[GENCON] Secondo giorno

Il buon Rick Thornquist ha postato su Gamewire una serie di report giornalieri dalla Gencon di Indianapolis. Comincio a postarvi le traduzioni condite con alcune foto.

Per vedere gli articoli originali andate qui. Le foto questa volta ci sono già tutte :-)

Manifestazioni

Il buon Rick Thornquist ha postato su Gamewire una serie di report giornalieri dalla Gencon di Indianapolis. Comincio a postarvi le traduzioni condite con alcune foto.

Per vedere gli articoli originali andate qui. Le foto questa volta ci sono già tutte :-)


Di Rick Thornquist
19 agosto 2005<?xml:namespace prefix = o ns = "urn:schemas-microsoft-com:office:office" />



Il secondo giorno di Gencon 2005 è passato ed è stata una gran giornata di gioco.


Prima di giocare, tuttavia, mi sono seduto coi ragazzi della Mayfair per avere qualche notizia sulle loro future uscite. Ho poi provato una miriade di nuovi giochi: Mall of Horror della Asmodée, Parthenon della Z-Man Games e Poison (di Reiner Knizia) della Playroom Entertainment. Mi sono cimentato, inoltre, in un paio di prototipi di alcuni promettenti giochi: Hey! That's My Fish della Phalanx e Elasund - The First City of Catan, seguito di Candamir, in arrivo da Kosmos e Mayfair Games. Ho anche scoperto qualche primizia per i fan di Tigris & Euphrates.



Ok, inizierò subito con le news su Tigris, proprio perché sono un bravo ragazzo. Jay Tummelson della Rio Grande Games mi ha informato che si occuperà della versione inglese del nuovo gioco della Hans im Gluck, Euphrat & Tigris - Das Kartenspiel (Tigris & Euphrates - The Cardgame).


Veramente una buona notizia!



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Mayfair Games



Passiamo alla Mayfair. Appena iniziata la giornata di convention, ho avuto modo di sedermi col pezzo grosso della Mayfair Will Niebling e con Guido Teuber che mi hanno concesso un po’ di tempo per scoprire le novità della Mayfair.



La nuova versione di Australian Rails dovrebbe essere presto disponibile: Mayfair ne aveva un sacco di copie in vendita, qui alla convention.



Stessa cosa per alcuni dei giochi Phalanx che la Mayfair distribuisce… Alla convention c’erano copie di Trump, Tricks, Game! e Alexander the Great, ma il carico principale di questi giochi ha subito dei ritardi (non immaginate la quantità di problemi che le società a volte affrontano per riuscire a trasportare i giochi in Nord America). Nei prossimi giorni potrei avere da Will qualche novità sullo stato di questi giochi. Anche Fredericus, della daVinci, si trova nello stesso carico.



Un altro gioco Phalanx, The First World War, è in arrivo e dovrebbe essere disponibile a settembre.



Si era già parlato delle nuove versioni di The Settlers of Catan Card Game e anche di The Settlers of Catan Card Game Expansion. Verrà reso disponibile nei negozi un kit di upgrade che includerà tutto l’occorrente per aggiornare le versioni più vecchie del gioco. Il kit comprenderà una sesta espansione più alcune carte che sostituiranno quelle della versione base; per le nuove versioni sarà anche rinnovata la grafica della scatola. Il tutto dovrebbe uscire per ottobre.



Qui di seguito, alcune delle uscite previste per l’ultimo quarto dell’anno.


Elasund - The First City of Catan, l’ultima novità nella serie Catan Adventures. Una nuova versione del gioco di sculture di pongo di Klaus Teuber, Barbarossa, verrà pubblicata nella serie dei classici di Teuber, con la scatola delle dimensioni di quella di Oceania. Ostia è descritto come “un gioco di commercio e favore senatoriale ambientato nel porto di Roma”. Sempre nell’ultimo quarto arriveranno due nuovi giochi della Phalanx: Hey! That's My Fish e Mesopotamia.



Anche una nuova versione di Family Business è in arrivo nell’ultimo quarto dell’anno. Questa versione avrà una nuova grafica e una scatola più piccola (stile Bang!) e, inoltre, sarà più economica: dovrebbe costare intorno ai 10 dollari.



The 10th Anniversary Settlers of Catan 3D Special Edition sarà in vendita per 380 dollari. Mi è stato raccontato che il prezzo è stato calcolato sulla base dei 38 dollari della versione standard moltiplicato per dieci, essendo il decimo anniversario.


Pare che non sia vero, ma è una bella storia!



Alcuni giochi sono stati momentaneamente lasciati in sospeso, in attesa di risolvere questioni produttive e di tassi di cambio. Fra questi troviamo Valley of the Kings, Pompeji e Feurio!



Al termine del nostro incontro ci siamo accordati per organizzare un incontro in serata, così avrei potuto provare alcuni prototipi dei loro prossimi giochi.


Che bell’idea!



Dopo aver chiacchierato coi ragazzi della Mayfair, era tempo di cominciare a peregrinare per la Exibit Hall e tuffarsi in qualche partita. Una cosa è certa: la Exibit Hall è veramente molto frequentata! All’Origins c’era molto meno pubblico ed era più facile giocare qualche partita mentre qui è molto più difficile: gli stand sono sommersi tutto il giorno! Riuscire a provare i giochi più popolari, ad esempio World of Warcraft - The Boardgame, è decisamente arduo (soprattutto per un gioco come questo, di cui c’è una sola copia).




Mall of Horror



Mentre passeggiavo per lo stand della Asmodée, ho adocchiato una copia di Mall of Horror pronta su un tavolo. Ho afferrato una sedia, imparato il gioco e giocato qualche turno.




Mall of Horror è un gioco di zombie per 3-6 giocatori, della durata di circa 40 minuti. Ogni giocatore controlla tre o quattro personaggi che si trovano chiusi in un centro commerciale con una masnada di zombie. I personaggi sono quelli tipici di questo genere di film: il capitano della squadra di football, il delinquente, la bionda, ecc. Il tabellone mostra sei aree del centro commerciale: l’ufficio della sicurezza, il bagno, un negozio di giocattoli, il parcheggio ecc. I giocatori muovono i propri personaggi nel centro commerciale cercando di evitare di venir divorati dagli zombie. Vince colui che lo evita meglio.



In ogni turno si piazzano in un’area a caso un certo numero di nuovi zombie. Poi, il giocatore che ha il controllo dell’ufficio della sicurezza (cioè ha la maggioranza dei personaggi presenti nella stanza) tira alcuni dadi e determina dove gli zombie andranno. Questo giocatore è l’unico a sapere esattamente dove si sposteranno: li sta guardando sulle videocamere di sorveglianza.



I giocatori quindi decidono segretamente - usando il loro piccolo cartoncino rotante molto figo - in quale area i propri personaggi si dirigeranno, lo si rivela e i personaggi si muovono.


Ogni area viene quindi controllata per verificare se gli zombie mangiano i personaggi. Se ci sono abbastanza personaggi (di tutti i giocatori), gli zombie vengono respinti, altrimenti uno o più personaggi possono essere divorati. Se non si riesce a scacciare gli zombie, ogni giocatore che abbia personaggi nella stanza vota - col suo cartoncino rotante - quali personaggi di quale giocatore debbano essere gettato in pasto ai leoni…ehm…agli zombie.


La partita prosegue finché non rimane un determinato numero di sopravvissuti e il giocatore col maggior numero di punti personaggio (alcuni valgono più punti di altri) vince la partita.



Mall of Horror ha una notevole somiglianza col german game Rette Sich Wer Kann, conosciuto anche come “The Lifeboat Game” (il gioco della scialuppa di salvataggio): è basato sulla negoziazione e sul convincere gli altri giocatori su chi sia meglio buttare agli zombie e quando. Non è molto complesso e mi sembra decisamente divertente (d’altronde sono un grande fan del Lifeboat Game). L’ho trovato un gioco interessante e diverso dalla solita roba sugli zombie. Lo prenderò!




Parthenon



Poi è stata la volta di Parthenon della Z-Man Games. Uno dei co-designer, Jason Hawkins, si è messo a disposizione per insegnarci le regole e abbiamo giocato qualche turno di prova.



Parthenon, personalmente, mi è sembrato un Settlers of Catan sotto steroidi. Ogni giocatore ha degli edifici che producono dei beni, beni che vengono usati per costruire ulteriori edifici. Come in Settlers, c’è una fase di commercio. La maggior parte del gioco, tuttavia, è differente: gli edifici, ad esempio, sono rappresentati da carte che vengono piazzate di fronte ai giocatori e non sul tabellone. Inoltre, sono presenti una serie di meccanismi addizionali come eventi o altre carte speciali che mescolano un po’ le cose.



Il tabellone mostra semplicemente la mappa del Mediterraneo. I giocatori possiedono della navi che possono essere usate per muoversi tra le diverse destinazioni sulla mappa; raggiunta la destinazione è possibile commerciare i beni, costruire armate e fare una serie di altre cose.


All’inizio del turno si rivela una carta evento che avrà effetto per tutta la durata del turno stesso. Potrebbe essere una carta buona o cattiva…nella nostra partita è stata quasi sempre cattiva! Dopodiché i giocatori ottengono beni dai propri edifici e quindi si svolge la fase di commercio in cui scambiare i beni con gli altri giocatori.


Quindi i giocatori decidono se far salpare le proprie navi e quali saranno le loro destinazioni. Le navi fanno vela verso la destinazione (incappando magari in qualche contrattempo) e, una volta giunte, si può commerciare; le navi quindi ritornano indietro e inizia un nuovo turno.



Parthenon non è un gioco banale, ci sono molte cose da fare. Inizialmente ero un po’ intimidito dal manuale, ma poi sono rimasto sorpreso da quanto facilmente siamo entrati nel meccanismo e da quanto sia andata liscia la partita. Dovrò giocare una partita intera per farmi un’idea precisa, ma i pochi turni che abbiamo affrontato mi hanno divertito e mi sono apparsi interessanti.



Per inciso, ad affrontarmi in questa partita c’erano la straordinaria giocatrice Valerie Putman, che tutti voi dovreste conoscere da BoardgameGeek e Chris Brooks. Anche Chris sta raccontando le sue avventure alla Gencon e potete leggere i suoi report sul weblog Chris Brooks - Games, Technology, and Other Stuff.




Poison



In occasione di Origins avevo giocato un prototipo di Poison di Reiner Knizia e mi era veramente piaciuto, quindi avevo una gran voglia di provarlo nuovamente. Playroom Entertainment ne aveva in vendita delle copie e me ne sono accaparrata una. Valerie ed io ci siamo quindi diretti alla sala boardgame, dove abbiamo incontrato Mark Kaufman della Days of Wonder e il designer Richard Borg al termine del torneo di Memoir ’44. Li abbiamo subito coinvolti e ci siamo seduti a provare il gioco.



Poison è un card game leggero che ha proprio il feeling di un gioco di Knizia. Le carte sono numerate e colorate (ci sono tre colori più uno “jolly”). Nel vostro turno, dovete giocare una carta in uno dei tre calderoni (ce n’è uno per ogni colore). Se quella che avete appena giocato fa sì che il totale delle carte in quel calderone superi 13, allora dovete prenderle tutte, lasciando solo quella appena giocata. Ovviamente non volete prendere carte, dato che verranno conteggiate a vostro sfavore! La partita continua finché tutti hanno finito le carte.


A questo punto si calcola il risultato del round: prendete un punto per ogni carta che avete preso e due per ogni carta “jolly”. Però, se avete la maggioranza delle carte di un colore, allora contano zero!


Si giocano una serie di round e infine vince chi ha il punteggio più basso.



Poison è molto facile da imparare, ma vanta degli aspetti strategici molto carini: è decisamente più profondo di quanto sembri. Mi piace molto e sono certo che, tornato a casa, lo userò spesso come gioco leggero o come filler.




Rio Grande Games



Valerie ed io ci siamo poi diretti allo stand della Rio Grande. Valerie non si era ancora cimentata in alcuni nuovi giochi della Queen in scatola piccola, quindi abbiamo provato Turbo Taxi e Rat Hot. Io li avevo già giocati entrambi e mi erano piaciuti.


Dal canto suo, Valerie si è completamente rimbambita per Turbo Taxi e lo ha comprato immediatamente. Se siete nel suo gruppo di gioco siete avvertiti: sapete cosa vi aspetta quando tornerà a casa!



Valerie doveva andar via e ho colto l’occasione per incontrare e chiacchierare con un po’ di gente di BoardgameGeek. Dopodiché, mi sono riproposto di sviscerare in profondità la Exibit Hall: fino a questo momento ero stato solo in alcuni stand specifici, ma volevo avere modo di vedere tutto ciò che c’era nella hall. Si può trovare una quantità incredibile di roba qui dentro, inclusi molti GdR e accessori, GdCC, giochi di miniature, spade e armature, costumi, ecc. ecc.



Tradizionalmente, alla Gencon intervengono alcune celebrità a fare qualche apparizione e a firmare autografi. Normalmente ignoro questo genere di cose, ma nell’area celebrità ho scorto Mary McDonnell del nuovo Battlestar Galactica (una serie meravigliosa) e Ron Glass di Firefly (un altra bella serie – presto diventerà un film). Parlando di celebrità…domani dovrebbe essere un gran giorno per i patiti di Galactica: Tricia Helfer, la bionda “Numero 6” del programma, sarà qui presente. Conoscendo i game geek come li conosco io, sono certo che il 99% dei ragazzi presenti sarà troppo intimidito per parlarle! (ma che siamo, una mandria di sfigati?! Non ha mai visto i Goblin di fronte ad una femmina! ndMikimush).



Dopo la chiusura della Exibit Hall sono tornato nella mia stanza per riposarmi un po’ e poi di nuovo alla sala boardgame del convention center, in cui bazzicava la solita orda di giocatori. Ho giocato qualche turno di uno stacking game chiamato Chairs in attesa che giungesse l’ora di giocare con i ragazzi della Mayfair.




Hey! That's My Fish!



All’hotel Marriot, dall’altra parte della strada rispetto al convention center, mi aspettava la sala conferenza che la Mayfair aveva riservato. La prima partita è stata ad un prototipo del promettente Hey! That's My Fish! della Phalanx, una nuova versione di Pingvinas, originariamente pubblicato da Bambus Spieleverlag nel 2003.



È un gioco molto semplice e fondamentalmente un astratto. Il tabellone è composto di tessere esagonali con sopra 1, 2 o 3 pesci ed ogni giocatore controlla alcuni pinguini sistemati sulle tessere.



Nel turno si può muovere uno dei propri pinguini da una tessera ad un’altra, ma solo in linea retta, non attraverso altri pinguini o fuori del tabellone. Il giocatore quindi prende la tessera da cui il pinguino è partito. Si continua così alternandosi finché qualcuno non può più muovere. Ogni giocatore quindi conta i pesci presenti sulle tessere prese e chi ne ha di più vince. Semplice.



C’è un discreto livello di strategia in questo gioco e le partite sono molto veloci. Le due che ho giocato sono durate meno di dieci minuti (si può giocare fino in quattro). Mi è sembrato un astratto molto carino, adatto a giocatori che stanno cercando qualcosa di veloce e che richieda di pensare un po’.



Non ho visto il prodotto finale – abbiamo giocato ad un prototipo – ma mi immagino che alal fine potrà vantare delle simpatiche figure di pinguini. Magari il gioco potrà beneficiare del film March of the Penguins (veramente un bel film, guardatelo).



Elasund - The First City of Catan



L’ultima partita della serata è stata ad un peso massimo: Elasund – The First City of Catan. Elasund, sequel di Candamir, è il secondo gioco della serie Catan Adventures ed è pubblicato in tedesco da Kosmos e in inglese da Mayfair.



Guido Teuber, figlio di Klaus e uomo marketing della Mayfair, è stato così gentile da insegnarmi le regole. Abbiamo giocato un prototipo, quindi non troverete nessuna foto, ma ho visto parte della grafica finale e mi è piaciuta molto.



Elasund è incentrato sulla costruzione di città. Il tabellone è una griglia con dell’acqua che corre lungo uno dei lati. I giocatori iniziano la partita con alcune tessere edificio sul tabellone e tali edifici produrranno due cose: oro e carte influenza (queste ultime potrebbero avere un nome diverso, nella versione finale). Questa è una delle caratteristiche che differenziano questo gioco dagli altri Catan: non ci sono risorse, se non l’oro e le carte influenza.


Come in Candamir, ogni giocatore ha dieci segnalini vittoria e il vincitore sarà il primo a piazzarli tutti. Solitamente, ciò si associa alla costruzione di edifici sul tabellone: quando un giocatore costruisce determinati edifici, su di essi si piazzano uno o due segnalini vittoria. Tuttavia, i segnalini possono essere utilizzati anche in altri modi.



Ora vi spiego come funziona un turno. Per prima cosa, come d’abitudine per i Catan, si tirano due dadi. Il numero uscito corrisponde ad una delle righe del tabellone; se un giocatore ha un edificio che produce oro o carte influenza su quella riga, allora prende questi beni. Se esce un 7, chi ha tirato può scegliere qualunque riga e, se un altro giocatore ha degli edifici con punti vittoria su quella riga, può eliminarne uno o prendergli un oro/carta influenza.


Quindi si possono costruire uno o due edifici. Questi costano oro e in più avrete bisogno di un certo numero di permessi di costruzione negli spazi del tabellone su cui volete costruire (maggiori dettagli sui permessi li trovate più avanti). Gli edifici più grandi costano più oro e necessitano di più permessi.


A questo punto, potete piazzare i permessi di costruzione. I permessi si mettono sugli spazi vuoti a costano oro. Avrete bisogno di questi permessi per costruire edifici, come spiegato sopra.


Infine, potete scambiare due permessi oppure piazzarne uno nuovo al costo di carte influenza.


Le carte influenza possono anche essere usate in altre fasi per aiutare a costruire edifici, a facilitare il piazzamento dei permessi e per ottenere oro.


Riguardo al turno è tutto.



Ci sono altri tre modi di piazzare i segnalini vittoria. I giocatori possono costruire mura cittadine che, poco sorprendentemente, si piazzano intorno alle città. Tali mura possono fornirvi un maggior numero di carte influenza e permettervi di piazzare segnalini vittoria. Ci sono poi le tessere per la chiesa, da costruire in mezzo ad una città. La tessera chiesa vi permette di mettere in gioco un segnalino vittoria. Anche costruire un certo numero di edifici vicino all’acqua vi consente di giocare segnalini vittoria.



Forse avrete notato che non ho menzionato alcuna fase di commercio. Beh, in notevole rottura con la tradizione di Catan, non c’è! Il gioco è abbastanza diverso dagli altri Catan e le sole vere similitudini sono il lancio dei dadi per la produzione di oro e carte influenza e il piazzamento di segnalini vittoria. Non è una cosa negativa, in qualunque modo la si guardi, ma meglio farlo presente.



In definitiva, com’è Elasund? Molto bello, davvero. Ho trovato piuttosto semplice impararlo ed entrare nel gioco. L’ambientazione funziona bene, il che agevola il processo d’apprendimento. È richiesta molta strategia, ci sono diverse strade per giungere alla vittoria e grande interazione: i giocatori si contendono gli spazi di costruzione, possono usare i permessi degli altri giocatori e costruire sugli edifici degli altri (e ciò potrebbe causare agli altri giocatori la perdita dei loro punti vittoria!). Coloro che sono rimasti insoddisfatti dalla mancanza di interazione in Candamir questa volta non avranno di che preoccuparsi.



Devo proprio dirlo: questo gioco mi è veramente piaciuto. Non sono mai stato un grande fan di Catan a causa dell’alta influenza della fortuna e nemmeno di Candamir per via della sua mancanza di interazione e dei suoi tempi morti. Ma Elasund, per me, funziona perfettamente: richiede strategia e interazione. Addirittura mi ricorda un po’ uno dei miei giochi preferiti: Domaine (anch’esso di Klaus Teuber). Sicuramente comprerò una copia appena uscirà.



I miei ringraziamenti a Will, Guido e al resto dei ragazzi della Mayfair per avermi concesso di unirmi a loro e avermi mostrao il gioco.



Per oggi è tutto! Per domani vi prometto altri giochi e inoltre cercherò di ottenere qualche altro scoop. Arrivederci!