Dal diario di Gawain "Corvo Nero" Caradrim - 22 Gennaio 2006
Parte IV, Capitolo 8: La legge dei nani
Seduta del 29/01/2003
La legge dei nani
sdraiato sul mio letto, nella stanza che dividevo con Warnom, fissavo il soffitto pensieroso, ancora adirato per quanto era accaduto durante il nostro primo ed infruttuoso colloquio don quella gente ottusa e indisponente che erano i Nani di Bar-Arghaal. Giocherellavo nervosamente con le mani, spiegazzando le lenzuola fra le dita di tanto in tanto, quando mi tornava alla mente qualche episodio particolarmente fastidioso della conversazione.
Più ripensavo all'udienza e più mi pentivo del comportamento che avevo tenuto, cedendo fin troppo facilmente all'ira ed all'impulso di far valere la mia dignità di uomo e di esmeldiano di fronte a chi, pur appartenendo ad una razza ben più antica e leggendaria, in fin dei conti si era dimostrato vile e codardo rintanandosi nelle montagne ed escludendo il resto del mondo dalla propria vita, fingendo che non esistesse. E tuttavia, mi ero pur sempre trovato al cospetto di un sovrano, e mi ero rivolto a lui con parole davvero poco educate, considerata la mia conoscenza dell'etichetta. In fin dei conti ero stato fortunato che il Reggente si fosse limitato a espellermi dalla sala prima ed a privarmi della parola in seguito: probabilmente un nobile esmeldiano mi avrebbe fatto gettare in prigione, o peggio.
D'altra parte non è che i modi più educati di Thorin avessero sortito effetti migliori. Tossendo continuamente per via di un osso di pollo che aveva mandato giù nella foga della discussione, il mio amico nano aveva provato in tutti i modi a ricondurre alla ragione l'assemblea, puntando sui risvolti commerciali delle loro decisioni, ma non era servito a nulla. La sola reazione minimamente incoraggiante era stata quella di Aska Bork, che sapevamo già essere favorevole alla nostra richiesta, ma per quanto riguardava gli altri, Dagor in particolare, l'ostilità restava aperta e palese.
Warnom si era addormentato profondamente, dopo avermi manifestato nervosamente la sua opinione sul fatto che, probabilmente, il Consiglio degli Anziani pensava con maggior probabilità di poter intessere rapporti commerciali con gli stessi Themaniti. Forse Dagor e coloro che rappresentava ritenevano più vantaggiosa un'alleanza con il nemico, piuttosto che una posizione di contrasto.
Il prete russava sonoramente, come dopo un'estenuante marcia, e si era addormentato all'improvviso, durante il dialogo, come vinto da un sonno irresistibile. Ad un tratto, ebbi un giramento di testa e mi accorsi di non riuscire a mettere bene a fuoco ciò che osservavo. Fui sorpreso da uno sbadiglio, subito seguito da un'altro e poi un'altro ancora. La vista mi appariva ancora più annebbiata e un piacevole torpore si impadronì dapprima delle gambe, rapidamente estendendosi alle braccia ed a tutto il corpo...
tonfi. Rumori e grida. Gente che parlava, lo scalpiccio degli stivali sul pavimento, il rumore del metallo delle armi. Qualcuno diceva qualcosa che non riuscivo a capire. Ero sveglio o stavo solo sognando? Tentai uno sforzo immane per riguadagnare coscienza, ma i miei sensi erano ancora profondamente sopiti e non riuscivo a svegliarmi, come sovente accade quando si hanno gli incubi.
Qualcuno mi aveva afferrato per la casacca e mi scuoteva violentemente, alzandomi a sedere sul letto senza che comunque riuscissi ad aprire gli occhi. Avevo la bocca impastata e un vago sapore dolciastro mi provocava un principio di nausea, quando finalmente anche il fischio nelle orecchie svanì e riuscii ad aprire gli occhi.
La stanza era invasa da guerrieri nani con armi e corazze, dai visi duri e dagli sguardi arcigni nei nostri confronti. Warnom era stato tirato su dal letto a forza, come me, e la sua espressione rivelava un risveglio altrettanto difficile.
- Che cosa avete fatto! - diceva uno dei guerrieri, mentre un altro si chinava a raccogliere qualcosa da terra. Si trattava della mia spada, che con grande sorpresa constatai avere la lama sporca di sangue.
- Noi non abbiamo fatto nulla, dormivamo... - tentai di rispondere, ma fui interrotto bruscamente dal cenno di uno dei soldati che indicava agli altri di portarci fuori.
- Vi aveva dato troppo fastidio, vero? E così avete sistemato la cosa alla vostra maniera, umani! - mi rimproverò quello che sembrava essere il capo del drappello. Warnom protestava divincolandosi senza successo, accennando a qualche protesta che sapevamo essere vana. La sua espressione, mista di rabbia e stupore doveva essere assai simile alla mia.
Fummo condotti senza troppe cortesie attraverso il corridoio che univa i nostri alloggi a quelli degli altri compagni, dove altri drappelli li avevano prelevati in modo similare. Un altro nano impugnava i lunghi pugnali di Adesir ed una delle sue frecce, e notai che anche quelle armi erano sporche di sangue.
- Ma che diavolo è successo? - non riuscii a trattenermi.
- Avete ucciso Dagor Martello d'Oro e fate finta di niente? - digrignò uno dei soldati con fare minaccioso. - Ma ora il Reggente vi darà quel che meritate!
Finalmente la situazione mi era chiara, anche se questo non comportava affatto un sollievo per la nostra condizione. Viste le discussioni della sera prima, qualcuno aveva ben pensato di eliminare Dagor, avendo cura di fare in modo che la colpa ricadesse su di noi. In questo modo, la nostra missione sarebbe stata certamente giudicata in modo sfavorevole ed il Consiglio degli Anziani avrebbe potuto godersi l'isolamento di Bar-Arghaal ancora a lungo. Era fin troppo facile mettere ora in relazione le difficoltà del risveglio con quanto era accaduto: dovevano averci drogati!
fummo condotti in una sala abbastanza grande, al cui centro si trovava un lungo tavolo sul quale era adagiato un corpo coperto da un telo. Numerosi corazzieri nani erano allineati lungo le pareti, i volti fieri e gli sguardi duri ed ostili nei nostri confronti, mentre venivamo sospinti verso Thorgrim ed alcuni altri che si trovavano nei pressi del tavolo.
- Non ti preoccupare Corvo, vedrai che adesso sistemeremo tutto - mi diceva Thorin per incoraggiarmi. Purtroppo non riuscivo ad essere altrettanto fiducioso, e ben presto i fatti mi avrebbero dato ragione.
Le nostre armi furono posate sul tavolo ed il Reggente le osservò severo, mentre un vescovo di Morgrim entrava nella sala, portandosi al suo fianco. Si dissero qualcosa in nanico, quindi il prete solelvò il telo e osservò il corpo che era adagiato sul tavolo. L'anziano Dagor giaceva, morto e coperto dal sangue a causa di numerose ferite: un foro di freccia da parte a parte all'altezza del cuore, un grande squarcio che partiva dalla spalla e proseguiva diagonalmente per gran parte del torace, più numerosi segni di pugnalate inferte in punti diversi.
Il vescovo disse qualcosa e agitò il simbolo sacro che portava al collo, chiudendo gli occhi. Quindi passò ad esaminare le nostre armi, sfiorando con le dita le parti in cui il metallo era sporco del sangue che già iniziava a rapprendersi. Ebbe un violento sussulto quando tentò di afferrare la mia lama, e subito lasciò perdere, con aria preoccupata, voltandosi verso
Thorgrim.
- Vi siete macchiati di un orrendo delitto nelle sale di Bar-Arghaal - disse Thorgrim con aria grave, dopo aver brevemente confabulato con l'altro. - Le analisi effettuate dal vescovo mostrano che queste armi si sono macchiate del sangue di Dagor; il sangue sulla spada non è stato possibile esaminarlo per ora, ma anche quell'arma si rivela assai malvagia e non ho motivo per ritenere che il sangue sia diverso.
- Ma non è possibile, siamo stati drogati, nessuno di noi riusciva ad alzarsi dal letto - esclamò Thorin, che evidentemente iniziava a perdere un po' del suo iniziale ottimismo. Un coro di voci si levò nel momento in cui ciascuno di noi tentò disordinatamente di dire qualcosa a nostra discolpa.
- E poi non conosciamo questo posto, come avremmo fatto a uscire senza essere visti, trovare la stanza di Dagor e ucciderlo? - aggiunsi non appena pensai di poter essere udito, vanamente sperando che considerazioni così logiche potessero essere prese in considerazione da quella gente ottusa.
- Gli alloggi di Dagor erano i più vicini ai vostri e facili da trovare - replicò Thorgrim, - e guarda caso era stato il vostro più accanito antagonista nelle discussioni di ieri sera... Inoltre, il sangue sulle vostre armi è una prova inconfutabile e oggettiva!
- Ma pensate davvero che se volessimo uccidere Dagor saremmo stati così stupidi da lasciare tanti e simili indizi contro di noi? - esclamai, spazientito.
- Non so davvero cosa aspettarmi da voi umani - rispose uno dei nani al fianco del Reggente, - per quanto mi riguarda potreste benissimo essere così sciocchi...
Mi scagliai istintivamente contro di lui per colpirlo, ma fui immediatamente bloccato dalle guardie prima ancora che potessi fare un passo in avanti. Solo un miracolo poteva salvarci da quegli sciocchi individui!
- In base alla nostra legge - sentenziò infine Thorgrim, ricoprendo il corpo dello sventurato Dagor - le prove sono inconfutabilmente contro di voi. Pertanto, secondo i dettami di Morgrim, vi sono concessi due giorni di tempo per dimostrare la vostra estraneità al fatto, altrimenti, all'alba di dopodomani sarete decapitati per il crimine commesso.
ovviamente, ogni discussione fu inutile. Alla sentenza seguì un gran trambusto in cui tutti urlavamo e professavamo la nostra innocenza adducendo giustificazioni e considerazioni che ritenevamo altrettanto probanti quanto il sangue sulle nostre armi. Accettai di sottopormi al giudizio di Morgrim che, per tramite del vescovo, secondo quanto sosteneva Warnom, avrebbe potuto rivelare se dicevo la verità o se mentivo, ma i nani furono irremovibili nel dichiarare che non erano soliti ricorrere a quei mezzi. Dovevamo cavarcela da soli.
Ci fu consentito di muoverci quasi liberamente, disarmati, accompagnati da Aska Bork e da un certo Galdim, che avrebbero svolto il ruolo dei testimoni oltre che dei sorveglianti. Seguendo l'ipotesi che ci avessero drogati, come prima cosa, facemmo convocare i camerieri della sera prima, che attendemmo per lunghi minuti mentre Thorgrim ed il suo seguito di armigeri e dignitari si allontanarono dalla sala.
- Cosa hai messo nel mio cibo, bastardo? - aggredii il cameriere che riconobbi avermi servito a tavola, sferrandogli un pugno in faccia prima ancora che potesse capire cosa accadeva. Tentò di balbettare qualcosa farfugliando che non sapeva di cosa stessi parlando, e ne ebbe in cambio un secondo pugno che lo fece sanguinare dal naso. Thorin e Aska Bork mi trattennero a fatica, costringendomi a mollare la presa sul malcapitato, il quale asseriva di non aver fatto nulla di male, massaggiandosi il volto tumefatto. Tentai di riguadagnare la calma, lasciando che fossero gli altri a condurre le prime domande, ma notai che anche coloro che non avevano reagito in maniera altrettanto violenta non disapprovavano completamente la mia reazione.
Alla fine, fu stabilito di esaminare i resti del cibo e ci facemmo guidare verso una delle sette cucine, dopo aver scoperto che, nell'ipotesi fossimo realmente stati drogati, Thorgrim non ne aveva risentito poiché veniva servito da una cucina diversa. Restava da capire come mai Dagor, Aska Bork e gli altri nani, serviti dalla nostra stessa cucina, non avessero avuto i nostri stessi effetti, ma giustificai questo basandomi sulla migliore resistenza dei nani alle sostanze nocive.
Gli avanzi erano raccolti in alcuni grandi secchi in attesa di essere dati ai porci, ma fortunatamente nessuno ancora si era occupato di quell'incombenza. Thorin, ricorrendo alle sue invocazioni, riuscì presto a isolare uno dei secchi che, a dir suo, sembrava mostrare tracce di sostanze estranee al cibo. Adesir fece ricorso a tutte le sue conoscenze in fatto di erbe per identificare, a suo parere, la presenza di un'erba tropicale detta Rithrim, nota per avere effetti simili a quelli da noi provati al risveglio. Su mia richiesta, Aska Bork chiese l'intervento del vescovo che, giunto in breve tempo, confermò le impressioni di Adesir, aggiungendo che l'erba incriminata proveniva dalle terre del Remmath, proprio la stessa regione d'origine della ragazza!
- Se vogliamo capirci qualcosa - riflettevo, cercando di dipanare la matassa nella quale eravamo avvinti - dobbiamo capire chi può trovare vantaggio da questa situazione. A mio parere, gettare il discredito su di noi serve a scongiurare il pericolo che il Reggente decida di entrare in guerra come chiesto da Shair, e quindi va a vantaggio del Consiglio degli Anziani...
- Ci andrei piano con le parole, uomo - ammonì Galdim, facendo notare di essere anche lui un membro del Consiglio. - Un simile episodio non è mai accaduto a Bar-Arghaal e guarda caso si verifica proprio ora che arrivate voi, la coincidenza è quantomeno strana, non trovi?
Discutemmo un po', mentre ci allontanavamo dalle cucine, senza tuttavia raggiungere il livello di ostilità che avevamo avuto con Dagor. Galdim sembrava vagamente più propenso a ipotizzare che ci fosse qualcosa di poco chiaro, ma anche lui esigeva prove chiare che ancora non avevamo, ed inoltre non poteva credere che un membro del consiglio potesse averne ucciso un altro solo per faccende politiche.
Riferimmo a Thorgrim della nostra prima scoperta, confortati dalla testimonianza del vescovo, il quale tuttavia non mancò di far notare la coincidenza secondo cui il Rithrim era originario delle stesse terre da cui veniva Adesir. A nulla servì far presente che la ragazza aveva lasciato il suo paese da oltre dieci anni e che quindi chiunque avrebbe avuto la stessa probabilità di introdurre l'erba a Bar-Arghaal. Il Reggente esigeva prove e non fu mosso a maggiore clemenza dalle notizie.
il nostro secondo passo fu recarci nella stanza in cui era stato ucciso Dagor, che si trovava nella stessa ala dei nostri alloggi. In pratica, si trattava di un'ala la cui costruzione era stata completata solo di recente, in cui le nostre tre stanze erano unite da un corridoio che proseguiva quindi per un certo tratto fino a quella in cui era morto il vecchio nano. Constatammo che vi era sorveglianza solo al di fuori dell'ala, pertanto chiunque, durante la notte, avrebbe potuto spostarsi fra le nostre stanze e l'alloggio di Dagor, con la certezza di passare quasi certamente inosservato.
La cosa singolare era, come scoprimmo commentando i fatti con Aska Bork e Galdim, che la costruzione di quell'intera ala era un progetto fortemente voluto dallo stesso Dagor quasi quarant'anni prima e, sebbene i lavori fossero stati ultimati circa sei mesi addietro, il defunto non vi aveva mai dimorato prima di quella notte. Se non fosse stato per il fatto che era stato lui stesso a rimetterci la vita, tutto avrebbe lasciato supporre una macchinazione ordita dallo stesso
Dagor...
Dopo un attento esame, la complessa e massiccia serratura dell'alloggio si rivelò essere stata scassinata, anche se con grande perizia. I lievi segni ed i quasi impercettibili graffi lasciati sulla piastra metallica escludevano che fosse stata usata la chiave, eppure chiunque fosse stato doveva essere assai abile in quelle cose, dal momento che né Warnom, né Adesir riuscirono a far scattare la serratura con i loro grimaldelli.
L'esame della stanza, di dimensioni alquanto ridotte, rivelò con certezza che un uomo della mia taglia non avrebbe potuto manovrare la lama nera in quel luogo, che peraltro era sufficientemente angusto da rendere ingiustificato anche l'uso di una freccia. Inoltre, le tracce di sangue che trovammo non erano affatto plausibili con l'ampia ferita al torace che avevamo visto di sfuggita quando ci era stato mostrato il corpo di Dagor. Del resto, non sembrava neppure che il nano fosse stato ucciso nel proprio letto, dato che le tracce suggerivano che egli si trovasse al centro della stanza al momento della morte.
- Ti rendi conto che non avrei mai potuto manovrare la mia spada qui dentro? - chiesi ad un tratto, rivolgendomi a Galdim, cercando la sua approvazione. Mi preoccupavo meno di Aska Bork, il quale aveva già ampiamente dimostrato di essere dalla nostra parte, anche se non poteva certo violare le leggi di Bar-Arghaal in nosto favore.
- Inoltre - proseguii - se anche l'avessimo ucciso provocandogli quelle mostruose ferite, io ed Adesir dovremmo essere coperti di sangue dalla testa ai piedi... pensi forse che ci siamo lavati e cambiati d'abito? E se lo avessimo fatto non avremmo ripulito anche le armi?
- Nulla è impossibile usando la magia - replicò con calma Galdim, mentre indicava Frostwind - e voi indubbiamente avete un mago!
- Se avessi usato la magia per ripulire gli abiti, e se loro fossero stati tanto sciocchi da commettere un omicidio in questo stupido modo - rispose il mago, spazientito - avrei usato le mie arti anche per far sparire ogni traccia dalle armi...
Per la prima volta, notai che Galdim non appariva più tanto sicuro di sé nel confutare le nostre ipotesi. Tuttavia, non avevamo ancora nulla di tangibile, e se non fossimo riusciti a trovare prove certe, l'avere Galdim e Aska Bork dalla nostra parte sarebbe servito a ben poco, di fronte al Reggente.
A quel punto era indispensabile esaminare più approfonditamente il corpo del defunto
Dagor.
nella sala trovammo un prete che stava amministrando un qualche sacramento sui poveri resti del nano. Insospettito perché temevo che qualcuno potesse cercare di nascondere delle prove, lo avvicinai bruscamente, ma Thorin e Warnom mi dissero che si trattava di un normale rituale funebre. Ad ogni modo, il nano fu rapido nel completare la sua opera, lasciandoci presto da soli.
Tutte le ferite erano mortali. Chiunque si fosse macchiato di quel delitto aveva voluto accertarsi che Dagor non potesse sopravvivere neanche per caso, infierendo con colpi letali anche dopo la sua morte.
Lo squarcio teoricamente prodotto dalla mia spada appariva irregolare ai bordi, nonostante sapessi bene che quella lama non necessitava mai di affilatura. Questo fatto, in aggiunta al particolare orientamento del taglio, lasciava presupporre che la ferita non fosse stata causata da un colpo vibrato con forza come durante i combattimenti, ma piuttosto fosse un taglio apportato lentamente al corpo già disteso a terra, probabilmente dopo che Dagor era morto.
Ancora più singolare si rivelò il foro della freccia, che passava da parte a parte lo sventurato, spaccandogli il cuore. Era assurdo che la freccia fosse stata trovata nella faretra di Adesir, e soprattutto che fosse praticamente intatta.
- Anche ammettendo che la freccia sia passata fra le costole due volte senza spezzarsi - osservò Adesir - se è uscita completamente dall'altro lato dovrebbe aver perso il piumaggio, mentre la mia lo ha intatto!
- Inoltre - aggiunsi , seguendo una mia idea - se Dagor non è stato ucciso nel proprio letto ma in mezzo alla stanza e senza gridare, vuol dire che si è alzato per andare incontro a chi è entrato dalla porta. Questo significa che conosceva assai bene il suo assassino...
Se la cocciuta ostinazione di Galdim aveva vacillato poco prima, in quell'occasione iniziava ad essere veramente perplesso. Si leggeva chiaramente sul suo volto che qualcosa non quadrava in tutta la vicenda, come peraltro non mancava di rilevare Aska Bork, eppure non riuscivamo a stringere le mani su nulla di concreto che potesse essere prodotto come prova.
In quel momento giunse Thorgrim accompagnato dal vescovo, che non si mostrò affatto sorpreso nel trovarci sul posto.
- Dovete uscire tutti dalla sala - disse il Reggente, indicando la porta. - Il vescovo proverà ora a invocare Morgrim affinché gli consenta di contattare lo spirito di Dagor, per constatare se in punto di morte abbia potuto riconoscere il suo assassino. Al nano è consentito rimanere durante il rituale.
Uscimmo nel corridoio e restammo in attesa per lunghi interminabili minuti, sperando silenziosamente che quell'arcano rituale potesse fornire finalmente una dimostrazione della nostra estraneità al delitto. Quando si riaprirono le porte, tuttavia, le nostre speranze furono deluse. Lo spirito aveva rivelato che Dagor era stato svegliato da una voce che cantilenava una specie di litania, si era alzato dal letto per controllare e quindi era stato colto da un sonno improvviso quanto irresistibile. Dopo che le armi insanguinate avevano accusato me ed Adesir, ora l'ipotesi di un incantesimo del genere gettava nuovi sospetti anche su
Frostwind.
dopo che ci fummo calmati un po' al termine di una nuova serie di discussioni che sorsero a proposito di tali rivelazioni, Thorgrim ci sorprese chiedendo al suo seguito ed al vescovo di uscire dalla stanza per restare solo con noi. I nani ubbidirono uscendo dalla stanza con la curiosità che si dipingeva sui loro volti di pietra a quella singolare ed inattesa richiesta. Il Reggente toccò un amuleto che portava al collo e fu subito avvolto da un'aura traslucente di colore azzurro, che Frostwind ussurrò trattarsi di una protezione.
- Chiariamo bene le cose - ci disse, con il suo solito modo severo e grave. - Nonostante quello che voi possiate pensare e ciò che avete detto, io non sono uno sciocco, e mi rendo bene conto che in questa cosa vi siano numerose stranezze, come quelle che avete fatto notare.
Mi parve di cogliere un generale sospiro di sollievo, constatando che forse non avevamo a che fare con un muro impenetrabile alla ragione.
- Tuttavia - continuò, - in qualità di Reggente della Forgia è mio dovere applicare la legge di Bar-Arghaal, in virtù della quale è indispensabile che siate voi a produrre prove della vostra innocenza. I soli fatti e le sole prove finora ottenute sono inconfutabilmente a vostro carico, secondo la legge, ed anche se i dubbi possono essere più che giustificati, in mancanza di prove contrarie voi siete i colpevoli.
Il sospiro di sollievo si interruppe sul nascere, gelandoci ancora una volta. Non era cambiato nulla, dunque?
- Pur non potendomi sottrarre agli obblighi del mio ruolo - proseguiva, impassibile nell'espressione, - proprio perché anche io nutro seri dubbi su ciò che è accaduto questa notte, vi fornirò tutto l'aiuto che posso affinché venga fatta luce sulla questione e ci aiutiate a smascherare il vero colpevole del delitto...
- Aiutarvi? - lo interruppi, irato. - Ma ti rendi conto di quello che dici? Siamo stati coinvolti appositamente in questa cosa, tutti ci trattano come assassini e rischiamo di rimetterci la testa per colpa della vostra legge, e ora che capisci che siamo innocenti ti dobbiamo aiutare a trovare il vero colpevole?! Se hai capito che non c'entriamo niente, l'assassinio di Dagor è una cosa che non ci riguarda, vedetevela da soli e lasciateci in pace!
Thorin annuiva alle mie parole, come per darmi ragione pur senza parlare per timore di offendere il Reggente, cosa della quale evidentemente non mi preoccupavo più di tanto. Del resto, se avesse voluto decapitarmi o imprigionarmi l'avrebbe potuto fare già la sera prima, e comunque non è che avessi molto da rischiare...
- Non hai capito - rispose Thorgrim, con un tono di voce appena più alto a quello precedente. - La legge qui dice che le prove sono contro di te e i tuoi compagni, quindi sei colpevole a meno che Morgrim non ti illumini dandoti il modo di dimostrare la tua innocenza nel tempo che ti concedo! Neanche io posso sottrarmi alla legge di Morgrim. Quel che posso fare è darvi i mezzi perché la vostra indagine abbia successo.
- E cosa pensi di fare per aiutarci, allora? - chiese Thorin.
- Innanzitutto d'ora in avanti non sarete più accompagnati da Galdim, che sarà sostituito dal Vescovo: oltre a esservi più utile, i sospetti sul consiglio degli anziani mi inducono a questa scelta, che comunque mi mette anche in difficoltà nei loro confronti... - si grattò la barba per un istante, pensieroso.
- Inoltre - continuò dopo una breve pausa, - vi saranno rese le armi ed il vostro mago avrà la possibilità di usare la sua magia, se sarà utile allo scopo. Infine, vi posso assicurare che, se mi aiuterete a smascherare un eventuale complotto qui a Bar-Arghaal, farò di tutto perché la Confederazione aderisca alla richiesta di Shair Jax che mi avete portato.
Non avevamo scelta, ovviamente, ed io mi sentivo comunque indignato per tutto ciò che accadeva così come per quella stupida ed assurda legge nanica che impediva di usare la ragione in una situazione come quella! Tuttavia, i miei compagni si mostrarono soddisfatti dell'offerta, dal momento che si prospettava anche la possibilità di riuscire a portare a buon esito la nostra missione, così decisi di non peggiorare le cose. In fin dei conti, già il pensiero di riavere la spada mi faceva sentire meglio...
La conversazione era durata anche troppo perché non desse troppo nell'occhio ai sospettosi membri del consiglio degli anziani, così Thorgrim si affrettò a porvi fine, lasciandoci liberi di proseguire le nostre indagini con Aska Bork ed il vescovo di
Morgrim.