L’enigma del giocatore e del collezionista

Giocatore o collezionista?” Quante volte su forum e social abbiamo visto gente disquisire - e accusarsi - sul tema? Numero12 prova umilmente ad arricchire un dibattito di per sé poco interessante.

 

Editoriale
Giocatori

Un testo forse un po' retorico, ma assolutamente sincero: era da un po' che volevo buttarlo giù.

Giocatore o collezionista. Sul tema si sono spesi centinaia di caratteri. Ho visto discussioni divenire litigi, ho visto prese di posizione da ambo le parti ma generalmente il tutto si riassume come segue.

Una ristretta cerchia di chi si definisce “giocatore puro” critica chi non approfondisce un gioco con almeno venti partite e accusa i presunti collezionisti di avere rovinato il mercato: “Una volta i giochi erano belli perché la gente non comprava qualsiasi cosa”.

Esempio di Collezione (accuratamente censurata)
Esempio di Collezione (accuratamente censurata)
Una ristretta cerchia di collezionisti, ma tipo quelli con un migliaio di titoli a casa, fanno deboli ammissioni del tipo “Sì ok, forse sto esagerando magari non ho ancora giocato tutto. Ma anche solo il possederlo mi dà piacere”.

Gli altri non restano a guardare, rispondono risentiti, perché si sentono per qualche motivo in difetto, ed altri ancora tentano di dare una definizione di chi sia un collezionista e chi sia un giocatore.

Un’impresa persa in partenza, perché non puoi considerare solo il numero di giochi o il numero di partite giocate per definire un giocatore o un collezionista.

Inoltre, cosa più importante, il concetto è spesso sfumato ed è facilissimo che una persona possa essere sia giocatore che un collezionista.
Vi chiederete quindi perché stia spendendo parole anche io su questa tematica di dubbia utilità.

Volevo porvi una semplice domanda.

Provate a guardare il vostro colorato scaffale di gioco e concentrate lo sguardo su una scatola a caso. A cosa pensate?
Pensate unicamente al gioco stesso? Alle sue meccaniche? Magari alla grafica?

Io no.
Io penso alla storia che ha quella scatola.

Così, se sono fortunato, ricordo il momento in cui nel negozio scelsi di portarmi a casa proprio quel gioco.

Penso con nostalgia a quel periodo della mia vita, agli amici che avevo in quegli anni, alle mie abitudini alle mie speranze e ai sogni di allora.

Penso alla partite vinte e a quelle perse, ai sorrisi delle persone che hanno scelto di condividere quelle esperienze di gioco con me e magari ricordo anche qualche aneddoto di una partita epica.

Penso al fatto che quel gioco che ho amato non era poi così bello come credevo all’epoca.

Gino Severini: souvenirs de voyage
Gino Severini: souvenirs de voyage
A volte mi rendo conto che non lo gioco da molto tempo e forse non lo giocherò più se non per il pretestuoso motivo di rivivere un momento che non potrà tornare.

Perché non venderlo allora e puntare a nuovi titoli più attuali?

Perché i ricordi che quella scatola mi fa rivivere ogni volta che i mie occhi si posano su di lei valgono molto di più di quanto potrei ricavare dalla sua vendita.

In fondo è bello poter pensare che anche una scatola colorata possa aiutarmi a fissare i bei ricordi della mia esistenza.

I miei ricordi non sono in svendita.

Forse quando sarò vecchio con la memoria ormai non più nitida guarderò il mio scaffale e potrò raccontare a mio nipote la mia storia grazie ai ricordi che quelle scatole mi suggeriranno. Sicuramente sarà una storia fantastica fatta solo dei migliori momenti.

Sì lo ammetto sono un collezionista.

Un collezionista di ricordi.

Commenti

Beh, bella riflessione. Il valore affettivo non si può rivendere. Soprattutto ricomprare.

Complimenti, finalmente un articolo su questo tema che non genererà un flame. Benvenga la diversità tra gli esseri umani, l'approccio al mondo dei giochi può essere di cuore, di pancia o di cervello e nessuno è meglio dell'altro. L'unica lotta che merita di essere combattuta è quella contro il gioco d'azzardo. Bravoooo!

Grande Numero12, bellissimo articolo. 

Bello davvero.

klz

Grande riflessione...  sono un collezionista!

mi fai commuovere, quant'è vero..

Grandi verità!

Bell'articolo complimenti.

Finale poetico da applausi.

(Per avermi smosso dal torpore e scrivere anche a me, vuol dire che i complimenti te li meriti tutti)

 

Giuro che scrivo questo  commento senza l'intenzione di scatenare flame ma per essere un collezionista di ricordi devi essere un giocatore. Capisco in pieno cosa vuoi dire perché io non rivendo sherlock Holmes consulente investigativo proprio per quello. Tanti bei ricordi. Il primo caso dove me la sento sono presa con il sospettato sbagliato per mezzo caso, il nono dove abbiamo avuto la capacità di  chiudere con 100 punti e nei giorni successivi ci sentivamo in grado di fare qualsiasi cosa oppure quello chiuso con 35 punti dove ci siamo accorti di aver capito poco o niente di quello che era successo davvero. Ma i ricordi puoi costruirli solo giocando perche solo giocandoci qualche volta potrai avere ricordi di esso. Devo dire che vedo troppi giochi venduti troppo presto addirittura ancora nuovi.  Per me personalmente non è alla fine un male perché così acquisto usato in condizioni pari al nuovo a meno del prezzo di vendita. Poi capisco benissimo che uno in fiera acquista molto invogliato anche dai prezzi, dal clima festoso o stregato  dalla componentistica e alla fine si ritrova con più di quello che riesce a intavolare tra una fiera e l'altra ( ora che poi le uscite interessanti arrivano ogni mese sugli scaffali o direttamente a casa nostra tramite ks è ancora peggio) e alla fine qualcosa rimane ingiocato. Ma questo dipende da come è fatto ognuno di noi e non c'è giusto e sbagliato. Ognuno è quello che è punto. Io ora sono un collezionista di ricordi. Tra 10 anni potrei avere molte meno occasioni di gioco e mi potrei ritrovare ad essere un collezionista di giochi giocati al massimo una volta oppure in attesa di essere giocati. 

Bella anche la riflessione di Madagelo,

Per collezionare ricordi devi giocarci.

le scatole dei giochi con le quali ho perso spesso e volentieri finiscono nel fondo dell'armadio... nel dimenticatoio (maledette...! ah ah ah!)

Questa breve riflessione mi trova molto d'accordo.

Credo anch'io sia importante la memoria delle partite vissute con persone reali.

Il gioco da tavolo per me è vita vissuta e non altro.

In particolare non è riducibile a un regolamento o a una recensione o ancora a una valutazione tecnica.

Per quanto necessari o utili (per gli acquisti ...), questi elementi rischiano di offrire una visione riduttiva e troppo distaccata dei giochi da tavoliere.

Quanto al collezionismo credo sia spesso l'esito dell'affanno all'acquisto e all'accumulo.

Esito provocato dall'impulso molto narcisistico a provare sempre titoli nuovi da consumare in modo rapido.

Un fenomeno diffusissimo ... e spesso vissuto in modo inconsapevole.

Personalmente ho cercato di catturare impressioni e piacevolezza delle partite giocate (che in fondo raccontano sempre una storia) in alcuni brevi report pubblicati nel forum del circolo che frequento ...

Purtroppo non c'è stato molto seguito ...

Sarebbe invece importante riuscire a costruire una storia delle partite giocate.

Aiuta ad acquisire una memoria a tutto tondo di un passato di vita vissuta.

Con protagonisti in carne ed ossa che non sono mai giocatori-ideali o giocatori-tipo, ma giocatori con tutti i loro pregi i loro difetti.

Un po' come sfogliare un bell'album di fotografie.

 

non mi trovo tanto d'accordo con l'autore dell'articolo, comunque ben scritto. è vero, tuttavia, che lui esprime un suo particolare punto di vista soggettivo sulla questione.

non credo, infatti, che sia la scatola di un gioco (magari aperta poco o ancora con la plastichina) lo scrigno dei ricordi, ma, casomai, ogni gesto o aneddoto che fa da contorno ad una partita o ad ogni altra situazione a questi legata. 

Mi spiego meglio; un ricordo può essere associato ad un colore, ad un suono ad una canzone o ad un film; ogni cosa, ogni particolare evento legato ad uno stato d'animo in cui lo si vive può risevegliare in ciasuno di noi l'abbaglio di un momento lontanto. Non  vedo in una scatola di un gioco più che in un altro oggetto la miccia dell'accensione del fuoco dei ricordi.  

il motivo vero sta dentro di noi ed alle sensazioni che qualcosa o qualcuno suscitano, ogni volta con tempi e modi diversi; catalogarle per forza ad una collezione di giochi mi sembra una forzatura.

  

Il gioco come la madeleine... Ognuno ha delle chiavi particolari per aprire le porte della propria memoria. Le considerazioni dell'autore sono condivisibili, anche se estendibili a una molteplicità di oggetti (non parliamo di profumi, odori, luoghi). Per me sono i libri (ne avrò un migliaio) che danno le sensazioni descritte. I giochi sono più sociali e intensi, ma ne ho di meno, per cui cade l'argomentazione "Ne ho tanti, perchè rappresentano un archivio della mia vita", e quindi esulano dal campo del collezionismo.

Bellissime riflessioni è prorio vero come ci si affeziona ai giochi e alle partite giocate, anche io sono decisamente un collezionista.

Grazie mille per tutti i commenti!

Mi fa piacere essere riuscito a generare un sano scambio di idee ed emozioni.

quel senso del possesso, che fu prealessandrino...

Non sottovalutiamo il puro piacere di comprare, che se non ha una deriva compulsiva è anch’esso un piacere di per sé. Quindi ad essen non mi sento in colpa ad abbandonarmi al piacere di uno sconto. E a comprare il superfluo. Non è consumismo, è una coccola. È parte dell’hobby, e completa gli archetipi di collezionista e giocatore, entrambi nascono da un acquisto: e sbuca “Il compratore”. Io sono tutti e tre, se proprio c’è il bisogno di separare in cassetti le calze dalle mutande. Bell’articolo!

Complimenti a numero12 anche da parte mia. Condivido appieno i suoi pensieri essendo per età passato dall'epoca più di giocatore a quella più di collezionista, ma mantenendo sempre inalterata la passione per il nostro hobby sia nei periodi più bui per il giocoinscatola, sia adesso che viviamo un'epoca ludica sicuramente di dimesioni bulimiche rispetto a un tempo. Ma il concetto dei ricordi, qualunque essi siano, di gioco o anche di pura ricerca e quindi di acquisto, è veramente l'aspetto che anch'io ritengo di maggiore spessore per le scatole che ciascuno di noi possiede in quantità a varia misura. E non c'è quindi da criticare secondo me nessuna delle posizioni che ciascuno di noi può avere in base alle dimensioni della sua vita personale, sia essa di giocatore o di collezionista, sono belle entrambe, a prescindere dalle percentuali relative!

Anche secondo me il momento dell'acquisto è parte dell'hobby. Inoltre se alle fiere trovo una buona offerta o un annuncio mercatino valido, se è un gioco che rientra nei generi che mi piacciono, lo compro. Per esempio a Modena, lo scorso anno, ho preso Battue a 5 euro. Ovvio che non è il miglior gioco del mondo, ma a quel prezzo e con quelle caratteristiche lo prendo. Ci abbiamo giocato un paio di volte, e va bene così.

Oppure i wargame della GMT e la serie COIN: impazzisco per quelle meccaniche e poterle applicare a scenari diversi per me è il massimo.

Il collezionismo spinge a far crescere il mercato, e credo sia un bene perchè così ci saranno sempre più tipologie di giochi tra cui scegliere.

Davvero un gran bell'articolo che condivido al 100% per quanto concerne entrambe le tipologie di persone, ed allo stesso modo condivido quanto scrive Eurek sul "compratore", è tutto vero! Quando avevo circa 12 anni (primissimi anni 80), aspettavo che arrivasse l'estate perché con essa arrivava un'amica dalla Francia che portava Cluedo (la prima versione in francese) ed il bel ricordo di quelle partite rimane tuttora vivo ed indelebile, tanto che la mia versione in inglese che riuscii a procurarmi allora non la darei via per nessun motivo al mondo. Quel gruppo di gioco non ebbe più modo di riunirsi per la distanze che ci separano e le vite diverse, ma quando rivedo quella scatola é come se fossimo tutti lì ad accusare il colonnello Mustard nella libreria con il coltello! In fondo giocatori, collezionisti e compratori fanno parte di un'unica grande famiglia accomunata da un'unica grande passione.

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