A&P Chronicles 2002-2003 (V, 3)

Dal diario di Gawain "Corvo Nero" Caradrim - 30 Gennaio 2006

Parte V, Capitolo 3: Molte sorprese

Seduta del 19/03/2003

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Dal diario di Gawain "Corvo Nero" Caradrim - 30 Gennaio 2006

Parte V, Capitolo 3: Molte sorprese

Seduta del 19/03/2003

Molte sorprese

quando infine la voce tacque, restammo ancora in silenzio, assaporando la grandiosità delle rivelazioni che ci erano state concesse, riflettendo su chi o cosa avesse potuto prevedere gli eventi tanto tempo prima, disponendo affinché tutto ciò accadesse proprio in quel momento, proprio a noi. Fra noi riviveva il sangue di quegli antichi eroi che avevo pensato essere solo leggenda, ed inoltre, dalle parole della voce, sembrava proprio che da qualche parte esistessero ancora gli Elfi... Tutto questo scardinava definitivamente tutto il fragile castello delle mie certezze.

La Compagnia degli Amici dei Nani era ora anche la Compagnia degli Eredi dei Cristalli...

Il silenzio fu rotto da uno scatto improvviso che ci fece sobbalzare. Dal basamento del sarcofago di Felgrim si aprì un vano che conteneva i suoi oggetti, che evidentemente ci venivano consegnati in qualità di eredi quali eravamo in molti sensi: eredi di sangue per quanto riguardava Polgrim, eredi dei Cristalli per quanto riguardava gli altri, chi più direttamente, chi meno. Quasi contemporaneamente, la pietra che sigillava l'ingresso scomparve nuovamente, riaprendo l'accesso al sepolcro. 

Il vano conteneva l'armatura, il martello, lo scudo ed il cimiero del grande Felgrim dell'Artiglio di Ferro. Solo a guardarli, quegli oggetti rivelavano una maestosità ed una nobiltà inimmaginabili, con le loro ricche decorazioni, le rune perfette incise fin nei punti più difficili da raggiungere, le finiture in metalli preziosi fra cui erano chiaramente visibili parti di Auril, oltre all'oro e l'argento.

- Beh, credo che queste cose spettino di diritto a Polgrim... - commentai a voce alta.

- Non tanta fretta, giovane Gawain - intervenne una voce conosciuta proveniente dalla porta della cripta, che ci fece voltare, stupiti. L'anziano Colod, il solo nano che finora aveva stranamente mostrato di capire qualcosa della magia di Warnom e soprattutto di Frostwind, era sull'ingresso, giunto chissà come, chissà quando.

- Cosa intendi dire, Colod? - risposi, trascurando il modo in cui il nano era giunto fin lì. - Mi sembra logico che queste cose vadano a Polgrim, è il solo erede di
Felgrim...

- Mi stupisce che ancora non l'abbiate capito - rispose il vecchio nano, sorridendo con fare malizioso, mentre si avvicinava.

- Vi dispiace raccogliere le vostre barbe in modo da far vedere chiaramente il viso? - si rivolse a Polgrim e Thorin, i quali ubbidirono, incerti. Ora che le loro barbe, acconciate in modo assai differente, erano state scostate in modo da rivelare i lineamenti in tutta chiarezza, la somiglianza era sconvolgente e tremai intuendo la rivelazione.

- Gli eredi di Felgrim sono due - ridacchiò il vecchio, evidentemente divertito. Thorin era il fratello di Polgrim, entrambi eredi di Felgrim, separati e nascosti l'uno all'altro affinché almeno uno dei due sopravvivesse, come era stato annunciato dalla voce poco prima.

vi fu allora un momento di profonda confusione, in cui ognuno parlava coprendo la voce degli altri, e tutti ci avventuravamo in supposizioni alquanto azzardate che, tuttavia, alla luce di quei fatti, potevano sembrare plausibili quanto ogni altra ipotesi. C'era grande stupore, emozione, eccitazione, ma anche timore, incertezza e mistero sui nostri giorni futuri.

E poi, chi era questo Colod che sapeva tante cose? Il pensiero mi tornò in mente con la forza di un maglio, destandomi all'improvviso dalle fantasticherie in cui, come gli altri, ero immerso. Fu allora che notai Frostwind che parlava con il vecchio nano, chiamandolo Perigastus e chiedendo informazioni a proposito del suo bastone. Non era possibile, nessun essere umano poteva sopravvivere così a lungo, non poteva essere Magister Perigastus, le cui tracce più recenti si erano perse già duecento anni prima...

- Si, ricordo quel nome - rispose con calma il vecchio nano al mago, sorridendo, - ma commetti un errore, non sono io Magister Perigastus, anche se in realtà lo conobbi, ma è stato tanto, tanto tempo fa...

Eppure l'anziano Colod sapeva troppe cose che solo uno degli Eroi dei Cristalli poteva sapere. Anche ammettendo che non fosse egli stesso Perigastus, cosa del resto alquanto improbabile, quantomeno doveva aver avuto un rapporto abbastanza stretto con l'arcimago, se era a conoscenza di tanti particolari sulla vicenda. D'altra parte, non mi sarei stupito di nulla, visto ciò cui avevo assistito negli ultimi tempi, anche se provai un brivido di terrore al solo pensiero di un uomo dotato di tanto potere da poter vincere le leggi della natura sopravvivendo per secoli in un altro corpo: un simile potere nelle mani di un solo individuo poteva costituire un pericolo per tutta l'umanità. E se così fosse stato, ricordai che Perigastus, almeno secondo le leggende, non era propriamente uno stinco di santo ai suoi tempi... 

Chiunque fosse l'anziano nano che avevamo davanti, in che misura potevamo fidarci di lui?

Perso nelle mie elucubrazioni, notai con la coda dell'occhio che Frostwind aveva deciso di rompere gli indugi. Vincendo il timore comune a tutti noi, il mago aveva preso in mano il cristallo, ritenendo di avere "il potere" annunciato dalla voce. Restammo per un istante con il fiato sospeso, ma fortunatamente non vi furono conseguenze: a tutti sembrò logico che fosse il mago ad assumere il ruolo di portatore del cristallo. Il problema, ora, era cosa farne, e come onorare la nuova missione con quella di Shair, ammesso che le due cose fossero compatibili.

- A proposito, - disse ad un tratto Colod mentre accennava ad andarsene, - sappiate che Selgrim IV°, su mio consiglio, ha accettato di ricevere l'ambasciatore
themanita.

Ci voltammo, incuriositi, fissandolo. Aveva l'aria divertita, sembrava proprio che godesse un mondo nel darci briciole di indizi fatti di piccole certezze e grandi misteri. Ma nessuno chiese perché avesse consigliato al re dei nani di ricevere i diplomatici di
Themanis.

- Sfortunatamente - aggiunse dopo una breve pausa senza dubbio appositamente studiata per aumentare il pathos della rivelazione, - l'ambasciatore può, diciamo, "sentire" la presenza dei cristalli, quindi vi consiglierei di lasciarlo qui dove è rimasto per tanto tempo... E non sottovalutate che anche il nemico dispone di portatori in grado di manipolare quell'oggetto!

Così dicendo, varcò la soglia e si allontanò verso le scale. Con un attimo di ritardo dovuto alla sorpresa, ci precipitammo fuori per fermarlo e chiedergli maggiori informazioni, ma era scomparso, svanito nel nulla. Nonostante il breve tempo, dalle scale non proveniva alcun rumore dei suoi passi in salita. Si era volatilizzato.

discutemmo lungamente del da farsi, incerti più che in ogni altro momento prima di allora. Qualcuno fra noi aveva il potere di manipolare il cristallo, il che ne faceva un possibile portatore, ed avevamo la certezza che Frostwind fosse fra questi. Certamente, se avessimo dovuto portare a termine quella missione che più di ogni altra sembrava nostra, in quanto legata alle nostre esistenze da improbabili ma ormai certi vincoli di sangue, sarebbe stato saggio scoprire chi altri avrebbe potuto diventare portatore del cristallo in caso di necessità.

Ma la cosa non era semplice, sapevamo che il cristallo avrebbe potuto manifestarsi in modo dannoso con chi non aveva "il potere", e tutti eravamo piuttosto incerti di fronte a Frostwind che ce lo porgeva per fare la prova. Alla fine, Polgrim fu il primo a prenderlo dalle sue mani, senza subire conseguenze negative, quindi lo porse al fratello appena scoperto
Thorin.

Sebbene inizialmente riluttanti e personalmente intimorito per quanto mi riguardava, uno alla volta tutti tranne Warnom prendemmo il cristallo dalle mani di un altro, dimostrando che potevamo maneggiarlo senza timore. Solo Tervel ebbe un sussulto e lo lasciò cadere, quasi privo di sensi, dimostrandosi con tutta probabilità uno dei compagni che avrebbero dovuto vegliare sull'incolumità degli eredi, piuttosto che un erede egli stesso.

Anche Warnom doveva avere un ruolo simile a Tervel, poiché si rifiutò di toccare il cristallo dicendo che ne percepiva l'ostilità nei suoi confronti, ma non potemmo provarlo poiché si rifiutò comunque nonostante le nostre insistenze.

- L'ambasciatore di Themanis! - esclamò Frostwind ad un tratto, facendoci capire che la faccenda dei cristalli ci aveva occupati forse già troppo a lungo rispetto all'impegno che avevamo preso con il sovrano di
Bar-Arghaal.

- E' vero, l'ora della seconda colazione dovrebbe essere assai vicina - commentò Thorin, massaggiandosi la pancia come a indicare che lo intuiva dall'appetito che si era risvegliato in lui.

- Accidenti, l'ultima volta che abbiamo incontrato un ambasciatore di Themanis è stata quasi una rissa... - commentai a voce alta, non felice di dover partecipare all'incontro che già sapevo si sarebbe rivelato sgradevole.

- E l'ultima volta che avete incontrato un reggente per poco non vi fate tagliare la testa! - rispose prontamente Polgrim, suscitando l'ilarità di tutti, contribuendo in tal modo ad allentare la tensione. Era deciso, saremmo andati all'incontro.

Riponemmo il cristallo sul sarcofago, quindi uscimmo dal sepolcro richiudendolo senza timore, ora che sapevamo come rientrarci in seguito, non appena le acque si fossero calmate, augurandoci che l'ambasciatore non potesse sentirne la presenza fino in quel luogo così remoto. 

Ci precipitammo su per le scale e ci affrettammo quasi di corsa verso il Palazzo della Suprema Forgia, mentre già gli odori dei cibi della seconda colazione si propagavano nelle strade dalle abitazioni prospicienti.

giungemmo in ritardo, come fu chiaro dal picchetto d'onore disposto davanti all'ingresso principale della reggia. Polgrim ci guidò rapidamente attraverso un ingresso secondario, che ci fece passare dalle cucine del palazzo, dove Thorin riuscì in qualche modo ad afferrare qualcosa da mangiare che consumò mentre salivamo le scale. 

Ci dovemmo accontentare di un posto in piedi dietro ad alcune persone che già gremivano la sala, la stessa del banchetto e del consiglio di guerra, nella quale ora era stato montato un grande drappo a coprire la mappa dipinta sulla parete più grande. Il re era già sul trono, affiancato dai consiglieri, dai generali e dai capi clan, mentre i due ospiti facevano in quell'istante il loro ingresso nella sala. Riconobbi subito l'ambasciatore, dalla figura esile e curva che ispirava una sensazione di disagio al solo vederlo. Era lo stesso che incontrammo alla rocca di Bor Vigassian. In quel momento fui felice di non trovarmi in prima fila.

L'usciere batté alcuni colpi per annunciare agli ospiti il re Selgrim IV°, apostrofandolo con una miriade di titoli e cariche che solo la metà avrebbe destato l'invidia di qualunque nobile esmeldiano. Dopo, e la cosa mi parve un po' irriverente, furono presentati i due diplomatici, le cui cariche vennero annunciate in un tono assai meno marziale e rispettoso, confermando la mia impressione che il sovrano volesse chiarire immediatamente la sua posizione.

L'ambasciatore che ben conoscevamo, era accompagnato in questa occasione da un uomo assai più giovane, forse sui trentacinque anni, che portava i lunghi capelli castani raccolti in una serie di piccole trecce fermate da perline colorate. Sul suo viso spiccavano chiaramente gli stessi tatuaggi che avevamo visto di recente comparire sul volto di Frostwind, ai quali ancora non sapevamo attribuire un significato chiaro. Chiaramente, non si trattava di un esmeldiano, e tremai quando sentii il suo nome: Angus Jax. Fui travolto da un turbinio di pensieri nell'udire il nome di quella famiglia che ormai ricorreva nelle nostre vicende per una serie di ragioni che non potevano più costituire un caso. 

Jax come la famiglia di Shair, colei per conto della quale ci trovavamo in missione, che sembrava avere tanto a cuore le sorti dell'Esmeldia e che tuttavia mi era apparsa in una visione mentre osservava la distruzione di Asgaard senza battere ciglio. Jax come la firma che siglava il documento che avevamo trovato ad Aktaarbork, nel quale si informava qualcuno della nostra visita, dando disposizioni perché fossimo ostacolati anche con l'uso della forza, se necessario. Ed infine, Jax come Gareth Jax e Maximus Jax, eroi famosi dei tempi passati, le cui imprese avevano a che fare con le sorti dei cristalli e con quelle dei reami conosciuti...

L'usciere batté due colpi a terra, concedendo la parola agli ospiti.

- Maestà, siamo sinceramente spiaciuti per quanto è accaduto - esordì l'ambasciatore con il suo tono viscido che ormai conoscevo bene. - Vi prego di accettare le nostre scuse, l'attacco che avete subito è stato solo un tragico errore. Non rientra nei nostri piani un'aggressione alla vostra Confederazione, infatti, e le truppe che si sono rese responsabili dell'aggressione a Terembork erano state dislocate in tempi remoti, prima dell'attuale governo.

Vi fu una breve pausa. L'ambasciatore sapeva il fatto suo come diplomatico e non dubitai che qualcuno avrebbe creduto alla sua storia. Tuttavia, noi sapevamo che razza di individuo fosse, ed ero certo che la sua versione dei fatti fosse frutto di un'accurata opera di fantasia, il cui vero scopo ancora ignoravo.

- Sono qui per garantire che le nostre forze saranno ritirate al più presto da Terembork, dove non dovevano essere - proseguì - tuttavia, è innegabile che anche noi abbiamo subito dei danni in questa circostanza, e per questo lascerò che sia Angus Jax a esporre le condizioni.

Ecco che i themaniti si rivelano per ciò che sono, pensai. Dopo il bel discorso e le scuse, osavano parlare di condizioni, come se il popolo dei nani potesse ascoltare altre proposte che non fossero l'incondizionato ritiro dei Guerrieri di Ferro.

- Ecco cosa vogliono - bisbigliava Frostwind alle mie spalle, - gli serve tempo. Sono stati scoperti e non hanno più il vantaggio della sorpresa, gli serve tempo per riorganizzare le forze e studiare eventualmente un nuovo piano...

- Come ha detto l'ambasciatore - iniziava a parlare in quel momento Angus Jax, - l'attacco non era preventivato, ma ormai le cose sono quelle che sono, e dobbiamo parlare di questa situazione. Pertanto, proponiamo il ritiro delle truppe da Terembork in cambio di sei carri di acciaio nero, a titolo di parziale indennizzo dei circa centoventi Guerrieri di Ferro che sono stati distrutti dalle vostre forze.

Breve e conciso, Angus Jax non tradiva lo stile dei themaniti. Era incredibile constatare la faccia tosta con cui osavano porre delle condizioni per il ritiro, dopo aver asserito che si era trattato di un errore. Tuttavia, notai l'estrema compostezza di Selgrim e della sua corte, che non tradivano alcuna emozione, laddove un re umano avrebbe palesato apertamente il suo sdegno per delle richieste tanto offensive.

- Signori - disse il re dei nani, alzandosi in piedi, - non vi darò i sei carri che avete richiesto, ma ve ne darò l'equivalente di cinquanta, che corrisponde ai Guerrieri di Ferro ancora presenti a Terembork e che dovrete ritirare al più presto.

Angus disse qualcosa bisbigliando in un orecchio dell'ambasciatore, il quale si voltò per un istante verso di noi, il tempo sufficiente per farmi sentire addosso i suoi occhi che ci scrutavano, anche se in realtà non fu chiaro se ci avesse notati o meno.

- Prendiamo atto della vostra controproposta, sire - rispose l'ambasciatore, senza scomporsi particolarmente, come se si fosse aspettato la ferma reazione del sovrano. - La nostra offerta resta comunque valida, e potremo parlarne eventualmente domani. Ora, se non Vi dispiace, approfitteremmo della Vostra ospitalità ritirandoci per la notte.

i
due diplomatici themaniti ebbero il permesso di lasciare la sala, e scomparvero dietro la scorta che fu loro assegnata per condurli ai loro alloggi. Non appena furono usciti, un brusio di voci si sollevò da ogni parte, dando sfogo all'indignazione dei presenti.

Le richieste dell'ambasciatore e del suo accompagnatore avevano chiaramente un sapore provocatorio, e fu subito chiaro che erano state fatte a bella posta per creare scompiglio e dissenso fra le varie fazioni all'interno del Bar-Arghaal. Mi trovai a pensare se il Consiglio degli Anziani non avrebbe suggerito di accogliere le richieste, pur di garantirsi l'allontanamento del nemico, favorendo forse in tal modo i suoi piani, ancora una volta.

Nella confusione, Selgrim IV° ne approfittò per allontanarsi a sua volta dalla sala, mentre noi eravamo intenti ad ascoltare le varie reazioni, facendo a nostra volta supposizioni sulle reali intenzioni dei themaniti. Era nostra opinione comune che lo scopo principale fosse quello di guadagnare tempo per ricostituire le forze e possibilmente riguadagnare il vantaggio della sorpresa, piuttosto che proseguire in un'ostilità aperta che avrebbe comportato ingenti perdite anche per il nemico, nonostante la sua superiorità numerica.

Secondo Frostwind, Angus Jax durante il colloquio aveva fatto uso di magia, ricorrendo a incantesimi per cercare qualcosa. Il cristallo? Lo aveva forse percepito, nonostante le nostre attenzioni? Anche il generale Dorin, che manifestava sempre un'aperta antipatia nei confronti di Polgrim, si era accorto della cosa e si diceva sicuro che fossero stati usati ben tre diversi poteri magici. Nessuno tuttavia poteva essere certo degli esiti di quell'indagine effettuata dai diplomatici
themaniti.

Approfittai di quell'occasione per esprimere a Frostwind le mie perplessità sulle ricorrenti apparizioni di individui della famiglia Jax in quella vicenda, che ormai sembravano assai più che un semplice caso fortuito. Con mia grande sorpresa, il mago mi rivelò che le ingerenze di quella famiglia non erano limitate alla sola Shair, alla lettera di Aktaarbork ed ora alla comparsa di Angus. Frostwind era certo di aver conosciuto la figlia di Shair in un'occasione precedente, o almeno doveva trattarsi di un parente molto stretto, dato che aveva riscontrato una impressionante somiglianza.

Quanti membri della famiglia Jax erano all'opera nelle intricate vicende che ci coinvolgevano così da vicino? E quanti di loro operavano dalla nostra parte, mentre altri sembravano decisamente schierati con il nemico? E quale poteva essere il loro ruolo di eredi dei cristalli, alla luce delle rivelazioni avute nel sepolcro di Felgrim? Tutte domande che non potevano avere risposta, al momento. Eppure, era indispensabile chiarire il complesso scenario di cui eravamo, più o meno volontariamente, protagonisti.

La notte avrebbe portato consiglio, ma i giorni a venire avevano certamente ancor più misteri da svelare ai nostri occhi...