Articolo così ben scritto che ti perdonerò per aver detto che Una Poltrona per Due non è particolarmente bello! 🤣
"Dormi ora, dormi piano,
che le stelle vanno via.
Dormi. Ti alzerai domani:
cosa vuoi che sia?"
Roberto Vecchioni, Il capolavoro
Il classico
Ah no, scusate.
Provo a farla breve dando una mia opinione: qualche giorno fa la responsabile di un mio ex collega, su suggerimento di quest’ultimo, mi ha chiamato per avere un consiglio per i regali di Natale ai figli. Quando sostieni che con Dixit, o con Ticket to Ride, o con Carcassonne vai comunque sul sicuro stai asserendo il fatto che questi giochi sono dei classici. Che funzionano sempre. Che, in un certo senso, sono quanto di meglio ci possa essere per lo scopo prefissato, ossia avvicinare al gioco da tavolo. Anche se nel frattempo sono uscite centinaia di giochi, a volte migliori.
Mamma ho perso l’aereo è un classico di Natale perché uno dei primi film che viene in mente pensando alle feste; così come lo è Tutti insieme appassionatamente, che nemmeno è incentrato su tale festività, ma che da anni vediamo durante quelle giornate di pigrizia. Il classico a volte è tale dunque non tanto per intenti, quanto per l’utilizzo che se ne è fatto nel tempo.
Tant’è vero che anche una roba non particolarmente bella può diventare un classico: tipo Una poltrona per due, tanto per restare in tema.
Ah, dimenticavo: esigete sempre e solo videocassette originali.
La pietra miliare
Il capolavoro
L’univocità della cosa sta però stretta: come si può scegliere tra il Giudizio universale o il Mosè di Michelangelo? O tra Foxtrot e Selling England by the Pound dei Genesis? O ancora tra Battlestar Galactica e Star Wars Rebellion di Konieczka?
Ecco allora che le definizioni dei dizionari vengono in aiuto con un aggettivo oggi spesso abusato, specie in ambito lavorativo; ma che qui calza come le scarpe da ginnastica dopo che hai tolto gli scarponi da sci: eccellente.
Un capolavoro, né più né meno, è un lavoro eccellente. Eccellente perché presenta elementi originali, o né combina di esistenti in maniera innovativa. Che può fare scuola e influenza ciò che viene dopo (il capolavoro dunque può sconfinare nella pietra miliare); che può essere apprezzata ancora oggi, anche se nel frattempo sono uscite cose più moderne (il capolavoro dunque può sconfinare nel classico).
Il capolavoro: una postilla
Ma il concetto che si vuol far passare è davvero questo? O invece il riferimento deve essere generale e bisogna considerare l’insieme unione nel suo complesso, andando a scegliere solo il migliore – o, per quanto detto prima, i migliori – tra i suoi elementi?
Probabilmente conviene chiudere un occhio (quello che sta guardando il dizionario etimologico) e adottare il secondo punto di vista, precisando che sarebbe più opportuna un’altra definizione meno ambigua (il cafolavoro imperituro di s83mmiana memoria, per capirci; o il gioco della madonna che tanto nessuno si offende, ché anche le suore giocano spesso e volentieri ai giochi da tavolo); ma tant’è: così facendo Specie dominanti rimane sempre il capolavoro di Chad Jensen; ma diventa pure un capolavoro del gioco da tavolo.
Ah, en passant, i ravioli duetto salsiccia e patate rimangono il capolavoro del banco frigo dei supermercati.
La donna, il sogno, il cafolavoro imperituro
Il giocone R A R O
Come regolarsi, però, quando là fuori è tutto un grandinare di lodi sperticate a ogni gioco prima acquistato, poi esibito su Facebook in cerca di pareri, infine provato con le regole sbagliate? Anche qui la chiave è il tempo: si lasci sbollire, si abbia l’umiltà di provare – sempre che si sia interessati – ad approfondire, si cerchi di provare quanti più giochi possibile, non fermandosi all’estetica dei giochi dell’Alea vecchia maniera che sempre siano lodati.