D'accordo su tutto. Uscisse (molto) meno, forse saremmo più contenti, perché la qualità sarebbe più alta e, forse, non ci sarebbe nemmeno questa corsa all'aumento dei prezzi.
Ieri il Signor Darcy ci ha fatto riflettere sulle superproduzioni dei giochi, su come sempre più spesso si dia importanza alla forma più che alla sostanza. oggi parliamo un po' di quantità vs qualità.
L'ultima Essen ha visto sfondare il muro dei 1000 e parliamo solo di quelli presentati in fiera, senza contare gli altri in uscita durante l'anno (molti meno, per la verità). Mille sono comunque già tantissimi, contando anche quelli solo in prova, i microeditori, i crowdfunding. Già, proprio i giochi finanziati da Kickstarter ed altre piattaforme simili possono aver contribuito in modo drastico a questo aumento di massa. Se una volta occorreva cercare un editore, fargli provare il gioco, convincerlo, magari rivederlo e modificarlo, aspettare i tempi editoriali per entrare in scaletta, ora basta un prototipo, farsi un po' di pubblicità sui social media e si può lanciare il proprio gioco, sperando di convincere abbastanza acquirenti per finanziarlo. Si può anche decidere di andare in perdita, magari la prima campagna, come ho letto in un'intervista, pur di farsi conoscere, se si ritiene di aver fatto un gioco valido: è un investimento per le campagne successive.
Al di là della provenienza, è indubbio che la mole di cose da provare sia aumentata esponenzialmente, negli ultimi anni. I dilemmi del giocatore crescono di conseguenza: a cosa devo dare la priorità? Di chi mi fido? Sto perdendo qualche misconosciuto capolavoro?Ricordo chiaramente di aver avuto la stessa sensazione nella musica, all'esplosione del black metal. Essendo un genere “sotterraneo” e diffusissimo (ci sono band black metal in ogni angolo del pianeta), le informazioni sono spesso scarse e frammentate, le uscite numerosissime ed ogni volta che si scopre un nuovo piccolo capolavoro non si può fare a meno di chiedersi quanti altri se ne stiano perdendo per strada, magari opera di una misconosciuta band armena che ha fatto solo 666 copie del proprio cd.
Per i giochi da tavolo, per fortuna, i canali sono un po' più raccolti ed accessibili, le informazioni girano maggiormente e bene o male ci si orienta meglio. Però, all'aumentare della massa, la sensazione di lasciare inevitabilmente indietro qualcosa si fa sempre più forte. I giochi aumentano, ma il tempo libero è sempre lo stesso, i soldi da spendere anche (se non meno...).
Spesso ho la riprova di questo fatto, leggendo di giocatori che provano le ultime – magari mediocri – uscite e dichiarano di non aver mai giocato a capolavori del passato. Come biasimarli? C'è un mercato del nuovo che ci sommerge e ci bombarda di stimoli e l'ultimo uscito pare sempre il migliore, il nuovo caposaldo assoluto... Beh, un po' li biasimo: le recensioni sono lì apposta, le classifiche anche, i premi pure, i forum sono fatti per chiedere informazioni, ora c'è pure ioGioco.
Tutto questo porta anche a un altro problema collaterale: quanto li giochiamo poi, tutti questi infiniti giochi che acquistiamo? A maggior ragione se sono giochi a campagna, da dedicarci una dozzina di serate, o da 30+ ore come 7th Continent. Magari ne parliamo nel prossimo editoriale.
- Il primo rischio concreto è anche quello che il grande pubblico si orienti sempre sui soliti noti, che privilegi i nomi già affermati, anche se magari molti non fanno più giochi belli come un tempo (quest'anno ad esempio ho una brutta sensazione su un autore che amo molto, ma non vi dico chi è...) e che, anche nel mondo del crowdfunding, si continuino a foraggiare i grandi editori, senza dare spazio a chi è meno famoso e magari ha un'idea nuova, ma pochi mezzi per pubblicizzarla.
- Il secondo rischio - già ben concreto - è quello di una bulimia da giochi. Comprare, comprare e comprare, giocare una volta, emettere una lapidaria sentenza e poi confinare allo scaffale o al mercatino... quando non si vendono giochi ancora incelophanati. A editori e commercianti andrà anche bene, in un primo momento, ma io ricordo chiaramente la bolla dei fumetti di una ventina d'anni fa... e in ogni caso questa abitudine crea consumatori, più che giocatori.
- Il terzo rischio è quello di vivere con un'insoddisfazione latente, una perenna ansia da capolavoro mancato, che magari ti spinge a comprare poi giochi mediocri solo perché qualcuno ne ha parlato bene ed in giro ce ne sono poche copie. Al di là di recensioni, di siti, di opinioni conosciute e fidate, rimane sempre il dubbio: mi fa piacere che tanti pubblichino e che il mercato si allarghi, ma, egoisticamente, so che preferirei sempre che ce ne fossero pochi ma buoni, per provarli tutti o quasi e non avere più quel tarlo nell'orecchio che insinua continuamente: “chissà se ti sei perso un capolavoro taiwanese...”