
Prego 😁.
Scherzi a parte, l'ho trovato anch'io validissimo: regolamento ridotto, ma è quello che non è scritto nel regolamento, ovvero le dinamiche che crea al tavolo, che lo fa emergere.
Qualche mese fa, in coda a una lunga giornata passata tra le antiche sabbie di Dune, ho avuto modo d’intavolare uno dei trenta e passa titoli di Knizia usciti nel solo 2023: Zoo Vadis.
Ripescato da un design del primo periodo aureo dell’a dir poco prolifico autore teutonico, Quo Vadis? (1992, quindi coetaneo del gioco d’aste per antonomasia, al secolo Modern Art), questo nuovo titolo si propone come un peso leggero da 30/45 minuti, per un range di 3-7 giocatori - degno di un party game - e con un aspetto bonario. Ma le apparenze ingannano, sappiatelo.
Il regolamento è semplicissimo, come si confà a un Knizia. Ogni giocatore ha a disposizione un manipolo di simpatici animaletti appartenenti a una tra sette specie diverse, ognuna delle quali ambisce a prevalere sulle altre, diventando l’unica vera mascotte dello zoo: valli a capire, ‘sti animali.
Durante la partita i giocatori potranno svolgere un’azione a turno, scelta tra queste quattro:
L’obiettivo del gioco è avere più allori degli altri al termine della partita. Ma attenzione: la partita finirà immediatamente quando tutti i posti disponibili nella Star Exhibit saranno esauriti, e solo le specie animali che avranno raggiunto la Star Exhibit potranno procedere al conteggio finale. Tutte le altre avranno automaticamente perso. Così, giusto per aggiungere un filo di pressione al gioco e conferire al design un’impronta verticale ed estremamente focalizzata, senza tanti fronzoli né scappatoie.
Questo elemento rientra fra i marchi di fabbrica dei design Made in Knizia: costruire una tensione crescente che esploda in un finale incerto. Sai bene cosa devi fare, ma rimani nel dubbio fino alla fine perché non sai né quanto tempo hai a disposizione, né men che meno i piani altrui.
Oltre a ciò, il fatto avere ben in mente quale sia il fine ultimo nonché il motore primo delle proprie azioni (raggiungere quelle dannate poltrone in cima allo zoo), non restringe affatto la visione strategica del gioco. Anzi, a conti fatti Zoo Vadis si presenta come un gioco del tutto aperto a livello strategico. Per arrivare al proprio obiettivo bisogna essere pronti a tutto: colludere, minacciare, stringere patti, tradirli, dedicarsi alla più sfacciata estorsione. Ma su quella sedia devi arrivarci a ogni costo.
E chi decide il costo di ogni azione e il valore di ogni avanzamento? I tuoi simpatici compari di gioco, ovviamente.
Zoo Vadis premia la capacità di soppesare il valore dei rapporti al tavolo, di persuadere gli altri con scambi di favori, oliando gli ingranaggi delle proprie macchinazioni e preparando il terreno per fare carriera. Le leve di cui ci si può avvalere per convincere la maggioranza del recinto a votarvi, stringi stringi, sono tre: gli allori (che sono al contempo punti vittoria e valuta), i preziosi ed esclusivi poteri dei vostri animali, e la vostra infame parola.
Rispetto al vecchio “Quo Vadis?” cosa cambia?
Il miglioramento del comparto grafico e in termini di componentistica è la prima evidente differenza: il titolo originario era qualcosa di atroce sotto questo aspetto, mentre il successore è confezionato con una cura ammirevole. Dell’ambientazione nuova che va a sostituire quella di Roma Antica (fuori moda ormai da un pezzo) parleremo più avanti.
La terza aggiunta è - se vogliamo - ancora più appariscente della coda di un pavone: mi riferisco ai poteri variabili. Non sono certo un fan a prescindere di questa meccanica (anzi, negli ultimi anni l’ho vista sempre più come una moda dilagante), ma qui la sua introduzione suona tutt’altro che superflua. L’asimmetria introdotta non è tale da vincolare l’intero approccio alla partita, ma offre una leva negoziale unica che arricchisce le discussioni, spinge a ragionare in maniera ancor più creativa, aiutando a schiodare eventuali momenti d’empasse e a tentare anche gli animali più integerrimi con offerte ghiotte e difficili da rifiutare. Il twist che vede questi poteri utilizzabili solo da altri giocatori, poi, è veramente delizioso.
Ma parlando di poteri variabili e specie diverse, veniamo a uno dei punti - stavolta prettamente estetico - che ha fatto storcere il naso a più d’uno: gli animali antropomorfi. I soliti animali antropomorfi verrebbe da dire, che oramai proliferano nelle ambientazioni dei giochi, ammantandoli di un tocco neutro e inattaccabile, al riparo da qualsiasi contestazione - se non quella di peccare di pavidità. Ora, il gioco tratta un argomento nobile e abietto al tempo stesso: il rapporto tra individui in un ecosistema politico. L’immagine di animali con distinte caratteristiche riporta alle diverse posizioni d’opinione che connotano lo stare in società, le correnti di pensiero, il contrasto e l’apporto del valore dell’individuo alla collettività.
Zoo Vadis è un gioco che mette in luce la vera natura del nostro essere animali sociali. E sono certo che Orwell avrebbe guardato con favore a questi sette reprobi rappresentanti del regno animale.
Nel 2023 sono usciti vari giochi di altissimo livello, su tutti un ibrido imponente e importante come Hegemony e un american folle e sregolato come Stationfall. Ma Zoo Vadis nella sua sintetica semplicità ottiene profondità, stimola interazione e creatività con meno di un decimo delle regole dei giochi suddetti, dimostrando ancora una volta come gli Old-school German possano far riflettere e scaldare i cuori quanto (se non più di) altri titoli gonfi di regole. Il regolamento qui si fa subito da parte, tanto da svanire al secondo giro di tavolo, e ciò che rimane è tutta dinamica, il gioco da tavolo nella sua accezione più pura. Zoo Vadis riprende un discorso fattosi più sporadico e marginale nel corso degli ultimi due decenni, recuperando una meccanica antica e aliena ai palati contemporanei come la negoziazione, ponendola nuovamente al centro della scena. E Knizia, al suo solito, incrociando due semplici meccaniche riesce a spingere il design dove tomi, compendi e sovrastrutture non arrivano: se da un lato pongo Sidereal Confluence come il più fulgido esempio ludico di negoziazione commerciale, quella messa in scena da Zoo Vadis è la negoziazione politica al suo stadio più essenziale e puro, nonché un doloroso studio sul comportamento sociale e sull’egoismo umano. Tutto ciò contribuisce a elevare il titolo, a mio avviso, fino a collocarlo tra i design più affascinanti mai realizzati dal Doktor.
Il gioco è un tripudio di meta che vede tutti coinvolti, un ring senza corde dove ogni colpo è concesso, ma dal quale un colpo avventato potrebbe portarti a cadere. Il coefficiente di fragilità è pericolosamente alto, tanto che il gioco tenderà a prendere una forma diversa in base a quanto (e a cosa) i giocatori riusciranno a dargli. Basterà una scorrettezza mal concepita o particolarmente meschina a trasformare la partita di un giocatore in un severo saggio sul kingmaking; se verrà invece sfruttata la miriade di incentivi condivisi, collaborando in maniera proficua e creando un’accurata rete di favori, ecco, in quel caso il clima sarà permeato da una tensione palpabile senza sfociare per forza in assassini politici.
Non vedo al momento un “modo giusto” per interpretare Zoo Vadis al tavolo: il gioco vive degli input che arrivano dai partecipanti. Questa è la sua croce e la sua delizia.
E se delizia non sarà, guardate la vostra immagine allo specchio, scrutate in fondo ai vostri occhietti neri e lucidi a capocchia di spillo: la colpa in fondo è vostra, armadilli che non siete altro.
Prego 😁.
Scherzi a parte, l'ho trovato anch'io validissimo: regolamento ridotto, ma è quello che non è scritto nel regolamento, ovvero le dinamiche che crea al tavolo, che lo fa emergere.
Prego 😁.
Scherzi a parte, l'ho trovato anch'io validissimo: regolamento ridotto, ma è quello che non è scritto nel regolamento, ovvero le dinamiche che crea al tavolo, che lo fa emergere.
❤️
Negoziazione + Knizia = storia di un amore annunciato!
Capolavoro. Un gioco che ha il solo limite di essere dipendente da un tavolo di giocatori che ne capisca le dinamiche non scritte. I poteri utilizzabili solo dagli avversari è una perla disegn di semplicità imbarazzante. Sul forum, tra i giochi preferiti di Knizia l'ho messo sul podio (3°) e non me ne pento.
Capolavoro. Un gioco che ha il solo limite di essere dipendente da un tavolo di giocatori che ne capisca le dinamiche non scritte. I poteri utilizzabili solo dagli avversari è una perla disegn di semplicità imbarazzante. Sul forum, tra i giochi preferiti di Knizia l'ho messo sul podio (3°) e non me ne pento.
Sfondi una porta aperta: è entrato subito anche nella mia personale top 3 dell'autore!
Sul forum, tra i giochi preferiti di Knizia l'ho messo sul podio (3°) e non me ne pento.
Io l'ho messo primo, praticamente parimerito con Modern Art.
Gran recensione per un gran gioco: non solo aste, Knizia sa muoversi tra vari generi con qualità ed eleganza senza battere ciglio.
Ho giocato solo la versione Quo Vadis in tutta la sua bruttezza estetica, che aveva però il vantaggio della scatola contenuta, vorrei provare questa per la meccanica dei poteri variabili che sulla carta è interessantissima.
Come scritto da Neo Tokyo higurashi il problema di questo gioco, come in tanti giochi di contrattazione, sta nel tavolo: se becchi quello che ti fa i dispetti perché gli ha fregato una mossa sei serate fa, quell'altra che fa il piacerino al fidanzato che altrimenti si offende e quello che non capisce le dinamiche intrinseche del gioco può diventare un incubo ludico
Bella recensione!
Gran gioco, ma con due problemi:
1) Prezzo del nuovo totalmente insensato
2) Esiste Intrigo a Palazzo purtroppo per lui 🤪
Bella recensione.
In generale ho un profondo rispetto per chi riesce a leggermi nella mente...
Mentre leggevo l'articolo ho pensato "che p***e i produttori con stà storia degli animali antropomorfi..." ma subito dopo sono arrivato al capitolo dove ne parlavi... :))
Gran gioco, ma con due problemi:
1) Prezzo del nuovo totalmente insensato
2) Esiste Intrigo a Palazzo purtroppo per lui 🤪
Ti dirò, ti dirò:
1) Se parliamo di materiali una volta tanto il prezzo, data la componentistica magistralmente confezionata, non è così fuori luogo... Una volta tanto diamo all'editore ciò che è dell'editore.
2) Intrigo (bellissimo gioco) non si sovrappone a Zoo Vadis, ha meccaniche, dinamiche e feeling di gioco diversi. Peraltro non scala per nulla, quindi al di fuori dei 5 giocatori devi guardare ad altri titoli... Tipo Zoo Vadis! ;)
Ed è subito scimmione sulla spalla....
Ottimo articolo! Davvero ben scritto, che evidenzia molto bene i punti salienti di questo titolo!
Tra l'altro l'ho aggiunto molto recentemente alla mia collezione, proprio perché mi mancava un gioco di negoziazione. Spero di provarlo presto con il mio gruppo di gioco: purtroppo tra malanni e weekend in montagna abbiamo un po' perso il ritmo.
Solo una precisazione sulle regole, quando scrivi riguardo al muovere un animale:
Per avanzare bisogna ottenere la maggioranza dei voti dagli animali presenti nel recinto attuale.
Se non erro, serve la maggioranza dei voti della capacità massima del recinto, indipendentemente da quanti animali siano presenti. Forse ometterei quel "presenti". Perdonami per la pignoleria.
Grazie ancora per questo splendido articolo!
@GiovaneHenry: giusta precisazione.
Ottimo articolo! Davvero ben scritto, che evidenzia molto bene i punti salienti di questo titolo!
Tra l'altro l'ho aggiunto molto recentemente alla mia collezione, proprio perché mi mancava un gioco di negoziazione. Spero di provarlo presto con il mio gruppo di gioco: purtroppo tra malanni e weekend in montagna abbiamo un po' perso il ritmo.
Solo una precisazione sulle regole, quando scrivi riguardo al muovere un animale:
Per avanzare bisogna ottenere la maggioranza dei voti dagli animali presenti nel recinto attuale.
Se non erro, serve la maggioranza dei voti della capacità massima del recinto, indipendentemente da quanti animali siano presenti. Forse ometterei quel "presenti". Perdonami per la pignoleria.
Grazie ancora per questo splendido articolo!
Ti ringrazio per i complimenti!
Sì, ho voluto semplificare all'estremo le regole ma quel passaggio è un po' fraintendibile.
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