Recensione facente parte del concorso "Gran Fava d'Aronne II - Memorial Mirko Biagi"
Di questi tempi, dove restare a casa è un obbligo (imposto) ma anche senso di responsabilità, il desiderio più grande - almeno per la sottoscritta - è innegabilmente quello di viaggiare... Almeno con la fantasia... Ed è qui che ci viene in soccorso il nuovo gioco di ThunderGryph Games, portato in Italia da Gate on Games: Tang Garden.
Introduzione
Questo gioco, figlio innegabilmente del buon nonno matusalemme Carcassonne, da cui eredita una delle meccaniche principali, ci porta a immergerci nei maestosi e appaganti paesaggi della Cina imperiale.
Nel gioco impersoneremo varie figure della cultura locale quali saggi, architetti, dame suadenti, guerrieri con spade danzanti e, perché no, anche lo stesso imperatore: tutti intenti a contemplare paesaggi ricolmi di cascate, laghetti cristallini, giardini sontuosi, padiglioni decorati e, immancabilmente, dragoni magici.
Componentistica
Il colpo d’occhio sulla plancia di gioco completata appagherà i nostri occhi. Sì perché la componentistica (nel caso della versione kickstarter ancor di più) è a livelli eccelsi: fustelle spesse e solide con grafiche quasi a livello manga che formano costruzioni, segnalini in legno serigrafato, monete in metallo e miniature renderanno molto ambientato il gioco.
Come si gioca
Durante il turno di gioco saremo noi, tramite la scelta molto oculata nella maggior parte dei casi, a posizionare terreni/tessere di carcassoniana fattura adiacenti tra loro (queste ci faranno avanzare su tre relative tracce e, una volta raggiunte delle aree bonus, permetteranno di sbloccare nuovi personaggi).
L’altra azione disponibile per il giocatore è quella di piazzare decori quali animaletti e fiori, strutture di osservazione come padiglioni e ponti, tramite la pesca di carte apposite.
È qui che il gioco acquista profondità rispetto al suo arzillo nonnetto perché queste carte daranno vita alla parte di collezione set del gioco. Scelgo di mettere giù alberi? Più ne metto di diversi, più punti/monete acquisirò a fine partita; oppure sceglierò di avere la maggioranza dei padiglioni?
Insomma, se da un lato specializzarci con le tessere e acquisire personaggi che a loro volta, se soddisfatte le loro esigenze di visuale (alcuni daranno punti se messi ad ammirare specifici tipi di terreno) potranno portarci punti vittoria significativi, ci sarà la tentazione di fare dell’altro collezionando carte e decori. Bisognerà bilanciare il tutto e farlo al momento giusto sarà essenziale.
Sia chiaro, non ci troviamo di fronte ad uno spaccacervelli Lacerdiano: qui siamo davanti a un peso medio che ha come spirito quello di essere zen, di farci rilassare e concentrare al contempo...
Alla fine, una volta che una delle due condizioni di fine partita si sarà innescata, si conteranno tutti i punti/soldi e, manco a dirlo, chi avrà scelto meglio sarà decretato vincitore.
Considerazioni
Vogliamo proprio trovargli una nota dolente? Potrebbe essere la classica componente casuale di pesca delle carte o delle tessere, ma l’occasione di darsi più scelta possibile c’è, quindi una dose di determinismo è presente.
È forse un po’ l’ergonomia a venir meno con icone non sempre di facile lettura, ma tutto sommato si imparano in fretta.
Quindi che dire, quando meccanica ed estetica si incontrano con la dose giusta il risultato è senza ombra di dubbio sopra le righe.
Promosso a pieni voti!
E poi com'era quel detto del saggio cinese?
Ah sì! “A dragon donato non si guarda in bocca!”.