Dal diario di Gawain "Corvo Nero" Caradrim - 14 Novembre 2005
Parte II, Capitolo 2: Una nota stonata nel gruppo
Seduta del 13/11/2002
Una nota stonata nel gruppo
zaku si
avvicinò a noi mentre cercavamo di ricomporci dopo quella prima irruzione,
chi intento a recuperare frecce, chi in cerca dello zaino che aveva lasciato
cadere per essere più libero nei movimenti. Alle sue spalle, un Themanita lo
seguiva da vicino, sorridente, con un'aria che al momento trovai alquanto
ebete.
- Lui è un amico - disse Zaku indicando il themanita.
- Bene, amico - dissi, rivolgendomi all'uomo - forse tu puoi esserci
utile...
- Non sono tuo amico! - mi interruppe prima che potessi completare la frase.
Fui piuttosto indispettito da quella reazione che ritenni al momento assai
maleducata, ma cercai di frenare l'istinto che mi avrebbe suggerito di
prenderlo a schiaffi. Tentai allora di rivolgermi a lui nel modo più
accondiscendente e cortese, ottenendo in cambio solo il proseguire di un
atteggiamento che mi sembrò ostile.
- Beh, visto come ti comporti, direi che non sei molto differente dal resto
della feccia themanita! - esplosi ad un tratto, non potendone più. Thorin,
alle mie spalle, fremeva d'impazienza e borbottava qualcosa circa
l'opportunità di assestargli un bel destro in pieno volto.
- Fà di loro ciò che ti pare! - esclamò a quel punto Zaku rivolgendosi al
themanita, con un'aria di rassegnazione che non compresi. L'uomo iniziò a
gesticolare nell'aria pronunciando parole a me incomprensibili. Pur non
essendo un esperto della materia, mi fu chiaro che aveva intenzione di
lanciare un incantesimo contro di me, e guardai sorpreso Sir Zaku che lo
aveva presentato come amico solo pochi istanti prima. Quando mi resi conto,
con sommo disappunto, che non avrebbe mosso un dito, e che anzi faceva
qualche passo indietro per evitare gli effetti della magia, tentai di
interrompere la sua concentrazione assestandogli un calcio fra le gambe, ma
l'uomo riuscì ad attenuare il colpo proseguendo nel suo misterioso rituale
che non lasciava presagire nulla di buono.
Thorin schizzò da dietro le mie spalle, avventandosi contro il themanita e
iniziando a tempestarlo di pugni, proprio nello stesso istante in cui l'uomo
sembrò rivestirsi di un'ombra nera che presto esplose investendoci in pieno.
Udii Adesir gridare e cadere a terra, mentre fortunatamente il potere arcano
mi investiva senza conseguenze.
- Io faccio e voi distruggete... - mormorava intanto Zaku. All'improvviso,
ogni suono svanì e fu impossibile parlare.
Mi ripresi dalla sorpresa e sfoderai la spada, intenzionato a stordire il
themanita con un colpo di piatto alla testa non appena se ne fosse
presentata l'opportunità. Intanto, Thorin si avvinghiava all'uomo in quella
lotta a mani nude continuando a colpirlo ma senza che nessuno dei due
cedesse visibilmente all'altro. La mia spada si abbasso sulla testa del
nostro avversario con un colpo che non potei udire, ma proprio in quel
momento, una serie di dardi luminosi prodotti dalle mani di Zaku lo
colpirono facendolo accasciare a terra: il themanita era morto.
Furibondo, iniziai a imprecare nei riguardi di Zaku ma nessun suono usciva
dalla mia bocca. Mi mossi fino a trovare un punto in cui tutto sembrava
normale, e invitai Thorin e Zaku a raggiungermi, mentre Warnom si accingeva
a medicare Adesir priva di sensi. Thorin uscì dalla zona di silenzio
innaturale, mentre Zaku continuava a guardarmi da lontano, senza tuttavia
avvicinarsi.
- Bravo, davvero bravo! - esplosi perdendo il controllo al suo indirizzo. -
Prima ce lo presenti come amico, poi gli dici di fare di noi ciò che vuole e
ora ammazzi l'unico cui avremmo potuto estorcere qualche informazione sulle
forze presenti in questa prigione!
L'uomo, sulla cui lealtà iniziavo a nutrire seri dubbi, mi guardava senza
reagire. Proseguii ancora un po', dando libero sfogo alla mia rabbia,
insultandolo e minacciandolo, ma senza riuscire a farlo muovere da dove si
trovava, così decisi di ignorarlo. Sapevo di chi potevo fidarmi in quel
gruppo, e ora sapevo anche da chi mi sarei dovuto guardare. Già una volta
ero stato tradito da uno che consideravo amico e non avrei permesso che la
storia si ripetesse, alla prima occasione...
all'improvviso
un dardo di balestra fischiò a brevissima distanza dalla testa di Warnom,
conficcandosi alle sue spalle con un rumore metallico che ci fece voltare,
ricordandoci la situazione critica in cui ci trovavamo. Quasi
immediatamente, un altro dardo colpì Thorin ed un altro ancora mi raggiunse
subito dopo, fortunatamente di striscio.
- Dalla fortezza! - gridò Adesir indicando verso l'alto alla sinistra del
barbacane di ingresso. - Ci stanno bersagliando da quelle feritoie lassù, al
riparo!
Ci accalcammo contro il portone esterno, per guadagnare il riparo offerto da
quel bastione più basso del corpo principale dell'edificio. Le porte che
rappresentavano la nostra sola via di ingresso erano massicce, di legno
rinforzato da metallo, e sembravano doversi aprire verso l'esterno. Thorin
vibrò una possente martellata contro una delle due ante, senza ottenere
neanche il più piccolo segno di cedimento. Adesir non riuscì a forzare la
serratura, e stavolta neanche la lama fiammeggiante nuovamente evocata da
Warnom servì ad aprirci la via. Eppure dovevamo per forza entrare da quella
parte. Notai allora che il barbacane si stendeva a cavallo del fossato,
intuendo che questo doveva necessariamente proseguire al suo interno.
- Forse possiamo entrare dal fossato, immergendoci nell'acqua e riemergendo
all'interno del barbacane - proposi osservando le reazioni dei miei compagni
che sembrarono annuire in segno di approvazione. Solo Thorin, alla sola idea
di doversi immergere sgranò gli occhi fissandomi come si guarda un folle.
- Se io avessi costruito questa fortezza avrei certo sbarrato una simile via
di accesso - commentò Zaku risvagliandosi solo allora dalla sua ostentata e
insopportabile astinenza dal collaborare.
- Tuttavia - gli risposi ignorando l'accaduto, - non abbiamo altre strade da
provare e magari, per una volta, potremmo avere fortuna...
Posai lo zaino e le cose più ingombranti, offrendomi per esplorare la via
subacquea. Warnom mi toccò allora su una spalla mormorando qualcosa che non
capii, assicurandomi che sarei stato in grado di respirare sott'acqua grazie
all'intervento di Tais-Nokar. Lo osservai perplesso, assolutamente non
convinto della cosa, e mi riproposi fra me e me che avrei comunque
trattenuto il fiato: non mi fidavo di quelle stregonerie che sembravano
troppo spesso sfuggire al controllo ed alla comprensione degli esseri umani.
Mi legai una corda attorno al torace, sotto le braccia, e ne affidai un capo
a Thorin, chiedendogli di tirarmi su non appena avessi dato segno
strattonando la fune. Quindi, mi immersi nell'acqua gelida e fangosa,
iniziando ad esplorare il fianco destro del barbacane, in modo da non
offrire ulteriore bersaglio ai balestrieri che si trovavano all'interno
della fortezza.
Come aveva previsto Zaku, tuttavia, l'acqua fluiva all'interno della
costruzione passando attraverso una grata di metallo di enormi proporzioni,
le cui sbarre andavano dalla larghezza di un dito allo spessore di un polso,
ed a nulla valsero i miei sforzi nel tentare di piegare la grata nei punti
in cui mi sembrava più debole. La rabbia del fallimento, e forse ancor più
l'indignazione per il fatto di dover dare ragione all'odioso Zaku, mi fecero
perdere la nozione del tempo, e ad un tratto mi resi conto che stavo
respirando, sott'acqua! Se Zaku era una nota stonata nel nostro gruppo,
Warnom si dimostrava sempre più un amico leale ed un compagno prezioso.
Improvvisamente, sentii la corda tendersi e fui rapidamente tirato su.
Tornato all'asciutto, Thorin mi indicò un ribollire d'acqua nel punto in cui
mi trovavo poco prima. Qualcosa di poco piacevole era in agguato nel fossato
e lo avevo evitato per poco.
discutemmo
sul da farsi, continuando ad osservare i movimenti subacquei che non ci
rivelarono tuttavia la natura della minaccia. Nonostante tutto, la grata
sembrava comunque il punto più facile da cui passare e la soluzione di forza
ci sembrò la più facile: avremmo legato una corda alla grata e l'avremmo
tirata tutti assieme da riva, cercando di scalzare l'inferriata dai
supporti. Adeisr gettò un cadavere in acqua in modo da attirare lontano il
misterioso predatore, quindi tornai a tuffarmi assicurando in tutta fretta
la fune con una serie di nodi. Ma anche questo espediente fu un fallimento,
la grata non cedeva di un millimetro, nonostante sia io che Thorin, i più
forti del gruppo, ce la mettessimo tutta.
Spossato dallo sforzo, mi sedetti a terra vicino al nano, tirando il
respiro. Zaku non aveva partecipato neanche a questo estremo tentativo,
limitandosi ad osservare, da lontano, e si trovava ora davanti alla porta
principale. Ad un tratto, vidi moltiplicarsi la sua immagine: se un solo
Zaku mi indisponeva, vederne ora cinque, identici, mi lasciò senza fiato.
Poi, subito dopo, lo vidi divenire evanescente e attraversare l'ingresso
come fosse fatto d'aria, scomparendo all'interno dell'edificio. Scossi la
testa in segno di disapprovazione, senza commentare.
- Riproviamo ora a sfondare la grata, da sotto - la voce di Warnom mi scosse
dai pensieri. Non so in che modo vi fosse riuscito, ma grazie a qualche
oscuro sortilegio, un largo tratto del fossato era ora all'asciutto. L'acqua
si era come ritirata e potevo vedere ad una certa distanza, il muro liquido
agitarsi minaccioso, come contenuto da una barriera invisibile.
Fiducioso nel fatto che Warnom avrebbe saputo mantenere il muro d'acqua al
suo posto, scesi per la terza volta nel fossato, stavolta seguito da Thorin.
Iniziammo a martellare e sferrare colpi di spada contro le sbarre, ma ancora
una volta i nostri sforzi furono frustrati dall'ostinata resistenza di
quella barriera metallica. Tornammo su e riconsiderammo l'idea di forzare il
portone.
- Forse ci sono! Vediamo se questo funziona... - esclamò ad un tratto Warnom,
con una luce negli occhi, avvicinandosi ad una delle ante. Sfiduciato, lo
vidi avvicinarsi, osservare attentamente i cardini della porta, quindi
concentrarsi sul cardine inferiore destro sul quale passò ripetutamente una
mano, mentre cantilenava una delle sue solite nenie incomprensibili. Pensai
dapprima di avere la vista annebbiata, poi mi convinsi che ciò che vedevo
era realtà: lentamente, la pietra che ospitava il cardine si modellava,
sotto la mano di Warnom, scostandosi e allargandosi, fino a liberare il
perno!
Mi alzai, per osservare quel prodigio da vicino, e lo vidi ripetere la
stessa operazione sul cardine superiore. Prontamente, assicurammo la corda
al ferro superiore e tirammo con forza, spezzando il paletto di rinforzo
interno, fino a far cedere di schianto il portone che si abbatté
pesantemente a terra.
- Gran bel lavoro, Warnom! - fu tutto quello che riuscii a dire, ancora
incredulo, osservando l'ingresso ora aperto davanti a noi.
entrammo
rapidamente, e Adesir si premurò di far comparire dal nulla una delle sue
sfere luminose che ci illuminarono l'ambiente. Davanti a noi il passo era
sbarrato dal fossato largo cinque passi, ora privo d'acqua, e si vedevano
chiaramente le due immense grate laterali. Il ponte levatoio, più che altro
una sorta di predella mobile che sembrava uscire dalla parete opposta, era
ritirato, e dall'altra parte un nuovo portone non meno imponente del primo
ci attendeva. Sbuffai.
Intenzionati a cercare un meccanismo che aprisse il ponte levatoio, allo
scopo di fornirci un'eventuale via rapida di ritirata, io e Warnom ci
calammo nel fossato ed iniziammo ad esplorarne le pareti, studiando il da
farsi per salire dall'altro lato.
- Attenti! - gridò ad un tratto Adesir. - Ci sono feritoie nel portone, non
esponetevi!
- Thorin! - chiamò allora Warnom. - Getta nel fossato la porta esterna in
modo che faccia da scivolo!
Il nano si precipitò fuori immediatamente, ma dovette ricorrere anche
all'aiuto di Adesir per spingere l'anta nel fossato, poiché aveva un peso
immane. La porta si abbatté a terra rimanendo in posizione obliqua come
speravamo, facendo tremare il suolo sotto i nostri piedi. In quello stesso
istante, un rumore metallico preannunciò il volo di un dardo che colpì in
pieno petto il nostro amico nano.
- E' un'asta metallica di grosse dimensioni - ci gridò Adesir mentre
prestava le prime cure al sofferente Thorin.
- Devono avere una maledetta macchina da guerra là dietro! - ringhiò il nano
con una smorfia di dolore.
Con Warnom ci guardammo negli occhi e non vi fu bisogno di parlare per
decidere di affrontare quella porta esattamente allo stesso modo della
prima. Restai al riparo nel fossato mentre lui si arrampicò sul sottile
bordo laterale e liberò in breve il primo dei due cardini, quindi cadde
rovinosamente picchiando forte il fondoschiena nel tentativo di raggiungere
il cardine più alto, ma infine vi riuscì. Assicurammo ancora una volta la
fune al perno più alto, ed iniziammo a tirare fino a far cedere l'anta che
precipitò anch'essa per metà nel fossato, formando un secondo scivolo che
sarebbe stato utilissimo per salire dall'altro lato.
- Nemici! - gridò Adesir che aveva ora la visuale libera, mentre già
incoccava la prima freccia. - Sono due, anzi no, quattro! Più un altro
dietro che si sta agitando! - Iniziò quindi a scagliare le sue frecce, una
dietro l'altra, fino a che, improvvisamente, rimase come paralizzata con
l'arco teso. Vi fu un istante di silenzio, nel quale osservammo stupiti la
ragazza, innaturalmente immobile, mentre i soli rumori che potevamo udire
erano quelli dei nostri avversari che si preparavano ad un contrattacco.
- Devi farmi un diversivo - gridai a Warnom prendendolo per un braccio. - Io
salgo su e li affronto per primo, dando a voi il tempo di seguirmi!
- Ci penso io - mi rassicurò. - E vedrai che a te non potranno fare quel che
hanno fatto a Adesir - aggiunse indicando la ragazza che ora veniva
trascinata via da Thorin in modo che non potesse costituire un facile
bersaglio in quelle condizioni.
Mi approntai sullo scivolo con la spada in mano, lisciandone la lama in
previsione del combattimento, mentre attendevo il diversivo di Warnom. Ad un
tratto, una miriade di luci colorate esplose oltre il bordo del fossato,
dove si trovavano i nostri avversari, illuminando la zona come se vi si
fosse scatenata una tempesta di lampi. Allora mi alzai scattando come un
felino e percorsi la passerella irrompendo sulla soglia del portone dove tre
dei quattro uomini erano stati evidentemente accecati dalle luci prodotte da
Warnom. Ora potevo vedere il corridoio, lungo almeno dieci passi, a metà del
quale il misterioso uomo vestito di nero smise rapidamente di gesticolare
per scomparire all'interno della parete. Alle sue spalle, legato ed
imbavagliato, vidi Zaku e non riuscii a trattenere un sogghigno di maliziosa
soddisfazione.
Mi portai al centro dei quattro themaniti e roteai la spada urlando,
ferendone tre. Il quarto uomo, che evidentemente non era stato abbagliato
come i suoi compagni, sollevò l'arma per colpirmi ma fui lesto a scansare il
colpo. Sollevai in alto la lama e la feci roteare nuovamente, colpendo a
morte una delle guardie, ma nella foga del largo movimento non riuscii a
mantenere l'equilibrio quando il mio avversario mi spinse con violenza,
facendomi cadere a terra. Mentre cercavo di parare i fendenti del themanita,
il chiasso alle mie spalle mi fece capire che Thorin e Warnom stavano
arrivando in quel momento.
- Finalmente ti decidi ad aiutarmi, maledetto nano! - esclamai all'indirizzo
del mio compagno che in quel momento si proiettò in mezzo alla battaglia
abbattendo l'uomo che mi aveva messo in difficoltà. Riguadagnai la posizione
eretta e mi gettai sulle restanti guardie che stramazzarono a terra con un
solo colpo della lama nera.
anche
quell'ingresso era stato vinto. Ce l'avevamo fatta e, grazie a Maethus o a
Tais Nokar anche Adesir si riprese dallo stato di paralisi che l'aveva
immobilizzata facendoci temere il peggio.
- Ho fatto un po' di pulizia, qui - mi vantai con la ragazza, andandole
incontro. Ero davvero felice che non le fosse accaduto nulla, ma non trovai
nulla di meglio da dire che vantarmi delle mie uccisioni.
Warnom esplorò a lungo la parete nella quale avevo visto svanire il quinto
uomo, il misterioso individuo che presumevamo dotato di poteri magici come
quello che aveva immobilizzato Adesir. Ma non riuscì a trovarne tracce, il
themanita sembrava davvero svanito nel nulla, dopo essere passato attraverso
una parete come fosse un fantasma. Il solo pensiero mi fece venire i
brividi.
Liberammo Zaku, e mi astenni dal fare commenti sulla sua avventatezza. La
sua espressione rivelava già ampiamente le dimensioni della sua incapacità
ed inutilità in quell'occasione. Ci dedicammo invece all'esplorazione del
fondo del corridoio, dove una breve rampa di scale conduceva ad un nuovo
portone...