A&P Chronicles 2002-2003 (IV, 1)

Dal diario di Gawain "Corvo Nero" Caradrim - 24 Dicembre 2005

Parte IV, Capitolo 1: Spiacevoli rivelazioni

Seduta del 18/12/2002

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Dal diario di Gawain "Corvo Nero" Caradrim - 24 Dicembre 2005

Parte IV, Capitolo 1: Spiacevoli rivelazioni

Seduta del 18/12/2002

Spiacevoli rivelazioni

ancora una volta mi trovai avvolto nell'oscurità più totale, senza alcun indizio che potesse rivelarmi se ciò che vedevo fosse reale o piuttosto il frutto della mia mente che reagiva ai danni subiti dal corpo. Lontano, da qualche parte davanti a me, un bagliore sembrava indicare una sorgente luminosa, il solo punto che potesse avere un senso tentare di
ragigungere.

Come già era accaduto in passato, mano a mano che mi avvicinavo alla luce potevo scorgere qualcosa al suo interno. Dapprima una forma confusa e indistinta, poi una massa scura che presto prese le sembianze di un enorme drago nero dalle ali racchiuse attorno al corpo. Lentamente, notai che le ali iniziavano ad aprirsi, distendendosi quasi ad offuscare la luminosità alle spalle della creatura. Mi arrestai, ancora una volta percependo il pericolo di ciò che quel simbolo rappresentava:
Themanis! 

All'improvviso, un vociare confuso si levò alle mie spalle, facendomi voltare d'istinto. Ogni traccia dell'oscurità era ora scomparsa, e mi trovavo in una strada affollata da gente che correva, urlando, in ogni direzione. Avevo una netta sensazione di già visto, e presto riconobbi la strada principale del mio villaggio, Arl-Raverim, nel momento in cui le milizie dell'Oscuro Signore piombarono sulla popolazione inerme.

Vedevo ora distintamente ogni cosa, a volte trovandomi tra la folla, a volte librandomi sul villaggio come fossi un uccello, osservando una scena già vissuta, alla quale stavolta non prendevo parte: dalla mia bocca non uscivano suoni, infatti, e nessuno pareva rendersi conto della mia presenza. Era come fossi invisibile, un puro spirito, avrebbe detto il buon
Warnom.

Vidi i cavalieri themaniti al galoppo, lanciati contro le barricate che avevamo eretto per tentare una vana resistenza. Sapevo che là, da qualche parte, dovevo esserci anche io, al fianco di mio padre, ma non feci in tempo a scorgere le sagome familiari, poiché ad un tratto la scena cambiò ai miei occhi.

Mi trovavo ora in un boschetto poco distante dal villaggio, e già sentivo le urla, i fuochi e le grida dei combattenti impegnati nella battaglia. Involontariamente mi muovevo nel fogliame, passando attraverso i cespugli e gli antichi frassini, fino a che mi arrestai in un punto dove qualcuno stava osservando la scena. Pur trovandomi di spalle, riconobbi subito la figura: era Shair. Al riparo fra la vegetazione del boschetto, la donna seguiva la scena senza mostrare un particolare coinvolgimento emotivo: non sembrava particolarmente soddisfatta né affranta per ciò che vedeva. Le parole di Ob Dentrix tornarono alle mie orecchie. Quanto potevo fidarmi di Shair? Come potevo essere certo che non fossimo solo burattini nelle sue mani, per qualche oscuro disegno a noi ignoto? Se quella visione era reale, la presenza di Shair al massacro di Arl-Raverim giustificava tali dubbi più di quanto non potessero fare le parole del Cavaliere di
Themanis.

Con un bagliore simile ad un lampo, la scena cambiò ancora, e seppi che mi stavo muovendo all'interno della fortezza che, a poca distanza dal mio villaggio, costituiva il quartier generale di Ob Dentrix. Sale e corridoi sfrecciarono davanti ai miei occhi in rapida successione, come fossi trascinato da una guida invisibile che mi tirava correndo all'interno del castello. Giunsi infine in un'ampia sala debolmente illuminata, dove una spada del tutto simile alla mia giaceva su un lungo tavolo. Poco distante, Ob Dentrix sembrava assorto nella contemplazione di una mappa di pergamena ingiallita che non osservai con attenzione, e quasi subito un uomo coperto di sangue dalla testa ai piedi entrò concitatamente nella sala.

Non potevo udire le loro parole, ma vidi l'uomo scuotere la testa insoddisfatto, abbassando lo sguardo di fronte al Conte di Alsavez. Ob Dentrix lo congedò con un gesto, quindi sedette su una poltrona e rimase così, pensieroso, grattandosi la barba.

il suono confuso di voci familiari giunse alle mie orecchie, proveniente da non so dove. Un intenso senso di nausea e spossatezza pervadeva il mio corpo dolorante, che per la prima volta ora dava cenni di vita. Mi resi conto di trovarmi steso su un letto, ed avvertii una fitta di dolore alla gamba sinistra quando tentai di muovermi per accertarmi che fossi sveglio.

Ora iniziavo a distinguere le voci, e sentii qualcuno parlare di giorni e giorni passati fra le nevi, del passo di Giada, del Duca Vigassian e del combattimento con un anziano guerriero
themanita.

- Ob Dentrix - dissi, cercando di dare un segno di vita ai miei compagni che, evidentemente, stavano raccontando a qualcuno quanto era accaduto. Mi sforzai di aprire gli occhi, e vidi Guglielmo e Shair, Warnom, Frostwind e Adesir che si voltarono verso di me, visibilmente rincuorati per le mie migliori condizioni. Thorin giaceva su un letto accanto al mio, completamente avvolto nelle bende che rendevano quasi impossibile riconoscerlo se non dalla corta e tozza corporatura.

Fui felice di rivedere i miei amici, come lo sarei stato per la mia famiglia. In fin dei conti, mi resi conto, erano loro la mia famiglia adesso. Ci salutammo affettuosamente, e chiesi cosa fosse successo, mentre cercavo di riprendermi dalla debolezza e dai giramenti di testa che ancora mi impedivano di articolare un discorso completo.

Venni così a sapere che al passo di Giada, dopo avermi ferito gravemente, Ob Dentrix aveva cercato di portarmi via ricorrendo ad una qualche maqia che era stata però contrastata da Frostwind. In seguito, un branco di lupi che tutti avrebbero giurato essere lo stesso incontrato all'andata, era provvidenzialmente comparso mettendo in fuga i nostri avversari, e Frostwind aveva così potuto richiamare i suoi poteri per farci giungere rapidamente a Bor-Sesirim, dove ci trovavamo ora. Nel combattimento, anche Thorin era stato gravemente ferito, ed aveva riportato numerose bruciature su tutto il corpo, a causa di un incantesimo.

Pur essendo molto debole, ripresi rapidamente lucidità e mi tirai a sedere sul letto, poggiando la schiena contro la testiera del letto, in modo da partecipare ai discorsi. Avevo numerose cose da chiedere e da chiarire, ero adirato per come erano andate le cose e le mie condizioni fisiche non mi avrebbero impedito di dire quanto avevo in mente.

attesi una pausa del discorso, chiamando a raccolta le forze che avevo, cercando di fare mente locale per riorganizzare le idee. Shair sembrava molto interessata al racconto di quanto era accaduto a Bor-Vigassian, e incalzava con le sue domande, aiutata da un Guglielmo che per la prima volta mostrava un comportamento ben diverso da quello di un semplice oste.

- Ob Dentrix ed i suoi ci stavano aspettando, quando siamo arrivati alla rocca di Vigassian - dissi ad un tratto, attirando l'attenzione. - Poi, ce lo siamo trovato costantemente fra i piedi durante la missione diplomatica e, una volta fuggiti, è riuscito nuovamente a sorprenderci durante il viaggio. Non mi sembra che la missione sia stata preparata con dovuta attenzione...

- In effetti - si affrettò a chiarire Guglielmo, - non avevamo la certezza di dove si trovasse Ob Dentrix quando siete partiti...

- Ed inoltre - aggiunse Shair - i themaniti dispongono di altri mezzi per riuscire a scovare la posizione di coloro che gli interessano.

- Ad ogni modo, ci avete mandati allo sbaraglio - conclusi affrettatamente, irritato. - Certo sapevate che Ob Dentrix mi cercava, e sapete molte altre cose che ci tenete nascoste. Per colpa di una mia faccenda personale, avete lasciato che l'intera missione rischiasse il fallimento e che venissero coinvolti anche gli altri membri del gruppo!

- Gli altri membri del gruppo non sono poi così estranei alla cosa come credi, Gawain - mi rispose con calma la donna, senza tuttavia accennare a rivelare qualcosa che si ostinava a tenere segreta. Tutta quella segretezza su quanto ci riguardava così da vicino iniziava a darmi sui nervi.

- Comunque, tutto fa pensare che il gruppo non sia poi così ben organizzato - aggiunsi, intenzionato ad andare fino in fondo. - Tutto lascia pensare che ci sia una talpa, nell'organizzazione, che informa i themaniti dei nostri movimenti, come già è accaduto quando abbiamo recuperato la Spada di Uldan. Dato che intendete tenerci all'oscuro di molte cose, non sono certo di potermi fidare di voi più che delle parole di Ob
Dentrix...

- Vi siete parlati? - chiese con un certo stupore Guglielmo. Qualcuno annuì in segno di risposta.

- Cosa ti ha detto Ob Dentrix? - chiese Shair. Com'era interessata a ciò che sapevamo, e quanto poco era interessata a farci capire!

- Quello che mi ha detto è una conversazione personale che non vedo perché dovrei condividere con voi, a meno che non vi decidiate a dirci come stanno realmente le cose...

- Vedi - disse Shair, sempre calma - ci sono cose che non è bene voi sappiate, nel vostro stesso interesse...

- E certo! - esplosi. Ora non ne potevo davvero più. - Qui tutti sembrano sapere più cose di me di quante non ne sappia io stesso! L'ostessa Broccaverde, Aderlist, ed anche voi due, tutti giocate a far intendere senza dire, come se non fosse di me che si parla! Non saprete nulla da me di quanto mi ha detto Ob Dentrix, a meno che non vi decidiate a parlare voi per primi!

Vi fu uno sguardo serio fra Shair e Guglielmo, mentre Thorin annuiva in cenno d'approvazione per la mia sfuriata, che certo aveva più del nanico che altro. Warnom apparve assai risoluto e seccato anche lui, minacciando di non accettare più incarichi se non fosse stata fatta chiarezza.

- E' giusto che sappia... - sussurrò ad un tratto Guglielmo a Shair.

- Gawain, raccontaci cosa ha detto Ob Dentrix, poi io ti dirò ciò che già sai e vuoi solo sentirti dire... - concluse la donna, apparentemente rassegnata.

Accettai di fidarmi di quella promessa, suscitando l'indignazione di Thorin per aver cambiato il mio atteggiamento. Tuttavia, le parole di Shair mi avevano messo in guardia e già sospettavo qualcosa che non volevo assolutamente credere. 

Raccontai dei vari incontri con Ob Dentrix, rapidamente e senza dilungarmi troppo, dando modo ai miei ascoltatori di pormi numerose domande alle quali risposi senza nascondere nulla, ma sempre senza particolare entusiasmo. Mi soffermai maggiormente sul nostro incontro notturno, nel quale avevo appreso che il Cavaliere Nero di Themanis era molto interessato a me, più che non al mio braccio o alla mia spada.

- Ob Dentrix è interessato a te come ogni padre è interessato al figlio - disse a quel punto Shair. Un'improvviso peso mi calò sullo stomaco, realizzando che le mie peggiori supposizioni, fino ad allora represse, si stavano realizzando.

Stordito dal peso di quella rivelazione, rimasi in silenzio per alcuni istanti, avvertendo l'enorme tensione che era calata su di noi tutti, sottolineata solo da un brontolio del nano. 

- Raccontatemi tutto, qui e ora. Non ho segreti per questi compagni - dissi, con un filo di voce.

shair mi parlò di Ob Dentrix, nel tentativo di farmi capire che genere di uomo fosse mio padre. E fu con sorpresa che non la sentii descriverlo come un mostro assoluto, cosa che mi sarei aspettato, ma piuttosto come di un uomo che, pur essendo certo malvagio, aveva la dignità di una profonda lealtà nei confronti della ricerca della verità. Quella era la leva che lo aveva spinto a cercarmi.

Seppi così quella che, secondo Shair e Guglielmo, era la mia vera storia. La storia di un bambino nato nel Frosnal, sottratto a suo padre dalla stessa madre, consegnato a Guglielmo perché lo nascondesse in un villaggio del Sesir dove venisse educato e cresciuto da genitori adottivi. Poi, circa sei anni prima, in qualche modo Ob Dentrix era venuto a conoscenza della cosa, ed aveva iniziato le sue ricerche: il massacro di Arl-Raverim non aveva tanto lo scopo di reprimere i ribelli, quanto di trovare me e ricondurmi da mio padre.

Nulla di certo si sapeva riguardo alla mia madre naturale, né sulle ragioni che la portarono ad allontanarmi da Ob Dentrix, anche se potevo forse immaginarle. Sembrava che fosse morta circa otto anni prima, ma Guglielmo mi fece chiaramente capire che la credeva ancora in vita, da qualche parte, nascosta alla vendetta cui certo Ob Dentrix non avrebbe rinunciato se solo l'avesse trovata.

Feci una lunghissima pausa, assorto nei miei pensieri e incapace di pensare ad altro che alla consapevolezza di avere per padre un uomo che odiavo, appartenente ad una razza che avevo giurato di combattere, e che tuttavia mi incuriosiva. Cosa avrebbe potuto dirmi ora Ob Dentrix, se mi fossi presentato a lui dicendo che sapevo la verità? E cosa avrebbe potuto rivelarmi su di lui mia madre, se l'avessi mai trovata?

- Inoltre, non è del tutto vero che la cosa riguardi solo te - aggiunse dopo un po' Shair, interrompendo i miei pensieri. - Tutti voi siete stati scelti per un motivo simile, e nessuno a parte Warnom è in realtà ciò che ha sempre creduto di essere, come te,
Gawain.

- Cosa intendi dire? - chiese incuriosita Adesir.

- E perché Warnom fa eccezione? domandai a mia volta.

- Warnom è stato voluto da me per proteggere con l'aiuto della sua divinità questo gruppo - spiegò Shair. - Come ho già accennato una volta, siete persone speciali, ognuno di voi è speciale per una qualche ragione, anche se solo tu, Corvo Nero, hai dovuto fronteggiare la verità finora.

- Spiegati meglio - Frostwind la indusse a parlare più chiaramente.

- Guardatevi bene - Shair ci guardò uno per uno. - Adesir dice di venire dal Rhemmat, ma ha lineamenti esmeldiani - fece una pausa. - Quanto a Frostwind, immaginare da dove provenga può essere un mistero per tutti, ma vi assicuro che lo è anche per lui! - un'altra pausa. - E Thorin, così convinto di far parte di Bar-Shamdar, è in realtà originario dei nani di
Bar-Arghal.

- Ti sbagli, donna - ribatté prontamente Thorin - io so bene chi sono e da dove vengo! Non sarà certo una femmina umana ad insegnarmelo!

Vi fu una breve pausa, durante la quale ci scrutammo in silenzio. In realtà, sapevamo bene che quanto aveva detto poteva anche essere un altro pezzo di verità. A quel punto, tutto poteva sembrare plausibile, anche il fatto che non ci si potesse più fidare di Shair e Guglielmo. Perché mai avrei dovuto credere più a loro che non a mio padre, in fin dei conti, anche se non avrei potuto mai diventare un themanita come lui sperava? 

In quel momento, il gruppo sembrò sul punto di sciogliersi. Da un lato Shair e Guglielmo che non sembravano intenzionati a dire altro, né in grado di giustificare tutti i loro segreti. Dall'altro io e Warnom, decisamente arrabbiati per quel comportamento che ritenevamo pericoloso per le nostre vite, e sospetto per i suoi fini misteriosi. Adesir sembrava più calma, mentre Frostwind tentò invano di ricomporre la situazione, facendo da mediatore. Dopo un po' nessuno parlò più e restammo a fissarci con sguardi interrogativi e null'altro da dire.

il silenzio innaturale che era calato nella stanza fu interrotto bruscamente da un'imprecazione in nanico. Infastidito dalla fasciatura, Thorin si era liberato delle bende sul volto e ora osservava il suo viso glabro, senza più barba né capelli, in un piccolo specchio di metallo.

- Accidenti, se n'è accorto! - esclamò digrignando i denti Warnom. Mi avvicinai a Thorin per consolarlo, mentre lui mi guardava con occhi grandi e pieni di domande. Era sconvolto. La perdita della barba per un nano era una cosa gravissima, dal momento che la sua lunghezza, il modo di annodarla, curarla e intrecciarla costituivano per quella razza un motivo di orgoglio ed una manifestazione di stato sociale.

- Ci avevo messo trent'anni... - balbettava il nano - Adesir me l'aveva tutta intrecciata... come farò?

- Non ti preoccupare, Thorin - cercai di confortarlo, anche se i veri problemi erano ben altri, in quel momento. - Vedrai che troveremo una soluzione...

Nel frattempo, Shair e Frostwind stavano parlando del messaggio che ci era stato affidato dal Duca di Vigassian e si appartarono affinché il mago potesse usare i suoi poteri per decifrare lo scritto. La donna esaminò quanto era stato vergato sulla pergamena dal suo nuovo alleato, con un'aria seria e preoccupata, per nulla distratta dalle lamentele di Thorin che ora imprecava quasi urlando, nonostante i tentativi che facemmo con Adesir di sdrammatizzare la situazione.

- Ora devo lasciarvi - disse Shair dopo aver letto il messaggio, che venne immediatamente incenerito fra le braci del camino.

- Vi auguro un buon riposo, ci vedremo domani mattina, quando dovremo parlare di cose molto serie - si congedò.

- Ovviamente! Dovremo pur trovare una soluzione a questo disastro! - rispose Thorin, indicando il suo viso senza barba né capelli.