale che nel nostro hobby, dove tutti sono volontari, poi le recensioni negative diminuiscano sensibilmente..

Dopotutto, io stesso, che mi diverto nel tempo libero a tradurre qualche regolamento, lo faccio quasi esclusivamente su giochi che posseggo. Quindi gratis si, ma poi cmq ne traggo un piccolo vantaggio.

Poi sono d'accordo quando si dice che c'è del buonismo.. Io ho smesso di pubblicare recensioni in Tana in primis perchè non sono capace e raramente riesco ad approfondire sufficientemente un titolo, secondo perchè effettivamente mi sono trovato un paio di volte nella situazione di dover stroncare un gioco e di aver voluto tirare fuori dal cilindro le poche caratteriste positive che aveva.

Forse ci vorrebbe solo un po' più di coraggio o di auto critica nel chi fa recensioni.. Quello si...

Le recensioni di Agzatoth vanno benissimo così, secondo me.

Le anteprime di Essen vanno benissimo anche loro, soprattutto quelle dei Giullari, che dopo poco tempo passato su un gioco riescono ad averne il quadro generale benissimo.

Inoltre servono anche a far scoprire nuovi giochi ai più "distratti".

Probabilmente alcuni giochi sono entusiasmanti dopo una o due partite e diventano insipidi dopo otto o nove, e in alcune recensioni si sconta la mancanza di una visione più lungimirante sulla vera rigiocabilità sul lungo termine, però comunque sempre tanto di cappello a chi si sbatte a scriverla.

Sta comunque anche nel lettore a leggere più recensioni di varia provenienza per farsi una idea generale del gioco.

E' come leggere un giornale...per avere una vera visione di certe notizie devi leggere la stessa su giornali diversi...oggi più che mai!

Credo che quello che volesse dire korn73 è che se io sono pagato per fare le recensioni o il ciritico, mi sobbarco la rottura di coglioni (scusate il francesismo) di analizzare in modo approfondito anche quello che non mi piace...

Mentre, essendo qui tutti recensori che lo fanno gratuitamente e nel tempo libero, le rare occasioni di giocare che si hanno in settimana tra un figlio, una moglie / marito ed un'amante, non la si spreca ad approfondire un titolo che alla prima partita ti ha fatto ribrezzo..

È quindi è abbastanza normale che nel nostro hobby, dove tutti sono volontari, poi le recensioni negative diminuiscano sensibilmente..

Esattamente...

 

Credo che quello che volesse dire korn73 è che se io sono pagato per fare le recensioni o il ciritico, mi sobbarco la rottura di coglioni (scusate il francesismo) di analizzare in modo approfondito anche quello che non mi piace...

Mentre, essendo qui tutti recensori che lo fanno gratuitamente e nel tempo libero, le rare occasioni di giocare che si hanno in settimana tra un figlio, una moglie / marito ed un'amante, non la si spreca ad approfondire un titolo che alla prima partita ti ha fatto ribrezzo..

È quindi è abbastanza normale che nel nostro hobby, dove tutti sono volontari, poi le recensioni negative diminuiscano sensibilmente..

Esattamente...

 

È una possibile spiegazione.

Ma allora in questo modo si può giustificare un po' tutto quello che viene pubblicato sul web in nome del volontariato ludico.

E forse non ha molto senso lamentarsi se la qualità dei giudizi che circolano sono spesso molto positivi sulla quasi totalità dei giochi.

Ho invece qualche dubbio sul fatto che tutti quelli che giocano da tavolo ci dedichino poco tempo, tra impegni vari.

Ho invece l'impressione che il mondo ludico sia molto vario.

C'è chi dedica poco tempo al gioco (io non più di tre partite al mese, rigorosamente da tavolo e non on-line, e mi pare già un'enormità) e chi gioca tutti i giorni o quasi. 

Inoltre l'esperienza aiuta a capire se un gioco merita o meno e credo che per alcuni ci voglia veramente poco tempo per formulare giudizi precisi.

Quindi le valutazioni critiche credo si possano fare.

Il problema è che quando vengono fatte bisogna saper accettare e ribattere alle contro-critiche.

E qui si pongono credo alcuni problemi posti dal web... dall'anonimato e dalle possibili reazioni "incattivite" di chi apprezza il gioco criticato.

P.S. Conosco personalmente Korn73 da anni e quindi so con chi sto parlando ;)

Siamo sicuri che la divulgazione fatta in tutti questi anni sia stata davvero così utile e positiva? L'idea “va bene tutto purché giochino” [...] ha davvero creato nuovi giocatori o solo nuovi consumatori? Forse dovremmo – mea culpa, nessuno escluso – ripensare al modo in cui tutti divulghiamo. Qualcun altro mi ha infine contattato scrivendomi che servono tette&culi e che i click si fanno con quelli. Tette+meeple, culi+scatole.

Sono tanto convinto del fatto che NON va bene tutto purchè si giochi, che con l'associazione di cui faccio parte abbiamo messo in piedi un festival che fin dalla prima edizione (a settembre siamo alla terza) ha come mission quella di mantenere la barra dritta sul gioco intelligente.
Nella proliferazione di eventi "comics & play", tutti cloni di se stessi con la formula del contenitore indistinto (e dove tette e culi delle cosplayer entrano gratis), Ludica - questo il "banale" nome dell'evento - si distingue per una grande attenzione verso l'offerta ludica e la qualità della divulgazione.

E devo dire, nel nostro piccolo, finora missione compiuta.

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