A&P Chronicles 2002-2003 (II, 3)

Dal diario di Gawain "Corvo Nero" Caradrim - 15 Novembre 2005

Parte II, Capitolo 3: Liberazione!

Seduta del

Act'n Play

Dal diario di Gawain "Corvo Nero" Caradrim - 15 Novembre 2005

Parte II, Capitolo 3: Liberazione!

Seduta del


13/11/2002

Liberazione!

non
seppi resistere alla tentazione di dileggiare Lord Zaku dopo averlo
liberato, facendogli notare come il suo modo di agire solitario lo avesse
messo palesemente in una situazione difficile, ma l'uomo non mi diede la
soddisfazione di una replica da rintuzzare. Mi accontentai del suo silenzio
e mi concentrai sul nuovo ostacolo che ci sbarrava la strada, una nuova
porta al fondo delle scale.

Si trattava di una semplice porta di legno, dalle dimensioni decisamente più
piccole delle precedenti, priva di serrature sebbene fosse ben visibile un
lungo maniglione di ferro battuto che doveva servire per l'apertura. Dopo
aver brevemente studiato la situazione, Adesir ci disse che secondo lei
l'ingresso non nascondeva altre trappole e un istante prima che Thorin
sfondasse, Warnom ci aprì la via semplicemente operando sulla maniglia.

- Warnom - si rivolse a lui il nano, - noto con piacere che le porte sono il
tuo forte! Non sembra esista un uscio in grado di resisterti...

Warnom sorrise e ci indicò la via ora aperta dinanzi a noi. Dall'altro lato,
si intravedeva una stanza quadrangolare immersa nel buio, che illuminammo
con i nostri mezzi. Al lato opposto, c'era un tavolo con quattro sedie, sul
quale vidi una caraffa e quattro rozzi bicchieri di legno. Alla nostra
sinistra, dopo una rastrelliera sulla quale erano appese due spade ed una
picca, vedemmo un'altra porta.

Dopo aver brevemente origliato, come fosse in grado di udire qualcosa fra lo
sferragliare della sua armatura ed il chiacchiericcio delle nostre voci,
Thorin decise di aprire anche quella porta, e ci trovammo ad osservare un
lungo corridoio sulla cui sinistra si aprivano numerose porte. La tenue luce
dell'alba filtrava da una serie di fessure strette e lunghe che si trovavano
dallo stesso lato, a più di due metri di altezza. Al fondo, il corridoio
veniva inghiottito dall'oscurità di una nuova sala che si trovava al di là
di un passaggio ad arco.

- Deve esserci un cortile interno, da questa parte - commentai, cercando di
orientarmi rispetto alla sagoma della fortezza che avevo osservato
dall'esterno. Entrammo nel corridoio ed iniziammo a guardarci attorno, un
po' perplessi per via del grande numero di porte che sapevamo non avremmo
potuto lasciare inesplorate alle nostre spalle. Thorin si allontanò per
andare a frugare le guardie uccise, nella speranza che avessero le chiavi di
quelle stanze.

per la
prima volta, Zaku si dimostrò di una qualche utilità per il gruppo,
assumendo la sua ormai consueta forma evanescente che gli consentiva di
passare attraverso gli ostacoli,come fosse un fantasma. Lo avevo ormai visto
più volte comportarsi a quel modo, eppure, ogni volta che ricorreva a quella
magia, sentivo i peli rizzarsi sulla mia schiena.

- Una sorta di cambusa... - commentò Zaku dopo aver visitato la prima porta
alla nostra sinistra, mentre già entrava nella seguente.

- Un refettorio... - ci disse uscendo dalla seconda porta e avventurandosi
verso la terza. Thorin era tornato senza trovare chiavi di alcun tipo,
pertanto continuammo ad utilizzare Zaku come ricognitore.

- Un dormitorio con una quindicina di letti - fu il commento successivo, e
poi venne una cucina, un altro magazzino ed altre stanze del tutto normali
per una fortezza, che trovò deserte. Si trattava in ogni caso di sale
strette e lunghe, affiancate lungo il corridoio in modo da proiettarsi verso
l'interno, dove avevo intuito dovesse esserci un cortile. I soffitti erano
poco più alti di due metri, pertanto era del tutto plausibile che le
feritoie da cui proveniva l'illuminazione si trovassero al di sopra di
quelle stanze.

Procedendo verso il fondo del corridoio, ci trovammo ad entrare nella sala
buia oltre l'arco, che illuminammo e trovammo ancora vuota, arredata di un
tavolo da riunioni lungo quasi sei passi, una libreria, ed una nuova porta
chiusa.

- Ehi, non riesco a entrare qui! - esclamò Zaku dopo aver tentato di
esplorare anche la nuova porta. Il fatto era alquanto strano. In effetti,
non avevo mai immaginato che vi potesse essere un limite a quell'insolita
abilità di Zaku, e fui stupito nel dover constatare che forse un potere
ancora maggiore era all'opera in quella sala.

- Che ne dite di esaminare questa libreria? - proposi a Warnom, sperando che
vi potessimo trovare qualche informazione utile per aprire la porta o
comunque per proseguire la nostra esplorazione.

- Corvo, ma che dici? - mi rimproverò burbero Thorin. - Abbiamo un compito,
dobbiamo liberare l'ostessa, e tu ti metti a perdere tempo con i libri? -
Anche Warnom contestò la mia proposta, dicendo che casomai ci avremmo
pensato più tardi, e ne nacque una discussione che interruppi per andare ad
aiutare il nano che intanto cercava di aprire la porta.

Non lo avevo ancora raggiunto quando vidi Thorin toccare la porta che emise
uno sgradevole sfrigolìo, ed il suo braccio divenne nero per un istante,
prima che riuscisse a staccarsi. Giaceva davanti a me, con uno sguardo fra
il perplesso e l'infuriato, stringendo a sé il braccio che ora sembrava
completamente pesto e livido.

- Per Morgrim! - fu la prima cosa che gridò, non appena smise di digrignare
i denti per il dolore. - Quale demone dell'oscurità si è dunque impadronito
di questa porta?!

Osservai il braccio del mio amico intenzionato a prestargli le prime cure,
ma subito mi resi conto che non si trattava di una ferita normale, sulla
quale potessi intervenire con le mie scarse conoscenze.

- Warnom! - mi voltai per chiedere il suo aiuto e con grande sorpresa lo
vidi con Adesir, intenzionati a scartabellare fra i volumi della libreria.
Quando l'avevo proposto io mi avevano quasi ridicolizzato per quell'idea, e
ora erano tutti intenti a leggere!

Mi alzai e andai verso Warnom, senza che l'uomo distogliesse lo sguardo
dalle carte che teneva fra le mani. Afferrai un libro da uno degli scaffali
e glielo scagliai sulla testa, riuscendo a farlo voltare.

- E allora? - dissi. - Prima i libri non vi interessavano, e ora non ti
accorgi neanche di quel che è successo a Thorin? - Grattandosi
distrattamente la testa dove lo avevo colpito, Warnom si diresse verso il
nano senza dire una parola, pensieroso, e invocò la grazia del suo dio per
ottenere una prima cura per il braccio martoriato. Quindi si voltò e venne
verso di me, ancora stringendo le carte che stava studiando poco prima.

- Devi vedere queste - mi disse, mostrandomi gli scritti in Themanita. Si
trattava senza dubbio di documenti e verbali riguardanti l'attività della
prigione, e mi indicò subito il registro nel quale compariva il nome della
signora BroccaVerde, l'ostessa, e di sua figlia, che risultavano
effettivamente incarcerate in quel luogo. Sorrisi soddisfatto, osservandolo.

- Non hai capito - mi disse. - La cosa importante è questa - e mi indicò
un'altra pergamena che riportava i sigilli del drago nero con le ali chiuse.

- Forse abbiamo un problema... un grosso problema! - mi disse, mentre
leggevo la pergamena, che iniziava con questa scritta:

 

Ordine Inquisitorio n.47

Priorità di trasferimento di livello 3

 

si
trattava senza dubbio di un documento molto importante, come convenimmo con
Warnom, anche considerando il riferimento alla priorità di trasferimento.
L'ordine risaliva a quattro giorni prima e sembrava riferirsi a qualcuno di
molto pericoloso ma non meglio specificato. Sembrava che, chiunque fosse
l'individuo cui si riferiva la disposizione, fosse strettamente sorvegliato
e scortato, il che ci fece venire qualche dubbio sulle ipotesi che avevamo
fatto di incontrare una resistenza moderata all'interno di quella prigione.

Secondo Warnom, l'impenetrabilità del locale cui si accedeva dalla porta che
aveva ferito Thorin era collegata a quella faccenda. Pensava che forse
quella era una misura precauzionale per isolare la zona di detenzione di
quel misterioso prigioniero, e probabilmente si trattava di un espediente
escogitato più per non far uscire qualcosa che non per impedirne a noi
l'accesso.

La sola ipotesi mi fece venire i brividi. Cosa mai poteva celarsi in quella
fortezza semideserta di così terribile da richiedere un isolamento magico
che né i poteri di Zaku né la forza bruta del nano sembravano poter vincere?

- Ad ogni modo, non è detto che questo abbia a che vedere con il nostro
obiettivo qui... - osservai, non molto convinto, in verità. - Può darsi che
si riesca a liberare l'ostessa e la figlia senza dover incontrare questo
misterioso pericolo, o che questo sia stato trasferito altrove, visto che
dalla pergamena non si capisce se il trasferimento è da o verso questa
fortezza.

- Vero - annuì Warnom. - Tuttavia, sono possibilità che non possiamo
escludere, e forse a questo punto io ci penserei due volte prima di aprire
quella porta!

Ovviamente, aveva ragione, la prudenza era più che mai necessaria adesso e
l'incognita rappresentata da quella porta ed i misteri che sigillava erano
indubbiamente inquietanti. E, soprattutto, non sembrava vi fosse alcuna via
diversa per proseguire nella nostra esplorazione di quel luogo. Infatti,
ancora nella sua forma spettrale, Zaku aveva esplorato il resto del
complesso, trovando un'aia interna che ospitava animali da cortile, una
scarna armeria, ed altri locali del tutto normali e deserti. Neanche
passando dalle altre stanze o dalle finestre del cortile interno era stato
possibile penetrare nella misteriosa stanza. Tutte le vie di ingresso a
quella sala erano magicamente sbarrate ed impenetrabili.

- Ma cos'hai oggi, Corvo? - mi scosse Thorin poggiandomi una mano su un
fianco. - Sei stranamente distratto, oggi, di solito ti vedo più
concentrato!

In effetti, la situazione presentava numerose incognite, e qualcosa non mi
quadrava. Assorto nei miei pensieri, passeggiavo avanti e indietro per il
corridoio, cercando di fare mente locale a qualcosa che sapevo sfuggirmi.
Dov'erano le prigioni? Possibile che fossero in quella stanza sigillata che
aveva tutti quegli ingressi, sebbene fossero chiusi in modo così
formidabile? Possibile che l'accesso al complesso di detenzione avesse porte
di legno e finestre? Una antica fortezza esmeldiana non doveva essere dotata
di sotterranei che sarebbero stati molto più facili da controllare e
nascondere?

Ad un tratto, improvvisamente, compresi. Incurante di Thorin che continuava
a farmi domande per accertarsi che mi sentissi bene, mi figurai mentalmente
la fortezza così come l'avevo vista dall'esterno e confermai la mia
intuizione.

- Ma certo! - esclamai, sorprendendo Thorin e attirando l'attenzione degli
altri. - Le dimensioni di questa zona non corrispondono a quelle che ho
visto da fuori! Qui dietro ci deve essere un vano al quale non siamo
riusciti ad accedere... - dissi battendo la mano contro la parete destra del
corridoio dalle tante porte. Prontamente, iniziammo a tastare il muro alla
ricerca di un passaggio, un meccanismo, qualcosa che rivelasse che avevo
ragione.

Fui fortunato, e ci vollero solo pochi minuti di minuziosa ricerca per
trovare una piccola pietra mobile nella parete che scivolò facilmente
all'interno con una minima pressione del dito. Si udì uno scatto metallico
seguito da un rombo di meccanismi e contrappesi nascosti nel muro, rumori ai
quali gli altri accorsero verso la posizione in cui mi trovavo.

Davanti ai nostri occhi, una sezione di muro della larghezza di quasi due
passi e alta tre si era aperta come fosse una porta, rivelando un oscuro
passaggio che fino a quel momento era stato ben celato.

thorin
sporse la testa all'interno del cunicolo, odorando l'aria come solo agli
animali avevo visto fare. Ebbe un sussulto, sgranò gli occhi e emettendo una
serie di grugniti indecifrabili si slanciò in avanti, afferrandomi con una
mano e tirandomi dietro di sé giù per una rampa di scale che non vedevo.

- Presto Corvo, andiamo, andiamo! - mi incitava, come impazzito, preda di
una frenesia che non lo aveva invaso neanche quando avevamo incontrato gli
orchetti. Mi sentii tirare giù per le scale e feci i primi gradini
scivolando sui tacchi degli stivali, rischiando di rompermi l'osso del
collo. Nella foga, il nano dimenticava completamente che non ero in grado di
distinguere nulla in quell'oscurità, e mi aggrappai ad una sua spalla per
cercare di non rovinare a terra.

- Ragazzi, presto, fate luce! - gridai volgendomi lievemente all'indietro
per essere certo di farmi udire. - Seguitemi, il nano è fuori controllo! -
aggiunsi mentre la corsa di Thorin non accennava a diminuire.

Scendemmo di corsa e incredibilmente senza incidenti per non so quanto
tempo, prima che qualcuno degli altri riuscisse a illuminare il cunicolo,
che si rivelò uno stretto passaggio che scendeva sotto terra per almeno una
profondità di sei o sette passi. Dopo un po', i rumori alle mie spalle mi
fecero capire che ci avevano seguito e mi sentii rincuorato di non trovarmi
da solo con un nano impazzito che mi tirava per i pantaloni.

La nostra corsa fu interrotta da una possente inferriata dalle sbarre
poderose che ci sbarrava il passo. Era finalmente l'accesso alla zona di
detenzione, pensai, osservando il nuovo ostacolo sul quale risaltava una
possente serratura di ferro. Thorin continuava a odorare l'aria,
aggrappandosi con le mani alle sbarre, ma non ebbi modo di farmi dire cosa
percepiva. Ora anche io iniziavo a percepire un tanfo che poteva essere
prodotto solo da una creatura abominevole che non avevo alcuna intenzione di
conoscere da vicino.

Adesir e Warnom tentarono di scassinare la serratura, essendo chiaro che
quella doveva essere la nostra strada, ma il solo risultato che ottennero fu
quello di rompere maldestramente i grimaldelli ed i punteruoli che tentarono
di utilizzare allo scopo. Anche la forza bruta non poteva esserci d'aiuto,
visto lo spessore delle sbarre.

- Potrei provare con la mia magia - disse Zaku - ma si tratta di un
incantesimo molto potente, che potrebbe avere qualche conseguenza
negativa...

- No, aspetta - lo interruppe Warnom. - Il mio dio può aiutarmi a scaldare
quel metallo fino quasi a fonderlo...

- E allora fallo, cosa aspetti? - intervenne Thorin, estraendo dallo zaino
un pesante picchetto ed un mazzuolo. - Se il tuo dio può fondere quel
metallo come in una fucina, il fabbro di Morgrim potrà aprire la serratura!

Ci preparammo a quella strana operazione, e mi fu data una fiasca d'acqua
con il compito di versarla di tanto in tanto sulle mani del nano, per
evitare che riportasse delle ustioni. Poi, vidi la punta delle dita di
Warnom diventare rossa come tizzoni ardenti, lo vidi sudare copiosamente
mentre sottili spire di fumo si producevano condensando l'umidità depositata
sul metallo così rapidamente scaldato. Ma quanto calore era in grado di
generare Warnom? La magia non finiva mai di stupirmi...

Thorin, la barba ed i capelli intrisi di sudore, gocciolava come una
fontana, digrignava i denti e strizzava gli occhi per resistere alla
temperatura che si innalzava a livelli che trovai insopportabili. Lo irrorai
con l'acqua più e più volte, dandogli sollievo. Poi, fu rapido ad assestare
pochi colpi sapienti non appena il metallo della serratura raggiunse una
temperatura tale da renderlo rosso incandescente e malleabile, quindi, anche
questa via fu aperta.

ci
affrettammo ad entrare nel nuovo ambiente, pronti ad ogni tipo di sorpresa
dato che il rumore che avevamo fatto nel forzare l'inferriata aveva
probabilmente messo in allarme chiunque si potesse trovare in quel luogo.
Erano le prigioni, come fu presto chiaro dalle numerose celle allineate
lungo una delle pareti. L'ambiente era piuttosto ampio e la vista di alcuni
prigionieri dietro le sbarre ci fece dimenticare la prudenza. Entrai
seguendo Thorin, diretti verso quei disgraziati per vedere se fra loro vi
fossero l'ostessa e sua figlia, quando un terribile grugnito scosse l'aria.

Ci voltammo impugnando le armi. Imprudenti, avevamo dato le spalle ad una
nicchia nella quale due guardie in armatura trattenevano con due catene una
creatura gigantesca, alta tre passi e oltre, dalla pelle verde e che
ringhiava paurosamente mostrando una bocca irta di zanne gialle colanti
bava. Vidi i guardiani rilasciare le catene e scatenare la creatura contro
Thorin, che già correva in quella direzione, impazzito. Quindi, estrassero
le armi e si pararono davanti a me in modo da impedirmi di andare in aiuto
del nano.

- Un Ogre! Il peggior nemico dei Nani! - gridava Thorin correndo incontro
alla creatura, alla quale assestò uno spaventoso colpo del suo enorme
martello, che avrebbe schiantato un cavallo ma sembrò lasciare quasi
indifferente il mostro.

- Da questa parte, presto, abbiamo perso il controllo del nano! - gridai
cercando di richiamare l'attenzione degli altri compagni. Tentai di aprirmi
la strada menando fendenti contro i miei due avversari, che tuttavia non
dovevano essere dei novellini con le armi in pugno. Riuscii a colpirne uno
mentre alle mie spalle udivo rumori e grida che mi fecero capire che anche
Adesir, Warnom e Zaku avevano i loro problemi.

Davanti a me, l'orrenda creatura calò una specie di clava gigante su Thorin,
colpendolo in pieno sulla testa e facendo esplodere il suo elmo in una
miriade di schegge metalliche. Non so per quale miracolo, ma il Nano
resistette al colpo e ne vibrò uno a sua volta, di potenza smisurata. Notavo
in lui una foga mai vista prima in combattimento, neanche contro gli
orchetti.

Intanto, distratto da quanto accadeva davanti e dietro di me, andai a vuoto
con un fendente e mi trovai in una posizione di svantaggio che subito uno
degli avversari seppe sfruttare, colpendomi con una staffilata che mi
paralizzò quasi dal dolore. Incapace di restare in piedi, crollai a terra e
per un istante non vidi più nulla.

Poi, avvertii la consapevolezza dell'elsa calda della spada che mi infondeva
nuovo vigore, prima nel braccio, poi in tutto il corpo, e riaprii gli occhi.
In quel momento, vidi Zaku coperto di sangue eruttare dalle sue mani una
sfera di fuoco che andò a esplodere con un rombo sordo sulla scena del
combattimento, evitando fortunatamente Thorin. Quando mi ripresi dal
bagliore ed il fumo iniziò a diradarsi, le due guardie agonizzavano a terra,
trasformate in torce umane, mentre la creatura, anche se visibilmente
ustionava, ancora si ergeva torreggiando sul piccolo Nano che perdeva sangue
in più punti del corpo.

Mi alzai di scatto, senza quasi accorgermi di Warnom chino su di me che
probabilmente era lì per accertarsi delle mie condizioni. Scattai in avanti
e mi gettai brandendo la lama contro il poderoso avversario, urlando di
rabbia e ne squarciai la spessa armatura fino alle carni con un primo colpo
in cui misi tutta la forza che avevo. Dalle mie spalle, giunsero una serie
di frecce a conficcarsi nell'enorme bruto, segno che anche Adesir stava
facendo la sua parte.

Continuammo a combattere fino allo stremo delle forze, contro quell'avversario
formidabile che non sembrava cedere sotto i nostri colpi. Thorin era
visibilmente stremato, tanto che non riusciva più a manovrare perfettamente
la sua arma e finì anche per darsela addosso, ma nonostante tutto continuava
ad attaccare, facendo inoltre da bersaglio principale per il mostro, che
evidentemente nutriva per lui un odio reciproco. Adesir riversava sull'Ogre
una pioggia di frecce, mentre di tanto in tanto Zaku lo colpiva con piccoli
dardi luminosi che fuoriuscivano dalle sue dita percorrendo l'aria in modo
alquanto erratico.

Continuai a colpire, slabbrando e squarciando indifferentemente l'armatura e
le carni dell'essere, portando colpi micidiali per chiunque altro, fino a
portarmi alle sue spalle, cosa che mi fu semplice dato che sembrava
considerare solo Thorin. Poi, raccolsi tutte le mie forze e gli assestai un
colpo incredibile, conficcando la lama profondamente nelle sue carni. Il
gigantesco corpo fu scosso da un tremito e si irrigidì mentre la vita gli
sfuggiva. Quindi, iniziò a barcollare pericolosamente in avanti.

- Via di lì, Thorin! - gridai, notando che il nano continuava a colpire,
evidentemente non essendosi reso conto che l'Ogre era morto.
Improvvisamente, con un tonfo che scosse il pavimento, la creatura si
abbatté sul nano.

non
senza sforzo, con l'aiuto di Zaku riuscimmo a estrarre Thorin da sotto il
cadavere del mostro, e per sdrammatizzare, porsi al nano una scheggia del
suo elmo, invitandolo a tenerla come ricordo di quell'epico combattimento.
Eravamo sfiniti, ma mi sentivo davvero felice nel constatare che, per quanto
ammaccati, fossimo tutti sani e salvi.

- Non so se hai notato questo - mi richiamò Zaku, mostrandomi un cadavere
squarciato a metà. Era un uomo con i simboli del drago nero dalle ali chiuse
tatuati sulle guance, e riconobbi in lui la misteriosa figura che era
scomparsa in una parete quando avevo attraversato la seconda porta.

- E questo da dove viene? - domandai, stupito.

- E' quello che ci ha impedito di aiutarvi all'inizio - rispose Zaku. - Per
fortuna, sono riuscito ad abbatterlo... e lo scempio che vedi del suo corpo
è opera della spada della ragazza, una gran bella spada, se vuoi saperlo!

A quelle parole ci accorgemmo che non v'era traccia di Adesir e Warnom. Ci
guardammo intorno e li chiamammo senza risposta.

Su una panca, giaceva adagiata la figlia dell'ostessa, evidentemente priva
di sensi. Era evidente che i suoi carcerieri dovevano aver abusato di lei in
ogni modo possibile, e rabbrividii al pensiero di cosa avesse potuto subire
la fanciulla, provando una grande compassione. La presi delicatamente in
braccio, e fra me e me sperai che al suo risveglio non ricordasse nulla di
quella brutta esperienza.

Iniziai a cercare gli altri, mentre Zaku e Thorin ispezionavano le celle e
liberavano i prigionieri. La voce di Adesir mi rispose dalla cima delle
scale, invitandomi a salire, anticipandomi una sorpresa. Li raggiunsi,
trovandoli in compagnia dell'ostessa, e fui in effetti sorpreso di trovarli
a rovistare in una grande libreria che si trovava nella stanza in cui prima
non eravamo riusciti ad entrare. Ora la porta era aperta e sembrava del
tutto normale.

- Non ho parole per ringraziarvi! - esclamò commossa dama BroccaVerde,
venendomi incontro per prendere fra le braccia la figlia. Era evidente che
anche l'ostessa fosse stata percossa e trattata brutalmente, ma la sua età
non più giovane le aveva certamente risparmiato gli orrori e le umiliazioni
che doveva aver subito la figlia che ora stringeva teneramente in lacrime.

Warnom ed Adesir si affrettarono a farmi notare la libreria, mostrandomi
volumi e pergamene sui quali vidi il simboloormai familiare del drago dalle
ali chiuse, ma che riportavano per me segni e scritte incomprensibili. in
particolare, Warnom sembrava dare molta importanza ad alcune pergamene dai
bordi arabescati, sostenendo che era molto importante tradurle, ma
chiaramente non ero la persona più indicata allo scopo.

ad un
tratto, Zaku irruppe nella stanza, trafelato.

- Presto, venite giù, abbiamo trovato un prigioniero nascosto in una stanza
magica! - ci invitò, tornando subito indietro senza lasciare spazio a
possibili repliche.

lo seguimmo, portando con noi anche l'ostessa e la figlia, dato che non
avevo alcuna intenzione di perderle di vista ora che le avevamo liberate.
Tornammo frettolosamente alla zona di detenzione, dove trovammo in libertà
un prigioniero evidentemente folle che canticchiava e sembrava adorare Zaku,
il suo salvatore. Senza dare importanza alla cosa, Zaku ci mostrò una cella
d'angolo il cui pavimento si era inclinato rivelando un passaggio segreto
che conduceva ad una stanza sotterranea, dove ci attendeva Thorin.

La sala conteneva un lungo tavolo di roccia scura sul quale erano visibili
oggetti di varia natura, fra cui orrendi strumenti di tortura che non avevo
mai visto prima (e che avrei preferito non vedere mai). Una chiazza scura di
sangue da un lato del tavolo indicava il punto in cui alcune dita erano
state mozzate, i cui miseri resti giacevano sparsi sul ripiano. Appeso alla
parete di fondo, vidi un uomo quasi completamente nudo e privo di
conoscenza, sospeso da terra con delle funi che lo trattenevano per le mani,
e vidi che alla mano destra erano state brutalmente amputate le dita.

- E' vivo? - chiesi.

- Molto malconcio, ma vivo - annuì Thorin, lanciandomi uno sguardo che
significava una cosa sola. Senza bisogno di parlare, entrammo nella stanza
per liberare il malcapitato, e subito mi accorsi di non udire alcun rumore.
Anche le nostre voci non producevano alcun suono. Mi voltai con aria
interrogativa verso l'ingresso e vidi Warnom che mi invitava a uscirne.

- Hai capito adesso? - mi disse. - E' un trucco molto usato quando si vuole
nascondere qualche fregatura, una trappola per esempio...

- Capisco - risposi. - Che trappola c'è in questa stanza, allora?

- Questo non lo sappiamo - rispose Warnom, indicando anche Zaku. - Non siamo
riusciti a capire in realtà se vi sia una trappola o meno, però fate
attenzione.

Annuii, dubitando dell'utilità di quell'avvertimento, quindi entrai
nuovamente, seguendo l'impaziente Thorin. Una volta dentro, salii sulle sue
spalle e tagliai le funi cui era appeso l'uomo afferrandone il corpo, quindi
saltai giù e capitombolai a terra, senza tuttavia farmi male. Riguadagnata
la posizione eretta, uscimmo dalla stanza priva di rumori e adagiammo il
prigioniero a terra, osservandolo.

Oltre all'amputazione delle mani, l'uomo doveva aver patito indicibili
torture. Aveva bruciature su tutto il corpo, in alcuni punti era stato
evidentemente trafitto con delle lame o degli spilloni, ed aveva una ferita
aperta sul ventre, dalla quale fuoriusciva una parte dello stomaco. A quella
vista, rimpiansi di non essere stato più crudele nei confronti delle guardie
che avevamo incontrato...

Ricorrendo all'intervento della sua divinità, Warnom prestò le sue cure allo
sfortunato, ottenendo il rimarginarsi di gran parte delle ferite, in
particolare di quella più grave allo stomaco. Quindi, lo rivestimmo con i
suoi abiti, che donna BroccaVerde trovò nella cella e che Zaku esaminò
sostenendo non so in che modo di riconoscere da quelli che l'uomo doveva
essere un mago elementalista.

Ormai tutte le nostre domande avevano trovato una risposta. Quel mago, per
qualche ragione, doveva essere il vero prigioniero importante cui si
riferiva l'Ordine Inquisitorio 47, e la stanza era stata sigillata
magicamente dal tatuato ucciso da Zaku, probabilmente per impedire l'accesso
a quelle pergamene o quei libri che dovevano far parte dei suoi averi. Ora
che il tatuato era stato ucciso, la barriera magica era venuta meno ed era
stato possibile entrare nella stanza. Almeno questo è quanto mi sembrò di
capire dalle complesse congetture che fecero Warnom e Zaku...

Ad ogni modo, il nostro compito in quel luogo era completato ed era andato
anche oltre le nostre aspettative, dal momento che il prigioniero pazzo non
sembrava affatto intenzionato a lasciare quel posto senza di noi, Zaku in
particolare. Costruimmo una sorta di barella per trasportare l'elementalista
ancora privo di conoscenza, e riprendemmo i nostri muli, affrettandoci a
metterci in marcia per mettere quanto più spazio possibile fra noi e la
fortezza prima di essere costretti ad una sosta di necessario riposo.

Ovviamente, essendo ormai venuta meno la loro copertura, anche l'ostessa e
sua figlia vennero con noi, alla volta di Bor Sesirim. Eravamo diventati una
ancor più strana compagnia, ora, che aveva aggiunto al suo seguito un mago
moribondo, una ostessa con la figlia, ed un pazzo sbavante che non faceva
che stare incollato a Zaku, adorandolo e chiamandolo continuamente.

- Bello Lord Padrone bellissimo... - diceva il folle sbavando copiosamente e
strattonando gli abiti di Zaku mentre ci allontanavamo dalla fortezza. Zaku
cercava di non farci caso, ma non saprei dire se il suo ego smisurato non
fosse in realtà compiaciuto da quella profonda e inconsueta adorazione nei
suoi confronti.

- Lord Padrone salvatore bellissimo... - continuava senza posa, agitando la
fiasca di profumo che avevo donato ad Adesir e che doveva aver preso da uno
dei muli - Lord bellissimo Padrone signore... Signor Lord Padrone santo...
bellissimo... profumato e odoroso santo Padrone...