Dal diario di Gawain "Corvo Nero" Caradrim - 1 Gennaio 2006
Parte IV, Capitolo 3: Preparativi per una nuova partenza
Seduta del 18/12/2002
Preparativi per una nuova partenza
fu stabilito di partire dopo una settimana, il tempo minimo necessario per organizzarci al viaggio, e per consentire a me e Thorin di recuperare le forze dopo l'ultimo combattimento che ci aveva duramente provati. Personalmente, date le mie condizioni, avrei preferito concedermi più tempo per la guarigione, ma effettivamente chi aveva a cuore la missione sapeva che sarebbe stato bene avere una risposta dai nani di Bar-Arghal al più presto, così mi adattai, usufruendo anche delle cure magiche garantitemi da Tais-Nokar per tramite di
Warnom.
Sempre oprresso dai miei dubbi e dalle mille e più domande che rimbalzavano senza tregua nella mia testa, mi concentrai prevalentemente sul recupero fisico e sui miei tentativi di governare il potere della spada, con scarsi risultati. Ero certamente interessato dalla missione, ma non per il valore che sembravano dargli Shair e Guglielmo, che ora apparivano ai miei occhi come degli orchestratori dagli oscuri fini, quasi alla pari di Ob Dentrix, il quale aveva almeno le giustificazioni date dal nostro legame di sangue.
Mentre gli altri si davano da fare per ricostituire le attrezzature, ricorrendo ai mercati ed ai migliori artigiani della città, una volta recuperato un uso accettabile della gamba sinistra, io mi concentrai sulla spada. Passavo ore ed ore affinando le mie tecniche di combattimento, ma soprattutto nel tentativo di ottenere qualcosa di più che il semplice movimento dei fiori nel vaso.
- Ti ci vorranno mesi per padroneggiare quel potere, Gawain - mi sorprese un pomeriggio Shair, che non avevo visto entrare nella sala in cui mi trovavo. Non so per quanto tempo avesse osservato i miei tentativi, ma evidentemente la donna aveva ben chiare le mie intenzioni ed i poteri che tentavo di evocare.
- Si, lo immaginavo - risposi, asciugandomi il sudore dalla fronte. La gamba aveva ripreso a dolermi, così approfittai della pausa per sedermi.
- Sono lieta che tu abbia accettato di unirti alla spedizione, il tuo aiuto ci è prezioso - mi disse, lasciandomi intuire che quella fosse la vera ragione della sua presenza.
- Sai bene che le ragioni per cui andrò a Bar-Arghal si basano più sulla mia lealtà al gruppo che non sulla fiducia nella tua organizzazione, dati gli ultimi eventi... - precisai.
Ci tenevo che fosse ben chiara la mia disapprovazione per i metodi usati fino a quel momento da Shair e Guglielmo, anche se certo non prendevo in considerazione l'ipotesi di unirmi ai themaniti. In realtà, speravo che quanto era accaduto potesse cambiare le cose per il futuro, e intendevo dar loro la possibilità di dimostrarlo, visto che i miei compagni sembravano ancora nutrire fiducia in loro ed inoltre mi auguravo di poter fare qualcosa per
l'Esmeldia...
- Capisco i tuoi sentimenti, Gawain - rispose Shair - e mi auguro che nel corso della missione potrai chiarire i tuoi dubbi e magari mutare le tue opinioni. Voglio darti un consiglio, tuttavia, perché è bene tu sappia che Ob Dentrix, tuo padre, non agisce solo per i suoi fini o per l'interesse che nutre per il figlio. Anche lui opera al servizio di qualcuno, e più che da lui dovrai guardarti dall'ambasciatore...
Detto questo, si voltò e si mosse verso la porta. Sulle prime non feci nulla per trattenerla, né avevo altre domande da rivolgerle sulla questione. Che si trattasse di una verità completa o della solita mezza verità, sapevo che avrei fatto bene a non sottovalutare quel consiglio. Dal nostro incontro a Bor-Vigassian, infatti, la figura dell'ambasciatore aveva subito messo in allerta tutti i miei sensi, che lo percepivano come un individuo assai potente e pericoloso, forse la vera mente dietro cui agivano le foze themanite in
Esmeldia.
- Shair, attendi un momento, per favore - richiamai la donna che era già nel corridoio. Dato che sarei partito, avevo bisogno di sostituire Notturno, il mio cavallo, e non disponevo del denaro necessario a rimpiazzarlo adeguatamente.
- Nel corso dell'ultima missione ho perduto il mio cavallo, era un bellissimo stallone, un purosangue al quale ero molto affezionato... Ora dovrei procurarmi una nuova cavalcatura, ma dato che non si è mai parlato di compensi, volevo chiederti se potevi aiutarmi, in fin dei conti puoi considerarlo come equipaggiamento, credo.
- Si, hai ragione - mi rispose, frugandosi una tasca, dalla quale estrasse una piccola sacchetta di cuoio lavorato. - Vai alle scuderie del Duca a mio nome, e usa questo per pagare, vedrai che troverai un cavallo di tuo gradimento.
Mi affrettai a seguire le indicazioni di Shair, riuscendo senza difficoltà a ottenere un nuovo cavallo, uno splendido purosangue dal manto nero e lucido che per questo battezzai Tenebra. Era perfettamente addestrato, rispondeva prontamente alle manovre come se mi conoscesse da sempre, anche meglio del mio povero Notturno!
Inaspettatamente, il cavallo che mi fu dato aveva inoltre una sella e dei finimenti di prima qualità, degni di un sovrano, con elaborati disegni e intarsi che rendevano ancora più nobile quell'animale già stupendo. Non era un caso, del resto. Infatti, lo stalliere mi rivelò che in realtà Tenebra doveva essere destinato nientemeno che al Duca, ed evidentemente solo la notorietà di Shair e la grande gemma che mi aveva dato avevano reso possibile quel repentino cambio di proprietario. Per quella ragione mi fu consigliato di non farlo vedere troppo in giro per la città, per qualche tempo. La cosa non mi preoccupò, dato che mi sarei assentato da Bor-Sesirim per almeno due mesi...
la settimana dei preparativi passava in fretta, tutti sembravano molto occupati e praticamente riuscivamo ad incontrarci solo quando ci riunivamo per il pranzo e la cena, raccontandoci a vicenda ciò che avevamo fatto e le eventuali novità.
A tre giorni alla partenza, una sera Warnom si presentò accompagnato da un "amico" vescovo, dicendoci che aveva contrattato con lui una cura per il problema di Thorin. Notai subito la venalità del prete, che non faceva altro che battere le mani e sottolineare l'estrema difficoltà del suo intervento, che in fin dei conti si ridusse alla consegna di una lozione che Thorin avrebbe dovuto spalmare sul volto per due o tre giorni, prima di vederne gli effetti.
Non riuscii a comprendere quanto si dissero Warnom ed il vescovo, un individuo che mi parve assai untuoso e sgradevole, nonostante tutto. Ad ogni modo fu chiaro che il nostro compagno doveva aver pattuito un prezzo molto alto, da pagarsi in due rate, e mi chiesi a quali ricchezze avrebbe potuto attingere per onorare quell'impegno.
Ad ogni modo, mi accorgevo che Thorin era sempre più euforico ogni giorno che passava, fino a mostrarsi palesemente entusiasta all'idea di partire per Bar-Arghal. Dapprima pensai che la cosa fosse dovuta al piacere di incontrare gente della sua razza, anche se di un clan diverso, dato che per molti mesi si era trovato in compagnia di soli umani e si era dovuto in qualche modo adattare ad usi e costumi differenti.
Una sera, il nano mi chiamò in disparte, rivelandomi le vere ragioni del suo entusiasmo. Come sempre, Thorin mi considerava un suo grande amico e la cosa mi inorgogliva, dal momento che non era facile ispirare simili sentimenti nei membri di quella razza fiera e scontrosa. Venni quindi a sapere che, secondo alcune indicazioni che aveva ricevuto da Shair e Guglielmo, c'era la possibilità che a Bar-Arghal potesse completare la sua cerca, che costituiva a quel tempo la sua principale ragione di vita.
- Sono contento per te, Thorin - dissi. - Mi auguro che le cose vadano per il verso giusto, una volta tanto, e che a Bar-Arghal tu riesca effettivamente a concludere la tua lunga ricerca. Se avevo accettato di partecipare alla missione per via dell'amicizia che ci lega tutti, lo farò ora con maggior piacere sapendo che potrò essere utile per una cosa che ti sta tanto a cuore. Conta su di me.
- Bene, Corvo - rispose il nano, soddisfatto - volevo che tu venissi, e per questo te l'ho detto!
venne finalmente il giorno della partenza. Guglielmo era stato impeccabile come sempre nell'approntare tutto ciò di cui potessimo avere bisogno, ed ora disponevamo di un carro coperto, tirato da sei robusti cavalli, alla cui guida sedette Thorin. Nel retro, erano state sistemate casse di viveri, barili d'acqua ed ogni genere di equipaggiamento, tutto di primissima qualità, senza trascurare le tende invernali, le coperte e gli abiti di ricambio per far fronte al clima rigido nel quale stavamo per avventurarci.
Purtroppo, la lozione miracolosa del vescovo non sembrava aver dato risultato, dopo tre giorni, e Thorin era visibilmente preoccupato ed innervosito dalla cosa, anche se Frostwind sosteneva ci volesse più tempo. Mi chiedevo come avremmo convinto Thorin a presentarsi ai nani di Bar-Arghal, nella malaugurata ipotesi che la cura si fosse rivelata inefficace, ma mi rassicurai nel vedere che Frostwind faceva spesso ricorso ai suoi poteri per potenziare gli effetti di una eventuale ricrescita.
Infine, ci muovemmo sotto un pallido sole freddo, abbandonando la locanda di Guglielmo che non avremmo rivisto per almeno due mesi. Superammo le Mura Luminose, poi le Mura Ciclopiche e ancora una volta fummo oltre la civiltà, immersi nella neve del rigido inverno
esmeldiano.