Lo scorso week end ero in giro a Lione... si lo so lo avete già letto, però qui potete leggere com'è andata!
Al mattino di sabato alle otto sono sul treno per Lione e molti di voi che alle tre della notte prima mi hanno salutato al Re di Carta sanno in che stato posso essere. Attacco L'Ipod e dormo ma non troppo perché a Chambery tocca cambiare... E a Chambery cambio, riattacco l'Ipod e dormo, ma non troppo perché a Lyone si arriva abbastanza in fretta. Scendo dal treno e cerco di ricordarmi che faccia abbia la persona che mi ha invitato per questo incontro al Café Ludique dal suggestivo nome "Moi je m'en fout je triche" (Me ne fotto, io baro).
Pensa e ripensa mi faccio un'idea di chi sia e quindi guardo le facce della gente alla ricerca della persona giusta. Così scopro che il mio alzheimer è in uno stato più avanzato di quello che pensavo perché riconosco uno che non è minimamente quello che mi ricordavo io, lo saluto e ci piglio. Faccio il figo: "Salut Jan Marc". Per fortuna non sbaglio il nome e così mi addentro nelle vie di Lione, a piedi sotto la pioggia. Scopro che Lione è una città con due colline ripidissime e le scale si sprecano, malgrado le partite a Calcetto ho il fiato corto, perché Jan Marc non ha la macchina. Percorriamo un'infinità di cunicoli, vicoli e porticati, passiamo davanti all'Operà, ma piove quindi non mi esibisco.
Da uno di questi cunicoli (con serratura a codice elettronico) entriamo in un locale e io penso: Oddio, dove sono finito. La prima impressione è quella di un palazzo fatiscente in un quartiere fatiscente, ma poi scopro che sono entrato dal retro, anche del quartiere!!! Il Café ludico è bellissimo. Intendiamoci non è elegante, tirato a lucido e con pavimenti cerati, anzi... Ha a metà un arco di pietra grezza, tavoli sparsi di stili diversi, angoli con poltrona e divano e tavolino basso, il bancone per bere al fondo, un soppalco che porta al piano di sopra, dove sono accatastati giochi ma non si può giocare. Quando arriviamo è ancora chiuso e quindi è Jan Marc che apre e quello che pareva un antro da stregone, appena alza le saracinesche, diviene un luogo da sogno, il mio sogno, il mio ideale di café ludico.
Le due saracinesche coprivano due vetrate a giorno che danno su una via piuttosto frequentata. Non è via Roma, ma una via tipo quelle che ci sono in centro dietro porta palazzo, non larghissima dove passa, però, parecchia gente. E così iniziamo a chiacchierare, bere birra, salutare quelli che entrano e che sono già frequentatori, giocare, e poi ancora chiacchierare, giocare, bere birra e salutare quelli che entrano per la prima volta attratti dalle tante persone che (attraverso i vetri) sembrano divertirsi. E così via. Alle otto e mezza si fa una pausa per andare a cena e siccome sono ospite non pago nemmeno quella (oltre a tutta la birra che ho tracannato e il viaggio che mi hanno rimborsato...).
Ah, già, non ve l'ho detto, mi avevano invitato loro, come se fossi una persona importante. Ma non lo sono, non sono il centro dell'attenzione (e nemmeno voglio esserlo) voglio respirare l'aria di questo posto per farne parte e guardare le facce, i sorrisi, le mani che si avvicinano agli scaffali coi giochi, li prendono e si siedono. Così come voglio esaltarmi guardando dal di dentro gli occhi perplessi di quelli che dal di fuori si chiedono che posto sia quello. E il bello è che la gente sa che ci sono perché ha letto la newsletter e comunque riconosce il forte accento italiano.
Ma dicevo che eravamo a cena e per non perder tempo giochiamo a un prototipo ispirato ai Supereroi Marvel sul quale Nexus pare abbia messo gli occhi e non a torto, devo dire...
Poi si torna al locale. E si ricomincia così a giocare, salutare, bere... fino alle tre, più o meno, quando, ricordando che alle tre della notte prima facevo la stessa cosa, ma a Torino, ho cominciato a evidenziare segni di stanchezza. Si saluta (il locale mica chiude, o meglio, chiude la serranda ma chi sa continua a giocare) e si ricomincia a salire le ripide scale di Lione, tra una nebbia molto Bohemienne e un'aria frizzante e gelida che ti fa venir voglia di rientrare a giocare.
Il giorno dopo si torna a casa con tanti pensieri, ma molti di questi riaprirebbero una vecchia polemica e oggi non ne ho proprio voglia... Ma se vi capita di passare da Lione andate al café ludique "Moi je m'en fout je triche" !