A&P Chronicles 2003-2004 (II, 5)

Dal diario di Gawain "Corvo Nero" Caradrim - 19 Ottobre 2019

Parte II, Capitolo 5: "La creatura nella stiva"

Seduta del 9 Dicembre 2003

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Dal diario di Gawain "Corvo Nero" Caradrim - 19 Ottobre 2019

Parte II, Capitolo 5: "La creatura nella stiva"

Seduta del 9 Dicembre 2003

"La creatura nella stiva"

con
una rapidità innaturale, Pogrmi si alzò dalla sedia e raggiunse il
fratello posseduto da Frostwind, prima che questo potesse aprire
completamente la porta per uscire dalla cabina in cui eravamo riuniti.

-
Fermo, Gawain! - mi intimò, osservando la sedia che avevo levato in alto
per stordire Thorin. - Questa è una faccenda che si risolve tra fratelli!

-
Lasciami passare, stupido nano - fu la secca risposta della voce di
Frostwind. In quel momento notai che quando il nostro amico era posseduto
dallo spirito del mago, questo riusciva anche ad alterarne i lineamenti in
qualche misura. Il volto burbero ma bonario lasciava allora il posto ad
un'espressione risoluta e minacciosa che davvero stonava con il carattere
del nostro amico. Per tutta risposta, Polgrim cercò di allungare un pugno
verso il volto del fratello, il quale schivò agilmente, quindi gli pose una
mano sulla fronte spostandolo in modo da guadagnare l'uscita.

-
Attento, Frostwind, non mi costringere a colpirti un'altra volta - gli
intimai, senza alcun successo. Visto che mi ignorava, abbassai le braccia
con violenza, fracassandogli sulla testa scoperta la sedia, che esplose in
mille frantumi di legno. Thorin, o Frostwind, cadde a terra tramortito.

Non
ci volle molto per far riguadagnare i sensi al nostro amico, e come
speravamo, quando si riprese era nuovamente Thorin, ovviamente ignaro
dell'accaduto, al quale non fu semplice spiegare perché lo avessi colpito.
Ma fu ancora meno facile spiegare la situazione a Crassius, il quale si
manifestava sempre più perplesso ogni volta che assisteva alla duplicità
di comportamento del nano, anche perché con straordinaria opportunità,
ultimamente Frostwind si era impadronito di Thorin sempre nelle situazioni
in cui c'erano gli altri membri del Consiglio di Guerra.

Riprendemmo
in considerazione il piano che avevamo appena proposto: allagare solo il
livello più basso della stiva presidiando quelli superiori, in modo che
l'eventuale spia fosse costretta a venirci in braccio, sempre che non fosse
in grado di respirare in acqua come i pesci. Ovviamente, i nani non erano
disponibili a presidiare livelli che non fossero saldamente al di sopra del
livello delle acque, così a loro fu lasciato il ponte più alto, mentre
noi, con dieci uomini per ciascuna delle fazioni romeldana, auldim ed
esmeldiana, avremmo preso posizione al ponte più basso, quello dei
magazzini, subito sopra la zona che avremmo allagato. La votazione fu a
favore, anche se il voto di Adesir in qualità di comandante fu necessario
per rompere il pareggio, dato che Daeron, i tre nani e l'ufficiale auldim
furono contrari a questa soluzione.

Ad
ogni modo il piano era approvato. Consultato il capo degli ingegneri gnomi,
furono avviati immediatamente i lavori per utilizzare le pompe al contrario,
per riempire la stiva d'acqua, cosa che avrebbe richiesto almeno tre o
quattro clessidre di tempo. Questa scelta, caldeggiata da Morick, aveva
inoltre il vantaggio di consentirci il collaudo delle pompe stesse, ancora
non effettuato: se avessero funzionato per introdurre acqua nella stiva,
avremmo avuto la certezza di poterle usare anche in seguito, per svuotare la
nave. Con buona pace delle preoccupazioni di chi aveva espresso voto
contrario. 

il
ponte dei magazzini era un ambiente unico, che si stendeva sotto la pancia
della nave per la sua intera lunghezza, suddiviso in tredici corridoi dalle
lunghe ed alte rastrelliere che erano state disposte per ospitare i
materiali di ricambio, i generi di sussistenza ed ogni altra attrezzatura
fosse necessario avere a bordo. Sembrava un labirinto intricato di stretti
corridoi, che non avrebbero consentito un passaggio agevole se non in fila
per uno. Ogni circa dieci passi, i corridoi erano attraversati da un
passaggio trasversale che li congiungeva fra loro, al cui centro si trovava
una pesante grata di ferro battuto che constituiva la sola via di
comunicazione con la sentina, che stavamo allagando.

Eravamo
trentanove in tutto, considerati noi sei, più i dieci uomini auld ed
esmeldiani, ed i tredici che Adesir aveva convinto Crassius a fornire per la
parte romeldana. La comandante ci suddivise in squadre di tre uomini che
avrebbero proceduto parallelamente, una squadra per corridoio, in modo da
non lasciare possibilità all'eventuale intruso di sgattaiolare alle nostre
spalle per sfuggire al rastrellamento. Io capitai con Warnom ed un
esmeldiano, e ci organizzammo in modo da procedere in linea lievemente
sfalzati, allo scopo di non farci colpire tutti da un eventuale tiro lungo
il nostro corridoio; io avrei proceduto in testa, quindi l'esmeldiano dietro
di me, e infine Warnom che avrebbe provveduto a darci la luce necessaria. Mi
munii di una manciata di monete di rame da porre sui coperchi delle varie
casse che avremmo aperto per controllare che non vi fosse nascosto nessuno
all'interno.  

Decidemmo
comunque di non iniziare la ricerca prima che la sentina fosse completamente
allagata, così da poter sfruttare il vantaggio di non avere una via di fuga
sotto i nostri piedi per risbucarci alle spalle, dato che l'eventuale ospite
sgradito che avevamo a bordo doveva ormai essere certamente in allarme.
Durante l'attesa, mentre i maghi ed i preti si davano da fare per invocare
incantesimi che ci avrebbero aiutati nella ricerca, Warnom decise di
esplorare rapidamente la sentina, e utilizzando un incantesimo che gli
consentiva di respirare sott'acqua, si assicurò una fune in vita e si
immerse da una delle grate.

-
C'è qualcosa di molto strano qui sotto - disse Warnom riemergendo dopo
qualche istante. - La sentina è piena di larve bianche, abbastanza grandi,
oltretutto!

Gli
passai una sacca di tela per provare a catturare una delle larve, ma quando
Warnom me la restituì, al suo interno trovammo solo acqua e una specie di
melma nerastra. Supponendo che le larve potessero disfarsi al contatto con
l'aria, o comunque in assenza d'acqua, ripetemmo l'operazione con un
contenitore diverso, e stavolta riuscimmo a portare fuori una delle
creature. Si trattava di una specie di verme lungo un palmo e poco più,
completamente bianco, sprovvisto di aperture visibili che facessero pensare
a una bocca o altro tipo di orifizi; si muoveva a scatti, contraendo il
corpo umido e lucido, e non pareva particolarmente pericolosa, a vederla
così. Sebbene fosse chiaro che si trattava di una larva, neanche Daeron fu
in grado di capire a quale specie, animale o meno, appartenesse e la sola
cosa che scoprimmo fu che la larva si disfaceva immediatamente non appena la
si toccava con la punta della spada. Al suo posto, restava solo una macchia
scura e viscida, simile all'inchiostro.

Nonostante
i tentativi di Warnom, non fu possibile catturare un'altra larva per fare
ulteriori esperimenti, poiché, improvvisamente, le creature sembravano
essere scomparse. Se fino a pochi istanti prima la sentina ne era sembrata
invasa, ora il nostro amico non riusciva più a vedere una sola larva fin
dove si spingesse la sua vista. Soprassedemmo rimandando la cosa a più
tardi, poiché ormai la stiva era allagata e Adesir ci diede il via alla
perlustrazione. Compatti e sincronizzati, iniziammo a procedere, esaminando
ogni possibile nascondiglio, controllando le nostre posizioni ad ogni
incrocio, avanzando lentamente verso il fondo del magazzino.

furono
necessarie almeno due clessidre di tempo, prima di completare il
rastrellamento, che tuttavia si rivelò infruttuoso. Per quanto fossimo
stati accurati nella nostra ricerca, nessuna delle squadre aveva trovato il
benché minimo indizio di una presenza indesiderata quando giungemmo al
fondo, così che Adesir fu dell'opinione di ripetere la ricerca una seconda
volta nel verso opposto. Poiché avevamo superato da un bel pezzo l'ora di
cena, stabilimmo di mangiare qualcosa prima di rimetterci in movimento, e
l'unica consolazione per il nostro insuccesso fu quella di poter chiedere al
buon Rethys ciò che preferivamo per cena, poiché si sarebbe occupato lui
di allestire una tavola improvvisata che era in parte già pronta. 

-
Mentre attendiamo di mangiare, perché non ti fai un giro sotto, Gawain? -
mi chiese ad un tratto Warnom, che aveva lanciato anche su di me
l'incantesimo per respirare sott'acqua. La misteriosa sparizione delle larve
era in effetti ancora un mistero, e forse potevamo sfruttare l'attesa per
fare un po' di luce almeno su quella vicenda, sempre che fosse distinta
dalla nostra ricerca, cosa di cui iniziavo a dubitare.

Mi
assicurai una fune in vita e chiesi ai nani di tenere l'altra estremità, in
modo da recuperarmi velocemente se avessi dato segnale strattonando la corda
stessa. Quindi, mi immersi nell'acqua buia rischiarata solo a intervalli dai
fasci di luce che filtravano ogni dieci passi dalle grate. Non ebbi neanche
il tempo di orientarmi, che subito venni afferrato da qualcosa che iniziò a
tirarmi violentemente da un lato e dall'altro. Numerosi tentacoli, lunghi e
sottili, rivestiti di una patina lucida e scura, mi avevano afferrato alle
braccia ed alle gambe, tirando in direzioni diverse, ma contemporaneamente
trascinandomi verso il fondo della sentina. Per un istante riuscii a
intravedere una massa scura da cui i tentacoli sembravano provenire, ma ben
presto il dolore mi accecò impedendomi di ragionare lucidamente. Sentivo le
braccia e le gambe allungarsi in modo innaturale, forzando le articolazioni
e le giunture che si piegavano in maniera normalmente impossibile, mentre la
corda, dall'altro lato, si era messa in tensione facendomi arcuare oltre i
limiti sopportabili dalla mia schiena. 

Feci
ricorso a tutta la mia forza per resistere alla mostruosa trazione che
subivo, per evitare di finire squartato, ma non riuscivo comunque a
guadagnare una posizione più favorevole, e il dolore si faceva sempre più
forte, minacciando di farmi perdere i sensi. Non so quanto tempo rimasi in
quella situazione di stallo, mentre sul ponte magazzino i miei amici,
aiutati da altri ancora, cercavano disperatamente di resistere a loro volta,
facendo leva sul mio corpo ormai deformato in modo orribile, fino a che
avvertii una presenza che non potevo vedere davanti a me. Qualcosa mi
toccò, e mi parve di udire parole incomprensibili nell'acqua. Un istante
dopo, mi trovavo sul ponte, sdraiato in mezzo alle casse, e la voce di
Morick, alle mie spalle, chiamava aiuto.

A
nulla valsero i tentativi di Adesir, Thorin e Warnom di levarmi
l'armatura per prestarmi i primi soccorsi, ogni movimento, anche il più
lieve, mi faceva urlare di dolore ed ero costantemente sul punto di perdere
i sensi, cosa che avvenne quando Polgrim decise che era la sola soluzione e
mi tramortì senza esitazioni.

Quando
ripresi i sensi, ero ancora stanchissimo, ma il dolore era fortunatamente
scomparso, sostituito da un lieve formicolio alle articolazioni, evidente
effetto residuo della magia operata su di me dai miei compagni per
rimettermi in sesto. Mi affrettai a raccontare quanto era accaduto, anche se
venivo interrotto sempre più frequentemente da colpi di tosse che si
facevano via via più insistenti. Giungemmo alla conclusione che occorreva
svuotare la sentina, e qualcuno ordinò che fossero rimesse in funzione le
pompe, dal momento che potevamo solo supporre che l'acqua giovasse alla
misteriosa creatura che avevamo a bordo.

Purtroppo,
fu presto chiaro che la tosse era causata da una sorta di veleno con cui il
mostro doveva avermi contaminato, ed i miei amici non avevano alcun modo di
curarmi da quella nuova insidia. Ad ogni modo, poiché dovevamo comunque
attendere lo svuotamento della stiva, ne approfittarono per mangiare e fare
un breve riposo, mentre io venivo portato da Kelemar, vescovo auld di
Elendos, che avrebbe annullato gli effetti del veleno.

grazie
alle cure del vescovo Kelemar, fui presto in grado di riprendermi e la tosse
scomparve, come anche gli aloni nerastri che erano comparsi nei punti in cui
i tentacoli della creatura avevano stretto la mia pelle scoperta. Mangiai
rapidamente qualcosa per sedare i morsi della fame, quindi cedetti al ben
più insistente bisogno di riposo che avvertivo. Ma il riposo non durò a
lungo.

-
Sveglia, presto! - Daeron ci risvegliò di soprassalto. - Qualcosa è uscito
dalla stiva, gli uomini stanno combattendo di sotto e i nani non vogliono
saperne di scendere ai livelli inferiori!

Ci
alzammo di corsa, e notai che per fortuna il seppur breve riposo aveva dato
qualche beneficio, poiché non mi sentivo spossato come poco prima. Ci
affrettammo, armi in pugno, a scendere verso la stiva dove ero certo che la
creatura stesse dando filo da torcere ai nostri alleati.

-
Servirebbe anche il vostro aiuto, signori! - gridai, quando passai
attraverso uno dei boccaporti controllati dai nani. Alle mie spalle, Morick
fece un commento un po' più pungente del mio invito, e qualcuno lo
sgambettò mandandolo bocconi lungo le scale. Non mi soffermai con Thorin e
Polgrim che invece cercavano di convincere i loro consanguinei, preferendo
rendermi conto subito della situazione.

Appena
entrai nel ponte  magazzino notai i primi cadaveri, circa quindici
uomini a terra, la cui pelle era orrendamente macchiata del nero veleno che
già avevo visto su di me, anche se evidentemente qui aveva colpito più
rapidamente. Ovunque infuriavano i combattimenti contro delle piccole
creature delle dimensioni di un cane, che somigliavano più a grossi ragni
albini che ad altro. I mostri eruttavano nel vero senso della parola dalle
grate della stiva, e si muovevano rapidissimi lungo il ponte, le pareti ed
il soffitto, circondando e sopraffacendo i combattenti ai quali saltavano
letteralmente addosso con le loro lunghe zampe da insetto.ù

-
Sono quelle che prima erano larve! -constatò Warnom giungendo alle mie
spalle, seguito a breve distanza dai nani che Polgrim e Thorin erano
evidentemente riusciti a convincere. - Deve trattarsi di una sorta di
mutazione, ora sono diventati pericolosi...

Ma
il pericolo più grande, lo sapevo, era la creatura enorme che mi aveva
quasi ucciso con la forza di mille uomini. Non la si vedeva da nessuna parte
e doveva essere con tutta probabilità la "madre" di
quell'orribile progenie. Se in così breve tempo le larve erano diventate
pericolose, quando ci sarebbe voluto perché ognuno dei ragni albini
completasse la propria crescita trasformandosi in un adulto pericoloso come
quello che mi aveva aggredito?

Non
vi fu tempo di commentare, un nugolo di creature ci fu addosso non appena
mettemmo piede in uno dei corridoi per soccorrere ed aiutare gli altri.
Riuscivo abbastanza facilmente a evitare i loro salti, schivandoli, mentre
li colpivo con la spada, facendoli esplodere con facilità come fossero
delle bolle di sapone nero. Dopo pochi istanti eravamo coperti da capo a
piedi del liquame residuo, che corrodeva il tessuto dei nostri vestiti, ma i
ragni non accennavano a diminuire. Nel mio stesso corridoio, vidi cadere
più di un uomo, completamente ricoperto dalle creature mostruose.

Poi
compresi che i miei amici stavano facendo ricorso alla magia per aiutarci in
qualche modo. Prima udii una sorta di rombo in un corridoio accanto, che
fece comparire brina gelata anche lungo i bordi di quello in cui combattevo
io, poi d'improvviso mi resi conto che tutto, attorno a me, era diventato
lentissimo. Anche le voci sembravano indistinguibili, e mi trovavo a
combattere portando numerosi colpi contro i ragni albini che abbattei in
gran numero prima ancora che questi potessero muovere una zampa. Ma le
creature non diminuivano affatto e la lotta sembrava senza speranza, fino a
che un accecante bagliore verdastro si propagò per tutto il ponte, causando
dardi di elettricità che si scaricarono un po' ovunque, su di noi, sugli
oggetti e naturalmente sui nostri avversari.

Seppi
in seguito che Thorin, anzi Frostwind, aveva battuto a terra il suo bastone
gridando "ora basta!". L'energia sprigionata dalla staffa di
Perigastus aveva causato lo scompiglio, a seguito del quale anche Warnom
giaceva a terra, morto o tramortito. Ma stavolta a qualcosa era servito: i
ragni erano stati eliminati per un raggio molto ampio, ed ora sembravano
uscire dalle grate in numero assai minore. Ci disponemmo quindi vicino alle
grate per eliminarli mano a mano che tentavano di uscire, anche se non mi
illudevo del fatto che presto la situazione si sarebbe nuovamente complicata
come poco prima.

thorin
mi si avvicinò pronunciando parole che non compresi, poiché parlava così
lentamente che la sua voce mi giunse distorta in modo irriconoscibile. Capii
dal suo gesticolare che voleva che alzassi la grata alla quale mi trovavo di
guardia, mentre mi fu chiaro dalla sua espressione che in quel momento era
Frostwind e non Thorin di fronte a me. Polgrim si portò al mio fianco,
coperto di schiuma nera e ansimante di fatica, mentre Adesir prestava le
prime cure a Warnom. Cosa aveva in mente il mago nel corpo di nano? Intuii
le sue intenzioni, che diedero corpo ad alcuni miei sospetti: dovevamo
eliminare la creatura "madre", probabilmente solo quello ci
avrebbe permesso di avere la meglio sul nemico, interrompendo il flusso di
ragni albini che stava ricominciando ad invadere il ponte.

Per
una volta, sia io che Polgrim ci trovammo d'accordo nel dare retta a
Frostwind, e del resto non avevamo molte scelte, poiché il mago sembrava
assolutamente sicuro del fatto suo. Sollevai la grata e scendemmo tutti e
tre nella sentina, uno dopo l'altro, augurandoci che quella non fosse la
nostra ultima spavalderia, e che soprattutto non costasse la pelle del buon
Thorin, la cui volontà era in quel momento relegata chissà in quale angolo
buio dominato da Frostwind. D'altra parte, gli enormi poteri della staffa di
Perigastus e del mago potevano essere la sola via d'uscita per affrontare la
creatura mostruosa che aveva invaso la nave. Mi augurai di potermi fidare di
Frostwind, una volta tanto.

Davanti
a noi, un'immensa sagoma biancastra dal corpo bulboso occupava l'intera
larghezza della nave e buona parte della sua lunghezza, giungendo a meno di
quaranta passi da dove ci trovavamo. Dal corpo informe si protendevano
innumerevoli tentacoli stretti e lunghi, simili anch'essi alle zampe di un
insetto, ma stranamente flessibili in confronto. Con uno scatto repentino, i
tentacoli si animarono schizzando verso di noi.

-
Dove diavolo sono, per Morgrim? Chi diavolo mi ha convinto a entrare in
questo posto invaso d'acqua?

Con
il terrore che mi gelava le ossa, mi accorsi che Frostwind non c'era più:
era la voce di Thorin ad aver parlato.