Tournay: la recensione

Tournay
Pearl Games

In questo gioco, degli stessi autori di Troyes, siamo chiamati a ricostruire la cittadina di Tournay dopo l'invasione normanna.

Giochi collegati: 
Tournay
Voto recensore:
7,4

Ambientazione

Tournay è una cittadina eretta dai Romani, durante il I secolo, nella Gallia belga. Nell’881 i Normanni risalirono il corso del fiume Escaut ove questa sorgeva e poterono così impossessarsi della città, arrestandone l’ascesa. I cittadini fuggirono e la città divenne un enorme ammasso di rovine. Questo gioco v’invita a riparare i danni causati dall'invasione normanna ricostruendo e sfruttando i prestigiosi edifici della città.

Il Gioco

In Tournay i giocatori rappresentano una delle ricche famiglie francesi che partecipano alla ricostruzione della città. Ciascuna famiglia (giocatore) gestisce un quartiere della città e i suoi abitanti, che appartengono a tre categorie sociali: civili (giallo), religiosi (bianco), militari (rosso). All’inizio del gioco ciascuno dei giocatori riceve una tessera piazza dove pone 6 abitanti (2 gialli, 2 bianchi, 2 rossi). Durante il gioco questi abitanti si sposteranno dalla piazza, sulle carte/edificio dei giocatori per attivarle e quindi eseguire azioni.

Al centro del tavolo vengono disposte le 90 carte Attività, divise in 9 mazzetti (30 carte di ogni colore, ripartite in 3 livelli) che potranno essere acquisite e giocate dai giocatori durante lo svolgimento del gioco. Il gioco si svolge a turni e ciascun giocatore, al proprio turno, potrà selezione una tra le seguenti 5 azioni:

  1. Pescare una carta da uno dei mazzetti (coricando accanto alla propria piazza tanti omini colorati della tipologia scelta, quanto il livello della carta che si vuole pescare: una carta rossa di II livello = 2 abitanti rossi coricati) scegliendola tra due;
  2. Attivare un edificio già calato, ponendovi sopra uno dei propri abitanti (e rispettando sempre il colore);
  3. Recuperare tutti gli abitanti utilizzati (sia sugli edifici che coricati accanto alla pizza);
  4. Guadagnare soldi, coricando uno o più abitanti di un solo colore, con la rendita di due denari per abitante utilizzato;
  5. Combattere un evento negativo (rappresentato da carte speciali poste a lato del tavolo).

Come si è detto i giocatori giocano ciascuno il proprio turno in senso orario. Il turno di un giocatore è composto di due fasi che devono essere giocate in questo ordine:

  1. giocare una carta della propria mano (facoltativo),
  2. effettuare una delle azioni spiegate sopra, tramite gli abitanti (obbligatorio).

Durante la partita si gireranno poi delle carte evento che causeranno delle perdite ai giocatori, in termini sia di edifici che di denaro, e che andranno combattuti ed eliminati via via.

La particolarità del gioco sta nel modo in cui i giocatori costruiscono gli edifici (vale a dire: giocano le carte attività davanti a sé): questi vanno disposti in modo tale da formare una matrice di ordine 3x3, posizionamento che genera anche interazioni tra le carte medesime. Pertanto, un piazzamento oculato, unito alla scelta delle carte da giocare, costituisce l’anima strategica del gioco.

Considerazioni

Il gioco risente molto del suo predecessore "Troyes" (degli stessi autori): è infatti molto simile nella divisione in categorie di cittadini, in alcune meccaniche (come ad esempio il poter utilizzare i cittadini altrui per compiere azioni, pagando) e nelle carte “edifici di prestigio” che generano punti vittoria non solo per il possessore, ma anche per gli avversari (seppur in misura ridotta). Il tutto risulta ben amalgamato, con un turno di gioco abbastanza scorrevole e non troppo condizionato dalle scelte altrui. Potremmo dire che da "Troyes" riprende lo spirito e i principali concetti, ma risulta essere più veloce e molto meno vincolato al fattore alea (non ci sono dadi). Non brilla per originalità, dal momento che il meccanismo del giocare carte/edifici, attivarli e innescare una serie di combinazioni per generare punti vittoria, è molto comuni a diversi altri giochi; tuttavia le possibilità strategiche sono molte e sono principalmente dovute alla diversificazione dei settori (giallo, bianco, rosso) che si riflette anche nella diversità dei segnalini di legno colorati, intagliati in forme diverse a seconda del colore (una vera finezza).

Tuttavia il gioco potrebbe risultare deludente proprio perché nella grande varietà delle combinazioni si riesce sempre ad avere una possibilità valida e quindi a non dover ragionare troppo nel timore di fare una mossa irrimediabilmente sbagliata o dannosa per tutto il resto della partita: dopo un po’ ci si riduce al meccanico piazzamento in qualcosa di libero, tanto è più o meno tutto vantaggioso. Inoltre difficilmente si possono occupare gli edifici altrui e quindi i propri saranno quasi sempre disponibili, scegliendoli con un minimo di criterio si potrà scegliere una strategia e portarla avanti indisturbati, o quasi, fino alla fine; vincerà chi sarà più rapido! Inoltre gli edifici garantiscono effetti spesso simili, e se capita che qualcuno ci sottrae la carta che proprio volevamo, non sarà difficile trovarne un’altra che garantisca un effetto simile o dalla quale si possano ottenere simili vantaggi modificando in un paio di turni la strategia iniziale. Sicuramente con poche carte si è riusciti a creare un’alta rigiocabilità, ma riducendo all’osso, le possibilità strategiche sono 3 o 4 (fortificarsi sui soldi, sul valor militare, su una tipologia di abitanti o edifici) e su queste basare la scelta degli edifici di prestigio finali, che sono quelli che garantiscono i punti vittoria. Purtroppo alla fine ci si riduce ad una corsa ai PV, cercando di chiudere la partita il più velocemente possibile.

Una nota delicata (non necessariamente dolente) è rappresentata dalla grafica: gli autori hanno considerato una vera fortuna essere riusciti ad avere di nuovo gli illustratori di Troyes, ma qualcuno potrebbe non gradire: la grafica è decisamente “medievale”, povera e, in alcuni casi, anche un po’ confusa. Il gioco è indipendente dalla lingua, infatti, proprio in virtù di una serie di icone che spiegano il funzionamento e gli effetti di ciascuna carta, ma questo costringe i giocatori a consultare continuamente il foglio riassuntivo delle icone che, oltretutto, sono davvero tante.

Concludendo: Tournay è sicuramente un bel gioco, con alcuni spunti interessanti e con un certo ritmo (in fondo, non c’è molto da pensare) e anche una buona variabilità, ma nulla di più. Stenta ad avere una fisionomia forte, che lo qualifica sì come gioco piacevole, ma anche poco appagante.

Elementi di sintesi

Dipendenza Linguistica

Nessuna. Il gioco è totalmente indipendente dalla lingua, eccezion fatta per il regolamento.

Incidenza Aleatoria

Molto bassa. Gli edifici a disposizione nei mazzetti sono casuali, ma divisi per livello e selezionabili sempre almeno tra due.

Scalabilità

Buona. Rende meglio in 3 o 4.

Componentistica

Sufficiente. Il sistema delle icone è complesso e non sempre chiaro. I segnalini di cartone per gli abitanti grigi sono inaccettabili.

Pro:
  • Brevità del turno.
  • Fattore alea basso.
Contro:
  • Poca interazione tra i giocatori.
  • Materiali piuttosto poveri e difficoltà di “lettura” delle carte.
  • Alcuni errori nel regolamento.
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