La quinta essenza dei giochi da tavolo

Il dibattito sui cooperativi è sempre stato acceso nel mio gruppo, ancora di più con l'avvento di Pandemic Legacy. Siamo esattamente spaccati a metà: due li detestano, due li amano. Ma leggendo un po' in giro, noto che il mio piccolo gruppo è specchio di una realtà più grande.

Editoriale

Il dibattito sui cooperativi è sempre stato acceso nel mio gruppo, ancora di più con l'avvento di Pandemic Legacy. Siamo esattamente spaccati a metà: due li detestano, due li amano. Ma leggendo un po' in giro, noto che il mio piccolo gruppo è specchio di una realtà più grande.

C'è chi detesta i cooperativi a priori, ritenendoli poco da gamer, poco stimolanti come difficoltà e impegno, sempre proni al leader dominante. 
Ovviamente per ognuna di queste obiezioni c'è una risposta.

1) Poco da gamer
Perché? Perché l'avversario è il gioco e non una persona in carne ed ossa? Le decisioni da prendere contro Pandemia o Robinson Crusoe o Gears of War sono forse più banali di quelle da prendere contro un giocatore umano? Dà forse meno soddisfazione vincere una partita? Forse non avete mai provato un collaborativo veramente tosto o con un livello di difficoltà adeguato...

2) Poco stimolanti come difficoltà e impegno
Anche qui, provate qualche collaborativo difficile, giocate disattenti e rilassati e poi sappiatemi dire. Personalmente la prima vittoria a Pandemia livello 10 è una delle soddisfazioni che ricordo con più piacere della mia carriera ludica. 

3) Soggetti al problema del leader dominante.
Ne parlammo qui e abbiamo visto come molti collaborativi moderni trovino da soli una soluzione a questo, se non ci pensa la presunta intelligenza dei giocatori al tavolo (confrontarsi non significa imporsi). Peraltro, anche se alcuni titoli fossero funestati dal leader dominante, non è che per questo vada scartata un'intera categoria. In fondo, se alcuni giochi con punti azione sono soggetti a paralisi da analisi, non è che buttiamo a mare a priori tutti i giochi con punti azione. E questo vale per tutti gli altri numerosi difetti riscontrabili nei vari generi di giochi da tavolo. 

Ma è proprio dal terzo punto che voglio partire per “dimostrare” come i collaborativi puri abbiano semmai qualcosa in più e non qualcosa in meno dei gdt competitivi. 

Quando Caillois ci ha parlato di giochi, ha evidenziato quattro componenti essenziali. 
Vediamo se le ritroviamo nei cooperativi puri:

1) Agon (competizione)
La competizione è la sfida, ciò che mantiene viva l'attenzione e la concentrazione al tavolo. Il cooperativo si basa sulla sfida contro il gioco, la mente umana contro l'intelligenza artificiale ed è tanto più alta quanto più competitivo viene tarato il livello di difficoltà.

2) Alea (caso)
Sebbene in alcuni giochi al posto di caso sarebbe bene parlare di “imprevedibilità” (quelli in cui non interviene alcun elemento esterno alle scelte dei giocatori a definire questo aspetto), di sicuro non è il caso dei cooperativi puri, in cui la randomicità dell'AI – mediata da una certa predicibilità, azzardo e valutazione statistica – costituisce la sfida viva per i giocatori.

3) Mimicry (mimica)
Potremmo anche esprimerla come ambientazione o simulazione, comunque la tendenza a calarsi in un mondo fittizio e fantastico, regolato da leggi proprie e definite. Molti collaborativi puri hanno una forte ambientazione e fanno appunto leva su coinvolgimento e immedesimazione. 

4) Ilinx (vertigine)
Il panico, il senso di cerchio magico e coinvolgimento a tutto tondo che il gioco dà, la creazione di una realtà alternativa forte e percepibile, per quanto effimera e transitoria. 

Ma quello che i cooperativi puri possono dare in più, e in misura maggiore proprio quelli a rischio di leader dominate, è un quinto elemento* che potremmo chiamare

5) Socialità (sociality)
Che è scontata nei giochi da tavolo (o giochi di società...) che mettono al tavolo più persone e le “costringono” ad accettare patti sociali comuni, ad abbracciare tutti assieme i quattro punti di cui sopra, pena la “rottura” del patto, del cerchio magico e, di conseguenza, del divertimento. 
Ma questo, obietterete, non è prerogativa dei collaborativi puri: tutti i giochi da tavolo hanno la socialità alla base della propria costituzione. É vero, ma il cooperativo puro costringe ad accettare questa sociality a un ulteriore livello rispetto a quello extra-game dei comuni competitivi. La trasferisce infatti anche in-game. Non solo dobbiamo stringere un patto sociale di collaborazione con gli altri giocatori per rispettare le regole, non barare, restare concentrati, calarci nell'ambientazione (socialità extra-game), ma siamo obbligati anche a creare una socialità in-game, se vogliamo che il collaborativo puro funzioni bene e sia soddisfacente per tutti. I nostri personaggi devono collaborare, ascoltarsi, prendere decisioni assieme, essere tutti protagonisti della vicenda narrata. La vera sfida che il collaborativo puro pone ai gamers è questa: superare il problema del leader dominante con le proprie forze, con la propria maturità di giocatori, trascendere l'”egoismo” tipico dei giochi competitivi e raggiungere un livello più alto di condivisione e di socialità

Pensateci, voi gamers che tanto disdegnate i cooperativi puri: forse siete voi a non essere ancora pronti per la sfida che vi viene lanciata...


* Lungi da me aver davvero la pretesa di aggiungere un quinto elemento all'analisi di Caillois. Sarebbe quasi come voler scrivere un quinto vangelo. L'analisi mi serve da spunto e provocazione per scardinare alcuni pregiudizi che leggo in giro sui cooperativi e che, a mio parere, non sono assolutamente avallabili. 

 

Commenti

Mi dispiace ma non sono completamente d'accordo.
Segnalo un problema: il rispetto delle regole. Mentre in un competitivo il problema non sussiste (anche in giochi in cui è facile imbrogliare come Semenza), in un collaborativo mi è capitato spesso di trovarmi in una situazione tipo:
- ...e con questa mossa uccido il mostro xy...
- veramente non puoi perché c'è quella regoletta...
- ma si, dai, non fare il pignolo, facciamo che è morto...
nessuno protesta, e il gioco crolla come un castello di carte. Non c'è niente da fare, finisce sempre così.

Ho giocato a diversi collaborativi e con gruppi diversi, il problema del barare non si è mai presentato.
In realtà è un falso problema, imputabile semmai al gruppo (o ai singoli giocatori) e certamente non al gioco stesso.
Anzi, per me semmai vale il contrario: ho visto barare più volte in giochi competitivi che non in quelli cooperativi.

Chiedo scusa ma non è così semplice.
Qui non si tratta di "barare". Nel mio gruppo se in un gioco competitivo uno venisse scoperto a barare verrebbe immediatamente espulso senza possibilità di appello. Barare e giocare sono due attività incompatibili.
Prendiamo per esempio Arkam horror, che purtroppo possiedo. E' un gioco pieno di regole, regolette, eccezioni, cavilli, ecc... che spesso si possono anche dimenticare. Qui si tratta di "sorvolare" sull'applicazione rigida e capillare di tutte le pagine e pagine di regolamento. Questo succede perché la vittima di questo comportamento, ovvero il gioco, non si può difendere (mentre in un competitivo ci sarebbero le immediate e vibranti proteste degli altri giocatori). Il problema è che nel momento stesso in cui sorvoli per la prima volta, quello è l'inizio della fine.
Forse il problema si presenta molto meno in giochi più semplici che hanno un regolamento "tedesco", ad esempio Hanabi. Forse ci vogliono giocatori più inflessibili. Fatto sta che la tentazione è sempre fortissima, e siccome tutti giocano per rilassarsi e divertirsi, finisce che si cede alla tentazione.

problema dei giocatori quindi, non del gioco. La prova del non barare che vi ha messo di fronte il collaborativo non l'avete superata ;)

"...siccome tutti giocano per rilassarsi e divertirsi, finisce che si cede alla tentazione."
Con questa frase stai dicendo che barate perché preferite che il gioco sia più rilassante. E ottenete un gioco più rilassante! E' una vostra scelta modificare il gioco perchè più si confa alle vostre esigenze. Se poi TU non vuoi rilassarti diversamente dagli altri, sei tu ad avere un problema: non riuscire ad affrontare il resto del gruppo per far notare il tuo disagio, far notare loro che preferisci un maggior rischio di sconfitta.

Le "House rules" (facciamo che questa regola non si applica) non sono colpa dell'autore del gioco!

Ragazzi, potete girarla quanto volete, ma un cooperativo puro, rimane sempre un mezzo gioco. Quando vinco chi sfotto? Chiamo l'autore del gioco al telefono? Per me manca QUELLA componente fondamentale che nemmeno il cavilloso Caillois ha saputo cogliere. Problema mio e non del gioco? Chissene..il soggetto più importante nei giochi, guarda un po', sono i giocatori, e quindi IO ai cooperativi puri, anche se uscisse il cooperativo DEFINITIVO della vita dell'esistenza di Hokuto imperiale dorato doppiobollato....FOTTECAVOLI! :P

"...........Personalmente la prima vittoria a Pandemia livello 10 è una delle soddisfazioni che ricordo con più piacere della mia carriera ludica......."

Il mondo è bello perchè è avariato. 

Personalmente uno dei giochi che più mi ha annoiato a morte è stato Pandemic ( tutti e due ), e gioco dagli anni 70 svariate centinaia di giochi.   Muovo il cubetto, mi sposto lì. Creo il centro di comunicazioni. - aspetto 40 minuti il turno degli altri. Muovo il cubetto - Yawn )))  ( sbadiglio )  - uso il mio potere e sposto un cubetto là - ( ri Yawn ) ri-aspetto 40 minuti. Una palla MORTALE.  

Per rispetto del gruppo resisti. Vinto al massimo dei punti tra uno sbadiglio e l'altro dopo dieci serate in cui avremmo potuto giocare giochi veri ( da Through the Ages a Navegador ... o 10.000 altri) 

Mi taglio una mano , piuttosto che rigiocare un'altro mattone così.  JMTC.

 

Completamente d'accordo con randallmcmurphy, per quanto abbia giocato a cooperativi puri anche divertenti, alcuni col patema di vincere o perdere per un soffio, alla fine della partita mi rimane sempre un pò di delusione, un pò di amaro in bocca proprio perchè manca quella componente di presa in giro, di sfottò... invece mi rimane la possibilità di analizzare la partita con gli altri giocatori, ma nulla più... problema mio senza dubbio, ma comprare e giocare un gioco solo per riuscire a vincere il gioco/autore, beh allora preferisco la playstation per questo

Dei gusti e dello spirito con il quale si gioca, si può discutere poco. Io dei cooperativi apprezzo anche il fatto che fanno emergere difficoltà a cooperare e a giocare lealmente. Io conosco gente che pretende di barare anche ad Hanabi...

E anche al loro applicabilità nella didattica è un valore per me molto importante

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