10 domande a... Fiorenzo Delle Rupi

Oggi intervistiamo uno dei più famosi e stimati traduttori di giochi da tavolo (e non solo) italiani: Fiorenzo Delle Rupi.

 

Interviste
Giocatori

1) Ciao Fiorenzo, parlaci un po' di te in generale, dei tuoi interessi e passioni.

Ciao, grazie mille per l’invito e per l’ospitalità su queste pagine! Da dove comincio? Prima ancora che traduttore penso di essere da sempre un fruitore di questo mondo, come utente, come giocatore e come appassionato: ho iniziato sul finire degli anni 80 facendo “volontariato” per aiutare tutte quelle iniziative e quelle locali in Umbria che miravano a diffondere i giochi di ogni genere, i film, il fantastico e il fumetto, per molti anni ne ho curata una come organizzatore, l’Empirecon di Perugia, e ho vissuto da appassionato tutti i grandi fenomeni fantastici di questi decenni, dal Signore degli Anelli ai fumetti Marvel, da Game of Thrones a Dungeons & Dragons. A questo si aggiunge una passione ancestrale per la saga di Star Wars di cui non sono riuscito a sbarazzarmi nemmeno quando ci ho provato con tutte le mie forze!

Col tempo a questo “curriculum” da appassionato si è affiancato quello professionale di traduttore, lavoro su traduzioni dall’inglese, dal francese e dallo spagnolo da circa quindici anni e le produzioni nel settore ludico hanno raggiunto ormai varie centinaia di titoli, tra cui qualche piccolo frammento di storia come i giochi di ruolo di Dungeons & Dragons, Star Wars, Pathfinder e Savage Worlds, giochi da tavolo come Twilight Struggle, Zombicide, X-Wing, Assalto Imperiale, Pandemia, e parecchi altri. A questo si aggiungono esperienze di traduzione in altri settori, come la narrativa, alcune sceneggiature televisive e cinematografiche e circa tre anni di servizio sui fumetti Marvel (esperienza che ho adorato e mi manca da morire!) A proposito di fumetti, collaboro regolarmente con la redazione del sito Badcomics.it, dove mi occupo principalmente di vicende mutanti e, ovviamente, come consulente starwarsiano in pianta stabile. Insomma, non ci si annoia!

2) Come sei finito a fare il traduttore? È quello per cui hai sempre studiato e che hai desiderato?

Direi essenzialmente di sì. Complici le malsane passioni di cui sopra, fin da ragazzino si faceva sentire la necessità di attingere a materiale aggiuntivo in lingua originale: che si trattasse di fumetti, di giochi o di libri, e io e l’inglese abbiamo cominciato a vivere in simbiosi pressoché quotidiana. Sono seguiti il liceo linguistico e la laurea in lingua e letteratura inglese, dove l’impresa più memorabile è stata probabilmente quella di riuscire a fare accettare a relatore e commissione una tesi su The Lord of the Rings in un’epoca in cui nessuno degnava l’opera di uno sguardo! La transizione a livello professionale è stata lenta e graduale, ma in realtà prima ancora di iniziare a farlo come lavoro lo facevo per pura passione personale e anche come servizio per amici e compagni appassionati che come me volevano attingere a materiale in lingua originale relativo alle loro passioni preferite. Anzi, forse il fatto di avere iniziato a farlo per passione è servito a poter affrontare con più energia i molti ostacoli che una specializzazione del genere comporta.

3) E l'incontro con i giochi da tavolo com'è avvenuto? Quali sono i tuoi preferiti?

Da appassionato, credo di avere seguito un percorso molto classico, simile a quello di tanti altri giocatori della mia generazione, fatto delle tappe “essenziali” del fenomeno: Hero Quest, i Librigame di Lupo Solitario, la primissima edizione in italiano di Dungeons & Dragons di Editrice Giochi, e da lì in poi il mondo si è progressivamente ampliato con la scoperta di una miriade di giochi nuovi. Anche in quel caso credo che molto abbia influito il lavoro di volontariato nell’organizzazione di fiere e convention locali a cui accennavo in apertura, dove inevitabilmente finivi per essere esposto alle novità e alle ultime uscite del settore prima di buona parte degli altri.

I miei giochi preferiti? Mi piacciono molto i collaborativi in generale, meglio se con un pizzico di ambientazione fantastica, quindi un giro a Zombicide e Yggdrasil si fa sempre volentieri. Ho una passione smodata per Shadows over Camelot (giuro che farei la traduzione gratuitamente per qualsiasi casa editrice che si decidesse finalmente a produrlo in italiano!) e i nuovi giochi di Star Wars della Fantasy Flight Games mi hanno, com’era facile intuire, irretito nei loro tentacoli con la massima facilità. Amo molto X-Wing, che però sono costretto a giocare per lo più come nomade presso altri lidi perché la comunità di gioco qui di Perugia è ridotta al lumicino (anzi, lasciatemi lanciare un appello... riaccendiamo la fiamma della Forza!), e ci sono tutte le premesse perché Assalto Imperiale mi procuri un analogo grado di assuefazione.

4) Infine come si sono conciliate le due cose? Ovvero com'è che ora traduci (anche) giochi? Lavori sempre da solo o hai dei revisori di cui ti avvali?

In realtà il connubio tra traduzioni e giochi era presente fin dall’inizio, la mia prima esperienza professionale importante è stata la lunga cavalcata di Dungeons & Dragons terza edizione per 25 Edition. Soltanto in un secondo tempo il raggio di azione si è allargato ad altri campi più o meno correlati, quindi non si è trattato che di portare al livello evolutivo logicamente conseguente quello che era già un sodalizio implicito nei primi passi.

Quanto alle modalità di lavoro: generalmente sulla traduzione vera e propria preferisco lavorare da solo, perché è il modo migliore di garantire al prodotto una sua coerenza interna e una sua continuità a livello di stile e di terminologia, anche se negli ultimi tempi convoco spesso qui in studio un paio di Minion che diano una mano per gli aspetti più tecnici e pratici del lavoro, come il layout e l’elaborazione dei file, la disposizione delle tabelle, la rilettura, il controllo degli errori ortografici e così via.

Completata la traduzione, il lavoro passa nelle mani del revisore interno alla ditta che curerà la pubblicazione del prodotto. Lì ognuno ha il suo modus operandi diverso: in certi casi, affidato il prodotto al revisore, il mio compito è finito e il revisore ha carta bianca completa sulle modifiche, le correzioni e gli eventuali ritocchi da apportare. In altri casi (in genere quando i ritmi di produzione e le crudeli scadenze che ci vengono imposte da oltreoceano lo consentono) si discute assieme dei termini scelti e delle correzioni da fare anche in fase di revisione.

Tra l’altro, interagire con gli editor è forse uno degli aspetti più belli e interessanti del lavoro, quello che più ti fa crescere professionalmente: impari a vedere la tua opera da un punto di vista diverso, a confrontarti con scelte alternative (sotto certi aspetti, il lavoro di traduzione è un lavoro fin troppo autoreferenziale) e a fare squadra, cosa che non fa mai male.

5) Quanto è difficile il tuo settore lavorativo? Prezzi bassi e tanta concorrenza? Insomma giri in Porsche o in bicicletta?

Fortunatamente non giro... Uno dei pochi vantaggi di questo lavoro è il poterlo fare dal confortevole studio di casa propria, ma altrimenti tenderemmo sicuramente più alla bicicletta, cosa che con le pendenze dei colli perugini non auguro a nessuno! D’impulso mi verrebbe da dire che è un inferno, i prezzi bassi e la tanta concorrenza che tu nomini sono due fattori eterni e inevitabili e non sono i soli, ma riflettendoci più obiettivamente credo che si tratti di un’esperienza lavorativa non troppo dissimile da quella che deve affrontare ogni libero professionista.

Forse un aspetto nefasto che caratterizza troppo questo settore è la “concorrenza dei non concorrenti”. Capita ancora troppo spesso che gli editori siano tentati di cedere alla via più rapida, facile e seducente del lato oscuro della Forza, vale a dire affidare traduzioni a chi non è un professionista, vuoi che si tratti dell’amico o del conoscente “che andava tanto bene a scuola in inglese”, o del neofita entusiasta, o di chi lo fa per secondo o terzo lavoro nei ritagli di tempo, insomma gente magari animata dalle migliori intenzioni, ma che non affronta questi incarichi come il suo lavoro vero e proprio. Ecco, questa è una scelta che fa danni non solo a me come professionista, ma anche e soprattutto al prodotto e alla casa editrice stessa, un traduttore a tempo perso condanna il prodotto all’instabilità: tra due mesi magari se ne andrà, o non potrà dedicargli il tempo e l’assiduità che servono, e quel poco di continuità e di coerenza che si era fissato (parlo soprattutto dei prodotti che fanno parte di una “linea” che va avanti nel tempo) andranno perduti con l’ingresso del precario successivo, che costringerà sia la casa editrice che il prodotto a ripartire da zero.

Quindi, volendo lanciare un secondo appello da queste pagine (ma quello di X-Wing resta il più importante!) è sempre bene scegliere un traduttore costante da legare alle proprie iniziative editoriali, e con cui sviluppare la linea di prodotti nell’arco del tempo. A fronte di un minimo impegno in più ne guadagnano sia il prodotto finale che la comunità dei giocatori/appassionati, e le case editrici stesse scopriranno che nei tempi lunghi possiamo semplificare di parecchio la vita anche a loro! :)

6) Quanto facilita l'essere giocatore – e quindi conoscitore della materia – nelle traduzioni dei giochi? Ti è mai capitato di dover tradurre qualcosa per un ambito di cui eri completamente all'oscuro? Come te la sei cavata?

Dunque, temo che la mia esperienza come giocatore sia ampiamente sopravvalutata, esistono vari filoni del mondo dei giochi che non ho mai esplorato, quindi sarebbe presuntuoso dire che riesco ad affrontare da giocatore esperto la traduzione di ogni nuovo regolamento. Per contro, confessando di rientrare nella categoria dei giocatori duri di comprendonio a cui è necessario spiegare le regole almeno tre volte, diciamo che col tempo si sviluppa una sorta di “senso di ragno” che ti permette di percepire subito quando una regola o un passaggio suonano poco chiari o a rischio di equivoci. In quel caso cerco di rendere la frase in italiano così come vorrei sentirmela spiegare io al momento di imparare il gioco: diciamo che cerco di fare la cavia della mia stessa traduzione e di mettermi nei panni del neofita, cosa che oltre che riuscirmi molto facile, spesso aiuta a rendere il regolamento più fruibile possibile.

7) Cosa pensi si potrebbe fare, in ambito ludico, per incentivare la diffusione dei giochi? Assicurare sempre una pronta e completa traduzione in italiano, anche delle espansioni, pensi gioverebbe? O è ora che la gente impari l'inglese?

Anche in questo caso, dovessi parlare spinto solo dal mio bieco interesse, dovrei rispondere che più materiale viene reso disponibile in versione localizzata, meglio è!

In realtà secondo me il fattore della lingua è solo un aspetto della questione. Indubbiamente per il pubblico italiano, notoriamente pigro, avere sottomano un prodotto in italiano è un incentivo in più a esplorarlo, specialmente nel caso di quei giochi più complessi che già richiederebbero un certo sforzo mentale per essere giocati a livello di regole. Però è anche vero che la community dei giocatori più irriducibili non si è mai fatta spaventare dai regolamenti in lingua straniera: negli anni 90, nell’ambito per esempio di Warhammer o dei giochi di ruolo (penso alle prime edizioni di Dungeons & Dragons, ma anche a Vampiri e al primo World of Darkness) si erano create community di giocatori abbastanza diffuse e attive anche senza il supporto della lingua e perfino senza il sostegno di internet; quindi, almeno in certi contesti, il fattore della localizzazione potrebbe non essere fondamentale.

Credo invece che un aspetto essenziale su cui premere sia l’informazione e la diffusione dei prodotti anche in canali e scenari diversi da quelli tradizionali: penso che tra il pubblico “generalista” ci sia per i giochi di ogni genere un bacino potenziale smisurato di utenti che semplicemente non conoscono l’esistenza di questo mondo e di questo hobby, perché non si muovono nei circuiti delle fiere, dei siti specializzati, delle convention e dei tornei. Credo che raggiungere queste persone sia il passo più importante da fare per portare il mondo del gioco in Italia allo stadio evolutivo successivo.

Detto questo, la questione delle edizioni italiane “rientra dalla finestra” più come garanzia di qualità del prodotto in questione che come necessità intrinseca: in un’epoca in cui si localizza di tutto e di più, spesso anche in tempi fulminei, l’edizione italiana di un gioco diventa sotto certi aspetti un “biglietto da visita” importante, la garanzia che c’è stato uno studio e un esame del titolo, e che è stato giudicato degno di essere proposto anche nel nostro paese, quindi in un certo senso si “rassicura” il potenziale nuovo utente sulla validità del prodotto che sta per provare. Il neofita che si avvicinasse per la prima volta al mondo dei giochi e che si trovasse di fronte a un prodotto in lingua originale, istintivamente finirebbe sempre per chiedersi “beh, ma perché in italiano non lo fanno?”. L’edizione in lingua italiana è un primo passo spesso essenziale per dimostrare ai nuovi utenti che il prodotto “vale”.

8) A molti piacerebbe fossi tu a tradurre Tales of The Arabian Nights, se – anzi no, quando – il crowdfunding di Giochistarter partirà, a Settembre. Ne saresti più entusiasta o spaventato?

Beh, per prima cosa sono onorato dell’immeritata fiducia e ringrazio i sostenitori di questa proposta! Sicuramente prevale l’entusiasmo, sia perché ho una passione mai sopita per le ambientazioni arabeggianti alla Mille e Una Notte, nata fin dai tempi dello storico Al-Qadim di D&D della TSR, di cui sono fiero possessore di tutti i moduli, sia perché Tales of The Arabian Nights, da quello che sono riuscito a vedere, è un progetto che non può non entusiasmare e mi troverebbe in prima fila innanzi tutto come giocatore. Il fatto che tu includa anche l’opzione di essere spaventato da prendere in considerazione mi induce a chiedermi se non mi stia sfuggendo qualche aspetto essenziale, cosa che mi accade molto spesso...! :)

9) Un gioco viene editato con la tua traduzione e, a posteriori, ti accorgi di aver fatto un bell'errore. Qual è la tua reazione?

L’ultima puntata di Game of Thrones ci ha offerto la perfetta esemplificazione dello stato d’animo che prende il sopravvento in quei casi: una suora che ti accompagna ovunque tu vada scampanellandoti nelle orecchie e ripetendo all’infinito “Shame, Shame, Shame”!

Fortunatamente è capitato e capita molto raramente, grazie anche e soprattutto agli agguerritissimi editor a cui si accennava più sopra (se prima si parlava dell’importanza di utilizzare dei traduttori professionisti, diamo a Cesare quel che è di Cesare dicendo che la figura del revisore è *ancora* più essenziale per la qualità di un prodotto), ma naturalmente la prima cosa che si fa in questi casi è controllare se c’è modo di correggere il tiro in corso d’opera, intervenendo prima della fase di stampa, oppure sulle ristampe, o infine con la diffusione delle sempre più universali FAQ ed errata (a onore e merito di quasi tutte le ditte con cui collaboro, va detto che i PDF di FAQ ed errata delle edizioni italiane sono spesso molto più limitati e ridotti di quelli in originale, indice che riusciamo a “filtrare” almeno parte delle imprecisioni dell’originale in fase di traduzione).

10) Qualche episodio divertente da raccontare del mondo delle traduzioni? Ad esempio una bella editrice che ti paga in natura? O Max della Asterion che ti paga in natura? :)

Ahah! Nulla di così entusiasmante (o scabroso), ma per le belle editrici possiamo sempre organizzarci (Max mi perdonerà!). 

Di aneddoti divertenti dietro le quinte ho poco o nulla da raccontare, in essenza questo lavoro è un costante alternarsi tra un lungo e laborioso sgobbare alle tastiere e forsennate sessioni via chat o Facebook sulle rifiniture da apportare. Potrebbero forse risultare divertenti certi scambi fatti a orari improbi della notte in cui si esprime mutua solidarietà con l’editor o con l’impaginatore dall’altro lato del monitor dopo la dodicesima ora di fila passata alle tastiere, ma sono squarci di umanità degradata che non mi sento di infliggere ai vostri lettori!

In quelle occasioni in cui si è lavorato come revisore o supervisore di traduzioni altrui si è ovviamente accumulato un discreto numero di perle da consegnare agli archivi. Il chain mail gauntlet come guanto della catena postale entra di diritto nella storia, ed è notevole anche l’enigma filosofico dei “Rim” della galassia di Star Wars tradotti come “Orli”: l’Outer Rim come Orlo Esterno era un trionfo di incrollabili sicurezze, con l’Inner Rim come Orlo Interno già si apriva qualche crepa nel muro delle certezze, e giunti al Middle Rim si entrava in corto circuito esistenziale.

Meno divertenti nel senso umoristico del termine ma forse più gratificanti sono le esperienze “sul campo” alle fiere e alle convention, dove finalmente vedo rodati sul tavolo quelli che per il resto dell’anno sono solo dei file teorici. Non ho un evento in particolare da raccontare, ma in generale vedere dal vivo ragazzi e adulti che usano e tengono in mano ciò che hai contribuito a creare è un’esperienza che pochissimi altri lavori sono in grado di darti. Forse addirittura illogica e immotivata, perché in fin dei conti il traduttore sta ai piani bassi tra tutti i responsabili del successo di un gioco, eppure, anche se può sembrare ingenuo, vedere che il frutto del tuo lavoro consente alla gente di divertirsi e di passare delle ore in allegria è una sensazione che anno dopo anno non ti lascia mai indifferente, mi ritrovo a stupirmene a ogni nuova occasione, che sia Lucca Games, Modena Play o gli Asterion Gaming Days. Nello sviluppare la scheda del personaggio temo di non avere assegnato abbastanza punti all’abilità “cinismo” :)

Grazie Fiorenzo per la disponibilità e per l'intervista esaustiva che ci hai rilasciato. E' bello poer conoscere ed approfondire ambiti di questo settore che spesso passano ingiustamente in secondo piano.
Ti ringrazio a nome della Tana per la competenza e professionalità con cui ci consenti di giocare in italiano ai nostri giochi preferiti.

Commenti

Fiorenzo è un mio idolo indiscusso, professionista di altissimo livello, persona squisita e uomo d'altri tempi e pure concittadino, quindi stima ancora maggiore... :-)
Se le traduzioni dei giochi in Italia fossero tutte assegnate a gente come lui, non avremmo molti dei problemi che puntualmente si palesano soprattutto in qualche casa editrice.
Spero vivamente che la traduzione di Tales of the Arabian Nights venga assegnata a lui. Quindi, Michele Quondam... facci un serio pensiero... :-)

Professionale e generoso!!! ti vogliamo assolutamente per TotAN!!!!!!!!!!

il lavoro del traduttore è in realtà come in letteratura una responsabilità enorme, sta al traduttore usare tecnica e arte per mantenere la bellezza! eroi troppo spesso ignorati!

Io tifo per te ( come penso molti ) per TOTAN nella nostra bella lingua
e spero che Mikequo ci ascolti :-)...nel frattempo, linko l'articolo sulla
nostra pagina FB...merita!

Con stima,
Tal.

Che tempi quando traducevo anch'io... C'era da poco il mitico vecchio sito!

Bella intervista, anche se speravo che spiegasse un po' più a fondo come Fiorenzo è arrivato a tradurre i giochi per mestiere :P
Però... "è sempre bene scegliere un traduttore costante da legare alle proprie iniziative editoriali", leggere questa frase mi mette un po' di sconforto... troppi editori si affidano a nomi noti, e noi poveri giovani e inesperti aspiranti traduttori vediamo il nostro futuro sempre più buio.

Da neofita entusiasta ammiro cotanta esperienza, ma mi auguro che anche a qualche nuova leva sia data la possibilità di formarsi sullo stesso campo.

Complimenti per il tuo lavoro!

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