Le Cronache della Rinascita
dagli scritti di Aurelian il Vecchio - 16 Agosto 2120
Parte III, Capitolo 5: "Il Grande Crepaccio"
Sedute del 01/09/2004 e 07/09/2004
Il Grande Crepaccio
il
gruppo, con quanto restava della famiglia di Foraeean, si avviò verso la
propria abitazione, lieti di lasciarsi alle spalle la torre della baronessa che
ormai non costituiva più una minaccia per la gente dell'Altopiano del Vespro. E
anzi, sembrava quasi che, per impossibile che potesse sembrare, la notizia
avesse già fatto il giro di tutta la città, poiché fu netta la sensazione che
qualcosa si fosse già modificato nell'aria. Ora le strade erano più affollate,
le botteghe nuovamente immerse nei loro affari quotidiani, la gente tornava ad
intrattenersi cordialmente per le vie come se nulla fosse, come se l'atmosfera
cupa e tetra di poche ore prima non fosse stata che uno strano sogno.
Durante
il percorso scambiarono poche parole, per lo più perplessi per la strana
reazione della madre di Foraeean, incerti se una qualsiasi domanda avrebbe
potuto peggiorare ulteriormente il clima di tensione familiare che si era venuto
inaspettatamente a creare. Solo le sorelle parlarono con il vecchio, forse le
sole veramente liete di incontrarlo nuovamente, sebbene fosse evidente una sorta
di sottinteso rimprovero per la sua partenza non annunciata. Tuttavia, Foraeean
si mostrò sorpreso del fatto che una simile versione della vicenda fosse stata
raccontata loro dai genitori, ma ugualmente nessuno approfondì la cosa,
preferendo restare in equilibrio sul ciglio di una delicata quanto precaria
sopportazione reciproca.
Giunti
all'abitazione, la madre di Foraeean fu rapida a svanire all'interno, portando
con sé le figlie, lamentandosi del disordine e del caos in cui si trovava la
casa. Senza voltarsi, annunciò sbrigativamente che avrebbe preparato qualcosa
da mangiare in modo che potessero rifocillarsi prima della partenza, una volta
sbrigate le "loro faccende" con il marito. Andil Foraeean condusse il
gruppo attraverso la sala principale, fino ad una porta che Foraeean sapeva
portare alla falegnameria adiacente, per quanto quell'accesso gli fosse sempre
stato precluso finché aveva abitato con la famiglia. Fu con grande sorpresa che
si rese conto, quando il padre aprì la porta, che alle spalle era celato un
passaggio che oltre alla falegnameria portava ad un qualche ambiente
sotterraneo, attraverso una rampa di scale buie di cui non aveva mai sospettato
l'esistenza.
Andil
accese una lanterna, rischiarando la piccola stanza sotterranea che si trovava
sotto l'abitazione, evidentemente un magazzino, dal momento che la legnaia e la
cantina si trovavano altrove. Foraeean si guardava attorno, incuriosito e
perplesso, senza commentare. Il padre si era portato alle spalle di un grosso
bancone ingombro di oggetti, il solo mobile presente nella stanza, che per il
resto era completamente vuota, ed attese pazientemente che anche l'enorme
Mutumbark trovasse posto all'interno.
-
Ho qui alcune cose da darvi - annunciò l'uomo, rivolto al gruppo, - come
ringraziamento mio personale e della città intera per averci restituito la
libertà e aver contemporaneamente posto fine al potere della baronessa Eececk.
Lentamente,
iniziò ad armeggiare con gli oggetti sul bancone. Foraeean si chiese a che
titolo il padre potesse parlare per la città intera, ma evidentemente c'erano
molte cose che erano cambiate dalla sua partenza, e ancora una volta evitò di
alimentare la tensione al momento acquietata dagli eventi. Andil iniziò a
chiamare uno alla volta gli avventurieri, consegnando loro dei doni che a suo
parere avrebbero potuto aiutarli nelle loro avventure, anche se si rifiutò
sistematicamente di fornire indicazioni precise sul funzionamento o la reale
natura di quegli oggetti.
-
Se davvero mio figlio ha i poteri che dice - rispondeva laconicamente a chi
aveva chiesto informazioni, - non avrà difficoltà a spiegarvi di cosa si
tratta...
Dalle
mani dell'uomo, Jack ricevette uno strano oggetto oblungo, delle dimensioni
adatte per poter essere impugnato in una mano, costituito da una parte interna
metallica fatta a lamine, racchiusa fra due estremità che costituivano una
sorta di guscio osseo levigato. Immediatamente il mezz'uomo iniziò ad
armeggiare con l'oggetto, incuriosito, senza tirarne fuori nulla, mentre Andil
proseguiva con gli altri. Krilzit ebbe in dono un tomo antico e consunto, più
una custodia di pelle che conteneva uno strano congegno fatto di due dischi di
vetro scuro tenuti assieme da una montatura di metallo con due aste laterali che
potevano essere ripiegate su sé stesse. Al nano fu invece dato un contenitore
di ceramica con un grosso tappo di sughero, che aperto rivelò una sorta di
impasto biancastro e gelatinoso dall'odore acre e pungente. Mutumbark ebbe da
Andil uno strano oggetto simile ad uno straccio molliccio e umido, vagamente
appiccicoso, la cui finalità era assolutamente imprevedibile, che l'orco
iniziò a rigirare perplesso fra le mani, mentre Hond riceveva un fodero per la
spada, in pelle bianca con laminature in metallo rossastro. Straordinariamente,
non appena l'esmeldiano fissò l'oggetto sulla schiena con gli appositi legacci,
la sua spada a due mani si sfilò dal vecchio fodero per andare a riporsi,
fluttuando leggera in aria, in quello nuovo.
-
Magia! - mormorò Mutumbark sgranando gli occhi. Quindi si voltò, ancora con lo
strano oggetto in mano, e fuggì su per le scale.
Per
ultimo, Foraeean ricevette un antico tomo simile a quello che era stato donato
alla Drow, sebbene la rilegatura e la pelle della copertina fossero
evidentemente differenti. In aggiunta, il padre gli pose fra le mani un lungo
bastone finemente lavorato, liscio alla base e via via sempre più irregolare
verso l'alto, fino a riprodurre la pelle di un qualche volatile, terminando alla
sommità con un artiglio che sembrava dovesse stringere un oggetto al suo
interno. Ma di qualunque oggetto si trattasse, esso mancava.
-
Questo è per te - disse il padre guardando Foraeean negli occhi mentre deponeva
la staffa fra le sue mani. - E' sempre stato per te, ma solo ora è giunto il
momento che tu lo abbia. Certamente saprai cosa farne, o lo scoprirai...
Ogni
ulteriore tentativo di discussione o di dialogo si era rivelato impossibile, con
Andil. Nessuna informazione fu data loro sui doni ricevuti, e sembrava che il
suo compito fosse terminato con la semplice consegna degli oggetti, al punto che
aveva invitato decisamente il gruppo a risalire al piano superiore per il
pranzo, insistendo più volte sulla loro "imminente partenza". A nulla
valsero i tentativi di passare inosservato di Jack, il quale aveva saputo da
Krilzit di un probabile ulteriore passaggio nascosto che la Drow riteneva di
aver individuato alle spalle del bancone, ma non vi fu modo di distrarre l'uomo
per guadagnarvi accesso.
Al
piano superiore, Lilith e le sorelle di Foraeean stavano già portando il cibo
in tavola, allestita all'aperto a causa del numero dei commensali. Poco fuori
dalla casa, Mutumbark stava divorando un maiale crudo che aveva ghermito nella
tenuta accanto, dopo una rapida discussione con il proprietario, il quale non
aveva ritenuto di approfondire la questione con il gigante e si era barricato in
casa con tutta la famiglia, sprangando porte e finestre. Quando si avvicinò
alla tavola per prendersi da bere, tutto lordo e grondante sangue di maiale,
Hond fu sul punto di vomitare per il disgusto. Divertito, l'orco si scolò
l'intera caraffa di birra che doveva servire per tutti, sottolineando la sua
soddisfazione con un roboante rutto.
Infine,
venne il momento di ripartire, evento sinceramente atteso con ansia da parte
della maggior parte del gruppo, che si trovava chiaramente a disagio in quella
strana situazione. Non vi furono abbracci e baci per Foraeean se non con le
sorelle, e fu a tutti evidente che, per quanto si sforzasse di contenere le
proprie emozioni, il vecchio fosse profondamente intristito. Fu con grande
sollievo che videro la casa sparire alle loro spalle quando il carro si rimise
in movimento, con Merpol alla guida, Krilzit, Foraeean e Jack all'interno, Hond
a seguire sul suo cavallo e Mutumbark a piedi che precedeva, soddisfatto per
aver ottenuto tre maiali vivi come scorta di cibo personale...
tornarono
ad attraversare l'abitato, giungendo alla piazza con la fontana e prendendo
stavolta la via opposta, verso occidente, che li avrebbe portati lontano da quel
posto dove qualcuno si era atteso calore e affetto ed aveva invece trovato
ostilità e diffidenza. Vincendo questi tetri pensieri, Foraeean aveva guidato
Merpol fino ad uscire dall'abitato, tornando a percorrere un sentiero nel bosco,
che andava in lieve salita. A poche leghe di distanza, avrebbero incontrato il
bivio che portava verso Nord al Valico del Picco Sabbioso, mentre a ovest
conduceva al Grande Crepaccio. A poca distanza da quel bivio, c'era una radura
dove avrebbero potuto passare la notte, per sviluppare la discussione che certo
sarebbe nata sulla strada da intraprendere, dato che il nano già si lamentava
di non volerne sapere del Grande Crepaccio.
Come
preventivato da Foraeean, attorno al fuoco nacque un'accesa discussione, animata
in massima parte da Merpol, che rifiutava categoricamente di affrontare la
strada che portava al baratro, preferendo di gran lunga il valico a nord. Forte
delle sue conoscenze, il vecchio si premurò di illustrare la situazione in base
a quanto ricordava, puntualizzando come la via del Valico del Picco Sabbioso
fosse assolutamente impercorribile.
-
Si tratta di un'erta salita lunga qualche lega - spiegò Foraeean, -
completamente costituita di sabbia finissima e cedevole, originata dall'erosione
delle antiche rocce della vicina catena montuosa, che crea una gola battuta
quasi tutto l'anno da fortissimi venti. Oltre al rischio di finire in mezzo ad
una bufera di sabbia, lungo quel percorso è facile ritrovarsi sepolti e
ingoiati dalle sabbie che si insinuano nella cavità del terreno, dalle quali
non c'è scampo, oltre al fatto che sarebbe necessrio abbandonare il carro...
-
Non possiamo rinunciare al carro! - aveva ribattuto Hond, al quale non sfuggiva
la necessità di affrontare le distese desertiche delle Terre Brulle con una
buona scorta di viveri, acqua ed equipaggiamento.
-
D'altra parte, il Grande Crepaccio è un baratro largo almeno trenta passi e
nessuno ne conosce la profondità, ammesso che abbia un fondo - precisò
Foraeean. - Ma in quel caso possiamo pensare ad un qualche modo per superarlo
ricorrendo alle nostre capacità.
- E
come pensate di superarlo, allora? - chiese ostinato il nano.
-
Ancora non lo sappiamo, ma un modo lo troveremo...
La
discussione sembrò arenarsi su un punto morto, dal momento che Merpol dichiarò
che non avrebbe viaggiato verso il crepaccio senza avere sufficienti garanzie
sul metodo che avrebbe consentito loro di attraversarlo. D'altro canto, era
ovvio che nessuno avrebbe potuto dare simili assicurazioni, almeno non prima di
aver constatato con i propri occhi la situazione. Alla fine, a notte ormai
inoltrata, ricordando gli impegni che avevano solennemente preso gli uni verso
gli altri, si espressero uno alla volta e decisero in base alla maggioranza, con
grande disappunto del nano, poiché ovviamente la via scelta fu quella del
Grande Crepaccio.
- E
sia, allora - sbuffò Merpol, brandendo la sua ascia per sottolineare il
disappunto. - Andiamo verso questo maledetto baratro, che Morgrim se lo porti!
Ma una volta giunti laggiù, se non troverete un sistema che mi convinca
tornerò indietro, e per la barba di tutti i nani della Grande Forgia se non
verrete con me verso il Valico, a costo di portarvici un pezzo alla volta!
era
mattino presto quando ripresero il viaggio, nel giorno di metà Agosto che a
Hond non poteva non ricordare, con un pizzico di nostalgia, le feste popolari
che si tenevano in Esmeldia per propiziarsi la fertilità dei campi per la nuova
semina a venire, durante le quali si era soliti festeggiare e brindare fino a
notte inoltrata. Certo la situazione era ben diversa, a quella distanza da casa,
e non v'era nulla da festeggiare per la piccola Compagnia delle Razze, incerta
anche sul come proseguire il proprio viaggio. Attraversarono un ultimo tratto
dei boschi dell'Altopiano del Vespro, che conducevano ancora più in alto, fino
a che, a mattino inoltrato, si trovarono ad uscire su un largo spiazzo erboso
che risuonava del rumore cristallino di una cascata.
Alle
loro spalle, dalla parte da cui venivano, si stendevano i Boschi del Vespro,
mentre ai lati la via era sbarrata da due picchi rocciosi mastodontici, che si
ergevano a precipizio, senza alcun appiglio visibile, fino a centinaia e
centinaia di passi d'altezza. Direttamente di fronte a.loro, i due picchi si
curvavano fino quasi a chiudere lo spazio visibile, limitandolo a un centinaio
di passi o poco più, lo spazio occupato dal Grande Crepaccio. L'enorme ferita
impressa nel terreno da chissà quale drammatico evento del passato, naturale o
artificiale che fosse stato, spaziava nel nulla per almeno trenta passi, e
sembrava separare nettamente due regioni completamente differenti.
Dal
loro lato, i membri della compagnia si trovavano in una zona verdeggiante e
erbosa, ricca d'acqua che scorreva verso il precipizio sul lato sinistro della
radura, scorrendo da una pozza che si formava nel punto in cui il getto,
infrangendosi in una montagna di schiuma e schizzi, precipitava da un'altezza
assai considerevole da un'apertura nella roccia del picco soprastante. dal lato
opposto del Grande Crepaccio, la terra era invece bruno-giallastra, sabbiosa e
arida, priva di una sia pur minima parvenza di acqua o umidità, presente o
passata che fosse. Da quella parte, per quanto lo sguardo potesse stendersi
all'orizzonte, null'altro che terra e sabbia erano visibili, fino a confondersi
con il cielo stesso, dal quale un sole impietoso riversava il suo torrido calore
estivo. Quelle erano le Terre Brulle.
Mentre
Mutumbark si dava da fare per rimpinguare i loro rifornimenti d'acqua attingendo
alla pozza, gli altri presero ad esaminare la situazione nel tentativo di
trovare un modo per passare dall'altro lato. Non ci volle molto per trovare,
senza particolare difficoltà, alcune tracce recenti che indicavano come i
misteriosi rapitori di Enraeeal fossero passati proprio da quella parte,
probabilmente non più di due o tre giorni prima. Tuttavia, se fossero riusciti
a superare il crepaccio e in quale modo, nessuno fu in grado di dirlo.
I
loro sforzi furono resi particolarmente difficoltosi dalla scarsa partecipazione
di Merpol, che subito comprese come i suoi compagni non avessero alcuna idea di
cosa fare, e riprese a lamentarsi di quanto sarebbe stato meglio dirigersi verso
il valico. Jack aveva ceduto alla curiosità e stava esplorando il margine del
burrone lanciandovi sassi nel tentativo di udirne un eco che non giungeva mai
alle loro orecchie, mentre Mutumbark e Hond avevano scorto ciò che
probabilmente era la testa di un chiodo piantato a metà lungo una delle pareti
laterali del valico, ma il cui uso ai loro fini sembrava assai improbabile.
Krilzit e Foraeean avevano discusso a lungo, probabilmente considerando le
possibilità offerte loro dai poteri magici di cui erano dotati, ma
evidentemente non avevano trovato nulla di soddisfacente, poiché la Drow si
allontanò per esplorare una parete rocciosa alla loro sinistra, mentre il
vecchio rimase a scorrere le pagine ingiallite di uno dei suoi libri scuotendo
la testa di tanto in tanto.
-
Ho trovato come passare dall'altro lato - annunciò ad un tratto Krilzit,
tornando verso il gruppo, proprio quando Merpol stava per prendere seriamente in
considerazione lìipotesi di abbandonare tutto.
-
Aha! e come facciamo, ci fai spuntare le ali? - cantilenò ironicamente il nano.
-
No, useremo il ponte - rispose tranquilla la Drow. Gli altri si guardarono
perplessi per un istante, con un'espressione interrogativa.
-
Si tratta di una leggenda che conoscevo, ma che ritenevo fosse solo una storia
degli antenati della mia gente - spiegò Krilzit, quando comprese che era
necessaria qualche spiegazione. - In realtà, in tempi molto antichi, fu qui
eretto un ponte, probabilmente di pietra, che è stato poi celato magicamente.
In pratica, il ponte c'è ma non lo vedete e non lo potete usare se non viene
reso nuovamente visibile. E io credo di aver capito come renderlo visibile.
- E
quindi lì ci sarebbe un ponte? Sono proprio curioso... - ironizzò ancora
Merpol. Krilzit non raccolse la provocazione, e si limitò a voltar loro le
spalle per recarsi verso il punto che aveva esaminato pochi istanti prima, alla
base del picco di sinistra, poco distante dal bordo del burrone.
-
Quando avrò recitato la formula magica il ponte comparirà - disse loro, senza
voltarsi, - ma dovremo essere rapidi a passare dall'altra parte, infatti credo
che resterà visibile solo per breve tempo. Preparatevi, dunque!
Merpol
si avvicinò, scettico e curioso al tempo stesso. La Drow prese a seguire con le
dita linee a lui invisibili lungo la pietra, mentre mormorava parole dai suoni
duri e spezzati non riconoscibili alle sue orecchie di nano. Per evitare
problemi durante l'attraversamento dell'ipotetico ponte, Hond si diede da fare
per sganciare i cavalli dal tiro, approntando per loro dei paraocchi
improvvisati in modo che non si imbizzarrissero guardando il fondo del baratro.
Mutumbark afferrò l'assone di traino, pronto a tirare il carro dall'altro lato,
sostituendosi ai cavalli con la forza immane delle sue enormi braccia.
Poi,
improvvisamente, Krilzit disse una parola descrivendo con il braccio un ampio
movimento verso il crepaccio, e improvvisamente tutti videro il ponte. Merpol
rimase a bocca aperta, le parole impigliate fra i denti. Un ponte di pietra nera
simile al basalto si stendeva oltre l'abisso, dall'aspetto solido e
rassicurante, la larghezza non di molto superiore a quella del carro. Jack fu il
primo a saltellare al di là del crepaccio, raggiungendo sano e salvo l'altro
lato, sopprimendo in tal modo ogni possibile ulteriore dubbio a riguardo. In
breve Hond e Mutumbark lo seguirono trasportando dalla parte opposta cavalli e
carro, quindi vennero gli altri, Krilzit per ultima, con un'aria soddisfatta
stampata sul viso.
Pochi
istanti dopo, il ponte tornò a scomparire, come se non fosse mai esistito. Il
loro viaggio attraverso le Terre Brulle aveva inizio.
da
questo lato, non riuscirono a trovare le tracce dei misteriosi rapitori di
Enraeeal, ma del resto la cosa non era facilitata dal terreno. Sebbene il suolo
fosse decisamente consistente, al punto da escludere la possibilità che il
carro potesse insabbiarsi (con loro grande sollievo), il tutto era ricoperto da
almeno quattro o cinque dita di sabbia finissima, tenuta in continuo movimento
da una calda brezza che spirava in folate di intensità variabile. Anche se
qualcuno era passato di lì poche ore prima, non c'era alcun modo di scoprirlo.
Le loro stesse tracce venivano ricoperte in pochi istanti. Jack approntò una
meridiana di fortuna con il suo bastone, determinando così la direzione da
seguire, verso nord ovest, e si incamminarono senza voltarsi a guardare
ciò che si lasciavano alle spalle.
Non
impiegarono molto per capire le difficoltà che avrebbero incontrato durante
l'attraversamento di quella sconfinata distesa desertica. Come se avessero
superato d'un solo balzo centinaia e centinaia di leghe, percepirono
immediatamente il caldo torrido e soffocante che pervadeva le Terre Brulle, a
contrasto con l'aria fresca e frizzante dell'Altopiano del Vespro. Poco a poco,
si resero conto di fare più fatica del normale a camminare, stare in sella o
anche solo a condurre il carro, necessitando di frequenti soste e soprattutto di
tanta, tanta acqua per le loro gole riarse. Pensavano di non essersi messi in
viaggio da molto tempo quando, voltandosi, si resero conto che le montagne ed il
Grande Crepaccio alle loro spalle non erano più visibili. Intorno c'era solo la
desolazione del deserto, che si stendeva in ogni direzione possibile,
confondendo i sensi e l'orientamento.
Il
viaggio in quelle condizioni si rivelò duro e spossante. Non era ancora il
tramonto quando decisero di fermarsi per una sosta più lunga, tutti stremati,
sudati e ormai da diverso tempo pervasi da una strana apatia che gli levava le
forze anche solo per parlare. Bevvero copiosamente, qualcuno si rinfrescò
tirandosi addosso la preziosa acqua dei barili, mentre Mutumbark uccise uno dei
maiali per sfamarsi e riprendersi almeno in parte dalla fatica, anche se l'orco
ne risentiva meno dei suoi compagni. Foraeean e Merpol ricorsero all'invocazione
del loro dio per ricostituire le riserve d'acqua, e fu allora che realizzarono
un altro degli effetti delle Terre Brulle: gli dei non rispondevano alle loro
preghiere come erano soliti fare. Riuscirono a riempire i barili, e il vecchio
si diede anche da fare per essiccare la carne dei maiali che abbatterono per
mettere da parte una scorta di carne che non marcisse sotto quel sole cocente,
ma era chiaro che i poteri mistici risultavano già fortemente indeboliti.
-
E' il vacuo di magia delle Terre Brulle - aveva commentato Foraeean, spiegando
come gli sconvolgimenti del passato non avevano avuto il solo effetto di
trasformare in deserto quella che un tempo era.stata una terra fertile e
abitata. Le guerre magiche avevano indebolito la natura stessa, riducendone e in
alcuni casi annientandone il legame con le forze primitive che alimentavano la
magia stessa. Questo aveva creato zone di vacuo in cui i poteri magici erano
meno efficaci, o non lo erano affatto, o addirittura avevano risultati
imprevedibili e pericolosi. Mano a mano che si fossero addentrati sempre più
nel cuore di quella terra devastata, avrebbero trovato sempre più difficoltà
nel ricorrere ai loro poteri.
L'ulteriore
sconsolante novità ebbe l'effetto di far precipitare il morale ancora più in
basso di quanto già non fosse, fino a che si ritrovarono ciascuno per conto
proprio, senza quasi rivolgersi la parola, con scarsa voglia di dedicarsi a
qualsiasi attività. Lo stesso Jack appariva intristito e silenzioso. Decisero
così che avrebbero riposato per tutta la notte e il giorno successivo, facendo
in modo di viaggiare solo di notte, allo scopo di resistere meglio e consumare
meno acqua durante i dieci giorni di viaggio che stimarono necessari per
raggiungere i confini del Dorinan. Questo avrebbe creato non poche difficoltà
di orientamento, dato che era assai più difficile seguire le stelle che non il
sole, eppure sarebbe stata la loro unica possibilità di farcela, soprattutto se
avessero dovuto confrontarsi con i problemi della sete una volta che i poteri
mistici non fossero più stati in grado di ricostituire le riserve consumate.
Uno
dopo l'altro, prepararono i loro giacigli per il riposo notturno, affidando a
Merpol e Mutumbark il compito di alternarsi alla guardia. Krilzit prese sonno
quasi immediatamente, sebbene avesse di solito un'intensa attività notturna,
cosa che aveva sempre indispettito il nano. Il grande orco, invece, non riuscì
quasi a chiudere occhio, a causa della totale assenza di rumori. Non c'erano
grilli, cicale, né ronzio di insetti. Nulla di vivo si aggirava per quella
terra, a parte loro, e la cosa gli sembrava tanto innaturale da metterlo in
ansia al punto che dopo un po' rinunciò definitivamente al riposo, preferendo
accostarsi al nano accanto al fuoco. Sul carro, Foraeean studiava il suo tomo di
magia, alla ricerca di qualche idea che gli permettesse di facilitare la sosta
diurna dell'indomani, rabbrividendo sotto la coperta per il freddo intenso che
era calato sul deserto dopo il tramonto.
La
notte passò in qualche modo senza incidenti né sorprese. Al risveglio,
trovarono una modesta costruzione di fango essiccato, dalla sagoma vagamente
rettangolare e priva di copertura, che Foraeean era riuscito a creare al termine
dei suoi studi notturni. Per invocare quella magia, il vecchio aveva manipolato
il suolo nelle vicinanze, scoprendo la vera natura del terreno che si stendeva
al di sotto della sabbia delle Terre Brulle: a non più di due palmi di
profondità, infatti, il suolo sembrava costituito da un'immensa distesa di
pietra nera e vetrosa, simile all'ossidiana, sulla cui origine Foraeean aveva
molte ipotesi e praticamente nessuna certezza.
Abbigliandosi
in modo assai più leggero e rinunciando alle armature che sarebbero state
d'impaccio oltre che causa di ulteriore calura, si diedero da fare per dotare
l'improvvisato rifugio di un tetto rudimentale, che approntarono legando assieme
il telo smontato dal carro e quello di riserva che avevano nel doppio fondo.
Trovarono quindi riparo al suo interno dal sole che già batteva impietoso sulla
loro pelle, constatando piacevolmente che le pareti di fango secco riuscivano a
mantenere una temperatura lievemente più fresca di quella all'esterno. La
giornata non sembrava diversa dalla precedente, così come il panorama restava
assolutamente identico e sconfortante. Il loro umore non migliorò e, se
possibile, precipitarono in un'apatia anche peggiore, mentre il vento gonfiava e
strattonava il telo sulle loro teste, portando di tanto in tanto qualche sbuffo
di sabbia all'interno.
improvvisamente,
un colpo di vento molto più forte del normale sembrò squassare le fragili
pareti del loro rifugio. Il telo superiore fu strappato dagli ancoraggi di corda
e venne sollevato verso l'alto, mentre una densa nuvola di sabbia e polvere li
investì dalla breccia che si era aperta su un fianco della capanna. Krilzit si
precipitò all'esterno prima ancora che gli altri si riprendessero dalla
sorpresa.
-
Il telo! Il telo! - gridò Jack precipitandosi alle spalle di Krilzit, lo
sguardo puntato verso l'alto per non perdere di vista la preziosa copertura del
carro. Con un balzo, nonostante la sua piccola statura, il mezzuomo riuscì ad
afferrare una delle estremità delle funi ancora legate al telo, ma subito
questo tornò a gonfiarsi violentemente e volò verso l'alto, trascinando con
sé il povero Jack, che si ritrovò a svolazzare portato chissà dove dal vento.
All'interno
della capanna, sotto gli occhi stupiti di Hond, Mutumbark, Merpol e Foraeean, il
vento non si era placato, anzi, sembrava essersi concentrato in un punto
specifico, dove un turbine denso di detriti mulinava minaccioso scagliando
sassi, sabbia e i loro stessi oggetti contro i malcapitati, che furono costretti
a ripararsi con le mani per limitare le ferite e le abrasioni. La lunga spada a
due mani di Hond si sfilò dal fodero e volteggiando in aria si portò
rapidamente fra le sue mani.
-
La furia di Sifala si è scatenata contro di noi! - gridò Foraeean, cercando di
richiamare alla mente un incantesimo di protezione.
-
Un maledetto elementale d'aria, per Morgrim! - imprecò Merpol, preparandosi al
combattimento
-
Questo è male! - commentò Mutumbark, sollevando la sua gigantesca ascia
doppia, ance se non aveva capito nulla di quanto gridato dai due compagni.
Riparandosi
come potevano dalla pioggia di oggetti che il turbine lanciava loro contro, i
tre combattenti tentarono di reagire, fendendo inutilmente l'aria con le loro
armi, troppo pesanti e lente per colpire le poche parti corporee dell'elementale,
che continuava a riversare su di loro ogni genere di corpo contundente fosse a
portata del suo vortice. Foraeean riuscì ad invocare una barriera magica che lo
avvolse come uno scudo, frenando quasi del tutto la pioggia che già lo aveva
ferito sin troppo gravemente, per il suo debole fisico. Constatata l'efficacia
della protezione, invocò quindi il potere di Hoadun affinché lo curasse, e lo
sentì ancora una volta distante, difficile da raggiungere, ma riuscì comunque
a trarre qualche beneficio dalla sua preghiera.
Fermi
sulle gambe per resistere alla forza del vento, incuranti delle ferite che
continuavano a subire, ora che forse per la prima volta non indossavano la loro
corazza, Mutumbark e Hond ruggivano cercando di incitanrsi a vicenda nel
tentativo di trovare un varco fra le sopranaturali difese dell'avversario, ma
senza esito. I loro volti, le braccia, le gambe e qualsiasi parte non
protetta dagli indumenti di cuoio che costituivano la loro sola protezione,
sanguinavano da decine di abrasioni e piccole ferite, che offuscavano loro la
vista e i sensi, rendendo ancora meno precisi i loro attacchi. Merpol tentò di
invocare il potere di Hoadun, ma fu colpito da una pietra prima che potesse
completare la sua preghiera, così rinunciò e tornò a roteare la sua
ascia.
Dopo
alcuni tentativi non andati a buon fine a causa di qualche detrito che lo
riuscì a colpire nonostante la barriera protettiva, Foraeean riuscì infine a
richiamare correttamente il potere di una runa che avrebbe dato ai suoi compagni
una maggiore velocità. Quasi istantaneamente, le loro voci si fecero assai più
acute ed i loro attacchi si susseguirono con rapidità doppia, i loro movimenti
furono resi più rapidi permettendogli di evitare numerosi altri oggetti che
altrimenti li avrebbero certamente colpiti.
Poi,
quando sembrava che quel combattimento impari durasse ormai da un'eternità,
Hond e Merpol riuscirono finalmente a colpire qualcosa di solido all'interno del
turbine d'aria, e d'improvviso il vento cessò, lasciando solo una densa nuvola
di polvere che si depositava lentamente ai loro piedi cadendo dall'alto. Si
guardarono l'un l'altro, incerti se fosse finita o se avessero dovuto attendersi
qualcosa d'altro, dalla testa ai piedi coperti di sabbia che si impastava al
sangue delle loro numerose ferite. Rimasero così qualche istante, in guardia,
fino a quando udirono dei rumori avvicinarsi dall'esterno.
-
Ehi, tutto bene lì dentro? Guardate cosa ho recuperato!- Jack li salutò
affacciandosi dall'apertura della capanna, ansimante, impugnando il telo che era
riuscito a recuperare.
I
suoi compagni non sembrarono particolarmente felici, solo Hond ebbe poche parole
di complimento, liquidandolo tuttavia troppo rapidamente rispetto a quanto si
era atteso dopo un'avventura che lo aveva portato addirittura a volare. Il
mezzuomo si rabbuiò in volto, tornando a precipitare nel malumore che lo aveva
avvolto fino a poco prima.
-
Che io sia dannato e possa arrostire nella forgia di Morgrim se mi leverò
ancora l'armatura! - borbottava intanto Merpol, mentre si dava da fare per
indossare la sua corazza. Hond e Mutumbark sembravano della stessa opinione, e
presero anche loro a sferragliare con le corazze, mentre Foraeean si spolverava
i vestiti..
- A
proposito, cosa ci fa Krilzit là fuori dentro la cosa nera? - chiese a quel
punto Jack, come se si ricordasse all'improvviso di una cosa interessante.
-
Di cosa parli? - chiese Foraeean, mentre già il mezzuomo si allontanava per
indicargli ciò che aveva visto. Il vecchio lo seguì all'esterno, dove si
trovò di fronte a qualcosa di assolutamente inatteso. A non più di due palmi
da terra, una grande sfera di colore scuro vagamente traslucido si librava in
aria, apparentemente sostenuta da nessun mezzo fisico o visibile. All'interno di
quell'oggetto, come immersa in una sorta di liquido, Krilzit galleggiava con le
braccia aperte, come in uno stato di trance, gli occhi che mostravano solo la
parte bianca.
foraeean
si avvicinò alla sfera per esaminarla meglio, ma non era ancora giunto a un
passo dall'oggetto quando un improvvisa sensazione di forte malessere gli
rivelò la reale natura di ciò che aveva davanti agli occhi. Barcollando mentre
faceva un passo indietro, riconobbe le nefaste emanazioni tipiche della magia
preumana.
-
Preumani! - gridò forte il vecchio, all'indirizzo dei suoi compagni ancora
all'interno della casupola di fango. Non ebbe risposta, solo lo sferragliare
delle corazze.
-
Preumani! - gridò ancora, cercando di farsi sentire. Ma fu solo dopo alcuni
istanti che i tre si mostrarono, alcuni di loro ancora intenti a sistemare gli
spallacci o il giustacuore dell'armatura appena indossata. I loro sguardi
rivelavano incredulità e stupore per ciò che avevano davanti, e tuttavia non
riuscirono a dire nulla. Lo sguardo di Hond era fisso sulla figura di Krilzit
all'interno della sfera scura.
Messo
di fronte ad una minaccia che percepiva come assai più grave dell'attacco dell'elementale
o di qualsiasi altra creatura del deserto, il vecchio decise di darsi da fare
nonostante l'evidente apatia dei suoi compagni. Ricorse ancora ai suoi poteri,
nel tentativo di distruggere quell'emanazione di magia preumana, ma dovette
arrendersi senza esito, constatando che chiunque avesse evocato quel potere era
ben oltre le sue possibilità di intervento.
-
Da dovunque provenga questa cosa - disse, voltandosi verso Hond, - non è stata
Krilzit a generarla, lei ne è solo prigioniera...
-
Cosa possiamo fare per lei? - chiese Hond, che forse per la prima volta mostrava
di preoccuparsi realmente per le sorti della Drow.
Foraeean
non aveva la risposta a quella domanda, così come nessuno di loro poteva
averla. Jack si diede da fare in una varietà di modi a volte sorprendenti per
studiare il misterioso oggetto, senza alcun esito. Arrivò a estrarre dalla sua
sacca una lente di ingrandimento con la quale provò a concentrare il calore del
sole sulla superficie della sfera, provò poi con una daga che si spuntò quasi
subito, quindi fu la volta di un grimaldello, un piolo di legno, una gabbietta
di metallo con due canarini dentro, un libro di ricette da cucina. Nulla
sembrava rivelare una possibilità di intervenire sulla magia che imprigionava
Krilzit. Anche tentando di spingerla, la sfera non sembrava volerne sapere di
muoversi da quella posizione.
Merpol
voleva a tutti i costi riprendere il viaggio, allontanarsi da quel posto, ma
anche lui non avrebbe infranto il giuramento del gruppo, pertanto propose di
imbracare la sfera in modo da trascinarla con il carro, idea che subito
solleticò l'iniziativa del mezzuomo. Tuttavia Jack fu costretto a preparare
l'imbracatura da solo, poiché nonostante gli avvertimenti di Foraeean, non
appena Merpol si avvicinò troppo alla sfera fu colto da uno spasmo che lo
portò quasi a soffocare, e furono costretti a trascinarlo via con una corda,
dato che neanche Hond e Mutumbark potevano accostarsi troppo e il mezzuomo da
solo non avrebbe certo potuto farcela.
Anche
lo stratagemma dell'imbracatura si rivelò inefficace. Non appena il carro mise
le funi in tensione, infatti, queste si strapparono, a causa della resistenza
offerta dal misterioso globo di magia nera. E tuttavia, finalmente scoprirono
qualcosa. Il carro, prima di arrestarsi, aveva percorso qualche metro e la
sfera, dopo aver rotto le funi, lo aveva seguito, anche se quasi
impercettibilmente. Riprovarono, ottenendo il medesimo risultato, che incitò
nuovamente Foraeean a escogitare altre idee. Alla fine, compresero che la sfera
li avrebbe seguiti autonomamente, se si fossero spostati, mantenendosi a una
decina di passi da loro. Provarono anche a separarsi su più direzioni, e
compresero allora che la sfera avrebbe seguito la direzione presa dalla maggior
parte del gruppo.
-
Non abbiamo nulla da fare, qui - constatò infine Hond. - La nostra sola
speranza è che questa malvagità abbia un termine con il tempo. O magari che
sia effetto di un vacuo di magia runica, nel qual caso, spostandoci potremmo
trovare un luogo in cui questo effetto possa cessare... E speriamo che non abbia
effetti dannosi su Krilzit, in ogni caso.
Nonostante
la riluttanza di Foraeean, che era il più preoccupato di quel contatto così
ravvicinato con un'emanazione del male puro rappresentato dai preumani, Hond
aveva effettivamente ragione. Se la sfera si fosse mantenuta a debita distanza
da loro, forse la cosa sarebbe stata sopportabile, nella speranza che i suoi
effetti fossero svaniti, prima o poi. Nuovamente incupiti per l'accaduto, e
ulteriormente oppressi dal caldo che ora batteva sulle corazze di metallo,
ripresero il viaggio, trascinando con sé la misteriosa sfera nera che conteneva
Krilzit.