Attenzione: la seguente anteprima è basata sulla sola lettura del regolamento e in nessun modo ha valore di recensione.
Link al kickstarter: https://www.kickstarter.com/projects/684398802/pax-viking-pax-renaissance-and-high-frontier-4-all-module-3
Qualche doverosa premessa
Premessa#1: l'articolo è stato scritto il 10 aprile e quindi tutto è basato su quello che si sapeva a quella data. In data 11 aprile sono però usciti degli aggiornamenti sul ks, in fondo all'articolo metterò una nota a parte scritta successivamente.
Premessa#2: quelle che seguono sono semplici impressioni, maturate dopo la lettura della pagina KS della Campagna da poco lanciata da ION Game Design & Sierra Madre Games per il trittico Pax Viking, Pax Renaissance e High Frontier 4 All: Module 3 e dalla lettura delle regole del gioco scaricabili da detta pagina. Come tali, esse sono personalissime e limitate al solo Pax Viking. Non si tratta, quindi, di una recensione del gioco in questione.
Premessa#3: le impressioni di cui alla Premessa#1 provengono da un giocatore che ha già provato, nell’ordine, Pax Renaissance (#grazieRage, cioè Rage76, per avermelo fatto provare), Pax Emancipation, Pax Transhumanity e Pax Pamir (grazie a GrandeMu per avermi fatto provare questi ultimi due), e che NON ama più di tanto l’ambientazione norrena/vichiinga.
Premessa#4: le seguenti impressioni provengono da un Goblin che, relativamente alla “questione crowdfunding”, è un simpatizzante del #teamSava (se non sapete chi è Sava, per punizione andatevi doverosamente a sentire tutte le puntate di Radio Goblin – Il Podcast della Tana dei Goblin QUI), cioè un giocatore tendenzialmente contrario a questa forma di produzione dei giochi da tavolo. Contrariamente al su citato Sava, però, talvolta personalmente cedo non senza fatica al pledge, specie se ritengo valido il gioco o se si tratta di riedizioni di titoli poco reperibili (Sava, perdonami!).
Premessa#5: frenare gli entusiasmi durante una campagna KS è un lavoro sporco, ma qualcuno deve pur farlo… Io, oggi, sono qui per questo.
Il Gioco
Il 7 Aprile 2020 la ION Game Design e Sierra Madre Games hanno lanciato la loro Campagna KS per alcuni titoli, a firma di Phil Eklund, attesissimi dalla platea di noi giocatori amanti di giochi di un certo spessore...
Si tratta della ristampa del noto Pax Renaissance (qualcuno lo ha già ribattezzato Pax Renaissance 2), da diversi appassionati considerato come la punta più alta della serie Pax; dell’ultima espansione di High frontier e, soprattutto, dell’ultimo nato della serie Pax, ovvero Pax Viking.
Il gioco (che vede
Phil Eklund come
sviluppatore e
Jon Manker come
Game designer), si propone come ideale gateway della serie, ovvero un titolo, approcciabile tendenzialmente da chiunque, che sia in grado di traghettare il giocatore all’interno del meraviglioso mondo dei giochi sviluppati dal baffuto Phil.
Stando così le cose, nell’attesa del KS, chi scrive ha maturato (credo legittimamente) alcune aspettative.
Personalmente, infatti, mi aspettavo di trovarmi davanti a un gioco che potesse permettere (in tempi magari ragionevoli, più brevi rispetto a un Pax di livello superiore per complessità) di pregustare quel che davvero comporta – per sensazioni, per “sfida intellettuale” e per meccaniche di gioco – giocare a un titolo di questa serie rinomata nel nostro ambito.
In nome di questa aspettativa, personalmente ero pronto anche a passare sopra al dato ambientativo, pur non apprezzando particolarmente tutto ciò che riguarda la tradizione storico-culturale dei vichinghi (meno che mai quelli che si sono spinti ad Est, misconosciuti come ammettono gli stessi Autori nel redigere il regolamento del proprio gioco).
Vediamo quindi se, dopo aver letto il regolamento disponibile nella Pagina del KS e la presentazione del progetto, il nostro autore è riuscito nell’impresa di convincermi a pledgiare tradendo, una volta di più, il #teamSava.
PERCHÉ SÌ – Ovvero alcune cose che son piaciute a me.
Andando per punti, anche tra loro slegati:
Pax Viking è un gioco che regge fino a 6 giocatori (cosa buona e giusta, sempre che poi il gioco scali bene…), probabilmente davvero tarato (leggendo il flusso di gioco) su un target quasi da family game, quindi giocabile anche da giocatori non espertissimi di questa forma di intrattenimento (d’altronde, deve fungere da antipasto agli altri titoli della serie, no?). Ha anche una versione (in sviluppo) per il gioco in solitario e per quello cooperativo.
Pax Viking ha un tabellone, delle plance e delle tiles (e non quasi solo esclusivamente carte: ciò potrebbe aiutare a non spaventare troppo i giocatori della prima ora…), oltre ad avere una grafica che personalmente mi sembra convincente, capace di mettere a proprio agio colui o colei che ci proponiamo di introdurre alla serie.
Sembra consentire, più o meno, di assaggiare un po’ tutte le meccaniche tipiche dei Pax: c’è un “mercato” (di solito sempre presente nei Pax) di “carte” (? Vedi oltre) da poter “schierare” in un proprio tableau (altro tratto tipico di alcuni Pax), ci sono dei pezzi da gestire su una mappa, ci sono multiple opzioni per giungere alla vittoria, c’è un sistema di “supremazia” basato sulla maggioranza di pezzi “calati” dalla propria plancia personale sulla mappa di gioco, c’è un’interazione (quantitativamente ancora difficilmente misurabile solo sulla carta, ma parrebbe esserci) tra i giocatori potenzialmente abbastanza cattivella, c’è un finale di partita che giunge in maniera variabile: c’è tutto, insomma… O no?
Pax Viking dovrebbe (questo, però, lo scopriremo solo vivendo… come diceva il buon Lucio…) coniugare il proprio essere un introduttivo ai Pax e avere al contempo una profondità tale da soddisfare anche i giocatori più esigenti (come detto, su questo punto sono assai dubbioso: la prova giungerà solo giocandolo).
Il gioco ha un regolamento (per ora) apparentemente molto più lineare e scritto comprensibilmente rispetto ad altri Pax (probabilmente complice anche la maggiore semplicità del gioco rispetto ad altri titoli dello stesso sviluppatore, qui peraltro affiancato da un diverso game designer).
PERCHÉ NO – Ovvero alcune cose che NON sono piaciute a me.
Sempre andando per punti, in ordine sparso:
Non ha le carte (sostituite dalle tessere). Fin qui potrebbe non esserci alcun problema, ma la sostituzione delle carte con le tiles (che vanno a comporre anche la mappa di gioco…) comporta, a parer mio, che il giocatore non è preparato a quello che – almeno attualmente – è generalmente un titolo della serie Pax, che vede le carte come centrali.
Naturalmente, connesse alle carte vi sono tutta una serie di meccaniche, simboli (!) e usi svariati che i giochi della serie Pax fanno di questo semplice componente e che qui, in Pax Viking, non mi sembra di rinvenire (vero è che bisognerebbe comprendere bene e nel dettaglio cosa riporteranno le tiles al centro di questo titolo ma, nel confronto tra i due componenti, queste ultime mi sembrano uscire sconfitte nell’ottica della serie entro cui il gioco vorrebbe inserirsi… al netto di considerare che sono tonde, un dettaglio che ha fatto storcere il naso a qualcuno, specie nelle primissime fasi del KS. In un gioco che introduce ai Pax, chi scrive si aspetterebbe di trovare le carte che tanta parte hanno nei titoli di questa collezione.
Pax Viking, stante il punto precedente, non ha il classico mercato che compare generalmente negli altri Pax, con l’acquisto, per esempio, delle stesse tramite monete da lasciare sopra le altre carte posizionate nel mercato prima di quella acquistata. Vero è che è presente una track saga da cui acquistare le tessere, ma è qualcosa di leggermente diverso e che forse non restituisce la meccanica tipica di alcuni dei principali titoli di questo filone.
Questo gioco sembra avere una particolarità (per me poco convincente, nell’economia della serie a cui deve introdurre) anche nella gestione della mappa. Se, per esempio, in altri Pax il giocatore influisce sulle aree della mappa di gioco in virtù delle carte che ha sul proprio tableau (e sulle regioni riportate su queste ultime, anche in relazione a carte disposte sui tableau degli avversari), in Pax Viking vi è invece un’enfasi maggiore nel movimento delle navi in giro sul tabellone: se ciò, da un lato, consente di sentire meglio il tratto di esplorazione dell’ambientazione che si va a giocare (vado a conquistare terre inesplorate ad Est della Scandinavia e ci lascio dei seguaci “a presidio”, aumentando il mio potere legato a quanti pezzi calo su mappa), dall’altro allontana un po’ – secondo chi scrive – questo Pax dagli altri titoli della serie.
Pax Viking ha un’ambientazione che, al sottoscritto, interessa poco ed è poco stimolante. I vichinghi che si sono spinti a Est fanno la concorrenza, per livello di conoscenza media dei fatti da parte dei giocatori, alle guerre del Pamir… ma su questo, come detto in premessa, posso anche sorvolare se il resto mi convince… D’altronde, è un dato fortemente personale.
Concludo dicendo che forse costa troppo, almeno in relazione ad altri titoli della serie (alla data del loro lancio); e forse costa troppo soprattutto in relazione a quel che offre o dice di offrire.
Se davvero parliamo di un introduttivo al genere, e confrontandolo con gli altri titoli precedenti, sebbene i componenti siano di una qualità tale da convincere anche chi scrive, nel contempo non sono così sicuro e deciso nello spendere qualcosa come 80,00 $ (circa l’equivalente in Euro, spese di spedizione comprese) per un titolo che si auto-definisce introduttivo ad altri titoli della stessa famiglia (ma più complessi) che, all’atto del lancio, costavano meno. Anche questo è un dato probabilmente molto personale (lo so, ve lo concedo…), e si può imputare a tante motivazioni editoriali o meramente di produzione, ma penso di non sbagliare troppo quando affermo che molti giocatori dei Pax forse si attendevano un prezzo di acquisto di questo titolo se non altro in linea con quello delle altre scatole (più piccole, certo, con solo carte o quasi, vero anche questo…) della stessa linea editoriale.
MA QUINDI, SÌ O NO? – Ovvero le mie personalissime conclusioni.
Pax Viking è indubbiamente un buon gioco. Leggendo i punti che mi sono piaciuti e che ho elencato più sopra, ne esce un quadro per cui questo titolo potrebbe anche essere un instant pledge in piena regola, specie per gli amanti della serie o per coloro a cui piace avere tutti i titoli di un certo autore.
Inoltre, potrebbe davvero essere “il Pax che fa per me” per tutta una serie di giocatori, e pertanto il suo finanziamento su KS sarebbe – volendo – ben giustificato.
Perché, allora, il mio è un NI? (Sava, perdonami ancora!)
Infatti se, come insegna Sava, il NI è una risposta odiosa (vi capisco, specie in un articolo come questo che magari dovrebbe – dovrebbe? – essere di aiuto a dissipare eventuali dubbi), tuttavia in questo caso è davvero la risposta per me più calzante.
Il motivo è presto detto.
Il più grande problema che ho trovato con questo Pax, infatti, è il confronto di questo titolo con gli altri della stessa serie che ho già giocato.
Pax Viking, infatti, sembra avere più o meno alcune delle meccaniche tipiche di questi giochi, ma, alla fine della fiera, seppur il gioco sembri in sé buono, mi sembra di approcciarmi a giocare sostanzialmente ad un’altra cosa (almeno da quel che sembra uscire dalla lettura delle regole).
A ben vedere e al netto di tutti i punti elencati più sopra, quel che mi lascia perplesso è che in Pax Viking, da una prima visione del materiale disponibile all’osservatore esterno e nel confronto con gli altri titoli della serie, tutto sembra, meno che un introduttivo vero a quella stessa serie di cui dovrebbe essere il primo step di partenza.
Sembra essere un buon gioco, certamente, ma non sembra voler fare quello che doveva essere chiamato a fare, e cioè introdurre a titoli della serie Pax superiori per complessità: sembra, piuttosto, un buon titolo (probabilmente anche divertente e ben pensato) che però – complessivamente – non sembra essere il primo gradino di una scala chiamata Pax.
Per spiegarmi meglio, farò un esempio pratico utilizzando un altro titolo, e cioè Pax Pamir.
Pax Pamir (che ho giocato di recente, in quanto pochi giorni fa è stata lanciata anche la Campagna KS per ristampare questo titolo della serie Pax, ma il cui Autore è Cole Wehrle e non Eklund), infatti, personalmente ritengo che possa svolgere meglio di questo Pax Viking il ruolo di introduttivo alla serie.
Quanto detto pocanzi è avvenuto proprio pochi giorni fa, quando a un goblin totalmente digiuno di questi titoli è stato spiegato, anche in mia presenza, il gioco di Wehrle che ha molto in comune con altri titoli della serie (con, in più, il pregio di avere un regolamento credo comprensibilissimo anche per un neofita).
In sostanza, pur nella consapevolezza di schierarmi magari con una esigua minoranza di non totalmente euforici né entusiasti al 110% di questo KS che promuove un nuovo esponente della serie, allo stato attuale rimango dubbioso circa questo titolo.
Il consiglio – seppur mi renda conto che freni un po’ l’euforia da campagna di crowdfunding riuscito in poche ore – è forse quello di approfondire di più nei prossimi giorni di campagna KS, evitando l’instant pledge sull’onda di facili entusiasmi. Personalmente farò proprio così, e cercherò di vederci più chiaro (anche confrontandomi con altri goblin, perché il confronto fa sempre bene), prima di decidere se clickare o meno il tasto verde di Kickstarter.
In data 11 Aprile scorso, all’indomani della redazione di queste impressioni, è stato rilasciato un aggiornamento alla pagina KS del titolo in esame. Sostanzialmente, devo dire che i contenuti lì espressi non hanno fatto altro che convincermi un po’ di più dell’impressione che ho avuto e che ho cercato di trasmettere a chi legge. Il gioco, infatti, sembra essere frutto, a livello ideativo, di ambientazione e di concept, della mente di Jon Manker più che di Eklund padre (almeno stando a quanto si può leggere in questa nota di aggiornamento).
Ciò è, nella mia personalissima visione (ci tengo a ribadirlo), assai ben constatabile da quello che finora si è potuto vedere di questo titolo, sia in punto di elementi elencati nell’articolo come positivi (regolamento scritto meglio rispetto ai Pax di cui Eklund è il solo Autore, snellezza del gameplay, ecc.), sia per quelli proposti sopra in chiave meno positiva (sostanzialmente il titolo risente del fatto che non sia stato Eklund a concepirlo, mettendo quest’ultimo praticamente solo il “motore” di gioco, cioè alcune meccaniche “alla Pax”).
L’aggiornamento, quindi, mi ha in realtà portato ancor più a pensare che Pax Viking non assomigli tanto a un “introduttivo ai Pax” (come sembrava dovesse o volesse essere…) quanto a un (mi si passi il parallelismo con il mondo dei GdR) gioco diverso e a sé stante, solamente “powered by Pax”.