A&P Chronicles 2002-2003 (IV, 6)

Dal diario di Gawain "Corvo Nero" Caradrim - 19 Gennaio 2006

Parte IV, Capitolo 6: Gli strani abitanti dell'Ultima Frontiera

Seduta del 15/01/2003

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Dal diario di Gawain "Corvo Nero" Caradrim - 19 Gennaio 2006

Parte IV, Capitolo 6: Gli strani abitanti dell'Ultima Frontiera

Seduta del 15/01/2003

Gli strani abitanti dell'Ultima Frontiera

immerso nei miei pensieri e nella tristezza per la perdita di Warnom, dolorante per le ferite riportate, alle quali non avevo ancora ricevuto cure, presto mi assopii. Fui risvegliato dopo non so quanto tempo, da un chiacchiericcio che proveniva dal campo e che destò la mia curiosità; numerose voci si affollavano ricoprendosi l'un l'altra, sporadicamente inframmezzate da quella che riconobbi essere la voce di
Thorin.

Mi spostai, restando sdraiato nella neve, in modo tale da poter osservare quanto stava accadendo. In mezzo al campo, intenti a discutere con i miei compagni, vidi un gruppo di strani esseri di statura ancor più bassa di un nano e dalla corporatura ben più esile, che indossavano pesanti abiti di un colore rosso acceso, caratterizzati da un lungo cappello a punta. Avevano tutti barbe e baffi di colore candido come la neve, ben curati, avevano facce gioviali e parlavano incessantemente, sottolineando le parole con continui gesti e movimenti, come fosse per loro impossibile stare immobili o in silenzio.

Osservai la scena per un po', senza riuscire a comprendere quanto veniva detto, dal momento che evidentemente discorrevano in nanico con Thorin. Poi, mi accorsi che l'attenzione si spostò sul corpo di Warnom, che ancora giaceva sulla neve. Sembrava che quegli strani omuncoli fossero interessati o addirittura lo riconoscessero!

Dal momento che non mi sembrava gente pericolosa, mi rialzai, deciso di tornare al campo, quando mi accorsi che alcuni di quegli strani ometti erano alle mie spalle e mi osservavano da chissà quanto tempo. Mi sorridevano, come ci conoscessimo da tempo, e qualcuno di loro mi fece anche un cenno di saluto con la mano.

Quando mi riunii al gruppo, le strane creature avevano iniziato a parlare un arcaico Auldim commerciale, e due di loro discutevano animatamente di Warnom, che asserivano di conoscere. In particolare, uno dei due il cui lungo e impronunciabile nome mi parve di capire si potesse abbreviare in "Fiocco", era tanto convinto di conoscere il nostro compagno che ne diede una prova inequivocabile rimuovendo quanto restava degli stivali. Come aveva detto, rivelandoci peraltro una cosa che non sapevamo, il corpo aveva sei dita al piede destro e solo quattro a quello sinistro, proprio come il Warnom di cui parlava. L'altro, di cui non compresi il nome, era comunque dubbioso, e ne nacque una discussione nella quale non vi fu posto per le nostre domande, e che ben presto mi stancai di ascoltare.

Riuscimmo comunque a capire, fra una cosa e l'altra, che quelli erano gli abitanti dell'Ultima Frontiera, e che conoscevano bene la banda con la quale ci eravamo scontrati, che faceva capo ad un certo Krug, il cui corpo tuttavia non giaceva fra quelli dei caduti. Possibile che il nano che avevo inseguito fosse proprio il capo della banda? Sarebbe stata davvero una circostanza sfortunata...

pur frastornati dal continuo parlottare di quelle strane creature, fu presto chiaro che si trattasse di guaritori straordinari, dato che ci invitarono al villaggio dove dissero che sarebbero stati in grado di fare qualcosa persino per Warnom. La notizia mi confortò non poco, sebbene nutrissi molti dubbi date le condizioni in cui era ridotto il povero corpo.

Gli gnomi rimpiangevano i tempi in cui i nani di Bar-Arghaal erano in guerra, dato che ora non avevano molte possibilità di esercitare le loro capacità di guaritori, e forse per questo erano così euforici nell'averci trovati, sfiniti e feriti fra quelle montagne. Ma precisarono subito che tutto aveva un costo e fu chiaro che quella gente doveva avere un modo tutto suo di intendere il commercio. Non fu facile infatti resistere alle insistenti richieste di vendere Adesir, che sembrò fare colpo già solo per il fatto di essere femmina. Non avevano dunque individui di sesso femminile in quel posto? La cosa mi sembrava pazzesca, ma ormai ero disposto a non stupirmi troppo di nulla. 

Fiocco si dimostrò inoltre interessato alla mia spada, che indicava come grande pericolo, e parimenti riconobbero il bastone di Frostwind chiamandolo "bastone del Signore", anche se non ci fu possibile saperne di più. Così capimmo che gli gnomi avevano anche una certa dimestichezza con la magia, ma la cosa fu ancora più evidente quando, non appena si decise di seguirli al villaggio, essi fecero comparire dal nulla una sorta di disco fluttuante a mezz'aria che fu usato per caricarvi i resti del povero Warnom, con grande stupore mio e di Adesir, e suscitando la curiosità di
Frostwind. 

Ricordo quell'ultimo tratto di cammino come una sorta di mercato ambulante. Per tutta la durata del tragitto ebbi nelle orecchie quelle petulanti vocine e non fu possibile parlare d'altro che di come avremmo pagato i loro servizi e di cosa eravamo disposti a vendere loro, cosa peraltro ancor più difficile ora che avevamo perso gran parte dell'equipaggiamento. Più volte dovemmo rifiutare di vendere Adesir, ed alla fine fummo costretti a promettere che almeno avrebbe cucinato, cantato e forse ballato per loro in cambio di qualcosa che non compresi. 

Quanto alle cure di Warnom ed al nostro pernotto, l'idea più favorevole sembrò quella di lasciar loro i cavalli con la promessa che li avremmo riacquistati al ritorno. La cosa sembrava soddisfacente per Frostwind e Thorin, anche se non potevo fare a meno di chiedermi cosa ci avrebbero chiesto in cambio.

il villaggio era quello che avevo visto dall'altura prima del combattimento, ma era più vicino di quanto avessi giudicato. Infatti, ero stato tratto in inganno dalle dimensioni delle abitazioni, che erano commisurate a quelle di quel piccolo popolo. Le casette di legno dai tetti aguzzi erano poco più alte di noi, e tutto sembrava costruito in miniatura come un balocco per soddisfare i capricci di una ricca bambina che volesse giocare con le sue bambole.

Uno solo degli edifici era in pietra, e scoprimmo che si trattava di un tempio di Morgrim, da tempo inutilizzato, dato che i nani di Bar-Arghaal non si facevano più vedere come una volta. Dopo una breve sosta voluta da Thorin, proseguimmo verso un nuovo edificio, fra i più grandi del villaggio, che era invece il tempio della loro divinità, il cui nome lungo ed impronunciabile poteva essere per noi abbreviato in
Gunthri. 

La naturale ilarità e gioiosità di quella gente si fece ancor più accentuata una volta all'interno del loro villaggio. Fummo costretti a sopportare scherzi e giochi che trasformarono i nostri abiti in vari colori, suscitando le risa della piccola folla che si era radunata al nostro arrivo. Scherzi che proseguirono anche all'interno del tempio, come udii dalle risa mentre attendevo fuori, poiché non mi era stato concesso di entrare con la spada al fianco.

Del resto, non mi sentivo affatto sicuro di lasciare la lama nera fuori dal tempio come avevano fatto i miei compagni con le loro armi. Innanzitutto, dato il carattere di quella gente, non ero certo che l'avrei ritrovata una volta uscito, e poi se qualcuno l'avesse toccata per curiosità, ne avrebbe riportato gravi ferite, che avrebbero potuto compromettere le nostre relazioni con gli gnomi. Così, ero rassegnato ad attendere fuori dal tempio di Gunthri, quando fui raggiunto da uno dei due che ci avevano guidati.

- Cosa vendi? - mi apostrofò curioso, con la sua aria giuliva.

- Non ho nulla che possa vendere - risposi, alzando gli occhi al cielo.

- Vendi la spada? - chiese, con sguardo malizioso.

- No, assolutamente - mi ritrassi allontanandomi di un passo. - La spada è pericolosa e non potresti neanche toccarla, hai capito bene?

- Oh, io lo so che è pericolosa - ribatté lo gnomo, per nulla preoccupato - non ti preoccupare per me, io faccio zuk-zuk, e non è più pericolosa!

Rimasi allibito. Probabilmente si riferiva a qualche sortilegio, non c'era dubbio, ma chissà che effetti avrebbe avuto su quella lama. Ad ogni modo non era neanche in discussione, così mi sforzai di dirottare la sua attenzione su qualcos'altro. Aprii lo zaino e ne estrassi l'ampolla del profumo, che gli mostrai stappandola davanti a lui.

- Bellissima! - esclamò - cos'è?

- E' profumo... - cercai di nascondere la mia sorpresa a quella strana reazione. Poi vidi che annusava storcendo il naso e facendo smorfie di ribrezzo.

- Ho capito! E' per allontanare i maiali! - concluse soddisfatto con aria di sufficienza. - Non mi interessa - aggiunse. Non avevo realmente creduto che potesse essere interessato, così alzai le spalle rassegnato e mi accinsi a riporre l'oggetto nello zaino.

- Aspetta! - mi ammonì. Improvvisamente una nuova luce illuminava i suoi occhietti curiosi.

- Non tanta fretta... forse posso darti questo per profumo antiporco - estrasse da una tasca una gemma delle dimensioni di una noce e me la porse. Fu un movimento tanto naturale e convincente, che lo lasciai fare quando prese dalle mie mani l'ampolla, mettendomi nel palmo la sua gemma. Avevo imparato che forse la curiosità era una leva che avrebbe giocato a nostro vantaggio con quella gente. Sperai che se ne andasse soddisfatto dello scambio.

- Non entri con gli altri? - chiese, restando fermamente al suo posto senza alcuna intenzione di allontanarsi. Con lo sguardo indicai la spada, accennando al motivo della mia decisione.

- Di cosa hai paura, non siamo mica ladri! - esclamò rivelando uno sdegno che non avrei saputo giudicare se autentico o simulato. 

- Se è tanto importante, resto io qui a fare la guardia, nessuno la toccherà, stai tranquillo! - aggiunse con aria suadente. 

Mi lasciai convincere, forse perché ritenni di potermi fidare, o più probabilmente perché compresi che non mi sarei liberato di quel petulante in altro modo, così infissi profondamente la lama in terra e mi chinai per entrare nel piccolo tempio da cui ancora provenivano risate per un qualche nuovo scherzo ai danni dei miei compagni.

all'interno del tempio, le cose non andavano diversamente. Il corpo di Warnom era stato deposto in attesa delle cure che avrebbe ricevuto, per le quali sarebbero però occorsi almeno due o tre giorni a detta degli gnomi. I miei compagni stavano discutendo di affari, in particolare di come pagare i servizi di quella gente che continuava a chiedere se avessimo qualcosa da vendere.

Gli gnomi si offrirono di curare gratuitamente Warnom, dal momento che era un loro amico, ma per la nostra prima notte pretesero i cavalli ed il carro, come già avevamo immaginato. Mi era del tutto ignoto cosa avremmo potuto dare loro per i giorni successivi, ma Frostwind e Adesir sembravano fiduciosi, così non mi preoccupai ulteriormente di quell'aspetto. 

Tuttavia, iniziavo a seccarmi per le ripetute ed insistenti offerte di scambio che gli gnomi sembravano volere a tutti i costi, al punto che fummo costretti ad aprire gli zaini per cercare qualsiasi cosa potesse appagare la loro curiosità. Mi ritrovai addirittura a trattare per un gesso colorato, inizialmente verde e poi scherzosamente trasformato in azzurro da un burlone, e per un pezzo di sapone, per il quale mi fu offerta una strana gemma metallica.

- Actonil! - esclamò Thorin nel vederla. Dal suo sguardo era facile capire che si trattasse di uno di quei rari metalli che costituivano la meta della sua cerca. Purtroppo, gli gnomi si resero conto anche loro dell'interesse, così che non mi fu possibile trattare ulteriormente per ottenere quel sia pur minuscolo frammento. 

- E' Vikiotal! - tornò ad esclamare il nano poco dopo, quando uno gnomo estrasse una nuova gemma in cambio di qualcosa che gli fu offerto da Frostwind. Sembrava proprio che quella gente avesse in casa ciò che Thorin cercava da tempo!

Nonostante la scoperta, non ci fu possibile ottenere che una piccola quantità dei preziosi metalli grazie ad uno scambio che Frostwind riuscì a combinare, ottenendo la gratitudine commossa del nano. Ma a quel punto, gli ometti sembrarono perdere interesse per il commercio, iniziando invece a parlare di cibo, dal momento che si avvicinava l'ora della cena. Adesir fu invitata a cucinare assieme ad alcune delle loro femmine (dunque ne avevano, dopo tutto), e fummo condotti fuori dal tempio.

Davanti all'ingresso, mi affrettai a recuperare la mia spada, che fortunatamente era ancora al suo posto, dato che il presunto guardiano non era al suo posto. Tutto intorno, un gruppetto di gnomi mi osservava curioso, nascondendo le mani dietro la schiena. 

Un forte odore di bruciato era nell'aria...