Dal diario di Gawain "Corvo Nero" Caradrim - 21 Aprile 2010
Parte VI, Capitolo 11: Gli artefici del mondo: epilogo o nuovo inizio?
Seduta del 29/07/2003
Gli artefici del mondo: epilogo o nuovo inizio?
nell'ampia
sala delle riunioni della casa di Thorin e Polgrim, ci ritrovammo tutti
riuniti, ad esclusione di Frostwind, con Shair che recava un misterioso
involucro avvolto in un panno nero, che sembrava contenere un oggetto lungo
e sottile. Colod appariva divertito dalla situazione, e continuava a
mormorare fra sé e sé quanto la cosa promettesse di rivelarsi interessante
per un curioso come lui.
Ci
accomodammo sulle basse sedie di taglia nanica, cercando di trovare una
posizione comoda.
-
Parliamo subito del mago - esordì Thorin, ancor prima di mettersi a sedere.
- O lo ammazzate voi o lo sgozzo io!
-
Dobbiamo parlare anche di Frostwind, è vero Thorin - rispose Shair
mantenendosi calma, - ma per ora sappi che non costituisce pericolo per voi
né per altri, quindi non c'è urgenza. Invece, quel che è successo a
riguardo è qualcosa che non abbiamo compreso a fondo, per cui dovrò
chiedervi delle spiegazioni...
-
No! - eruppe Polgrim, battendo un pugno sul tavolo. - Qui le domande ora le
facciamo noi, e tu ci devi delle risposte!
-
E' vero - ammise Shair. - Siamo qui per questo, non temere. Permettimi però
di narrare le cose dall'inizio, soprattutto per te, che sei stato forse il
primo ad essere per così dire "vittima" delle nostre
macchinazioni...
Colod
appariva sempre più divertito e interessato, mentre fra noi iniziava a
serpeggiare un certo nervosismo alle parole "macchinazioni" e
"vittima". La conversazione non fu semplice, poiché presi dalla
foga tutti interrompemmo Shair in più di un'occasione, deviando il filo del
discorso che risultò non semplice da seguire. Alla fine, comunque,
riuscimmo a ricostruire i fatti, che cercherò di narrare in questo mio
diario il più chiaramente possibile, per quanto alcune cose sfuggano alla
mia comprensione.
innanzitutto,
Shair tentò di spiegare quali fossero i problemi che portarono alle
decisioni successive. Tutta la vicenda era imperniata sugli eredi dei
cristalli, su di noi come sugli altri di cui ancora non eravamo a
conoscenza, inclusi quelli al servizio di Themanis. Il problema era proprio
questo, le vicende del cristallo avevano portato una grande attenzione sugli
eredi, e si era scatenata una ricerca in cui le due fazioni cercavano di
accaparrarsene il maggior numero possibile, dal momento che essi avevano
delle capacità che risultavano indispensabili per portare a termine i
diversi fini perseguiti. Ad esempio, gli eredi risultavano più resistenti
di chiunque altro all'influenza stessa del cristallo, ed era pertanto
necessario disporre dei loro servizi sia che si intendesse perseguirne la
distruzione, come nel caso di Shair, sia nel caso che lo si volesse
utilizzare per controllare Terala, come nel caso dell'Oscuro Signore. In
questo senso, la nostra scelta di Adesir come portatrice del cristallo si
era rivelata ottima, anche se giungemmo a tale scelta per motivi diversi,
poiché la ragazza rappresentava, in qualità di discendente di Korradrim,
uno degli animi più puri e quindi più in grado di opporsi alle influenze
generate dal potere dell'artefatto.
In
questa situazione, quella che conoscevamo nel 2006, il confronto fra le
nostre forze e quelle di Themanis era impari. L'oscuro signore disponeva di
mezzi e uomini in misura ben maggiore di quelli di Shair e dell'Alleanza,
anche se si tentò una qualche forma di resistenza. Il risultato fu che
molti degli eredi furono uccisi dall'una o dall'altra parte, ed altri
passarono al nemico. Questa situazione rischiava di lasciare l'Alleanza
senza eredi per poter proseguire la ricerca degli elfi per distruggere il
cristallo, soprattutto dopo che noi lasciammo la rocca di Vigassian in
pessime condizioni e con lo stesso Thorin in bilico fra la vita e la morte.
Così fu escogitato un espediente magico, che avrebbe consentito di
salvaguardare la vita di un certo numero di eredi, i quali sarebbero rimasti
nascosti a Themanis.
L'espediente
si basava su un potente rituale della magia antica, il cui scopo era quello
di indurre e convogliare esperienze oniriche in un gruppo di persone che
avrebbero vissuto realmente fatti irreali. Per ciò che questo possa
significare, sono le parole di Shair che ricordo. In pratica, questo rituale
fu originariamente studiato da Maximus Jax, il quale tuttavia non disponeva
del potere necessario al suo impiego; lo studio fu a lui carpito da
Perigastus, il quale lo sconfisse in un duello magico a seguito del quale
Maximus fu privato dei suoi poteri. L'arcimago disponeva del potere
necessario ad utilizzare l'incantesimo e ne completò lo studio, che poi in
qualche modo venne recuperato dall'Alleanza. Ma nessuno fu in grado di
trarne vantaggio fino a quando noi non riuscimmo a liberare Aderlist, il
quale si rivelò in grado di manipolarne le complesse formule che servirono
a impiegarlo su di noi e sugli altri eredi della nostra fazione.
In
pratica, a seguito di questo potente incantesimo, tutto ciò che avevamo
vissuto negli ultimi due mesi era pura illusione. L'ultimo momento reale che
ricordavamo era quando entrammo nel sepolcro di Felgrim e parlammo con il
Guardiano, il quale peraltro ci mise in guardia con un sibillino
avvertimento che ovviamente non potevamo comprendere. Polgrim era una pedina
essenziale del piano, poiché fu lui a condurre i vari gruppi di eredi al
sepolcro, ben sapendo che qui sarebbero stati sottoposti all'effetto della
magia; ogni volta, la memoria del nostro amico veniva magicamente alterata
in modo da dimenticare i fatti, quindi era pronto per condurre un nuovo
gruppo. L'ultima volta, poi, si era deciso di far entrare anche lo stesso
Polgrim all'interno dell'illusione, essendo anche lui un prezioso erede di
Felgrim.
Le
rimostranze di Polgrim a questo proposito furono messe immediatamente a
tacere quando Colod gli mostrò una pergamena, che recava inequivocabilmente
la sua firma ed il sigillo dell'Artiglio di Ferro, nella quale dichiarava:
"Io, Polgrim dell'Artiglio di Ferro, nel
pieno possesso delle mie facoltà fisiche e mentali e senza alcuna
forma di costrizione, accetto l'incarico affidatomi in merito alla
conduzione degli eredi dei cristalli presso il sepolcro di Felgrim
perché essi siano sottoposti al rituale di Comunione delle
Esperienze. Dichiaro di accettare che la mia memoria venga
cancellata dei fatti suddetti, per salvaguardare l'integrità della
missione e degli eredi, e dichiaro altresì di essere consapevole e
di accettare ogni conseguenza che ne deriverà anche in un futuro
nel quale potrei non ricordare di aver sottoscritto questa
dichiarazione".
in
pratica, ci disse Shair, cercando di vincere le nostre proteste (le mie
particolarmente infervorate), il tutto era servito a vari scopi. In primo
luogo, avevamo avuto l'occasione di affinare le nostre doti nell'uso della
magia, nell'addestramento individuale, nel controllo della spada nera, senza
rischiare veramente di morire. Negli eventi che eravamo convinti di aver
vissuto, alcuni episodi erano indotti artificialmente dall'esterno, come
tappe forzate attraverso le quali tutti dovevano passare, come il Passo del
Cappio, la Caccia, il labirinto di Maximus. Ma nella maggior parte dei casi
avevamo agito esercitando il nostro libero arbitrio, dimostrando in questo
modo chi potesse essere in grado di proseguire e chi no.
La
sola controindicazione di quel poderoso rituale, secondo Shair, era il suo
effetto sul passare del tempo. I nostri corpi erano rimasti sospesi, in una
sorta di stasi, mentre vivevamo un paio di mesi di vicende, ma nel mondo
erano realmente passati quattro anni e poco più. Questo spiegava i segni
dell'invecchiamento che avevo notato sul viso della donna, e in misura forse
minore, negli altri che avevo incontrato.
Ma
c'erano altre controindicazioni che Shair sembrava sottovalutare, e che
animarono la discussione a questo punto. Io ero indignato, infuriato ed
offeso. Non mi sarei tirato indietro all'esperimento se me lo avessero
chiesto, poiché credevo nella missione e nell'incarico ricevuto. Ma il modo
in cui Shair aveva condotto le cose, non lasciandoci scelta, decidendo delle
nostre vite come se ne potesse realmente disporre, era ingiustificabile.
Minacciai di abbandonare tutto, nonostante la donna sembrasse comprendere la
mia indignazione, pur sottolineando che era la sola cosa da farsi.
Tuttavia,
Shair seppe farci capire meglio i vantaggi che avevamo ottenuto in quel
modo, illustrandoci la situazione attuale, nel 2010. Themanis aveva
conquistato la quasi totalità del continente, insediando la nuova capitale
a Lalad-Nor, dove risiedeva ora l'ambasciatore con le stesse funzioni di
Turlang, araldo di Themanis, nel continente settentrionale; al suo fianco,
come sempre, c'era il fratello di Shair, Angus, il quale ovviamente non era
mai passato dalla nostra parte per davvero, anzi era lui che aveva abbattuto
le Mura Ciclopiche guidando le orde themanite alla conquista di Bor-Sesirim
tre anni fa.
Solo
poche sacche di resistenza restavano, segrete e nascoste, come il
Bar-Arghaal, dove per quel motivo tanti umani avevano trovato rifugio negli
ultimi anni. Data la situazione che avevamo lasciato nel 2006, era facile
immaginare che il Nero Signore avrebbe comunque raggiunto questo dominio,
con o senza di noi. Ma tutto ciò aveva fatto bruscamente calare
l'attenzione sulla questione dei cristalli, ed oggi nessuno si curava più
degli eredi. A parte quelli noti al servizio di Themanis, infatti, tutti gli
altri erano dati per morti, uccisi nella difesa di Bor-Sesirim o in una
delle innumerevoli battaglie che si erano svolte in quei quattro anni di
illusione. Oggi, nessuno ci conosceva, nessuno ci cercava, nessuno
immaginava più che esistessimo né tantomeno dove potessimo essere. Questo
era il vero vantaggio. Adesso avremmo potuto proseguire a cercare gli elfi
per portare finalmente a compimento la distruzione del cristallo, che
avrebbe segnato l'inizio del declino di Themanis su Terala. Ecco cosa mi
convinse a restare.
ma
le rivelazioni non erano ancora finite, molte altre cose dovevano ancora
essere chiarite. Ad esempio, c'era la questione di Frostwind, che a Shair e
Colod non risultava essere passato con il nemico, eppure si era verificata
l'insanabile frattura con il gruppo che aveva portato alla sua eliminazione,
anche se illusoria. Non sapevano cosa fare. Nel caso di coloro che passavano
al nemico, avevano stabilito di rendere inoffensivi tali individui, che non
sarebbero stati risvegliati o forse sarebbero stati soppressi, ma nel caso
di Frostwind non sapevano come procedere e cercavano di far cadere su di noi
la responsabilità di una scelta che personalmente non sentivo di dover
fare. Shair ci chiese di ragionarci e di trovare una soluzione unanime
quando, tre giorni dopo, ci saremmo incontrati al Consiglio dei Venti per
decidere del futuro.
Oltre
a ciò, vi fu l'occasione di chiedere chiarimenti su alcune altre questioni
che ci assillavano. Così Adesir venne a sapere che il Duca Vigassian si era
sposato circa quattro anni prima, con sua grandissima delusione. Da quel
momento, la ragazza non disse un'altra parola.
Dal
canto mio, finalmente mi fu rivelata la funzione del misterioso corvo, un
"totem elfico" secondo Colod. In pratica, l'animale svolgeva una
funzione protettiva nei miei confronti, legato dalla magia. Il suo compito
era quello di evitare che la lama nera prendesse il sopravvento sulla mia
volontà, ma in che modo questo potesse avvenire, nessuno ancora lo sapeva.
Era comunque già molto sapere che non era un uccello del malaugurio, come
superstiziosamente temevano alcuni dei miei compagni...
Ma
la vera rivelazione fu a proposito dell'ambasciatore. Illuminato da chissà
quale intuizione, feci notare che non potevamo continuare a chiamare senza
un nome quello che si prospettava ormai come il nostro principale nemico su
Terala. Il fatto sconvolgente era che si chiamasse Raven, come il mio
antenato. Anzi, secondo Colod e Shair era proprio lui, riconosciuto dallo
stesso Imperatore, probabilmente rianimato dalla morte con qualche
sortilegio delle arti necromantiche. Raven era morto circa cinquecento anni
prima, trafitto alla gola da Garteh Jax sui bastioni di Bor-Sesirim con la
stessa spada Selint che ora impugnava Shair. In quel combattimento, lo
stesso Gareth era stato colpito a morte. Ma per qualche ragione, ora Raven
era un non morto che operava in qualità di ambasciatore di Themanis e la
cosa, ovviamente, non poteva farmi piacere. L'anno 2010 non si apriva per me
con auspici migliori di come avevo vissuto nel 2006...
-
Dobbiamo sfruttare il vantaggio che abbiamo ora - concluse Shair. - Themanis
ha vinto, sa di aver vinto e non si aspetta né una resistenza né che gli
eredi dalla nostra parte siano ancora vivi. Per questo dobbiamo ora
organizzarci per riprendere la ricerca degli Elfi. Loro ci porteranno alla
distruzione del cristallo e ci auguriamo che tornino a svolgere la loro
funzione di moderatori fra i popoli di Terala, allontanando lo spettro
dell'Oscuro Signore.
Si
alzò in piedi, senza che vi fossero repliche, lascinado intuire che la
conversazione volgeva al termine. Poi si voltò per completare il suo
pensiero.
-
Fra tre giorni decideremo cosa fare al Consiglio dei Venti. Ora abbiamo tre
gruppi di eredi collaudati e in grado i poter completare la missione, e tre
indizi su dove cercare l'Antico Popolo. Ma abbiamo un solo cristallo, ed uno
solo dei gruppi lo porterà, mentre gli altri ne avranno una copia pur
essendo convinti di avere quello reale. Stavolta ve lo dico prima. Sarete
sottoposti a un altro incantesimo e penserete di portare e difendere il vero
cristallo, ma potrebbe non essere così...
Quindi
si avviò verso l'uscita. Passandomi vicina, mi posò una mano sulla spalla.
-
Comunque mi dispiace, Gawain, sinceramente - disse, sottovoce, prima di
uscire.
per
tre giorni continuammo a esercitarci e addestrarci fino a ristabilirci
completamente, cercando di fare mente locale sulle sconvolgenti notizie che
avevamo ottenuto da Shair. Cercavamo di abituarci all'idea di aver perso
quattro anni di vita, immersi in una finzione che, se da un lato ci aveva
permesso di sopravvivere, dall'altro non avremmo mai saputo se ci aveva
impedito di agire per cambiare gli eventi in qualche modo. Adesir era di
pessimo umore per via del Duca Vigassian, come del resto anche Warland
proseguiva con il suo ritiro in se stesso senza che alcuno potesse penetrare
nei suoi pensieri. Anche io ero cupo e preoccupato, soprattutto per via
delle rivelazioni sull'ambasciatore mio antenato, il non morto Raven. Sapevo
che prima o poi lo avrei dovuto affrontare, così come prima o poi avrei
dovuto affrontare Ob Dentrix, il mio vero padre.
Ma
l'argomento di maggior discussione fu il caso di Frostwind, che non ci
trovò unanimi fino all'ultimo. Se da un lato i nani erano per una sua
totale soppressione senza indugi, Adesir era alquanto preoccupata circa il
nostro diritto di prendere una simile decisione su chi non aveva compiuto un
vero e proprio tradimento, essendosi trattato di finzione. Anche io
condividevo i suoi dubbi. Potevamo accusare un uomo, un ex-compagno che si
era rivelato in precedenza affidabile e corretto, per qualcosa che non aveva
commesso veramente? E se vi fosse stato un errore nell'incantesimo che lo
aveva portato a comportarsi così, mentre in realtà non l'avrebbe mai
fatto?
Non
lo avremmo mai saputo. Polgrim suggerì a Shair l'ipotesi di far sostenere
un nuovo test a Frostwind, stavolta con un gruppo diverso, ma non c'erano
altri gruppi e non avevamo tempo. In ogni caso il mago non sarebbe tornato
dei nostri, perché il rischio era troppo elevato. Occorreva decidere e
subito, ma io non ritenevo corretto che Shair facesse gravare su di noi
quella importante decisione. Loro avevano organizzato tutto, prima
imponendoci il mago come membro del gruppo, poi infilandoci in un'illusione
più grande di noi, e ora volevamo che rispondessimo di ciò che era
accaduto. Troppo comodo, pensai, e mi rifiutai di parlare della cosa con
Shair. Ci avrebbe pensato Adesir, come propose lei stessa, e come fece il
secondo giorno.
Quando
finalmente giunse il momento del Consiglio, ci ritrovammo nella grande sala
delle udienze, in numero maggiore di quanto avessi pensato in precedenza.
C'era ovviamente Shair, l'Imperatore Auldim, il Re dei nani sul suo scranno
regale, c'era Colod e c'erano numerosi altri personaggi, che compresi
appartenessero agli altri due gruppi di eredi di cui si sarebbe deciso il
futuro.
Prima
che la riunione avesse inizio, Colod si avvicinò e ci disse cosa avevano
deciso per Frostwind. All'uomo sarebbe stato concesso di vivere, ma lo
avrebbero privato dei poteri e sarebbe stato relegato per sempre entro i
confini di Bar-Arghaal, per non rischiare di compromettere tutto. Ben
conoscendo quanto la magia fosse ragione di vita per il mio ex-compagno, non
seppi se rallegrarmi o rattristarmi per la decisione, ma se era vero che
avevamo agito in base al llibero arbitrio anche durante l'incantesimo,
allora quello era il futuro che lui stesso aveva tracciato per sé e lo
compiansi.
Intanto,
il Duca Vigassian si era avvicinato a Adesir, la quale appariva assai
risentita e volle restituirgli il ciondolo che lui le aveva donato, senza
ascoltar ragioni. Alle insistenze del nobiluomo, anzi, reagì ostentando
un'indifferenza ed una freddezza che mi parvero incredibili, congedandolo
con un "Tante buone cose, signor Duca", che feriva più di una
delle sue frecce. Mi compiacqui del suo atteggiamento, forse in parte geloso
di quella relazione che mi pareva impossibile, più probabilmente perché
sentivo che Adesir meritasse di più, molto di più delle fugaci attenzioni
di un nobile annoiato.
e
infine Re Selgrim IV° aprì il consiglio, invitando i presenti a prendere
posto. Gli sguardi severi e un po' di emozione in corpo, tutti tacemmo,
consapevoli dell'importanza di quel momento.
Un
nuovo futuro stava per essere tracciato, non solo per le nostre vite ma
anche e soprattutto per la gente di Terala, uomini, nani, e forse elfi.
Qualunque cosa fosse successa, in qualsiasi modo fossimo giunti a quel
punto, ora i nostri destini avevano una nuova occasione per essere scritti
nuovamente da zero, i libri di storia si riaprivano e gli scribi erano
pronti a versare nuovo inchiostro nei loro volumi.
Come
sempre, nulla era deciso più di quanto noi non potessimo cambiarlo. Gli dei
potevano stabilire degli eventi chiave, dei passaggi forzati nella storia
degli uomini, ma per loro stessa natura poi se ne disinteressavano, lasciandoci
la possibilità di alterare il corso della storia. E se a loro non fosse
piaciuta sarebbero intervenuti nuovamente, e ancora gli uomini avrebbero
provato a cambiare le cose, in quell'alternanza di cicli e ricorsi che da
sempre costituiscono, forse, il solo e vero fine ultimo delle nostre
esistenze, il segreto della vita. Una vita in cui chi è meno potente lotta
di più per sopravvivere, e si affanna e non si da per vinto, non importa
quanto debba lottare, senza perdersi d'animo perché rinunciare sarebbe
rinunciare alla vita stessa.
Vi
fu un momento di silenzio. La tensione era tangibile. Nessuno poteva
sottovalutare l'importanza di quel momento. Quante vite si sarebbero ancora
spezzate, quante amicizie si sarebbero infrante e quante ne sarebbero nate
di nuove, quante sofferenze sarebbero state ancora inferte e quante
risparmiate? Ora dipendeva solo da noi. Eravamo gli artefici del mondo, del
nuovo mondo che ci preparavamo a forgiare.
-
Signori, siamo qui per decidere il nostro futuro - iniziò Shair, prendendo
la parola.