Dal Diario di Gawain "Corvo Nero" Caradrim - 28 Febbraio 2006
Parte VI, Capitolo 7: Crisi!
Seduta del: 08/07/2003
Crisi!
ran parte dell'equipaggiamento era andata perduta nell'assalto. Le botti erano esplose nello schianto del carro, lasciandoci con la sola acqua delle nostre borracce e, quel che era peggio per i nani, del tutto senza birra. I cavalli erano morti, in parte per lo spavento, altri per la furia divoratrice delle creature nemiche. Mancavano anche le bende per i primi soccorsi e, naturalmente, il carro era praticamente inutilizzabile.
Senza molte parole, sfiniti e feriti, ci riposammo, cadendo in un sonno invincibile che non ci consentì neanche di ipotizzare i consueti turni di guardia. Fortunatamente, durante la notte non accadde nulla, e ci risvegliammo a mattino inoltrato, con la voce dei preti che mormoravano le loro preghiere agli dei. La prima persona con cui ebbi occasione di parlare fu Adesir, poiché la ragazza sembrava avere qualcosa da dirmi e mi si avvicinò che ancora non mi ero alzato in piedi dal posto in cui avevo dormito.
- Non hai notato nulla di strano quando hai abbattuto il demone, Gawain? - mi chiese dopo una breve riflessione nella quale sembrò cercare le parole adatte. Come sempre, Adesir non andava diretta al punto, preferiva prendere gli argomenti alla larga.
- Cosa avrei dovuto notare? L'ho ammazzato e questo ha interrotto l'incantesimo che ci teneva in quella specie di mondo alieno...
- Sono sicura di averlo visto gesticolare con le mani nel momento in cui lo colpivi - si affrettò a controbattere, tenendo lo sguardo a terra, come imbarazzata. - Io temo che possa aver fatto un qualche sortilegio e che in effetti non sia morto ma se ne sia semplicemente andato via...
La notizia mi gelò il sangue nelle vene. Aver combattuto una volta con quella mostruosità era già abbastanza per i miei gusti e l'ipotesi che si fosse salvato e potesse tornare a farsi vedere non mi piaceva per nulla.
- Comunque è dovuto scappare e ci ha liberati, quindi ha perso! - fu il meglio che seppi dire, liquidando lo scomodo argomento.
nani, nel frattempo, avevano esaminato lo stato del carro ed avevano deciso di tentare una riparazione. A parte una serie di danni minori , il grosso problema era la rottura dell'assale anteriore, ma i due fratelli sembravano confidare nella possibilità di un intervento provvisorio che ci avrebbe consentito di rimettere il mezzo in marcia, cosa assai importante per non essere costretti ad abbandonare quel poco di provviste ed equipaggiamento che restava. Polgrim e Thorin si dedicarono per tutta la giornata alla ricerca di alberi idonei dai quali ricavarono i pezzi che servivano, mentre Adesir ricostituì magicamente le provviste d'acqua mano a mano che le consumavamo e noialtri avremmo badato al campo cercando di guarire dalle ferite più gravi.
Da questo punto di vista, la situazione peggiore era quella di Frostwind, il quale sembrava privo di sensi e non voleva saperne di tornare cosciente nonostante gli sforzi di Warland. Ricordando le erbe che crescevano in quel clima, diedi indicazioni a Warland per andare a cercare dei cespugli di Beltur o Harilon, che immaginavo avrebbero potuto fare al caso nostro per i problemi del mago. Adesir evocò un cavallo da non si sa dove, che ad un solo gesto della mano fu dotato di morso e briglie scintillanti della ormai nota luce azzurrognola che accompagnava le manifestazioni mistiche della ragazza, quindi Warland salì in sella e scomparve alla ricerca.
Era ormai pomeriggio avanzato quando il paladino di Uldan fece ritorno. Stringeva alcuni rametti e foglie che mi fecero capire che doveva aver trovato le erbe medicinali, ma il suo passo non era normale. Avanzava al galoppo, troppo veloce per uno che era stato a cavallo per quasi tutta la giornata. Doveva essere successo qualcosa, pensai, mentre muovevo alcuni passi per andargli incontro.
- Abbiamo un problema - disse, smontando - un grosso problema!
- Che altro succede, Warland? - chiesi, mentre mi passava le briglie del cavallo, alquanto irrequieto.
- La nuvola - rispose lapidariamente. - In lontananza, ma sono certo che sia la stessa nuvola, la caccia sta tornando, maledizione!
on c'era molto che potessimo fare, immobilizzati in quel posto sperduto nelle Grandi Pianure. La sola speranza era che si riuscisse a rimettere in marcia il carro in tempi utili per poterci allontanare, almeno fino a trovare un riparo o una posizione più vantaggiosa di quella attuale. Decidemmo di lavorare alle riparazioni per tutta la notte, ciascuno provvedendo ad un compito specifico assegnato dai due nani. Io e Warland ci occupammo della forgia di alcune parti in metallo necessarie per assicurare i vari pezzi ricostruiti al fondo del carro; il paladino invocò il suo potere per scaldare il ferro fino a farlo diventare rosso, mentre io lo martellavo senza pausa cercando di fare il lavoro migliore possibile compatibilmente agli strumenti di fortuna di cui disponevamo.
Frostwind riprese conoscenza prima che potessimo applicargli l'unguento preparato con le erbe trovate da Warland, ma non era in grado di alzarsi in piedi e non disse una parola, limitandosi a qualche cenno con il capo quando gli chiedevamo qualcosa. Alla luce magica che Adesir proiettò su un palo di legno per illuminare il campo, lavorammo sodo fino alle prime ore del mattino, quando i nani si dichiararono piuttosto soddisfatti, anche del mio lavoro di forgia (nonostante fossi umano, come sottolineò Polgrim).
Il carro era in grado di marciare. Ora l'assale ricostruito non girava più ed era solidale al fondo del carro, mentre le ruote anteriori dovevano girare sui perni ricostruiti. Una delle due non dava grandi garanzie a causa dell'attrito che si sarebbe verificato in marcia, ma tenendo un'andatura moderata avremmo potuto farcela. Certo, se avessimo avuto una sorta di lubrificante il problema si sarebbe risolto, ma come si poteva fare? La sola possibilità era ancora nelle erbe, pensai, ed in particolare al Suolafoglio, che poteva trovarsi in quei paraggi, una pianta che secerneva una specie di gelatina molto viscida al tatto. Non vi fu discussione, Warland si preparò ancora per la nuova ricerca, ma stavolta ci saremmo riuniti in viaggio, poiché non era saggio restare a lungo in quel posto. Caricammo il possibile e ci avviammo, con i nani sul carro e noialtri a piedi per non pesare sulle riparazioni di fortuna che avevamo approntato. Solo Frostwind, date le sue condizioni, fu adagiato fra l'equipaggiamento all'interno del mezzo.
Venne l'alba, e il panorama non era molto diverso. Iniziò quindi il giorno, caldo e soleggiato, senza che arrestassimo la marcia nonostante la notte passata a lavorare e le ferite ancora non del tutto guarite. Warland tornò che il sole era ormai alto nel cielo, e stavolta non recava erbe con sé, la ricerca non aveva dato frutti. Tuttavia aveva novità interessanti.
- La nuvola si avvicina - disse, mestamente, come se avesse assurdamente sperato il contrario. - Ora sarà a trenta leghe da noi!
- La metà della distanza di ieri - commentò Polgrim, corrucciato. - Maledizione se è veloce quel coso!
- C'è un'altra cosa strana che è successa - proseguì il paladino. - Ad un tratto, ho avvertito una vibrazione e mi sono accorto che la spilla di Shair stava lampeggiando. Sono certo che indichi una direzione, saprei anche quale, se vogliamo...
La luce della spilla era come un faro nella notte, in quella situazione. Poteva rappresentare una via di fuga insperata, come già era accaduto altre volte. Dove portasse, non era possibile scoprirlo, dal momento che Warland aveva dovuto far ritorno prima di completare l'esplorazione, altrimenti il cavallo evocato da Adesir sarebbe svanito. Tuttavia, sembrava sicuro che puntasse verso una zona in cui, in lontananza, si potevano distinguere delle colline.
a decisione richiese solo pochi istanti e non vi furono discussioni. Era la sola possibilità di salvezza, quindi modificammo lievemente la nostra rotta in modo da seguire le indicazioni di Warland, anche perché, come osservato da Polgrim, la Caccia si muoveva velocemente, troppo velocemente per noi. Decidemmo che avremmo dovuto tentare un'andatura più sostenuta, nonostante le rimostranze di Thorin che temeva la rottura della ruota. Le sue preoccupazione furono vinte solo in parte da un intervento magico del paladino, il quale trasformò in pietra la ruota fragile, in modo che resistesse meglio alla frizione sull'assale, anche se sarebbe risultata più vulnerabile agli scossoni ed alle eventuali asperità del terreno. Adesir, dal canto suo, evocò altri cavalli per consentire anche agli altri di muoversi più rapidamente.
Ben presto ci accorgemmo che tutte le nostre spille emettevano lo stesso speranzoso lampeggio, mentre ci avvicinavamo alla zona collinosa. Purtroppo, la nuvola continuava inesorabile la sua avanzata e si trovava a non più di quindici leghe da noi quando ne mancavano una decina alle colline. Rischiavamo di non farcela prima di essere raggiunti, qualunque cosa ci attendesse su quelle alture, quindi accelerammo ancora il nostro passo. Devo dire che Thorin, alla guida del carro, fu davvero un maestro per riuscire a condurre il veicolo su quel terreno alla velocità che ci eravamo imposti. Fra gli scricchiolii del legno ed il rombo degli zoccoli dei cavalli, di tanto in tanto si udiva un'imprecazione nanica quando il carro ondeggiava un po' più del dovuto, facendo temere il peggio.
Le spille lampeggiavano sempre più rapide, e riuscivamo ora a mantenere una distanza accettabile dalla nuvola, che già sentivamo rombare in lontananza, alle nostre spalle. Quando fummo quasi ai piedi delle colline, l'inevitabile accadde. Il carro emise un rumore secco e si spezzò in due, facendo rotolare a terra gli occupanti e spargendo ai quattro venti il suo contenuto per noi così prezioso. Per ironia della sorte, la sola ruota ancora intera era quella di pietra. Quasi allo stesso tempo, le evocazioni di Adesir ebbero fine e ci trovammo anche senza i cavalli.
A quel punto Frostwind dimostrò di essere tornato in sé (da chissà quanto, pensai io maliziosamente) e, senza dire nulla, evocò uno dei suoi dischi fluttuanti indicandoci di caricarvi il possibile. Se l'avesse fatto prima, avremmo potuto alleggerire il carico del carro e forse ora non si sarebbe schiantato, pensai ancora. Evidentemente, i nani ebbero la stessa impressione, poiché lo insultarono sarcaasticamente mentre si davano da fare per caricare le mercanzie. Ma non c'era tempo, la nuvola era adesso a non più di cinque leghe ed era quasi il tramonto. Con il fiatone e le ossa doloranti, ci inerpicammo su per le colline.
uando raggiungemmo la cima del crinale, ci rendemmo conto che quella singolare formazione era in realtà una sorta di anello di moderati rilievi che cingeva una piccola valletta al suo interno. Al centro, sorprendentemente, uno sperone di roccia dalle pareti quasi levigate si proiettava verso il cielo per un'altezza che giudicai non inferiore ai quattrocento passi. Sulla sua sommità, un edificio quasi diroccato testimoniava un'antica quanto inusuale ed inattesa presenza civile che un tempo doveva aver abitato il luogo. L'edificio doveva essere un tempo raggiungibile attraverso un ponte di pietra che si proiettava dal lato opposto della cinta di colline rispetto a dove ci trovavamo noi, ponte che ormai era in gran parte crollato e lasciava di sé solo le due estreme propaggini sospese nel vuoto a sfidare qualsiasi legge umanamente comprensibile. Anche i nani rimasero a bocca aperta a quella vista, capaci solo di mormorare frasi come "non è possibile", "una struttura in pietra non poteva reggere con una campata così ampia" e "anche ora i due monconi dovrebbero crollare, non possono stare in piedi così"!
Nonostante le reticenze dei due nani, le spille ormai avevano assunto una luminescenza fissa, che indicava come quella dovesse essere la nostra meta e la nuvola era ormai a meno di tre leghe, motivo più che valido che ci costrinse a mettere da parte ogni eventuale commento per affrettarci di corsa verso quanto restava del ponte. Lo raggiungemmo in breve, con il fiatone e gli occhi spesso volti alle nostre spalle per misurare i progressi della Caccia. Era una struttura incredibile, imponente, larga almeno otto passi, fiancheggiata da merli per la difesa e un tempo lastricata. Ora fra le pietre del selciato spuntavano ampie chiazze di vegetazione, arbusti e cespugli che avevano vinto l'opera dell'uomo iniziando la loro inesorabile colonizzazione.
- Ehi, guardate, qualcosa si muove laggiù! - Adesir richiamò la nostra attenzione. Si era sporta oltre il bordo del ponte e stava osservando il fondo della valletta, ad alcune centinaia di piedi sotto di noi, che si rivelava coperta da una densa e fitta vegetazione.
- Mmmh, sembrerebbe una singola creatura, forse un animale, ma molto grosso - commentò Polgrim, il solo che riuscì a percepire un movimento oltre Adesir.
- Ad ogni modo non è quello che ci interessa - ci esortò Warland, muovendo i primi passi sul moncone del ponte, immediatamente seguito da Frostwind e dalla ragazza. I nani, ovviamente, non ne volevano sapere di posare i piedi su ciò che ritenevano impossibile per la loro logica tanto ferrea quanto elementare, così fui costretto ad avvicinarmi a loro nel tentativo di convincerli a seguire gli altri.
- E' la nostra sola possibilità - dissi, cercando di apparire convincente, - la Caccia sarà qui a breve, e probabilmente Adesir e Frostwind riusciranno a escogitare qualche diavoleria per superare quel crepaccio!
- Io non mi muovo da qui neanche se mi ammazzi - borbottò Thorin, risoluto, incrociando le braccia sul petto per sottolineare la sua decisione .
- Molto meglio affrontare la Caccia una seconda volta - gli fece eco il fratello, incrociando le braccia anche lui.
In quel momento, un rombo sordo alle nostre spalle ci fece capire che era successo quanto pronosticato dai due cocciuti nani. Ci voltammo, increduli, per vedere le dense volute di polvere e calcinacci che il crollo del ponte aveva causato, inghiottendo i nostri amici nel vuoto.
all'alto non vedemmo nulla, a parte le rocce che erano cadute sul fondo del precipizio, nessuna traccia dei nostri compagni. Ci affrettammo a tornare indietro per un bel pezzzo, fino ad incrociare un sentiero che scendeva nella valletta, che imboccammo di corsa, sperando di essere ancora in tempo per salvare qualcuno. Giunti sul fondo, a difficoltà ci aprimmo la strada fra la vegetazione inusualmente lussureggiante, fino a portarci sul luogo del crollo. Ora la polvere si era posata ed i massi di granito erano chiaramente visibili davanti a noi, ma ancora non v'era traccia dei tre dispersi. Anche le spille non indicavano nulla.
- Attenti! - gridò Polgrim, indicando un punto alla nostra destra. Ci voltammo giusto in tempo per vedere un ampio movimento delle fronde che tuttavia non rivelò chi o cosa potesse trovarsi fra le piante.
- Qualsiasi cosa sia, è piuttosto grosso - constatò Thorin, impugnando il martello con entrambe le mani e digrignando i denti come era solito fare nelle situazioni che lo infastidivano.
Improvvisamente, un colpo violentissimo mi colpì in pieno petto, così rapido che non fui in grado di vedere il mio avversario, e subito mi trovai a terra, scagliato indietro di alcuni passi. Un'imprecazione nanica giunse alle mie orecchie. Mi rimisi in piedi frettolosamente, cercando di riguadagnare il respiro, mentre la vegetazione sembrava scossa da un nuovo movimento, questa volta più lontano da noi. Eppure accadde nuovamente, questa volta fu Thorin ad essere colpito, anche se il nano riuscì a stare in piedi sul posto. Ancora una volta, nessuno di noi tre aveva potuto vedere chi o cosa avessimo di fronte.
Un sasso rimbalzò, con un suono metallico, sull'elmo di Polgrim, come caduto dall'alto.
- Ehi, che diavolo fate laggiù? - una voce ben nota ci chiamò dall'alto. Ci voltammo in su, verso il ponte, e vedemmo chiaramente Frostwind in piedi dall'altro lato, quello dell'edificio, che gesticolava per attirare la nostra attenzione, facendo cenno di raggiungerlo.
- Come... - balbettò Thorin.
- Questa è la volta che lo ammazzo - dissi, a denti stretti.Il mago aveva evidentemente trovato il modo non solo di salvarsi la pelle, ma aveva anche attraversato il ponte, e ora si faceva beffe di noi che ci eravamo preoccupati per la sua sorte e quella degli altri due!
- Andiamo - dissi ai nani, che si lanciarono nuovamente sul sentiero alle mie spalle.
l mago ci attendeva, dall'altro lato del ponte, con un'aria quasi divertita, che ovviamente presi per scherno e mi infastidì. Lo assalii rimproverandolo di non averci fatto sapere che erano tutti salvi, trascurando sulle prime come avesse fatto a superare il crepaccio ed a salvarsi dal crollo. Alle sue spalle, Warland assisteva Adesir che stava arrampicandosi su una corda per salire sulle mura esterne dell'edificio.
- Gawain, Gawain... - disse Frostwind - quando imparerai che non sempre le cose sono come le vedi?
- Che accidenti stai dicendo, mago? Come sei passato dall'altra parte? - gridai, ancor più innervosito per quell'atteggiamento falsamente paternalistico che spesso ostentava nei miei confronti.
- Sono passato, e basta - rispose, allargando le braccia. - Come ti ho detto, le cose non sono sempre come le vedi...
Improvvisamente fui fulminato dalla rivelazione. Doveva trattarsi di un'illusione! Il crepaccio, il crollo, erano tutte illusioni, questo stava cercando di dirmi Frostwind, il quale era sempre più snervante nel non voler dire mai le cose chiaramente. Mi avvicinai e feci il cenno di fare un passo nel vuoto. Il mago mi fissò compiaciuto annuendo.
- No, Gawain, cosa fai? - gridavano i nani alle mie spalle.
Decisi di ignorarli e feci il passo, trattenendo il fiato e, istintivamente, chiudendo gli occhi, mentre ripetevo fra me e me che lì c'era un ponte solido e non una voragine che mi avrebbe fatto sfracellare a fondo valle.
Incredibilmente, era così. Mi accorsi di poter camminare tranquillamente sulla roccia solida e quando mi sentii tranquillizzato mossi un passo indietro per andare a recuperare i nani, che già sapevo non sarebbe stato facile convincere.
- Per Morgrim, Gawain! Ti abbiamo visto cadere nel crollo del ponte! - gridò Thorin, facendo un passo avanti, stralunato.
- E' un'illusione, Thorin. Il baratro è falso, il ponte c'è e io ci ho camminato, andiamo a raggiungere gli altri.
- Non se ne parla neanche! - gridò Polgrim, battendo i piedi a terra risoluto. - Non c'è nessun ponte, c'è una voragine e io non so come ti sei salvato dal crollo, ma non ci metterò un piede sopra!
Fui costretto a fare una seconda dimostrazione, nella quale i nani vollero a tutti i costi assicurarmi una fune alla vita. Quando feci il passo che mi avrebbe dovuto far precipitare, mi trovai ancora sul ponte invisibile, ma subito fui strattonato indietro da i due fratelli.
- Stavi cadendo un'altra volta, se non ti tiravamo noi... - disse Polgrim, compiaciuto.
Ero disperato, non c'era verso di convincere i due testoni. Quando stavo per arrendermi, e volevo quasi chiedere a Frostwind di stordirli con la magia per trasportarli poi di peso dall'altro lato, scoprii che Thorin era invece meno convinto del fratello. Grazie anche al suo intervento che convinse Polgrim, alla fine riuscii a farli bendare e li condussi per mano attraverso l'illusione, dall'altro lato del ponte magico.
all'altro lato, Frostwind era intento a leggere un'iscrizione sul portone d'ingresso, che mi disse riportare la scritta "Maximus". Si trattava, a parer suo, di un altro membro della famiglia Jax, un mago esperto nelle illusioni, anche lui coinvolto in passato con le vicende dei cristalli. Ora era chiaro perché le spille ci avessero guidato fin qui. Doveva trattarsi di un nostro alleato, anche se non riuscivo ad immaginare in che modo avrebbe potuto esserci utile, visto che avrebbe dovuto essere morto da secoli.
La nuvola della Caccia era ormai a mezza lega da noi, e la vedemmo eruttare lampi e scagliare a terra quelli che sapevamo essere i primi demoni che venivano lanciati al nostro seguito. Ormai il tempo era scaduto, se quell'edificio era per noi un riparo dovevamo entrarvi subito. Ma il portone non voleva saperne di aprirsi, nonostante i tentativi di Warland e Thorin, quindi la sola via era quella tracciata da Adesir, scalando le mura. Ovviamente, non avemmo problemi a issarci sui bastioni, ad eccezione di Polgrim, il cui peso fece spezzare la corda facendolo piombare a terra con gran clangore metallico: Fummo costretti a issare separatamente i nani e le loro armature, osservando la nuvola sempre più minacciosa che ormai era quasi sulle nostre teste.
- Consegnate il cristallo! - tuonò improvvisamente la voce del demone Zaak, che ormai ben conoscevamo. Ci affrettammo a correre sul camminamento per raggiungere una porta che dava su una torretta di accesso.
- Attenti! - gridò Frostwind alle nostre spalle, e per fortuna fui rapido ad abbassarmi. Non altrettanto rapido fu Thorin, che venne colpito in pieno petto da una saetta crepitante scagliata dal demone.
Raggiunsi la porta con Warland e la sfondammo precipitandoci all'interno di un locale sul quale si aprivano delle feritoie difensive. Dall'altro lato c'era una seconda porta, ed alla nostra destra una rampa di scale conduceva all'interno dell'edificio. Prima che potessimo entrare tutti, una seconda saetta sfrigolò nell'aria e colpì in pieno Adesir, scagliandola di forza dentro la stanza che mi affrettai a barricare rimettendo al suo posto quanto restava della porta.
- Di sotto - indicò Warland frettolosamente, mentre si apprestava a medicare la ragazza che aveva perso i sensi. Subito Frostwind si affrettò a scendere, seguito da Polgrim che gli gridava qualcosa che sulle prime non compresi, anche se forse avrei fatto meglio ad essere più attento. In quel momento, la volontà della spada si manifestò, suadente e convincente, facendomi portare la mano sull'elsa. Voleva che combattessi il demone! Mi affrettati a scendere le scale, cercando di distrarmi, e questo mi aiutò a resistere a quella voce convincente, mentre sentivo il paladino seguirmi.
La scala crollò sotto i piedi di Warland, che piombò a terra con un tonfo metallico sotto una miriade di detriti e di schegge di legno. Si rialzò quasi subito.
- Non mi sono fatto nulla! - disse, barcollando, osservando alcune schegge che lo avevano trapassato.
aggiungemmo Frostwind e Polgrim che si trovavano in una sorta di cortile interno sul quale si affacciavano vari ingressi, alcuni dei quali chiaramente adibiti al passaggio di carri e cavalli. Le due porte laterali, tuttavia, erano visibilmente più modeste del grande portone centrale, istoriato e riccamente lavorato, cui si poteva giungere salendo tre bassi scalini, pertanto decidemmo che quella doveva essere la nostra via, mentre i rumori sulle nostre teste ci facevano capire che il demone non avrebbe rinunciato alla Caccia solo perché eravamo riusciti ad entrare nel castello.
Il portone si aprì senza difficoltà e ci trovammo in un ampio corridoio con la guida rossa e bracieri spenti lungo le pareti. Appena Adesir evocò la sua luce magica per consentirci di vedere meglio, notammo le pareti color ocra ed il soffitto con le travi lavorate, testimonianze di un gusto raffinato e nobile, che tuttavia non potevamo soffermarci ad ammirare. Ci avventurammo nel corridoio, io e Thorin in testa, con le armi in pugno, mentre l'eco di alcuni crolli alle nostre spalle ci facevano capire che il demone stava trovando anche lui un modo, assai più rapido del nostro, per entrare.
Dopo alcune svolte del corridoio, entrammo in una stanza del tutto vuota. Il pavimento era a mosaico e nella zona centrale riportava l'immagine di un rombo racchiuso in un cerchio. Uno dei vertici del rombo puntava nella direzione da cui provenivamo, mentre i due laterali indicavano altrettante uscite su corridoi laterali. Il quarto vertice puntava verso una parete nuda e istintivamente pensai che potesse indicare un passaggio segreto, ma fui interrotto dalla voce sempre più alta di Polgrim che ora stava discutendo animatamente con il mago.
- Attenzione, il mago ha preso il cristallo! - disse ad un tratto il nano. Ci voltammo, mentre Adesir si frugava nelle tasche per controllare.
- Lo ha preso prima quando Adesir è stata colpita dal fulmine, l'esplosione gliel'ha fatto cadere e lui lo ha raccolto ma non vuole ridarglielo! - aggiunse Polgrim, con aria decisa. Mi avvicinai al mago, curioso e preoccupato. L'uomo non tradiva le sue emozioni, era impassibile e forse ancor più risoluto del nano che aveva di fronte, con aria minacciosa.
- Va bene, ora ridallo a Adesir e proseguiamo - tagliai corto, sottovalutando la situazione.
- Perché? - chiese Frostwind, soprprendendomi.
- Abbiamo stabilito di comune accordo che fosse la ragazza a portarlo, Frostwind, è la più indicata...
- Io non ero d'accordo e mi pare ampiamente dimostrato che non sia in grado di badare neanche a sé stessa, non è vero? - sogghignò, in tono di sfida.
- Non è il momento per le discussioni, abbiamo il demone alle spalle e dobbiamo affrettarci, ridai il cristallo a Adesir e andiamo! - gridai, spazientito, mentre sentivo il respiro affannoso di Polgrim che evidentemente faticava a trattenere la collera.
- E invece io credo che sia giunto il momento di rinegoziare chi deve tenere il cristallo! - rispose il mago, gettando uno sguardo all'indirizzo del nano, di cui aveva evidentemente percepito l'ostilità.
Tutto avvenne in un istante. Non saprei dire se fu prima Polgrim a levare l'ascia, o Frostwind a iniziare una delle sue cantilene che preludevano ad un imminente incantesimo, fatto sta che il più rapido fui io, in quell'occasione. Il mago stava passando alle vie di fatto, e per quanto mi riguardava, a parte il mettere in discussione una decisione del gruppo, era un fatto assai pericoloso che volesse tenere il cristallo a tutti i costi. Proprio lui, con tutto quel potere, con quel passato themanita che ora forse non ritenevo più tanto sopito... E se avesse finto? Se avesse voluto consegnare il cristallo al demone?
Oggi, forse, mi pento di come reagii, ma in quel momento non vidi altro da fare. Prima che Frostwind potesse scagliare il suo incantesimo lo colpii con la spada, abbattendolo con un colpo solo. Il mago cadde ai miei piedi, nel suo sangue.
essuno commentò la mia azione, anche se di cose da dire ce ne sarebbero state. Eravamo troppo scossi per l'accaduto. Ci affrettammo a riconsegnare il cristallo ad Adesir, che rapidamente lo fece sparire sotto la giubba, come al solito. Quindi, prima ancora che glielo chiedessi, Warland si accinse a curare il mago caduto. Probabilmente, come me, era anche lui convinto che l'episodio sarebbe servito da lezione e avremmo risolto il tutto, ma non facevamo i conti con il carattere di Frostwind.
Riaprendo gli occhi, il mago non disse una parola. Si tirò in piedi, e si spolverò la veste, come incurante della nostra presenza. Poi alzò lo sguardo e mi fissò con occhi che sembravano eruttare fiamme dall'inferno.
- Non mi voltare mai più le spalle - disse, secco.
- Se dopo quel che è successo sai solo continuare a minacciare, puoi anche andartene, mago - risposi, sprezzante.
- Infatti, non resterò un istante di più con gente come voi - aggiunse, raccogliendo la sua roba e andando verso l'uscita. Nessuno fece nulla né disse qualcosa, troppo stupiti o frastornati per la situazione.
- Tornerà - disse laconicamente uno dei nani, accingendosi nuovamente a studiare le uscite per scegliere da che parte dovessimo proseguire.
Io, del resto, ero ancora convinto che vi potesse essere un passaggio segreto, così mi attardai nella stanza, con Adesir, anche quando gli altri uscirono scegliendo il corridoio di destra.
Improvvisamente, un rombo sembrò frantumarmi le orecchie ed un'improvvisa sensazione di gelo invase tutto il mio corpo, mentre migliaia di aghi acuminati mi penetravano le carni. Dall'urlo di Adesir, compresi che aveva seguito la stessa mia sorte.
- Maledetto mago! - feci in tempo a mormorare, mentre cadevo a terra, sprofondando nel buio sonno incosciente e senza sogni della morte.