A&P Chronicles ''Il Falco ed il Leone'' (I, 5)

Agiografie Imperiali del X° Secolo: Il Leone ed il Falco

Biblioteca di Lalad-Nor - 12 Aprile 937

Parte I, Capitolo 5: "Ritorno al castello"

Sedute del 07/12/2004 e 14/12/2004

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Agiografie Imperiali del X° Secolo: Il Leone ed il Falco

Biblioteca di Lalad-Nor - 12 Aprile 937

Parte I, Capitolo 5: "Ritorno al castello"

Sedute del 07/12/2004 e 14/12/2004


Ritorno al castello

dopo
quella nuova esplorazione nella boscaglia, il gruppo fece ritorno al padiglione
per la notte, continuando a riflettere anche durante il viaggio sulle possibili
implicazioni di quanto era stato scoperto, per poco che fosse. Exilim, con
l'ovvio appoggio di Eliars e quello dello stesso Riltas, erano dell'opinione che
il giorno seguente avrebbero dovuto assolutamente far ritorno al castello, campo
base della tenuta, dal momento che non v'erano più le condizioni per garantire
la sicurezza e l'incolumità di coloro da cui dipendeva l'esito del trattato
Auldim-Carusaliano. 

La
notte trascorse senza problemi e senza misteriosi visitatori, questa volta,
nonostante tutte le precauzioni ed i turni di guardia che furono ugualmente
predisposti. L'indomani, il tempo era decisamente migliorato e la giornata
prometteva di essere più calda delle precedenti, con i cumuli di neve che già
iniziavano a sciogliersi fin dai primi raggi del sole, in alcuni punti
ricongelandosi a terra in sottili lastre di ghiaccio di breve durata.
All'esterno del padiglione non v'erano tracce né impronte che rivelassero
presenze estranee, così dopo la colazione furono preparati i bagagli e le
cavalcature, i valletti si occuparono delle operazioni di chiusura e in breve il
gruppo era già in marcia sulla strada del ritorno. 

Raggiunsero
il ponte crollato di buon'ora, dopo aver lungamente discusso del sistema
migliore per superarlo. Exilim aveva proposto il ricorso ad un suo incantesimo
già altre volte visto in azione, che avrebbe realizzato una sorta di disco
fluttuante in grado di trasportare persone, animali ed equipaggiamento senza
risentire del peso relativo. Il solo inconveniente era che tale manifestazione
di forze arcane necessitava comunque di una base sulla quale fluttuare, che ne
avrebbe determinato l'equilibrio ed il posizionamento.

-
In pratica, si viene a creare una superficie il cui asse risultante si mantiene
ortogonale alla superficie sottostante... - cercò di spiegare il carusaliano,
ma ovviamente la maggior parte dei suoi compagni non era in grado di comprendere
i dettagli di una disquisizione tanto tecnica in materia di magia. Fu necessario
ricorrere a degli esempi molto più elementari affinché fosse chiaro che, 
pur non esercitando peso sulla superficie sottostante, l'orientamento della
piattaforma ne sarebbe stato influenzato.   

-
Sostanzialmente, il disco fluttuante resterebbe in posizione orizzontale se lo
creassi in questo punto, ma appena si portasse al di là del baratro dove le
pareti sono verticali, si capovolgerebbe lasciando cadere ciò che trasporta...
- concluse Ser Agraman, ottenendo l'assenso di Exilim.

-
Dunque, dobbiamo trovare il modo di realizzare una sorta di superficie sulla
quale il disco possa fluttuare nel percorso da una sponda all'altra - aggiunse
Polgraam, guardandosi attorno nel tentativo di farsi venire un'idea. 

Alla
fine, escogitarono una soluzione che avrebbe richiesto un notevole sforzo da
parte del barbaro delle pianure. Come prima cosa utilizzarono i rotoli di corda
che avevano sui cavalli e sul carro per realizzare due tratti lunghi abbastanza
da poter valicare il baratro, e ne assicurarono un'estremità ai due pali che si
trovavano dal loro lato, quindi, a intervalli più o meno di due braccia,
unirono le corde con degli spezzoni trasversali, in modo da costruire una sorta
di ponte flessibile di funi. Polgraam fu quindi calato nel baratro come aveva
già fatto in precedenza con Ser Agraman, ma questa volta poté attraversare il
fiume proprio grazie ad uno di quei dischi fluttuanti di Exilim, anche se la
corrente impetuosa trascinò la piattaforma di qualche centinaio di passi a
valle, prima che l'intimorito barbaro potesse approdare sulla sponda opposta. A
quel punto, grazie ad una fune di guida assicurata ad una freccia che gli fu
lanciata, recuperarò il ponte di corde precedentemente costruito, e dopo una
difficile ed estenuante arrampicata poté assicurarne le estremità libere agli
altri due pali che dal lato opposto del baratro. Il più era fatto.

Ricorrendo
ai loro poteri mistici, Lunya e Zak iniziarono allora a creare dal nulla una
miriade di assicelle di legno che vennero unite con chiodi fino a realizzare due
listelli lunghi abbastanza da stendersi da un lato all'altro del ponte di corda,
poggiando sulle funi trasversali. A questo punto avevano realizzato due specie
di binari in grado di far fluttuare senza problemi  di equilibrio il disco
magico di Exilim. Il carusaliano ne evocò uno sufficientemente largo da poter
trasportare il carro o alcuni cavalli e persone allo stesso tempo, e in breve
l'intero gruppo aveva raggiunto l'altro lato del baratro senza pericoli nè
sorprese.

Era
ormai l'imbrunire quando si riunirono a Polgraam, ancora visibilmente stremato
per aver dovuto svolgere la parte più faticosa dell'ingegnoso piano. Decisero
quindi di accamparsi per trascorrere la notte, sfruttando la posizione che
consentiva di avere almeno un lato facilmente difendibile, dalla parte del
fiume. Si attardarono attorno al fuoco, tornando a formulare ipotesi sulle
losche trame ordite ai loro danni dalla misteriosa terza fazione, senza
raggiungere neanche stavolta conclusioni particolarmente soddisfacenti. La sola
cosa che sembrava ormai assodata, data anche l'insistenza con cui Riltas
sosteneva che nessuno potesse essere a conoscenza dei documenti segreti
trafugati ad Aldes, era che il vero obiettivo dell'incursione doveva essere il
sigillo di Exilim. Restava comunque un mistero il vero scopo di quel furto, che
fosse per ritardare la firma del trattato o peggio per falsificare altri
importanti documenti di stato. 

qualcuno
dormì sul carro, altri nelle tende che furono erette tutt'intorno, mentre
Eliars, Ser Agraman e Sverken si alternarono ai turni di guardia concedendo al
barbaro un riposo ininterrotto. Ma anche quella notte passò senza problemi e al
mattino si rimisero in marcia dopo aver consumato una frugale colazione,
raggiungendo il castello poco prima dell'ora di pranzo. Il ponte levatoio fu
abbassato non appena furono avvistati ed una piccola scorta venne loro incontro
per condurli all'interno, fra gli sguardi perplessi dei soldati che non si
aspettavano un rientro anticipato di circa due giorni rispetto ai tempi previsti
per la battuta di caccia. Ma ovviamente né Exilim né Riltas ritennero di dover
dare spiegazioni ai militari.

Sverken
e Ser Agraman tennero subito una sbrigativa riunione con i luogotenenti dei loro
gruppi di scorta, informandoli della possibilità di essere stati seguiti, così
che furono approntati due gruppi di pattuglia che avrebbero perlustrato la zona
per verificare se quell'eventualità fosse fondata. Riltas chiese ai due
comandanti della scorta di convocare il soldato che, al loro arrivo, aveva
suggerito di scegliere proprio quel padiglione di caccia come residnza, nella
speranza che potesse rivelare utili informazioni circa chi altri potesse essere
stato a conoscenza di quella notizia. 

Nel
frattempo, la delegazione carusaliana formata da Exilim, Zak e Eliars si
appartò iniziando una lunga discussione per valutare il da farsi: da un lato
v'era la possibilità di fare immediatamente ritorno nel Carusal per informare
le autorità dell'accaduto, mentre dall'altro si ipotizzava di dedicare una
settimana ai tentativi di recupero del sigillo, rimandando in tal modo il
ritorno in caso di insuccesso. Exilim sembrava più propenso alla prima
soluzione, temendo che la sua carriera politica potesse essere in qualche modo
compromessa dal furto del sigillo ed il conseguente ritardo nelle trattative.

-
La tua carriera politica è comunque finita - aveva commentato Eliars, nel suo
consueto modo diretto. - Probabilmente finiremo in ogni caso in una qualche
provincia secondaria a fare da passacarte, quindi non hai nulla da perdere.
Diamoci una settimana di tempo per tentare di ritrovare il sigillo, da quel che
ho visto le persone che ci hanno accompagnato sono abbastanza valide e potremmo
avere il loro aiuto. Alla peggio, denunciare il furto del sigillo una settimana
prima o una dopo non cambierà sostanzialmente le cose...

Zak
si era  dichiarato d'accordo, e alla fine anche Exilim aveva dovuto
riconoscere che quella era probabilmente la soluzione migliore, per quanto poche
apparissero le probabilità di successo. I tre avevano quindi chiuso il
discorso, anche perché lo stesso Exilim voleva partecipare all'interrogatorio
predisposto da Riltas, a proposito del quale nacque subito un'accesa discussione
circa l'impossibilità di utilizzare la magia per convalidare quanto il soldato
avrebbe detto loro. La legge Auldim infatti prevedeva che si potesse ricorrere
ad una simile forma di indagine solo in casi di particolare gravità, e solo se
vi era sia il consenso dell'interrogato sia quello del rappresentante
dell'Impero di rango più elevato fra i presenti. Singolarmente, l'ipotesi di
ottenere il consenso dell'interrogato naufragò prima ancora del previsto, dato
che Riltas Osgarran si rifiutò di dare il suo consenso, attirandosi le critiche
di Exilim e le ire assai meno diplomatiche di Eliars e Zak. 

Non
vi fu nulla da fare, così l'interrogatorio si tenne, alla fine, in modo
tradizionale. Il soldato parve sincero nelle sue risposte, senza tuttavia
aggiungere nulla di particolarmente importante a quanto già si sapeva.
Dichiarò di aver parlato della cosa anche con altri, dal momento che nessuno
aveva imposto alcun tipo di riservatezza su quelle informazioni, leggerezza che
fece infuriare Eliars ma che di fatto non poteva essere certo una colpa del
pover'uomo visibilmente intimorito. Ma un piccolo spiraglio di luce venne quando
infine il soldato, sforzandosi di ricordare sotto le pressioni di Exilim,
rammentò che alla notizia si erano interessati un paio di paggi carusaliani. 

La
cosa singolare era che non v'era alcun paggio nella delegazione carusaliana. 

Ma
la cosa ancora peggiore fu che proprio in quel momento Exilim percepì qualcosa
d'improvviso, una variazione nell'eneriga magica del luogo, un'emanazione che
gli pareva familiare, troppo familiare. Il loro misterioso nemico era fra le
mura del castello.

durante
la discussione fra i carusaliani ed il successivo interrogatorio, Poglraam ne
aveva approfittato per fare un giro nelle cucine, dato che era l'ora del pranzo,
intento a vedere se vi fosse qualcosa da mettere sotto i denti. E proprio in
quell'occasione, quasi per caso, aveva notato una figura aggirarsi con fare
sospetto nella zona delle dispense, a prima vista un paggio carusaliano. La
cosa, sulle prime trascurata dal barbaro, gli sembrò alquanto strana poco dopo,
mentre sbocconcellando un tozzo di pane ricordò di no aver mai visto paggi
nella delegazione che era giunta dall'Impero dei maghi. Troppo tardi, del
misterioso individuo visto solo di sfuggita non c'era traccia e nessuno sembrava
averlo notato.

Sempre
più convinto di aver notato qualcosa di strano, Polgraam aveva quindi avvisato
Ser Agraman e Sverken, i quali avevano prontamente intuito il possibile pericolo
ai loro danni, anche se era strano che qualcuno ancora tramasse ai loro danni
ora che si era impadronito sia dei documenti segreti che del sigillo. Forse il
vero scopo delle aggressioni era ancora da scoprire, e i furti erano ancora una
volta un abile depistaggio come l'aggressione al padiglione?

I
due comandanti diedero disposizioni ai loro uomini perché perlustrassero e
sorvegliassero tutte le uscite, mentre in fretta si fecero guidare da Polgraam
verso la zona delle cucine. Tutto sembrò in ordine, le attività giornaliere
fervevano come al solito, e anche la serratura della grande dispensa usata come
magazzino e per la stagionatura, dove il barbaro aveva avuto la fugace visione
del misterioso paggio, non sembrava forzata. Convocarono il capo valletto delle
cucine e fecero aprire la porta, chiedendogli di fare molta attenzione a
eventuali manomissioni, spostamenti, mancanze o semplicemente a qualche
particolare fuori posto. L'uomo, incuriosito e intimorito al tempo stesso, non
notò nulla di singolare sulle prime, almeno fino a quando il gruppo non si
avvicinò alla grande porta carraia che si trovava alla destra dell'ampio
magazzino.

-
Questo è strano... - accennò l'uomo, osservando a terra, attirando
l'attenzione dei tre. - Vedete, le porte sono a contatto con il pavimento, e
quando vengono aperte lasciano un segno piuttosto vistoso, strusciando.
Ebbene,  qui non c'è alcun segno, nonostante le porte siano state aperte
per una consegna non più di quindici giorni fa...

-
E' come se qualcuno le avesse cancellate di proposito, ma erano chiuse
dall'interno... - osservò Ser Agraman.

-
Più probabilmente, qualcuno voleva cancellare le proprie tracce e casualmente
ha dovuto eliminare anche quelle della porta - stabilì Polgraam, iniziando a
controllare fra le casse ed i barili, ma si accorse subito che si trattava di
oggetti troppo pesanti per muoverli da solo.

Convinti
di aver trovato qualcosa di interessante, i tre iniziarono a scrutare la zona
con maggiore attenzione, alla ricerca di qualcosa, una traccia residua, una
botola, qualsiasi cosa che rivelasse chi era stato in quel luogo e perché aveva
cercato di nascondere le tracce della propria presenza.

-
Presto, è richiesta la vostra presenza di sopra! - un soldato affannato per
l'evidente corsa li richiamò dalla porta, facendo loro temere una nuova
emergenza. D'istinto, lasciarono tutto e si precipitarono dietro di lui,
sfoderando le armi, pronti al peggio.

Giunsero
nella stanza in cui gli altri stavano interrogando il militare, e la trovarono
in fermento. Tutti erano in guardia, visibilmente allarmati. Al centro, qualcuno
sosteneva Exilim il cui viso era bagnato di sudore, con lo sguardo fisso nel
nulla. Mormorava qualcosa di incomprensibile, mentre con una mano indicava
qualcosa, in direzione del pavimento. Ma non videro nulla nel punto in cui
sembrava indicare.

-
E' qui - disse ad un tratto il delegato carusaliano, riscuotendosi dal
momentaneo torpore - da qualche parte in basso, ai piani inferiori, posso
sentirlo!

Si
avviò fuori dalla stanza, dirigendosi verso le scale, che prese a scendere
rapidamente, seguito dal resto del gruppo. Sembrava puntare verso le segrete, ma
poi tornò a concentrarsi e deviò in un passaggio laterale, continuando a
seguire la pista magica che solo lui poteva percepire. In breve, si resero conto
che puntava verso le cucine, verso la grande dispensa dove pochi istanti prima
stavano investigando Sverken, Polgraam e Ser Agraman. L'esmeldiano si precipitò
in avanti intuendo dove avrebbe condotto la loro pista, strappò di mano le
chiavi al capo valletto che ancora stava chiudendo il magazzino e spalancò le
porte con un calcio, precipitandosi all'interno assieme agli altri due, spade in
mano.  

La
dispensa era deserta.

nonostante
non vi fosse nessuno, Exilim continuava a percepire la sua traccia invisibile,
che ora sembrava proveniva direttamente dal pavimento, sotto i loro piedi.Polgraam
si era precipitato verso la porta carraia, convinto che fosse quello il luogo
dove avrebbero trovato qualcosa per proseguire, iniziando a spostare gli oggetti
più leggeri.

-
L'avevo detto io, per tutti i totem! - imprecò il barbaro, mentre gocce di
sudore iniziavano ad imperlargli il volto nello sforzo. 

-
Ci dev'essere un passaggio nascosto, una botola, qualcosa! - commentò Sverken,
affiancando il compagno, mentre Zak alle loro spalle iniziò a recitare
un'antica preghiera.

D'improvviso,
sotto i loro piedi, si delineò una fessura. Poco a poco, i contorni di una
pietra nascosta nella polvere e sotto le casse ora rimosse si rivelò agli occhi
stupiti degli avventurieri e a quelli esterrefatti del valletto ancora sconvolto
sulla soglia. Scansandolo gentilmente, Lunya si fece avanti, portandosi nei
pressi della lastra ora visibile, dove iniziò a mormorare un'invocazione alla
dea della luna, Silemine. In breve, la superficie della lastra sembrò bucarsi
senza causa apparente, dapprima per una breve profondità, poi un po' di più
poco alla volta, fino a che si resero conto che la piccola apertura aveva forato
la pietra da parte a parte.

-
Come la solleviamo? Peserà quanto un carro carico di merce! - chino sulla
botola, Ser Agraman si guardò attorno.

-
Usiamo questo - disse Polgraam da un angolo. Il barbaro aveva trovato un
marchingegno di legno e ferro montato su ruote, con un lungo braccio da cui
pendeva una catena alla cui estremità era assicurato un grosso gancio. -
Dev'essere questo che usano per spostare le casse, no?

Si
misero ad armeggiare con il grosso paranco fino a quando riuscirono ad
assicurare il gancio alla pietra, sfruttando il buco creato da Lunya. Quindi,
operando in qualche modo sulle leve e le carrucole del macchinario, riuscirono a
sollevare la lastra fra cigolii e scricchiolii impressionanti, spostando quindi
il tutto di lato. Frettolosamente, Ser Agraman si calò nel tunnel sottostante,
un passaggio buio scavato nella roccia che fu rischiarato poco dopo da una luce
bianca invocata da Sverken. Subito dietro scesero Polgraam e Zak ai quali l'esmeldiano
fece spazio per passare, in modo che potessero seguire le tracce del misterioso
individuo, mentre Sverken e gli altri scesero uno alla volta, con Eliars che
chiudeva la retrovia.

Si
avventurarono per lo stretto cunicolo, che costrinse i guerrieri con le corazze
più ingombranti a procedere quasi di traverso, dato che non aveva l'ampiezza
sufficiente a passarvi agevolmente. Zak e Polgraam procedevano più
speditamente, attraversando un primo slargo in cui i resti ammuffiti e quasi
irriconoscibili di utensili e suppellettili di legno rivelavano un'antichità
indeterminabile per quel luogo. Poi il passaggio tornò a farsi stretto per un
lungo tratto, fino a quando si ritrovarono a sbucare in una specie di canale di
scolo sotterraneo che correva in diagonale rispetto alla loro direzione, la cui
larghezza era decisamente più confortevole almeno per i combattenti. Il canale
era asciutto e non recava tracce di uso recente, probabilmente non era mai stato
usato, o quantomeno non negli ultimi secoli.   

Non
ebbero neanche il tempo di osservare attentamente l'ambiente, chiedendosi se il
misterioso individuo fosse andato a destra o a sinistra, quando la terra sembrò
animarsi. Sia davanti che dietro al gruppo, il suolo si stava lentamente
deformando, dando vita a decine di sagome vagamente tondeggianti che sembravano
voler eruttare dalla terra stessa. In breve, le figure iniziarono ad assumere
una forma bulbare simile a quella di grosse clessidre provviste di tentacoli, i
loro corpi parevano fatti di pietra ed i loro movimenti erano lenti ma
inesorabilmente minacciosi mentre avanzavano verso il gruppo.

Si
disposero preparandosi all'attacco, con Ser Agraman e Eliars in prima fila
all'estremità sinistra, mentre Polgraam e Sverken fronteggiavano nemici più
numerosi sul fronte destro, ancora incerti se attaccare per primi o attendere di
vedere le reali intenzioni di quei misteriosi esseri. Presto non vi furono più
dubbi, e il rumore del metallo iniziò a echeggiare all'interno del canale
mentre i combattenti rispondevano all'aggressione.

-
Sono elementali di terra! - gridò qualcuno dal centro del gruppo, come se
quella notizia avesse potuto in qualche modo essere d'aiuto ai guerrieri.

I
primi affondi colpirono le creature, le cui difese erano assai impervie per via
della loro pelle simile a pietra, mentre i tentacoli rocciosi cercavano di farsi
strada attraverso le corazze e le protezioni. Sverken fu colpito in modo non
grave mentre roteava la sua lunga spada a due mani, un primo essere cadde
frantumandosi in una miriade di sassi sotto l'impeto dell'attacco di Eliars.
Poi, tutte le creature sul lato sinistro si immobilizzarono di colpo,
esattamente come era successo al cinghiale durante la battuta di caccia.

-
Io vado ad aiutare gli altri - gridò Ser Agraman a Eliars, voltandosi per
raggiungere Polgraam e Sverken ancora in combattimento dall'altra parte.

- E
a questi chi ci pensa? - rispose Eliars, con un ghigno sul volto, intuendo già
la risposta.

-
Pensaci tu che non hai un onore da difendere, mercenario! - Eliars storse la
bocca, mormorando qualcosa all'indirizzo dell'esmeldiano, ma questi non udì
l'imprecazione, già in corsa verso gli altri avversari. In quel momento, Lunya
lo superò,  passando oltre le creature bloccate, avventurandosi più
avanti nel canale.

Dall'altra
parte, le creature erano più numerose ed alcune erano già cadute sotto i colpi
di Sverken e Polgraam quando Ser Agraman unì la sua spada alle loro.
Fortunatamente la lentezza di quegli avversari era tale da non mettere in grave
pericolo la loro vita, e quando un colpo andava a segno erano le corazze ad
assorbire la maggior parte dell'impatto, quasi senza  conseguenze per i tre
guerrieri. Zak si intrufolò attraverso i combattenti, riuscendo a schivarne i
colpi, anche lui passando oltre verso le profondità del canale di scolo alla
loro destra.

Poco
dopo, nuovamente una parte delle creature fu bloccata dalla magia, mentre le
ultime tre si sbriciolavano sotto i colpi dei combattenti del gruppo. Per un
istante tornò il silenzio e il pericolo parve passato. Ma non durò a lungo.
L'eco di passi affrettati echeggiò nel canale, dalla loro destra qualcuno stava
giungendo di corsa.

-
Elementali di fuoco! Alle mie spalle, stanno arrivando! - gridò Zak, mentre
cercava di raggiungere gli altri.

Dietro
di lui, numerose sagome simili a pire fluttuanti a mezz'aria emersero dal buio.