A&P Chronicles 2004-2005 (III, 1)

Le Cronache della Rinascita

dagli scritti di Aurelian il Vecchio - 25 Luglio 2120

Parte III, Capitolo 1: "La fattoria in fiamme"

Sedute del 22/06/2004 e 03/07/2004

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Le Cronache della Rinascita

dagli scritti di Aurelian il Vecchio - 25 Luglio 2120

Parte III, Capitolo 1: "La fattoria in fiamme"

Sedute del 22/06/2004 e 03/07/2004

La fattoria in fiamme 

passarono
alcuni giorni che furono dedicati all'addestramento ed ai preparativi per il
nuovo lungo viaggio che li attendeva. I combattenti del gruppo sfruttarono
l'abilità di Enormus e degli altri gladiatori romeldani dell'organizzazione di
Flavius e Marcellus per affinare le loro capacità guerresche, che furono messe
duramente alla prova, dal momento che ne uscirono quasi tutti abbastanza
malconci ed ebbero bisogno di cure e riposo per riprendersi.

Tre
giorni dopo, tutti erano nuovamente in buone condizioni e l'equipaggiamento
necessario era stato reperito quasi completamente, grazie soprattutto
all'intervento di Gelgoog che dimostrò in quel frangente inaspettate doti
organizzative. Alla fine, riuscirono ad ottenere un carro coperto dotato di
doppio fondo, scorte di viveri, acqua e perfino di birra, i cavalli, gli
attrezzi e le parti di ricambio in caso di problemi durante il viaggio, tende,
coperte, sacchi a pelo, insomma tutto il necessario per fronteggiare la lunga
nuova avventura. In aggiunta, dal momento che non era facile prevedere quando e
dove sarebbero riusciti ad avere un nuovo incontro con i loro datori di lavoro,
i membri del gruppo ricevettero anche tre mesi di paga anticipata. 

A
corredo delle dotazioni procurate loro dall'organizzazione, vi era anche
un'utilissima cassetta di legno rinforzata con angolari e profili metallici, che
conteneva una quantità di trucchi. Si trattava di ceroni, tinture, e tutto
quanto avrebbe potuto servire per mascherare Krilzit una volta che il gruppo
avesse messo piede fuori da Romeldan. Infatti, come Marcellus si premurò di
ricordare loro, la Drow non sarebbe stata ben accetta al di fuori del loro
regno, e se non avessero potuto ricorrere al camuffamento, di certo avrebbero
dovuto fronteggiare pericolose azioni ostili da parte di chiunque li avesse
incontrati.

Il
dodici di Luglio il gruppo era pronto per lasciare Meldanos. Hond cavalcava il
suo destriero alla testa della piccola compagnia, mentre Gelgoog sul suo cavallo
chiudeva la fila che al centro aveva solo il carro, condotto da Merpol e
Foraeean. Per la prima volta dopo mesi, il vecchio pareva avere un aspetto assai
più curato e dignitoso del solito. Si era raso la barba ed aveva indossato
degli abiti che nulla avevano a che vedere con quelli laceri e rattoppati che
era uso sfoggiare. Qualcosa era cambiato in lui dopo il misterioso episodio
della sua presunta morte, e quel cambiamento esteriore non era che un minimo
riflesso di questo cambiamento.

In
breve, la compagnia si trovò a ripercorrere la già nota Via Romeldana
Settentrionale, che li avrebbe portati ancora una volta verso nord, fino ad
incontrare la Strada del Confine Settentrionale. Qui, stavolta, invece di
tagliare dritti verso le montagne del Bar-Shamdaar, avrebbero piegato a ovest,
seguendo il tracciato, lasciandosi infine Romeldan alle spalle per entrare nel
Carusal.

dopo
circa due settimane di viaggio o poco meno, il gruppo aveva lasciato la via
settentrionale e procedeva verso occidente, attraversando l'ultimo lembo di
terra romeldana che già preannunciava l'imminente confine con il Carusal.
L'aria calda e asciutta era carica dei profumi e degli aromi dell'estate
inoltrata, e di tanto in tanto avvertivano una folata di aria salmastra che li
avvisava dell'approssimarsi della costa.

Ad
un tratto, qualcuno avvertì un forte e acre odore quando si trovarono
sottovento rispetto ad una densa colonna di fumo che si levava a un paio di
miglia di distanza lungo la loro strada.  

In
breve raggiunsero il luogo da cui si levava il fumo, che proveniva dall'incendio
di una fattoria di medie dimensioni. Le fiamme divoravano l'edificio principale,
il fienile, parte dei campi e le stalle, dalle quali giungevano i muggiti ed i
versi strazianti degli animali che vi erano intrappolati. Fu subito evidente che
l'incendio fosse di natura dolosa, dal momento che erano chiaramente visibili i
resti di numerose frecce incendiarie che dovevano essere state scagliate con
quell'intento. La cosa singolare fu che tutte le frecce avevano un impennaggio a
bande bianche e nere.

Smontati
da cavallo e scesi dal carro, i sei cercarono di fare il possibile per salvare
quanto restava della fattoria, per mettere in salvo gli eventuali occupanti e le
bestie ancora intrappolate nella stalla. Hond invocò il potere di Elendos per
attirare verso di sé parte delle fiamme che divoravano la fattoria, che
svanivano al contatto con la sua persona. Analogamente, Foraeean e Merpol fecero
ricorso alle loro divinità e contribuirono, in misura anche maggiore, a domare
l'incendio, che in breve fu estinto. Gli altri avevano intanto aperto le porte
della stalla, dalle quali una mandria di bovini impazziti dal terrore si era
riversata nei campi, correndo all'impazzata per fermarsi solo quando furono
stremati. Più di due terzi della fattoria era ridotta a mozziconi di travi
carbonizzate e fumanti, solo pèochi ambienti conservavano la copertura del
tetto dove le fiamme non avevano fatto in tempo a propagarsi.

Avventurandosi
verso l'interno, fu con grande sorpresa che scoprirono trattarsi della fattoria
di Adeward. 

L'ex
legionario romeldano giaceva riverso a terra, morente per via delle ustioni e
delle numerose ferite da armi da taglio che avevano devastato il suo corpo
quando doveva aver tentato di difendere la sua abitazione e la sua famiglia.
Poco distante, il corpo di una donna, probabilmente la moglie, aveva smesso di
soffrire già da un po', ed erano evidenti sul suo corpo i segni delle
brutalità che di certo dovevano aver costituito motivo di divertimento per gli
assalitori. 

Udirono
un rumore dalla catasta di legna che si trovava in un angolo della stanza.
Circospetti e con le armi in pugno, si avvicinarono e la smontarono, trovandovi
sotto, confuso e tremante, il figlio Adesson. Il ragazzo era terrorizzato,
balbettava frasi incoerenti ed era evidentemente sconvolto per l'accaduto. Solo
la prontezza nel nascondersi sotto il mucchio di tronchi di legno lo aveva
salvato dal fare la stessa fine dei suoi genitori.

-
Orchi! - commentò Merpol annusando l'aria, mentre Gelgoog si avvicinava a
Adeward per coglierne le ultime parole. Foraeean cercò di distogliere Adesson
dalla scena che già lo aveva sconvolto fin troppo profondamente, prendendolo
affettuosamente sotto braccio mentre gli altri si aggiravano scavalcando le
macerie e gli altri residui in cerca di tracce che potessero confermare il
presentimento del nano. Non un solo cadavere degli assalitori fu trovato, ma le
tracce che Hond riuscì a individuare all'esterno non lasciavano adito a dubbi.
Sempre che qualcuno avesse dubitato della capacità di un nano nell'individuare
la presenza di orchi...

L'uomo
riuscì a mormorare solo poche parole all'orecchio di Gelgoog, sussurrando con
il poco fiato che lo stava abbandonando per sempre. Nessuno udì esattamente
cosa disse, ma non ebbero alcun dubbio circa il da farsi. L'incontro casuale e
l'alterco con Merpol a Meldanos, la bevuta assieme al Pesce Baleno, il nuovo
incontro nella piazza del mercato, avevano fatto di Adeward e suo figlio una
compagnia ormai familiare al gruppo, una sorta di amicizia sincera e
disinteressata che brillava per la sua purezza rispetto a tutte gli altri
incontri che erano invece stati resi necessari dalle esigenze della loro
missione. Adesson non era capace di reagire, e restava solo, senza famiglia e
senza una casa. Sentivano l'obbligo morale di occuparsi di lui.

-
Adesso andiamo a fargliela pagare! - borbottò Merpol risoluto, digrignando i
denti per la rabbia, mentre metteva un forcone in mano al giovanotto che lo
osservava con aria assente. 

Nessuno
ebbe da obiettare, celebrarono un breve rito e seppellirono i due defunti,
quindi sfoderarono le armi e si apprestarono a seguire la direzione in cui erano
fuggiti gli orchi.

grazie
agli occhi acuti dell'elfo silvano, il gruppo riuscì a procedere sulle tracce
degli orchi senza difficoltà, anche quando queste si addentrarono nel fitto
della vegetazione che circondava la fattoria oltre i campi a qualche centinaio
di passi di distanza. Del resto, osservò Gelgoog, il drappello degli assalitori
non aveva adottato precauzioni particolari, poiché evidentemente non sospettava
certo che sarebbe stato seguito da qualcuno, dopo aver sterminato gli abitanti
della fattoria.

Dopo
un primo tratto relativamente pianeggiante, la boscaglia iniziò a stendersi su
un terreno ondulato, che presto si fece accidentato e costrinse il gruppo ad
inerpicarsi lungo brevi pendii scoscesi che dovevano costituire gli argini di
qualche torrente stagionale ora in secca. Ma l'inseguimento proseguiva senza
incertezze, poiché lungo il percorso oltre alle impronte nel terreno iniziarono
a trovare rametti spezzati e anche qualche oggetto abbandonato lungo la strada
dopo che una frettolosa valutazione lo aveva ritenuto privo di valore.

Si
trovarono ad un tratto a dover attraversare un fiumiciattolo che scorreva in una
forra profonda sette o otto passi. Foraeean ricorse alla sua magia ed evocò una
sorta di disco fluttuante in grado di trasportarlo senza che dovesse affaticarsi
a scendere e risalire i due argini, quindi seguì Gelgoog, Adesson e Jack che
decisero di sfruttare un ponte di corde a una cinquantina di passi di distanza.
Hond, Krilzit e Merpol, invece, scalarono gli argini e risalirono dall'altro
lato dividendosi dal resto del gruppo per avere maggiori probabilità di
ritrovare in fretta le tracce degli orchi una volta raggiunto l'altro lato.

Ma
nonostante tutto, la banda di orchi non era stata così disattenta come avevano
creduto. Un piccolo drappello era rimasto in retroguardia dal lato opposto del
ponte, al riparo dei tronchi di grossi alberi dai rami contorti, proprio per
fronteggiare un eventuale quanto improbabile inseguimento. Non appena i due
gruppi raggiunsero la sponda opposta, iniziarono ad essere bersagliati dalle
frecce dall'impennaggio bianco e nero che ormai ben conoscevano.

I
dardi si infransero sulle corazze di metallo di Hond e Merpol senza provocare
loro danni preoccupanti, mentre dall'altro lato Gelgoog, più rapido ma meno
protetto, fu colpito più volte e iniziò a sanguinare copiosamente non appena
si trovò ad aver attraversato il ponte. I due gruppi si trovavano ora impegnati
in combattimenti separati, a tutto vantaggio degli orchi che si sporgevano dai
tronchi solo per il tempo necessario a scoccare le loro frecce sugli
inseguitori. Krilzit si riparò dietro Hond e Merpol che avanzarono rapidamente
per impegnare gli arcieri in corpo a corpo, mentre invocava una barriera
invisibile in grado di ripararsi dalle frecce. Dall'altro lato, Foraeean ricorse
ad un'illusione che proiettò un sembiante di sé stesso per fuorviare gli
arcieri, in modo da poter nel frattempo richiamare alla memoria le rune che gli
sarebbero servite per fronteggiare l'attacco. 

Quando
Hond e Merpol raggiunsero gli arcieri, costringendoli al combattimento
ravvicinato, si accorsero che l'imboscata era anche meglio congegnata di quanto
non sembrasse sulle prime, poiché spuntarono altri orchi in aggiunta ai primi,
che stavolta impugnavano rozze lame arrugginite che brandivano a due mani. Il
combattimento infuriò per alcuni istanti, e ciascuno dei due gruppi poteva
udire solo i rumori e le urla dell'altro senza poter intervenire in alcun modo
in soccorso, essendo quasi circondato di avversari. Hond, Merpol e Gelgoog
roteavano le loro armi mietendo e falciando i nemici che tuttavia sembravano
solo aumentare. Krilzit, al riparo dietro la sua barriera, iniziò a scatenare
le forze delle sue rune per impedire che i compagni fossero accerchiati,
riuscendo ad abbattere a sua volta alcuni degli aggressori. Foraeean riversò
sugli orchi tempeste di energia magica che li colpivano da tutte le parti
facendo numerose vittime, ma la proporzione delle forze sembrava a loro
svantaggio.

Infine,
Hond, Merpol e Krilzit riuscirono ad avere la meglio. Il bosco era cosparso dai
cadaveri dei nemici abbattuti, fra i quali c'era anche il gigantesco capobanda
che per ultimo si era unito allo scontro. Due degli orchi erano fuggiti, in
preda al panico, ma il piccolo gruppo non aveva avuto il tempo né le forze per
inseguirli attraverso il bosco, rischiando peraltro una seconda imboscata. Anche
l'altro gruppo pareva aver terminato il combattimento, poiché non giungevano
più i rumori della battaglia attraverso il fogliame che li separava. Dopo
qualche istante, comparvero dapprima Foraeean e poi Jack e Adesson, feriti ma
vivi. 

-
Gelgoog? - chiese qualcuno.

-
Non ce l'ha fatta - rispose il vecchio, abbassando lo sguardo. - E' caduto sotto
le spade degli orchi....

Improvvisamente,
un rispettoso silenzio calò sul bosco che solo fino a un attimo prima era stato
animato da tante voci e rumori.

quel
combattimento aveva stremato il gruppo, sia sotto il profilo fisico che sul
piano del morale, data la morte di Gelgoog. Il corpo dell'elfo silvano fu
recuperato, pulito, ricomposto e bendato, quindi lo riposero nel doppio fondo
del carro in attesa di un momento di tranquillità per poterne celebrare
degnamente il rito funebre. Ora l'urgenza era quella di trovare un posto per
riposare, dato che tutti ne avevano assoluto bisogno e già il sole iniziava a
calare all'orizzonte. Hond e Merpol avevano subito numerose ferite, le loro
armature erano ammaccate e forate, sembravano puntaspilli dai quali
fuoriuscivano i pennacchi delle numerose frecce che li avevano raggiunti, e
avevano ancora il fiatone per la fatica. Anche Krilzit e Foraeean erano
stremati, avendo dato quasi fondo entrambi alle loro energie per invocare i
poteri magici che avevano contribuito a sbaragliare gli orchi.

Si
rimisero in marcia, cercando di allontanarsi dalla zona in cerca di un rifugio
più sicuro, nel caso vi fossero altre bande di orchi nei paraggi. In una simile
eventualità, infatti, una volta scoperto il recente massacro, altri si
sarebbero messi sulle loro tracce e di certo non sarebbe stato facile
fronteggiare nuovamente quei feroci combattenti nella stessa giornata. Montati a
cavallo e sul carro, ripresero la direzione del loro viaggio, verso ovest,
scrutando ed esaminando ogni anfratto che potesse dar loro riparo per la
notte. 

-
Io devo tornare indietro - disse ad un tratto Adesson, risvegliandosi come
d'improvviso dallo stato di confusione nel quale lo avevano trovato dopo il
massacro alla fattoria. Merpol di voltò osservandolo con aria interrogativa.

-
Ero troppo sconvolto prima per pensarci, ma ricordo chiaramente che mio padre mi
ha lasciato qualcosa che devo recuperare... - spiegò il ragazzo, intuendo la
domanda imminente.

-
Tu sei matto, ragazzo! - commentò il nano, tornando a manovrare il carro mentre
sobbalzavano su una buca del terreno.

-
Non sono matto. Mio padre una volta mi rivelò un posto nel quale aveva lasciato
delle cose per me, nel caso un giorno fosse venuto a mancare. E quel giorno è
arrivato, purtroppo.

Merpol
e Krilzit, che ascoltava dal retro del carro, soppesarono le parole del
giovanotto, incerti. Davanti a loro, Hond aveva fatto cenno di fermare il carro,
e osservava una luce non troppo lontana che sembrava rivelare un falò o un
piccolo accampamento lungo la strada. Per il momento accantonarono il problema
di Adesson, mentre l'esmeldiano andò in avanscoperta per un breve tratto,
cercando di capire a chi potesse appartenere quel fuoco.

Boom...
Booom

Un
rombo lontano giunse alle sensibili orecchie di Krilzit. Fu giusto un istante,
un'impressione, poi non sentì più nulla.

Boom...
Boooom

Dopo
alcuni istanti percepì nuovamente il rumore, mentre la figra di Hond stava
tornando verso di loro. Sembrava trottare piuttosto affrettatamente.

-
Cattive notizie - gridò il cavaliere. - Non so di chi si tratti con precisione,
ma è un accampamento e sento rumore di tamburi... non mi piace affatto!

-
Che facciamo?

-
Torniamo indietro, tanto il ragazzo ha qualcosa da fare... - disse Merpol.

-
Tornare indietro? Ti sei dimenticato che abbiamo una missione da compiere? -
rispose Hond, guardando distrattamente in direzione de fuoco poco lontano.

Booom....
Boooom

Improvvisamente,
tutto udirono i tamburi. Di qualunque cosa si trattasse, si stavano avvicinando.

-
Guardate là, si stanno avvicinando! - esclamò Jack, puntando un dito davanti
al carro, nell'oscurità della sera. Un lampo di luce riflessa rivelò delle
forme che si muovevano nella notte, avanzando verso di loro.

Hond
mosse una mano davanti a sè mormorando qualcosa, poi improvvisamente dalle dita
partirono alcuni filamenti luminosi che tracciarono una linea di luce fino ad un
albero che si trovava a circa cinquanta passi dal carro. L'albero prese a
risplendere come fosse una torcia, senza ardere, illuminando la strada.

Una
colonna di guerrieri orchi avanzava correndo verso di loro.

Voltarono
il carro e spronarono i cavalli per spingerli alla massima velocità possibile,
mentre le prime frecce presero a colpire il retro conficcandosi nel legno. Hond
partì al galoppo, precedendo gli altri, nel tentativo di trovare un rifugio che
gli permettesse di nascondersi fino al passaggio dell'orda. Sporgendosi
dall'estremità posteriore del carro, Krilzit e Jack potevano vedere le zanne
degli orchi scoperte dal ghigno dei guerrieri che pregustavano un facile
massacro, mentre altre frecce venivano scagliate contro di loro. Merpol frustava
e incitava i cavalli, disgustato dall'odore nauseabondo di quelle immonde
creature, che solo lui poteva percepire con tanta chiarezza.

Il
carro aveva guadagnato un discreto vantaggio sugli inseguitori, quando la figura
di Hond, con il cavallo di traverso sul sentiero, comparve indicando la
boscaglia a sinistra. Senza esitazione, Merpol costrinse i cavalli alla brusca
sterzata, ed il carro sobbalzò mentre deviava sul terreno accidentato, passando
in mezzo ad alcuni cespugli. Improvvisamente, in mezzo alla vegetazione comparve
un fianco roccioso nel quale si apriva l'imbocco di una caverna sufficientemente
largo da farci passare il carro. Il nano ve lo condusse attraverso mentre il
cavaliere esmeldiano si premurava di occultare le tracce del passaggio
disponendo appositamente alcuni arbusti e le fronde dei cespugli.

Si
ritrovarono nella caverna, in silenzio, cercando di tenere a bada i cavalli
innervositi. Presto gli orchi sarebbero passati di fronte a loro, ed avrebbero
scoperto se il trucco aveva funzionato. Il minimo rumore li avrebbe potuti
tradire. Qualcuno si trovò a trattenere il fiato, mentre la colonna armata
inziava a sfilare a meno di cento passi dall'imbocco della caverna.

-
Ma quanti sono, per Morgrim? - esclamò il nano. Per un tempo che parve
infinito, videro gli orchi sfilare in colonna, udirono i loro grugniti e gli
echi dei tamburi. Sembrava un esercito in piena regola, con tanto di
esploratori, arcieri, fanti e portastendardi.

-
Questa terra è in pericolo, dobbiamo trovare il modo di avvisare qualcuno -
commentò Hond.

Poi
la fila terminò, e gli echi dei tamburi si persero in lontananza, senza che
qualcuno venisse a disturbarli. Fortunatamente, il nascondiglio era stato
efficace e non li avevano trovati. Tutti trassero un sospiro di sollievo, mentre
già si preparavano a riposare dalle fatiche di quel giorno.

la
notte passò fortunatamente senza problemi, anche se Hond si addormentò durante
il suo turno di guardia, come fu sarcasticamente rilevato da Krilzit che lo
trovò accasciato vicino all'ingresso della caverna. Dopo essersi compiaciuta
per quella grave mancanza dell'esmeldiano, la Drow svegliò Merpol perché
anticipasse il suo turno, mentre lei si recava all'esterno in perlustrazione,
nonostante le obiezioni del nano. Quando tornò, sazia, nona veva comunque
trovato nulla di strano o pericoloso e gli orchi sembravano scomparsi in
lontananza.

Al
risveglio, la questione di Adesson fu ciò che accese una polemica discussione
fra Hond e Merpol. Il nano si sentiva in obbligo nei confronti del ragazzo, ed
avrebbe assecondato la sua richiesta di tornare indietro per recuperare
lìeredità lasciatagli da Adeward, mentre l'esmeldiano anteponeva a tutto
l'importanza della missione e la necessità di avvisare le forze locali della
minaccia orchesca di cui erano stati testimoni. La discussione si prolungò per
un certo tempo, e alla fine prevalse la volontà della maggioranza, o forse la
testardaggine del nano.

Prima
di muoversi diedero sepoltura a Gelgoog il cui corpo, con grande stupore,
sembrava essersi tramutato in una sorta di fascio d'erba e di liane, anziché
iniziare a decomporsi come qualsiasi altro cadavere avrebbe fatto. L'odore non
era certo piacevole, tuttavia quel comportamento sembrava ancora una volta
testimoniare il legame che la razza degli elfi ha con la natura.

-
Essi provengono dalla natura ed alla natura ritornano - commentò Hond alla
conclusione del rituale.

Ripresero
il viaggio all'indietro verso la fattoria di Adeward e giunsero a destinazione
che il sole era già a metà del suo corso mattutino. Adesson fu lesto a
scendere dal carro, dirigendosi verso una stanza, o quanto ne restava, mostrando
di sapere esattamente cosa cercare e dove. Scoperchiò una delle pietre del
pavimento e ne trasse un involucro che conteneva una pergamena sulla quale era
stata disegnata una mappa. Le indicazioni mostravano un luogo nelle vicinanze
della fattoria, approssimativamente dove il giorno prima si erano scontrati con
gli orchi.

Si
equipaggiarono per la breve escursione, apprestandosi a scortare Adesson nella
sua personale missione. Solo Foraeean e Jack non si unirono al gruppo, poiché
il vecchio aveva ancora necessità di recuperare le sue forze, e il mezzuomo gli
sarebbe stato utile per avvisarlo di eventuali problemi mentre lui si trovava in
quello stato di meditazione nel quale era solito isolarsi quasi del tutto dal
mondo circostante. Pochi istanti dopo, il gruppo si mosse, inoltrandosi
nuovamente nella boscaglia.

Ripercorsero
in gran parte la strada del giorno prima, quando avevano inseguito gli orchi,
fino a raggiungere il torrente dove avevano subito l'imboscata. Questa volta si
avvicinarono ben più cautamente al luogo che era costato la vita a Gelgoog, ma
non trovarono traccia di nessuno che li attendesse. Una volta dall'altro lato,
seguirono le indicazioni della mappa che li portò ad un grosso e pesante
pietrone che doveva essere rimosso. Lo sforzo congiunto di Merpol e Hond
consentì in breve di rivelare la cavità che la roccia nascondeva sotto di sé,
rivelando una specie di tunnel sotterraneo.

Uno
dopo l'altro si calarono nella buca, dalla quale si dipartiva un percorso
angusto scavato sotto terra, che si inoltrava nel buio in una sola direzione.
Accesero una torcia e andarono avanti. Furono costretti a superare una frana che
mise a dura prova il cavaliere esmeldiano, appesantito dalla corazza, che quasi
vi precipitò tentando di saltare dall'altro lato. Se prima era stato contrario
a quella sciocca deviazione dalla loro missione principale, Hond era ora ancor
più ostile alla scelta cui lo avevano in qualche modo costretto.

Giunsero
infine a quello che pareva essere il fondo del tunnel. Non c'erano porte,
passaggi o deviazioni laterali, semplicemente il cunicolo terminava in una sorta
di vicolo cieco, sul cui fondo si vedeva un'ampia e buia apertura probabilmente
causata dal crollo di una porzione della parete rocciosa.

-
Questo odore non mi piace per niente! - esclamò Merpol, annusando l'aria.
Ancora una volta, il lezzo immondo della razza tanto odiata offendeva l'aria che
respirava.

Booom....
Boooom

Dall'apertura
al fondo del cunicolo proveniva ancora una volta l'eco lontano di tamburi che
già conoscevano.

Scostarono
la torcia, per cercare di distinguere meglio nell'oscurità che si stendeva
davanti a loro. Quando gli occhi si abituarono al buio, compresero di essere
affacciati ad una sorta di finestra che si apriva su un vasto ambiente
sotterraneo, che si stendeva a perdita d'occhio in tutte le direzioni fin dove
arrivava lo sguardo.

-
Che Fuinwen ci protegga! - gli occhi di Krilzit furono i primi ad adattarsi
all'oscurità, mentre con un dito indicava verso il basso.

Al
fondo della caverna si potevano vedere centinaia di piccole costruzioni
malandate e difformi, accastellate le une sulle altre, attraversate da una sorta
di viottoli tortuosi e dissestati fra i quali di tanto in tanto compariva la
luce lontana di un fuoco o di una torcia. Migliaia di figure si muovevano in
quelle stradine, affaccendate come formiche disordinate, che si raggruppavano da
una parte o si disperdevano in altre direzioni. Alcune delle costruzioni erano
sormontate da pali di legno, sui quali erano visibili cartelli di legno
rozzamente dipinti, o dai quali pendevano gabbie di metallo o ancora croci sulle
quali si potevano distinguere i poveri resti di qualche sventurato.

-
La città degli orchi... - mormorò Merpol, il cui stupore frenò per un istante
l'irrazionale moto di rabbia che la vista degli orchi solitamente gli provocava.

-
Bravo, ci hai portati proprio nel loro covo! - sottolineò Hond, battendo
sarcasticamente una mano sulla spalla del nano.