A&P Chronicles 2003-2004 (II, 4)

Dal diario di Gawain "Corvo Nero" Caradrim - 18 Ottobre 2019

Parte II, Capitolo 4: "Topi a bordo"

Seduta del 2 Dicembre 2003

Act'n Play

Dal diario di Gawain "Corvo Nero" Caradrim - 18 Ottobre 2019

Parte II, Capitolo 4: "Topi a bordo"

Seduta del 2 Dicembre 2003

"Topi a bordo"

mi
affrettai attraverso il boccaporto che dava verso i ponti inferiori, deciso
a indagare sulle cause dell'improvviso arresto della nave. Scesi correndo
verso la "Sala Vapori" che ben ricordavo dalla nostra prima
visita, attraversando ben otto ponti intermedi dell'immensa nave, mentre
l'agitazione si diffondeva a tutti gli occupanti del vascello. Ben presto
iniziai a sentire l'odore del fumo, che mi fece capire la gravità del
guasto. Arrotolai la fascia che portavo al collo e, dopo averla bagnata, me
la legai attorno alla bocca per evitare di intossicarmi con il fumo che si
faceva più denso ed acre mano a mano che procedevo verso il basso.

Il
ponte delle macchine era quasi completamente invaso dal fumo e la
temperatura era decisamente superiore al resto della nave. La sala era in
parte in fiamme, come immaginai dai bagliori rossastri che riuscivo ad
intravedere.Ovunque regnava il caos, urla e grida provenivano da varie
posizioni, evidentemente c'erano stati dei feriti e qualcuno cercava, senza
esito, di dare indicazioni o istruzioni su come risolvere il problema.
C'erano ovunque gnomi che correvano, e vidi anche qualche nano e qualche
umano che erano riusciti a portarsi sul posto prima di me, ma la confusione
era totale e nessuno aveva organizzato in alcun modo gli interventi, che
erano lasciati al caso ed all'inventiva dei singoli. Quando vidi un paio di
gnomi che portavano acqua in tazze da te o addirittura in bocca, decisi di
intervenire.

 -
Formiamo una catena! - gridai, strappando il secchio di mano ad uno gnomo
che lo trasportava saltellando e spargendone in giro gran parte del
contenuto inutilmente. Con l'aiuto degli umani e dei nani, riuscii in pochi
istanti a formare una catena di persone che si stendeva lungo tutto il ponte
e le scale, fino ai ponti superiori, trasportando secchi d'acqua che gli
ultimi della fila utilizzavano per sedare le fiamme.

Dopo
aver constatato l'efficienza della catena, cercai di capire meglio l'entità
dei danni, affacciandomi nella sala, e lì incontrai Warnom che, con alcuni
degli altri chierici imbarcati, invocavano protezioni magiche sugli gnomi
che avrebbero dovuto avventurarsi nelle zone più pericolose della sala
incendiata. Due delle "Camere di Vapore" che fornivano la spinta
alla nave erano esplose, scagliando tizzoni ardenti in ogni direzione, che
avevano appiccato focolai di incendio in zone diverse della sala. Purtroppo
qualcuno ci aveva rimesso la pelle, constatai osservando i teli che
coprivano alcune sagome inerti a terra, mentre altri erano stati ustionati
in modo più o meno grave, ma ora il nostro problema era rimettere in
movimento la nave al più presto.

Con
Warnom individuammo l'ingegnere capo della sala, un anziano gnomo per nulla
turbato, almeno in apparenza, da quanto era accaduto, cosa che riteneva del
tutto logica dato che non avevamo collaudato adeguatamente il sistema di
movimento. Sulle prime, lo gnomo fu decisamente più interessato alla mia
spada che a quanto avessimo da dirgli, e cercò in ogni modo di convincermi
a cedergliela. Fortunatamente, Warnom lo coinvolse in una discussione
tecnica che lo distrasse dalla lama nera, almeno temporaneamente, poiché
gli propose un modo per far muovere la nave a potenza ridotta. In pratica,
si trattava di far funzionare solo parte delle Camere di Vapore ancora
funzionanti, che avrebbero potuto sospingere la Divina Speranza, anche se a
velocità ridotta. Nell'arco di un paio di giorni, le riparazioni sarebbero
state completate e avremmo potuto riguadagnare la nostra velocità massima.
In ogni caso, valutammo che i themaniti, anche sapendo esattamente la nostra
posizione, non avrebbero potuto avvicinarsi prima di otto o dieci clessidre.

Purtroppo,
lo gnomo non aveva dimenticato la mia spada, nonostante la discussione
tecnica. Anzi, interpretò il mio sollecito a effettuare rapidamente le
riparazioni come uno scambio, in cui io gli avrei dato la spada se avessero
fatto tutto prima dei due giorni previsti. Non so se il malinteso fu
originato a causa mia o meno, sta di fatto che fu così e, per quanto la
cosa non mi piacesse, mi riproposi di risolvere quel problema più avanti. 

era
a quel punto necessaria la prima convocazione del Consiglio di Guerra di
bordo, dal momento che c'erano importanti temi da discutere, come aveva
sottolineato Crassius. Ad esempio, la morte del comandante Ok-Harl gettava
leciti dubbi sulla nostra possibilità di seguire la rotta prevista, dal
momento che l'ufficiale romeldano non poteva sapere che noi avessimo una
copia del libro. E in realtà avremmo dovuto averla, se non fosse stato per
il fatto che era conservata da Morick, del quale avevamo perduto ogni
traccia. Appena ne ebbi l'occasione, mandai Rethys a cercarlo, senza
tuttavia aspettarmi grandi notizie.

Al
consiglio partecipammo più o meno tutti, con la sola eccezione del
comandante esmeldiano, che non era stato possibile rintracciare, di Morick e
degli gnomi che stavano già lavorando nella Sala Vapori. Come prima cosa,
Amil, uno dei due vice di Ok-Harlal, riferì al consiglio le perdite subite
nello scontro con i themaniti e nell'esplosione della caldaia: ammontavano a
trentasei morti più ventiquattro feriti, circa il dieci per cento
dell'intero equipaggio. Fra i morti era stato conteggiato anche Morick, di
cui non si era trovato il corpo, ma che tuttavia mancava all'appello ormai
da troppo tempo per ritenerlo in vita.

Il
primo punto da discutere fu semplice, dato che lo stesso Amil riteneva di
maggior esperienza il suo collega Alas per prendere il comando della nave,
che subito eleggemmo senza particolari problemi. Ora la questione era la
rotta da seguire, poiché le carte di Ok-Harl riguardavano solo la prima
parte del viaggio, e Alas avrebbe potuto navigare senza particolari
difficoltà solo fino a doppiare il capo esterno di Ro-Meldan; considerata
la nostra minore velocità per via del guasto, avevamo cinque o sei giorni
di tempo per elaborare la rotta successiva, o per trovarla fra gli appunti
del capitano defunto. Ad ogni modo, tranquillizzammo il consiglio, ed in
particolare Taglin figlio di Moir, comandante dei nani, assicurando che ci
saremmo occupati noi della cosa, fiduciosi nelle nostre possibilità. In
effetti, avevo già pensato, a parte la perquisizione degli alloggi di
Ok-Harl, che Warnom avrebbe potuto interrogare il suo spirito...

Fu
durante la riunione che fummo informati di un'altra perdita particolarmente
grave: Sir Geoffrey, comandante delle truppe esmeldiane, non ce l'aveva
fatta e andava ad allungare l'elenco dei morti. Fummo tutti concordi nello
stabilire per il tramonto una solenne cerimonia funebre in cui ai caduti
sarebbe stata data degna sepoltura in mare, ad eccezione dei nani,
ovviamente, che sarebbero stati cremati nelle Camere di Vapore.

Quando
infine sciogliemmo il consiglio, dopo aver informato tutti della
possibilità di essere raggiunti entro otto o dieci clessidre, e dopo che
Adesir chiese a Crassius di disporre opportunamente la sorveglianza da parte
dei suoi, stabilimmo che anche Warnom avrebbe goduto di diritto di voto, per
compensare la mancanza di Morick, e riuscimmo ad ottenerlo grazie
all'appoggio di Taglin, poiché Daeron si mostrò contrario fino all'ultimo,
suscitando qualche antipatia in più. Infine Adesir sciolse il consiglio ed
attesi pazientemente che tutti fossero usciti prima di proporre a Warnom
quanto avevo in mente. Ovviamente, il mio buon amico aveva già considerato
la cosa e intendeva procedere subito al rituale necessario per colloquiare
con il defunto, mentre io Adesir e Thorin ci avventurammo in una prima
perlustrazione della cabina di Ok-Harl, alla ricerca delle preziose carte di
navigazione..

con
sorprendente facilità riuscii a scassinare la serratura della porta, grazie
agli insegnamenti di Adesir, che fino a quel momento erano rimasti pura
teoria nella mia testa. L'alloggio del capitano era spartano e raccolto, ma
metteva a nostra disposizione molto da indagare, poiché conteneva una
scrivania con cassetti, una libreria ed una cassapanca di grandi dimensioni.
Non ci volle molto per trovare le carte con i calcoli della rotta per il
primo tratto del viaggio, e riuscimmo anche a recuperare una copia delle
Avventure di Siir Barjack che perlomeno risolveva il problema della
scomparsa di Morick.

Ad
un tratto, udii qualcosa e immediatamente chiesi agli altri di fare
silenzio. Il rumore di passi leggeri che si allontanavano echeggiò nel
corridoio antistante l'alloggio di Ok-Harl. Mi precipitai fuori, ma per
quanto rapido, non riuscii a vedere nessuno. Non si trattava certamente di
uno gnomo, più probabilmente era qualcuno ben addestrato a muoversi leggero
e in silenzio. Ancora una volta eravamo spiati.

-
Abbiamo un maledetto topo di fogna a bordo! - conclusi, rabbioso.

Non
avevamo ancora finito di considerare le implicazioni derivanti dal fatto di
avere una spia fra l'equipaggio, quando tornò Warnom, affaticato e con il
volto madido di sudore per lo sforzo che il rituale gli richiedeva ogni
volta. Informato della possibiltà di essere ascoltati, ci rivelò a gesti e
sottovoce che aveva ottenuto informazioni importanti e che lo avremmo dovuto
seguire subito. Come precauzione, io e lui uscimmo immediatamente, mentre
Adesir e Thorin avrebbero finto di restare nella cabina, per seguirci
qualche istante più tardi, nella speranza di sorprendere il misterioso
spione.

Warnom
mi condusse al refettorio, dove come prima cosa afferrò del pane e della
carne secca che divorò avidamente. Nell'attesa, lo accompagnai, scoprendomi
anch'io affamato, lasciando qualcosa per i nostri due compagni che ci
raggiunsero dopo un po', senza naturalmente aver scoperto tracce del
misterioso individuo. I due si soffermarono sull'ingresso, per controllare,
facendo cenno a Warnom di procedere secondo le informazioni che aveva
ricevuto.

-
Vedete, non abbiamo grandi problemi anche se Ok-Harl non ha preso appunti -
disse Warnom muovendosi verso il fondo della sala. - In realtà a bordo
abbiamo tutti i libri e le carte che ci servono, almeno finché siamo nel
continente. Il punto critico viene dopo che avremo doppiato Ro-Meldan,
poiché fra quel punto ed il Nivelenve ci sono una serie di secche e di
scogli affioranti che ci costringeranno a navigare molto più a sud, in una
zona di ghiacci perenni in cuisi parla di "elfi bianchi" e
stranezze simili...

Mentre
parlava, Warnom teneva lo sguardo a terra, come in cerca di qualcosa.

-
Poi, dopo il Nivelenve - continuò, sempre con lo stesso atteggiamento, -
dovrebbe venire il tratto più pericoloso, che sembra infestato di mostri
marini in grado di assalire una nave con tentacoli e diavolerie simili...

D'un
tratto si fermò, chinandosi, ed iniziò ad armeggiare con uno degli assi
del pavimento, che evidentemente non era imbullonato alla struttura
portante. Non senza sforzo, dopo qualche istante aveva sollevato l'asse che
poggiò di lato.

-
Ecco fatto! - disse, soddisfatto, mostrandoci alcuni rotoli di pergamena che
estrasse dalla cavità segreta.

almeno
per il momento, non avevamo altro da fare. Warnom, esperto di navigazione e
stremato per la fatica, si ritirò nella sua cabina annunciando che avrebbe
passato parte della notte ad esaminare le carte nascoste da Ok-Harl, mentre
noi facemmo ritorno al ponte superiore, per partecipare  alla duplice
cerimonia funebre. Quando infine feci ritorno al mio alloggio, trovai un
biglietto appeso alla porta, dalla calligrafia angolosa e disordinata che
non mi piacque affatto:

"Camera
Vapori già riparata, puoi portare la spada domani in sala dove si mangia al
secondo turno di colazione"

Non
c'era bisogno di chiedersi chi ne fosse il mittente e sospirai cercando di
immaginare come sarei uscito dalla situazione, mentre mi coricavo per la
notte.

L'indomani
notammo subito che le ruote della nave giravano più veloci, anche se non al
loro massimo regime, segno che le riparazioni iniziavano a dare i loro primi
risultati. Gli gnomi ci informarono che sarebbero stati necessari uno o due
giorni ancora prima di riprendere velocità, poiché le Camere di Vapore
riparate doveveno essere nuovamente alimentate e portate alla temperatura
giusta per poter dare la loro spinta massima. In quell'occasione Thorin si
avventurò con i piccoli omini gialli in una dotta dissertazione in cui
teorizzò un sistema di misurazione della velocità, basato sul fatto di
contare il numero di giri delle ruote in una clessidra di tempo. Gli gnomi
sembravano entusiasti dell'idea, e mi fu chiaro che quella sarebbe stata la
loro prossima occupazione dei prossimi giorni.

La
navigazione proseguì senza alcun ostacolo e senza avvistare navi nemiche
per tutta la giornata, fino a quando, verso sera, fui raggiunto dal mio
corvo che mi si appollaiò sulla spalla destra, come era solito fare.
Purtroppo, eravamo ormai convinti che il corvo si manifestasse come un
uccello del malaugurio quando si avvicinava un qualche pericolo o evento
nefasto, ma non avevo ancora terminato di esaminare le varie possibilità
quando un secondo volatile venne a posarsi sull'altra spalla.

Si
trattava di un falco nero, una bestia stupenda, che si limitò a stare
appollaiato sulla mia spalla osservandomi di tanto in tanto, senza
comportarsi in modo tale da destare particolari sospetti o ipotesi sul
perché fosse giunto, né da dove fosse arrivato. non aveva segni di
riconoscimento, lacci, targhette che ne potessero rivelare l'identità o
l'appartenenza a qualcuno, e del resto non l'avevamo mai visto prima a
bordo. Cosa dovevo farne?

-
Themanis usa dei falchi neri come informatori, ho sentito dire... -
commentai a voce alta, perplesso.

-
Allora tiriamogli il collo prima che riveli la nostra posizione - fu pronto
a rispondere Thorin, mentre Warnom osservava la scena, mormorando qualcosa
sottovoce.

Improvvisamente,
il peso sulla spalla sinistra si fece via via insostenibile, mentre il falco
iniziava a strattonarmi il collo della camicia. Sembrava quasi che la bestia
fosse fatta di piombo, visto che fui costretto prima a chinarmi di lato,
poi, non sopportandone più il peso, crollai a terra. Sopra di me, giaceva
un uomo, in cui evidentemente si era trasformato il falco.

-
La spia themanita! - gridai da sotto, quasi schiacciato dal peso, mentre
iniziavo a tempestare il malcapitato di pugni e calci, fino a fargli perdere
i sensi.

Solo
allora ci accorgemmo che era Morick.

-
Proprio inutile cercare di attirare la tua attenzione per farmi avere dei
vestiti, vero Gawain? -mi disse il bardo appena riprese i sensi,
massaggiandosi la mascella che avevo duramente colpito. In quel momento mi
accorsi che era completamente nudo e cercava di corpirsi come meglio poteva
con le mani le parti intime. Qualcuno gli passò un mantello nel quale si
avvolse frettolosamente.

-
Ma da quale abisso esci fuori?

-
Sono stato a bordo di qualche nave nemica a causare un po' di danni -
rispose Morick. - E' stato grazie a me se non tutte le loro catapulte hanno
potuto lanciare contro di noi... ma sono stato scoperto e mi hanno tolto
tutto.

- E
cosa hai scoperto? - chiese Adesir, interpretando la curiosità di tutti
noi.

-
Sperano di seguirci, anche se sanno di non avere molte probabilità con una
nave come questa, ma sono guidati da Ob Dentrix ed è molto ostinato -
commentò Morick aggiustandosi meglio il mantello sulle spalle. Il
riferimento a mio padre mi stupì da un lato e mi riempì di rabbia
dall'altro. Possibile che dovessi continuamente trovarlo ad ostacolare le
nostre mosse? Tutto sembrava portare inevitabilmente ad una resa di conti
finali in seno alla famiglia Caradrim... o Dentrix, ovviamente.

-
Ho riflettuto - proseguì il bardo, ignorando il mio stato d'animo, sebbene
notassi una sua occhiata nei miei confronti - e secondo me c'è qualcosa che
non quadra in tutto questo. I themaniti non hanno cercato veramente di
affondarci, infatti non hanno usato la magia, e posso dirvi che su ogni nave
avevano un mago. Inoltre, pur sapendo che la nostra nave è ben più veloce
delle loro, non demordono dall'inseguimento.

-
E' vero - commentai, mentre anche i nani si grattavano la barba, riflettendo
su quelle notizie.

- E
poi -continuò dopo una breve pausa - non trovate quantomeno ridicolo che
all'uscita del cantiere tentino di assaltare una nave con seicento uomini a
bordo con solo una trentina di monaci neri? Che speranza potevano avere di
conquistare la nave? Nessuna, e per questo io credo che avessero un altro
obiettivo. Le navi erano un diversivo, ed i monaci servivano per mettere a
bordo qualcuno o qualcosa che consentisse loro di individuarci e seguirci
anche quando fossimo stati molto distanti...

Il
corvo si levò in volo dalla mia spalla e, dopo aver volteggiato un paio di
volte sul ponte, si allontanò verso est. Strano, pensai, dato che in quella
direzione ci poteva essere solo il mare aperto. Che andasse ad avvisare Ob
Dentrix? Che fosse proprio il corvo il tramite fra la Divina Speranza e la
flotta themanita? Le informazioni e le riflessioni di Morick gettavano un
nuovo alone di sospetto sulla nostra missione.

fummo
interrotti da Daeron, il quale venne a riferire notizie che richiesero una
nuova convocazione del Consiglio di Guerra. Sembrava che tre uomini fossero
spariti nelle stive. Il primo vi si era recato per prelevare delle parti di
ricambio richieste dagli gnomi, mentre gli altri erano spariti dopo essere
andati a cercare il compagno che non aveva più dato notizie di sé.
Sembrava che da qualche parte nella nave si nascondesse qualcosa o qualcuno
che avevamo disturbato. Il nostro primo pensiero andò alla spia che
sapevamo a bordo, così ci riunimmo in tutta fretta dopo che Adesir diede
istruzioni di presidiare immediatamente tutti gli accessi alle stive.

L'ipotesi
più probabile era che il nostro misterioso "topo", probabilmente
salito a bordo con i monaci e poi abilmente mescolatosi con la ciurma, si
fosse ricavato una sorta di rifugio approfittando dei livelli inferiori
della Divina Speranza, confidando che si trattasse dei luoghi meno
frequentati. Del resto, le dimensioni del vascello erano tali da mettere a
sua disposizione spazi assai ampi in cui nascondersi senza essere trovato se
non per caso. E per caso doveva averlo incontrato il primo marinaio, non
lasciandogli altra possibilità che la sua eliminazione che aveva poi reso
necessaria quella degli altri due.

Ricostruimmo
che il luogo dove si erano verificate le scomparse era il ponte più basso
della nave, quello parzialmente invaso d'acqua come su tutte le navi, anche
se la cosa fece infuriare i nani, ovviamente. L'ipotesi che i nani si
avventurassero laggiù per stanare la spia non era neanche da prendere in
considerazione, come subito ci fecero capire tanto Taglin quanto Thorin e
Polgrim.

-
Allaghiamo immediatamente le stive e affoghiamolo come il topo lurido che è
- propose Crassius, risoluto. Come scoprimmo in realtà, la sua soluzione
radicale era dettata da un timore che non ci aveva rivelato fino a quel
momento, sebbene avesse detto che in ogni caso non avrebbe voluto mandare
più di dieci uomini a perlustrare la zona. Il fatto era, ci spiegò infine,
che il terzo uomo scomparso non era un marinaio, bensì uno dei suoi uomini
migliori che aveva mandato giù insospettito dalle prime due sparizioni.
Qualsiasi cosa avesse eliminato quell'abile soldato, disse, era in grado di
ucciderne altri dieci.

Alla
fine, decisi di risolvere l'indecisione in cui sembravamo essere
imprigionati.

-
Facciamo così: disponiamo soldati e nani al secondo ponte, quello
immediatamente superiore, che è all'asciutto, pooi allaghiamo completamente
solo la stiva inferiore - dissi, controllando le reazioni dei nani che
scuotevano la testa. - Se non è un pesce, prima o poi dovrà uscire
dall'acqua, e noi saremo pronti a prenderlo, e vivo, in modo che ci possa
tornare utile...

-
Abbiamo appena scoperto che parte della nave è allagata e tu vuoi imbarcare
altra acqua? - urlò Thorin, paonazzo. - Tu sei matto, Gawain, i nani non ci
mettono piede laggiù!

-
Bene, allora manderemo giù solo i romeldani e gli esmeldiani, i nani
presidieranno gli accessi alla zona, come stanno facendo ora -. proposi,
visto che anche Taglin era della stessa opinione. Questa soluzione sembrò
accontentare tutti, ma c'era ancora qualcuno che non avevo considerato.

-
Non c'è problema - eruppe una voce che ben conoscevamo dal corpo di Thorin,
lasciando gli altri a bocca aperta per lo stupore.

-
Andrò io dove voi pusillanimi non avete il coraggio di andare, e risolverò
IO la situazione, come sempre, io con la mia staffa! - concluse Frostwind.
Quindi Thorin si alzò in piedi, evidentemente ancora soggiogato dalla
volontà del mago, preparandosi ad uscire per mettere in pratica quanto
annunciato, mentre Adesir tentava di afferrarlo allungando un braccio.

La
mia preoccupazione principale fu per Thorin. Non mi importava niente di
Frostwind, ma quel pazzo incosciente metteva a repentaglio la vita del mio
amico!

Rapidamente
mi alzai e, afferrata una sedia, la  levai verso l'alto, preparandomi a
stordirlo fracassandogliela in testa.