Dal diario di Gawain "Corvo Nero" Caradrim - 18 Aprile 2010
Parte VI, Capitolo 10: Salto nel tempo
Seduta del 29/07/2003
Salto nel tempo
notai
che non avevamo le nostre armi, né le armature, i bagagli, nulla del nostro
equipaggiamento. Tutti indossavamo una tunica bianca di lino, al di sotto
della quale eravamo praticamente nudi. La testa continuava a ronzare pur
riuscendo a percepire ora in modo più distinto brani di conversazione,
mentre tutte le membra e le articolazioni erano doloranti come dopo un lungo
periodo di inattività.
-
Ma quanto tempo abbiamo dormito, che giorno è oggi? - chiesi ad uno degli
uomini che si avvicinarono.
-
Non ti preoccupare, Gawain, ne parleremo dopo - mi rispose la voce di Shair
- ora è importante che riposiate e vi riprendiate, siete molto deboli e per
ciò che vi dobbiamo dire dovrete esservi completamente ristabiliti.
Da
cosa ci dovessimo riprendere, da quale malattia dovessimo ristabilirci
rimase un mistero, nonostante le mie insistenze, che d'altra parte non
furono particolarmente veementi, dato che le forze erano davvero scarse. In
condizioni lievemente migliori sembrava essere Polgrim, il quale si era già
alzato dal lettino, sorretto da due nani, e pur barcollante aveva trovato la
forza di conversare con un membro della guardia che sosteneva di non averlo
visto da almeno quattro o cinque anni, anche se il mio amico sembrava certo
di averlo incontrato pochi giorni prima della nostra partenza da Bar Arghaal.
Del
resto, che ci trovassimo a Bar-Arghaal, all'interno del sepolcro di Felgrim,
era una delle poche cose di cui ero sicuro, così come del fatto che la luce
blu che vedevo doveva essere quella del Cristallo che quindi ora non era
più sotto la custodia di Adesir. La tomba, tuttavia, aveva un aspetto
differente dall'ultima volta che vi ero stato, dal momento che appariva
letteralmente invasa di persone. A parte i nani, che costituivano la
maggioranza, c'era un gran numero di umani, molti dei quali erano vestiti di
bianco e adagiati su lettini obliqui esattamente come noi, con strani
oggetti magici dall'apparenza di spille ingemmate che erano stati posti
sulle loro fronti. Non riuscivo a capire come potesse trovarsi tanta gente
di altre razze in un posto che non ricordavo certo brillare per la sua
accoglienza...
D'improvviso
udii la voce di Thorin, chiaramente anch'egli già più ristabilito di me,
inveire contro Shair e gli altri a proposito di Frostwind, che giaceva
ancora addormentato su uno dei lettini. Il nano voleva strangolarlo senza
perdere altro tempo, ma i due che lo accudivano lo trattennero, senza
peraltro grande sforzo, mentre Shair ribadiva che era necessario attendere e
che comunque il mago non rappresentava un pericolo, al momento.
Ad
ogni modo, viste le nostre perplessità, ci fu confermato che il nostro
equipaggiamento era al sicuro nei nostri alloggi, a parte il cristallo che
era nelle loro mani e quindi ipoteticamente al sicuro, nonostante non fossi
del tutto certo della cosa. Ma le forze scarseggiavano veramente, e ogni
movimento sembrava un lento risveglio da un lungo letargo, provocando dolori
e tremori che non ricordavo di aver mai provato neanche dopo le peggiori
ferite subite in combattimento. Due esmeldiani mi si avvicinarono, e
garbatamente mi sostennero facendomi alzare, dicendo che mi avrebbero
condotto al mio alloggio. Non ebbi la forza di oppormi, nonostante la
curiosità e la rabbia iniziassero a montare dentro di me, così mi lasciai
guidare rimandando all'indomani ogni discussione.
A
parte i due nani, che si trovavano già nel loro palazzo di famiglia, fummo
tutti condotti in un edificio dove erano state predisposte delle stanze per
il nostro riposo. Nel breve tragitto all'aperto, mi resi conto di come ora
la città sembrasse assai più popolosa di come la ricordavo e, particolare
maggiormente degno di nota, notai come le strade fossero letteralmente
invase da gente della mia razza: Auldim, Carusaliani, Esmeldiani, qualche
Romeldano, sembrava che tutti si fossero dati convegno nella confederazione
dei nani...
Nel
mio alloggio trovai tutto il mio equipaggiamento, la corazza, la spada, lo
zaino, non sembrava mancare nulla. Non mi attardai a controllare comunque,
visto che la stanchezza per la breve passeggiata, nonostante fossi quasi
portato a braccia dai due accompagnatori, era decisamente soverchiante. Mi
adagiai sul letto e mi addormentai quasi immediatamente.
l'indomani
mattina venni svegliato da un esmeldiano che si presentò con l'incarico di
farmi fare ginnastica e addestramento, pur mantenendosi assai reticente su
qualsiasi informazione cercassi di ottenere da lui in merito agli ultimi
avvenimenti. La sola risposta che ebbi fu che Shair ci avrebbe raccontato
tutto lei a tempo dovuto, e che non era bene che fosse qualcun altro a darci
queste informazioni prima del tempo.
Avevo
riposato bene, e consumai una ricca colazione che apprezzai con gusto, anche
se le ossa e le articolazioni continuavano a dolermi ed anche solo il
sollevare la tazza mi risultava difficile senza tremare visibilmente per
l'evidente prolungata inattività delle mie giunture. In particolare, mi
doleva l'avambraccio destro, sul quale era piuttosto evidente una
cicatrice che non poteva avere più di dieci o quindici giorni. La cosa era
assai strana, dal momento che ricordavo chiaramente come mi ero procurato
quella ferita. Essa risaliva infatti al combattimento nei sotterranei di
Aktaarbork, quando avevamo sventato il complotto ai nostri danni ed avevamo
inseguito il mago themanita che ci era sfuggito per un soffio. Ma secondo i
miei calcoli, la cosa doveva risalire a circa due mesi prima, e la cicatrice
avrebbe dovuto essere molto meno visibile a questo punto!
Fu
inutile cercare di capirci qualcosa. Accompagnato dal mio nuovo tutore, mi
rassegnai a passare la giornata dedicandola all'esercizio fisico, ottenendo
discreti risultati. A sera mi sentivo stanco e dolorante più che mai, ma
avevo recuperato buona parte delle mie capacità di movimento e riuscivo a
conversare e camminare senza dovermi appoggiare a qualcuno.
Per
la cena venni accompagnato nuovamente al palazzo di Felgrim, dove mi
ritrovai con gli altri, più o meno abbastanza ristabiliti anche loro, con
la sola eccezione di un Warland particolarmente cupo e taciturno, le cui
insegne di Uldan apparivano ora sbiadite e quasi non distinguibili. Era
forse un segno di sfavore da parte della sua divinità? Non riuscimmo a
scoprirlo, poiché il paladino, tetro e confuso, si rifiutà di parlare e ci
disse cortesemente che desiderava essere lasciato da solo, in quanto si
trattava, a dir suo, di una questione personale che non aveva a che vedere
con il gruppo né con la missione.
Ora
che ciascuno aveva avuto la possibilità di ricontrollare il proprio
equipaggiamento, notai un paio di particolari che giudicai alquanto strani,
almeno quanto la mia cicatrice. Thorin aveva nuovamente la sua corazza
magica, quella che in teoria era esplosa nella caduta dalla rupe all'interno
della serra di Maximus Jax. Adesir aveva nuovamente il suo arco argentato
che ricordavo l'avesse donato a Uldan in cambio della risurrezione del
paladino. Com'era possibile? Mi allarmò l'improvvisa idea che, stando così
le cose, Frostwind avrebbe probabilmente riavuto la staffa di Perigastus che
aveva abbandonato nella piana di Aidon; non solo il nostro nemico giurato
era vivo a dispetto di ogni ragionevole supposizione, ma rischiava anche di
essere più potente che mai...
Ad
aggravare la situazione, Polgrim aveva avuto occasione di parlare con
qualcuno in strada, ed aveva saputo che giorno era.
Era
il 18 Aprile del 2010.
Cosa
avevamo fatto per quattro anni? Dove eravamo stati? Come eravamo tornati al
sepolcro di Felgrim? Cosa era successo?
Dalle
persone con cui aveva parlato Polgrim, sembrava che la presenza di tanti
umani a Bar-Arghaal fosse dovuta al fatto che si erano qui rifugiati da un
paio d'anni, sfuggendo a quanto era accaduto nel mondo esterno. Cosa fosse
accaduto, tuttavia, restava un mistero, reso ancor più fitto dal fatto che
fosse passato tanto tempo rispetto a ciò che credevamo di ricordare. Dalle
poche informazioni ottenute da un passante, sembrava che Bor-Sesirim fosse
caduta un anno prima, e che ormai il continente fosse saldamente sotto il
dominio themanita, a parte qualche sacca isolata, come la confederazione dei
nani.
Ovviamente,
le domande erano molte di più delle risposte. Anzi, risposte non ve
n'erano. Sembrava che la sola in grado di darne fosse proprio Shair, ma la
donna aveva deciso di rimandare il tutto a dopo la nostra completa ripresa,
cosa che a questo punto non eravamo più propensi ad accettare.
Ragionammo
a lungo sul da farsi, sorseggiando la densa birra degli Altocolli che
Polgrim trangugiò avidamente a litri, ruttando come un orso. Alla fine,
fummo tutti dell'opinione che dovevamo immediatamente ottenere delle
risposte, e stabilimmo di uscire in cerca di qualcuno che potesse
fornircele, con particolare soddisfazione di Adesir, che era convinta di
aver intravisto il Duca di Vigassian in città e già smaniava al pensiero
di poter incontrare il suo amante.
ci
recammo al Palazzo del Re, più che altro seguendo Adesir nella sua caccia
al Duca di Vigassian, anche perché per noi un luogo valeva l'altro, non
sapendo da dove cominciare. Per l'occasione, ci eravamo cambiati d'abito, e
mentre io avevo indossato la mia consueta tenuta nera, i nani sfoggiavano
dei completi da cerimonia, Polgrim sul marrone e Thorin sui toni del grigio.
Adesir invece, aveva indossato uno straordinario abito da sera bianco, che
rendeva quasi impossibile staccarle gli occhi di dosso...
Entrammo
nella sala dei ricevimenti, che era letteralmente affollata di gente di
tutti i tipi. Volti più o meno noti comparivano e sparivano alla vista
nella ressa, le voci quasi indistinguibili nella confusione generata da
mille conversazioni diverse che si sovrapponevano l'una all'altra. Mentre
Polgrim si sedette da un lato per invertire gli stivali che sosteneva di
aver indossato al contrario (come aveva fatto a non accorgersene prima?),
vidi Thorin allontanarsi da un lato, probabilmente per avvicinarsi a
qualcuno che aveva riconosciuto. Adesir era bloccata, a bocca aperta, e
guardava fissa in direzione del Duca di Vigassian, impegnato in una
conversazione poco distante.
-
Beh, non vai da lui? - chiesi, dandole un colpetto al braccio, per
scuoterla.
-
Non so... - rispose, balbettando. - Se non mi riconosce? Se non si ricorda
di me?
-
In ogni caso, non lo scoprirai mai, se non tenti! - cercai di incoraggiarla.
- Hai atteso tanto tempo e ti vuoi fermare proprio adesso? Vai e vedi
cosa succede, nel caso peggiore avrai comunque avuto una risposta ai tuoi
dubbi.
Forse
Adesir non attendeva che un incoraggiamento, e probabilmente era ciò che si
aspettava di sentirsi dire. Annuì lievemente, poi alzò il mento per
assumere un portamento più contegnoso e si incamminò, sospirando, con
passo sicuro. Solo io, probabilmente, potevo immaginare quanto si sentisse
invece timida e insicura in quel momento.
Ma
mentre la seguivo con lo sguardo vidi, a breve distanza da me, l'oste
Guglielmo che intratteneva una qualche discussione con alcune persone.
-
Gawain! Che piacere rivederti dopo tutto questo tempo! - esclamò
affettuosamente l'uomo, mentre mi stringeva in un poderoso abbraccio dandomi
pacche sulle spalle che giudicai fin troppo amichevoli. Anche io ero davvero
felice di rivedere quell'alleato sincero e affidabile che in più di
un'occasione si era rivelato determinante, e ne approfittai per fare qualche
domanda, alla quale tuttavia rispose come mi aspettavo. Avremmo dovuto
attendere Shair.
Inaspettatamente,
Shair entrò nella sala proprio in quel momento, scortata da una dozzina di
uomini in armatura che rimasero fuori in attesa. Vidi che tutti la notavano
e la salutavano, come fosse un personaggio assai noto ed importante della
comunità, cosa che non avrei mai sospettato. Del resto, fino a poche ore
prima doveva essere morta, per quanto ne sapevo. Mentre veniva verso di me,
notai che aveva sempre un certo fascino, eppure qualcosa era cambiato in
lei. Il volto recava i segni di un invecchiamento precoce, che non
ricordavo.
-
Gawain, ho saputo che vi siete rimessi piuttosto rapidamente - mi disse,
dopo aver salutato Guglielmo e gli altri con un cenno della testa.
-
Shair, ci sono parecchie cose che non quadrano in tutta questa faccenda... -
tentai di dire, andando al sodo.
-
Va bene, Gawain, e io sono qui per darvi le risposte - mi interruppe,
intuendo ciò che avrei detto. - Visto che state meglio di quanto credessi,
raduniamo gli altri, possiamo parlarne subito, magari a casa dei nani se
sono d'accordo.
Ci
congedammo rapidamente e non ci mettemmo molto a recuperare Thorin e Polgrim,
che trovai impegnati a discutere con Colod, il vecchio e misterioso nano che
sembrava sapere tante cose della magia e di Perigastus, il quale fu invitato
a unirsi al gruppo. Fu poi la volta di Adesir, la quale continuava ad
aggirarsi nei pressi del Duca di Vigassian che non sembrava notarla affatto.
Aveva uno sguardo deluso e affranto, simile a quello di Warland, ma ora non
avevamo tempo per occuparci di questioni di cuore.
Ci
avviammo rapidamente alla residenza degli ultimi discendenti del clan
dell'Artiglio di Ferro.