suppongo che anche gli ormoni influiscano sulle le scelte dei giochi, così come è più facile che un uomo scelga una donna
Con le nostre due ospiti, Maresa "Ardesia" e Costanza "LadyDice", parliamo di donne e giochi da tavolo, della rappresentazione della figura femminile nei giochi, di stereotipi e altri temi scottanti...
Presentano Salvatore "sava73" e Marco "Agzaroth".
Regia Cristiano "Elianto".
Commenti
Partendo dal presupposto che la cultura è un medium relazionale e non un elemento aprioristico e imposto, secondo me la vostra discussione è falsata dal percepire la "cultura dominante" come l'unica cultura. Agzaroth quando fa l'esempio di sua figlia fa un'osservazione giusta: la storia non c'entra niente! Poi è chiaro che un bambino (ma anche un adulto) apprende per imitazione (giustamente la tv o gli altri) ma non si può vedere la cultura solo come un'influenza esterna perché in realtà è un rapporto osmotico con uno "strumento d'uso" e perciò finalizzato a un "prodotto". L'uso che si fa di questo medium (non un semplice "mezzo") è politico poiché è una scelta nel modo di rapportarsi e bisognerebbe analizzare criticamente il problema (come nell'esempio di Agzaroth). Nello specifico bisognerebbe porsi criticamente nei confronti della cultura dominante applicata al mondo dei boardgame e prendere posizione riguardo al ruolo delle donne e denunciare i "pre-giudizi" (gioco facile, puccettoso o altro). Personalmente trovo che il pre-giudizio peggiore è la considerazione del gioco in sé come roba per bambini o bambinoni che purtroppo chiude le porte al mondo femminile (e in generale fa apparire il gioco come un'attività disdicevole oltre una certa età). Secondo me una discussione di questo tipo non può prescindere dalle considerazioni attribuite al gioco nella cultura dominante e a tutte le implicazioni che queste producono perché, a parte negli ambienti accademici, dalla gente comune viene considerato non come un processo pedagogico e conoscitivo ma come un riempitivo per il tempo dei bambini. Chiudo dicendo che la cultura può anche essere un elemento di "rottura" e "rivoluzionario" e perciò è giusto e doveroso denunciare feticci e falsità e analizzare cosa è cultura dominante e cosa è fisiologico perché personalmente credo che la cultura faccia passare per fisiologiche cose che non sono tali. Per esempio se un gioco sui pony tutto rosa-brillantinato viene regalato a una bambina che guarda pubblicità rosa-brillantinate e poi gioca con il gioco rosa-brillantinato, è giusto dire che è una differenza fisiologica? Se 50 anni fa ai maschietti si regalavano fucili e pistole giocattolo e alle ragazze le bambole ed entrambi ci giocavano è giusto dire che fisiologicamente i maschi sono portati alla guerra e le donne alla casa e alla procreazione? Dobbiamo tornare alle ideologie di genere, di popolo e di razza di inizio novecento? Indubbiamente la sessualità gioca un ruolo fondamentale nelle relazioni con se stessi, gli altri e il mondo ma essa è uno "strumento" con cui accedere a un orizzonte vastissimo di possibilità e non un vincolo restrittivo. Il corpo è lo strumento più importante che abbiamo a disposizione e classificarlo equivale a castrarlo nelle sue possibilità d'uso e per questo credo che la distinzione uomo-donna vada denunciata dato che non implica un dialogo ma soltanto un'opposizione restrittiva e una guerra tra sessi. Per dirla con Aristofane nel Simposio, sono due metà complementari e perciò una ricchezza di cui purtroppo ci siamo abituati a privarci.
Mettiamola così, ritengo più giusto impostare questa discussione che avete sollevato (interessantissima) in termini di "denuncia" perché la barriera tra sessi non si abbatte facendo fare alle donne ciò che fanno gli uomini o nel rappresentarle allo stesso modo (con qualche piastra in più) ma con la consapevolezza critica della necessità di un dialogo che non delimiti fantomatiche sfere d'influenza ma che individui le possibilità insite nel rapporto tra i sessi.
Scusate il papiro =P
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