Dal diario di Gawain "Corvo Nero" Caradrim - 4 Dicembre 2005
Parte III, Capitolo 1: Una settimana a Bor-Sesirim
Seduta del 27/11/2002
Una settimana a Bor-Sesirim
passammo una settimana in città, dopo l'incontro con Shair, approntando i preparativi per la nuova partenza e rimettendoci in forze per la nuova missione, anche se questa volta tutto lasciava prevedere si trattasse di un incarico meno complesso di quello precedente. Ovviamente, le nostre previsioni erano del tutto errate, ma non potevamo saperlo in quei giorni, così ciascuno fu in grado di trascorrere la propria settimana di libertà in una certa tranquillità, facendo base prevalentemente alla locanda, anche se io tornai diverse volte alla mia abitazione.
Per le vie della città, nei giorni immediatamente successivi al nostro arrivo, si diffusero numerose voci su un nuovo atto di eroismo dei nostri soldati. Si mormorava di un certo Sir Cristoph che, con la sua pattuglia, era riuscito a sorprendere ed eliminare un gruppo di attentatori Themaniti poco distante da Bor- Sesirim, uccidendo addirittura uno dei loro maghi oscuri. Ovviamente, noi sapevamo bene come fossero andate le cose, e presto mi fu chiaro come mai la pattuglia dell'arrogante comandante miliziano ci avesse lasciati andare: di sicuro, la diplomatica dama Broccaverde aveva fatto osservare a Sir Cristoph i vantaggi di potersi fregiare di quella vittoria, alla quale noi non eravamo certo interessati per non attirare attenzioni sul gruppo.
Tuttavia, pur se compresi le ragioni e apprezzai la saggezza dell'ostessa, fui molto infastidito del fatto che la popolazione ritenesse quel borioso ed incapace un eroe, che invece si era mostrato come uno squallido individuo che non avrebbe esitato ad accettare il corpo di Adesir in cambio della nostra libertà. Fortunatamente, non lo incontrai in città, altrimenti non sono sicuro che avrei saputo mascherare i miei sentimenti nei suoi confronti!
una sera, mentre eravamo riuniti a cena e si parlava di argomenti del tutto futili, si presentò a noi un uomo di mezza età, dai capelli quasi bianchi, che indossava una veste grigia dai bordi chiari, lungo i quali erano ricamati numerosi simboli incomprensibili. Aveva occhi chiari ed evidentemente non faceva nulla per occultare il fatto che si trattasse di un esperto di arti magiche, eppure aveva qualcosa di familiare.
- Aderlist! - esclamai, riconoscendolo ad un tratto. Fummo sorpresi di trovarcelo davanti, evidentemente ristabilito ed apparentemente ringiovanito. Le tracce della sofferenza e dei patimenti subiti erano lontane nel tempo, facendolo sembrare un uomo diverso, di aspetto potente nonostante la sua magrezza innaturale, e dallo sguardo inquietante. Notai che portava un guanto bianco per coprire la mano offesa dalle torture.
Ci raccontò di essere uscito dallo stato in cui si trovava grazie a Warnom ed agli uomini fidati di Shair, anche se non si dilungò sulle cause di quel suo preoccupante coma, cause che peraltro non avrei certo compreso.
- E' mio desiderio ringraziarvi ancora per avermi salvato la vita, la cosa più preziosa che un uomo possegga - ci disse, una volta esauriti i convenevoli. - Sono venuto per salutarvi prima che partiate da questa città, e per mantenere la mia promessa di ricompensa nei confronti di coloro che non ho ancora potuto ripagare adeguatamente per l'aiuto che mi avete dato.
Si riferiva, ovviamente, a me e Thorin, il quale commentò apertamente quanto aspettasse quel momento, dando una fulgida ed esemplare dimostrazione di educazione nanica! Ed infatti il nano fu il primo a ricevere il segno tangibile della riconoscenza del mago, che fece portare un grosso contenitore dal quale fu estratto un cimiero di metallo per sostituire quello che Thorin aveva perduto nel combattimento contro
l'Ogre.
Si trattava di un elmo antico, nonostante fosse stato evidentemente tirato a lucido, la cui fattura appariva eccellente. Era costruito in modo da coprire l'intera testa di un individuo, aveva guanciere rinforzate come anche un rinforzo per il naso, lasciando scoperti gli occhi e la parte inferiore del viso. Lungo un profilo di metallo diverso dal resto del cimiero, erano state incise alcune parole in Auldim antico, che ne testimoniavano l'illustre provenienza:
"Quest'elmo fu forgiato per Lord Sagros, Primo Maggiordomo dell'Imperatore, nell'anno 300 del Leone di
Auld"
- Indossalo - invitò Aderlist notando che Thorin nutriva qualche perplessità circa le dimensioni del cimiero, evidentemente più piccolo della grossa e irsuta testa di un nano.
Con scarsa convinzione, Thorin calzò l'elmo, che con grande sorpresa si adattò perfettamente, modellandosi sulla sua testa, prducendo infine uno scatto metallico quando si congiunse da sé al collo dell'armatura. Era indubbiamente un oggetto prodigioso, animato da magia!
- Gawain - mi chiese quindi il mago, - prova a colpire Thorin con la tua spada, mira alla testa.
Lo guardai decisamente titubante, ma mi rassicurò dicendomi che non c'era nulla di cui preoccuparsi. Estrassi quindi la spada e, quando portai la lama vicino al volto del Nano, l'elmo reagì come fosse vivo, blindando tempestivamente la parte inferiore del viso con una serie di piastre metalliche che scivolavano una sull'altra, da un alloggiamento laterale. Solo gli occhi restavano scoperti in questo modo, e la nostra meraviglia per quell'oggetto fu ancora più grande. Thorin era enormemente soddisfatto del suo dono.
quando fu il mio turno, Aderlist volle parlarmi in privato, così capii subito che non avrei ricevuto nulla di tangibile come Thorin, ma presumevo che si sarebbe parlato della mia spada. Con una punta di insoddisfazione, infatti, fu così, ma le informazioni che ebbi dal mago furono molto utili per iniziare a comprendere qualcosa dello strano oggetto che ero solito impugnare. Certo, dovevo essere prudente nel manipolare quella spada, dal momento che neanche Aderlist era ancora in grado di comprendere appieno quali poteri potessero esservi contenuti, tuttavia era riuscito a scoprire qualcosa di interessante.
In particolare, appresi che la spada era in grado, in qualche modo, di trasferire a me l'energia vitale che sottraeva ai nemici abbattuti in combattimento, anche se per una strana e spiacevole ragione, sembrava che questo potere fosse tanto più forte nei confronti di avversari che non avrei considerato tali, come i seguaci di Uldan o di Elendos. Questo indicava che le finalità per cui la lama era stata forgiata circa 12 secoli prima, non erano esattamente "buone", ma Aderlist nutriva fiducia circa la mia possibilità di imparare a impiegarla per compiti più nobili. Ad ogni modo, sembrava che questo potere si attivasse solo quando perdevo i sensi, ovvero ero in pericolo di morte, ma c'era una speranza che nel tempo si potesse imparare a controllarne gli effetti, anche se non capivo in che modo.
Seppi inoltre che, quando impugnavo la spada, sarei stato molto più resistente nei confronti di magie che tentassero di impadronirsi della mia mente, come era accaduto evidentemente con il mago-gufo themanita qualche giorno prima. Inoltre, sembrava che avrei potuto in qualche modo controllare le reazioni degli animali che dimostrassero intenti ostili nei miei confronti, e forse avrei potuto trovare un modo di controllare quei poteri, un giorno...
Ovviamente, c'era un prezzo da pagare per quei poteri, anche se Aderlist non seppe essere più chiaro, o forse io non lo compresi: la sola cosa certa era che la mia lama non avrebbe mai dovuto incontrare quella della Spada di Uldan posseduta da Adesir, e non avrebbe mai dovuto essere impugnata da Frostwind, per la sua stessa incolumità. Se da un lato ero piacevolmente sopreso nello scoprire tali inusuali proprietà della mia spada, dall'altro non potevo fare a meno di chiedermi cosa mi sarebbe accaduto, a forza di impugnarla, ed ero seriamente preoccupato anche per i miei compagni, ai quali volli rivelare queste informazioni.
a
parte l'incontro con Aderlist, il resto della settimana passò senza rivelazioni né sorprese. Verso gli ultimi giorni di permanenza a Bor Sesirim, decisi di reintegrare il mio equipaggiamento in vista della nuova imminente partenza, così mi recai al mercato con
Adesir.
Ne approfittai per riacquistare quelle cose che certo sarebbero state utili e che avevo perduto o si erano rovinate con l'acqua, come le pergamene, il carboncino, le fische d'olio combustibile, le torce. Dicembre si faceva sentire con la sua temperatura più rigida, ora, così decisi anche di acquistare degli abiti e delle coperte più calde, che avrebbero fatto parte del mio bagaglio.
Quando poi volli riacquistare il profumo, dato che lo avevo regalato ad Adeisr, ebbi un litigio con la ragazza che cerò in tutti i modi di convincermi ad acquistarne uno particolarmente caro, che non ritenevo di potermi permettere: si trattava di ben quarantasette monete d'oro! Fui molto indignato, in quella situazione, dall'idea che Adesir tentasse di utilizzare un qualche sortilegio nei miei confronti per indurmi all'acquisto, ma fortunatamente riuscii a resistere e no sperperai in tal modo gran parte delle mie scarne ricchezze.
Dopo quella lite, mi separai dalla ragazza e girai da solo per il mercato, completando i miei acquisti, riuscendo a concludere, ritengo, dei buoni affari. Mi ritrovai più e più volte a ripassare per la piazza centrale del mercato, dove una statua antica ed in cattive condizioni rappresentava un uomo armato con la mano tesa ed un dito puntato; solo in seguito, ripensandoci, mi accorsi che quella statua aveva colpito la mia attenzione, ma ormai non c'era più tempo per questi vezzi, il gruppo destinato al nord era partito quella mattina, e noi avremmo lasciato Bor Sesirim il giorno dopo.
la sera, Guglielmo preparò un'ottima cena a base di pesce che tutti sapevamo essere il nostro ultimo pasto decente per qualche giorno, dato che il viaggio verso la Rocca di Vigassian richiedeva almeno dieci o quindici giorni durante i quali avremmo potuto contare solo su provviste salate, affumicate o secche che già erano state preparate dal buon oste.
Durante la cena, ricevemmo la visita di Shair che, di passaggio in città, colse l'occasione per salutarci raccomandandoci alla massima prudenza, invitandoci ad evitare qualsiasi tipo di contrattempo che potesse compromettere il buon esito della missione affidataci. In particolare, ci disse, la lettera doveva assolutamente arrivare a Vigassian o non arrivare da nessuna parte; questo ci indusse ad affidare il prezioso documento alle cure di Frostwind, che sembrava il più idoneo a proteggerla, grazie alle sue arti.
Ci ritirammo presto, quella sera, intenzionati a sfruttare al meglio il comodo riposo garantito dai letti della locanda di Guglielmo per quell'ultima notte, prima di passare parecchi giorni all'aperto, probabilmente ricorrendo a rifugi di fortuna. Dormii profondamente, ma il mio sonno fu turbato da sogni inquieti che mi riproponevano immagini e volti del mio passato, che la mattina non fui in grado di riconoscere.
Nei giorni seguenti, mi sarei reso conto che quella notte il fato mi aveva in qualche modo inviato una premonizione...