Agiografie Imperiali del X° Secolo: Il Leone ed il Falco
Biblioteca di Lalad-Nor - 8 Aprile 937
Parte I, Capitolo 3: "Assalto al padiglione"
Seduta del 23/11/2004
Assalto al padiglione
la
notte passò tranquilla, con Sverken, Ser Agraman e Polgraam che si alternarono
ai turni di guardia, dal momento che la situazione restava alquanto tesa per via
dell'attentato al delegato carusaliano, che comunque era sotto la stretta
sorveglianza della sua guardia del corpo Eliars. La neve aveva continuato a
cadere per tutta la notte, ricoprendo ogni cosa con il suo soffice manto gelato
ed abbassando sensibilmente la temperatura, al punto tale che i valletti furono
costretti anche loro a fare i turni per ravvivare il fuoco nei camini e nei
bracieri. Al risveglio, tuttavia, la neve aveva cessato di cadere e la giornata
era limpida, sebbene assai fredda. Gli inservienti ebbero cura di preparare
bacili d'acqua calda per chiunque volesse prendere un bagno, mentre dalla cucina
proveniva la fragranza della colazione che sarebbe stata servita di ì a poco.
Ad
ogni modo, la decisione che sembrava presa fin dalla sera precedente era quella
di tornare al castello, dato che nessuno se la sentiva di mettere ulteriormente
a repentaglio la trattativa diplomatica, nell'eventualità di nuovi incidenti o,
più probabilmente, di ulteriori agguati. Così, dopo la colazione, Ser Agraman
e Sverken avevano iniziato a far preparare i carri e le vettovaglie per il
ritorno, mentre Polgraam pensava ai cavalli.
-
Sacerdoti, aiuto! - la voce di Eliars giunse, stridula e concitata, dalla soglia
del padiglione. - Accorrete, presto! Salvate la vita del Terzo Protonotario!
Voltandosi,
Sverken e Ser Agraman intuirono subito la gravità della situazione. Sulla
soglia, ancora con la giacca infilata solo per metà, Exilim era collassato a
terra, incapace di parlare e in stato di incoscienza, mentre veniva scosso da
tremiti violenti e dalla sua bocca fuoriusciva una schiuma sanguinolenta. I due
accorsero per dare una mano, trasportando il carusaliano su un divano della
sala, ma subito le condizioni del malcapitato apparvero disperate.
-
Si tratta certamente di un veleno - constatò Sverken, mentre Lunya accorreva
scendendo dal piano superiore assieme a Riltas Osgarran. I due nuovi arrivati
presero a esaminare Exilim, gesticolando e pronunciando formule arcane che gli
altri non potevano comprendere, nel tentativo di individuare il veleno e porvi
riparo.
-
Si tratta di Galimir - disse ad un tratto Lunya. - Chiamate Polgraam...
In
quel momento, Zak fece capolino dalla porta del corridoio, invitando Ser Agraman
a recarsi in cucina con lui. Il corpo senza vita di uno dei valletti giaceva
riverso sul pavimento, il viso contorto in una smorfia di dolore evidentemente
dovuta agli effetti dello stesso veleno che aveva colpito Exilim. Si trattava
dell'addetto che aveva il compito di assaggiare le vivande, e che con tutta
probabillità aveva mangiato dalla porzione del delegato carusaliano,
anticipandone la misera fine.
-
Almeno sappiamo che il veleno era solo nella sua porzione, altrimenti ora
staremmo tutti nelle stesse condizioni - constatò Ser Agraman mentre
completavano una breve ricognizione della cucina alla ricerca di tracce che
potessero rivelare ulteriori indizi.
-
Comunque, i servitori devono avere una parte in questo... Zak, tu raduna i
valletti che si trovano ancora in casa, io perlustro l'esterno per assicurarmi
che nessuno stia cercando di fuggire - aggiunse il cavaliere dopo un breve
silenzio, cogliendo il cenno di assenso del compagno. Senza attendere ulteriori
risposte, l'esmeldiano si precipitò fuori e notò immediatamente le tracce di
uno dei carri che doveva essersi allontanato da non molto, visto che la neve non
le aveva ricoperte.
Ser
Agraman si affacciò all'interno della grande sala, dove Lunya e Riltas stavano
ancora completando i loro rituali nel tentativo di salvare la vita a Exilim, e
gridò agli altri che intendeva seguire quelle tracce, quindi si voltò e corse
alle stalle senza attendere risposte. Preparato il cavallo in fretta, vi balzò
in sella e si precipitò all'inseguimento, senza sentire qualcosa che gli
gridava Sverken, uscito in quel momento con Polgraam dal padiglione.
dopo
qualche istante al galoppo, l'esmeldiano si accorse che Polgraam lo stava
seguendo e si lasciò raggiungere pur senza rallentare particolarmente
l'andatura. I due proseguirono assieme lungo le tracce ben evidenti lasciate dal
carro, intenzionati a mettere le mani su chiunque avesse lasciato il padiglione,
che per loro era il probabile avvelenatore, ma quando giunsero infine al
ponte, trovarono che era crollato, senza alcuna possibilità di passare
dall'altro lato.
Sporgendosi
oltre il ciglio, si accorsero che la loro preda aveva avuto anche meno fortuna.
Il ponte doveva essere crollato nel momento in cui il carro vi era passato,
precipitando con il suo conducente per oltre venti braccia, fino a schiantarsi
sul fondo. Sparsi sulle rocce e in parte in mezzo alla corrente erano
chiaramente visibili i rottami del carro, la carcassa di uno dei cavalli e quasi
al centro della corrente spuntava dai rottami il lembo degli abiti indossati dai
servitori. La loro caccia terminava in quel punto.
I
due tentarono comunque di recuperare il corpo o almeno eventuali indizi che
potevano essere sul carro, ma senza grandi risultati. Usando le corde che
avevano sui cavalli, assicurandone un'estremità alla sella, Polgraam si fece
calare nella forra, fino a raggiungerne il fondo, ma fra i rottami che aveva nei
pressi non trovò nulla di interessante. Il corpo del servo giaceva a oltre
dieci passi da dove il barbaro si era calato, nel bel mezzo della corrente
impetuosa, probabilmente trattenuto solo da qualche roccia affiorante che aveva
impedito che il cadavere e i resti in cui era intrappolato fossero portati a
valle. Polgraam tentò di avvicinarsi a più riprese, ma tutto ciò che ottenne
fu di inzupparsi nell'acqua gelida e rischiare di essere trascinato via dalla
corrente, il corpo sembrava irraggiungibile. Dopo qualche tentativo furono
costretti ad arrendersi.
-
Se vogliamo recuperare il cadavere c'è una sola possibilità, che ci aiuti
qualcuno con i suoi poteri magici - disse Ser Agraman all'amico tremante, mentre
lo avvolgeva nella spessa coperta di lana che aveva preso dal cavallo.
-
Ma se torniamo al padiglione c'è il rischio che qualcuno qui faccia sparire
tutto... - rispose il barbaro, battendo i denti per il freddo che gli penetrava
nelle ossa.
-
E' possibile - annuì il cavaliere. - La sola cosa da fare è che tu torni
indietro a cercare qualcuno che ci possa aiutare, io resto qui e sorveglio che
nessuno cerchi di portar via le prove. Così avrai anche la possibilità di
indossare abiti asciutti...
Il
barbaro era montato a cavallo ed era partito al galoppo, ancora avvolto nella
coperta, il viso bluastro per il principio di assideramento. Ser Agraman studiò
per un istante la zona, quindi decise di ripararsi nel boschetto che si trovava
a pochi passi, in modo da non rendersi troppo visibile a eventuali visitatori.
Ci volle poco perché trovasse un posto che gli sembrò assai adeguato al
compito che si era dato: un piccolo spiazzo sotto le fronde, dal lato del
precipizio, che consentiva di avere una visuale indisturbata sul punto in cui si
trovava il ponte. Una piccola irregolarità di un mucchio di neve gli rivelò
che il posto doveva essere stato considerato valido da qualcun altro prima di
lui. Le tracce di un falò non più vecchio della notte precedente erano state
ricoperte dalla recente nevicata, a testimonianza che qualcuno oltre loro si
aggirava in quei luoghi, e aveva mostrato un particolare interesse per quel
ponte.
L'attesa
fu lunga, e Ser Agraman si ritrovò finalmente a poter ragionare con calma
sull'accaduto. Sulle prime, tutto sembrava indicare come colpevole quel servo
che giaceva sul fondo della forra, probabilmente aveva avvelenato il pasto del
delegato carusaliano e quindi era fuggito. Magari il lavoro era stato
commissionato da qualcuno che lo avrebbe pagato per questo, ma la morte lo aveva
sorpreso al ponte... o forse lo avevano assassinato appositamente per eliminare
uno scomodo testimone. Ma qualcosa non quadrava, ed era proprio la traccia di
quel falò a lasciare perplesso l'esmeldiano. Il misterioso mandante avrebbe
potuto sabotare il ponte per eliminare il servo, certo, ma perché darsi tanta
pena? Un servo non costituiva un pericolo per nessuno, sarebbe stato facile
eliminarlo successivamente, magari al momento del pagamento pattuito. A meno che
le cose non fossero indipendenti l'una dall'altra. Una nuova idea si fece strada
nella sua testa.
Indipendentemente
da chi aveva avvelenato Exilim, cosa che restava tutta da accertare, il ponte
poteva essere stato sabotato per tutt'altro scopo. Chi si era riscaldato accanto
a quel fuoco poteva aver disposto le cose perché il ponte crollasse la mattina,
quando il gruppo lo avrebbe attraversato lungo la strada per tornare al
castello. Solo per un caso, poi, il servo vi era passato prima, non previsto dal
sabotatore, facendolo precipitare anzitempo. Questa ipotesi lo convinceva di
più, anche se lasciava dei dubbi terribili sull'affidabilità dei suoi altri
compagni, dato che qualcuno doveva pur aver tentato di avvelenare il
protonotario. E peggio ancora, di chiunque si trattasse sembrava ovvio che
avesse supporto dall'esterno, e probabilmente a quell'ora si sapeva che
l'attentato era fallito. Questo metteva ulteriormente in pericolo tutti loro,
Exilim in particolare.
erano
passate almeno due clessidre quando Polgraam fece ritorno, finalmente asciutto,
seguito solo da uno dei servi e visibilmente contrariato. Sembrava che Lunya
avesse individuato il veleno come una sostanza tipica usata dai barbari delle
pianure, il che aveva gettato sospetti sullo stesso Polgraam al quale Sverken
aveva addirittura fatto confiscare le armi. Naturalmente, lo stesso Ser Agraman
poteva essere fra gli accusati del tentato omicidio, in virtù della loro
amicizia. Eliars aveva ovviamente colto la palla al balzo per rincarare la dose
ai loro danni, ma l'esmeldiano non poteva biasimarlo per aver impedito a
chiunque di raggiungerli, dato il rischio cui si sarebbero esposti, soprattutto
per quanto riguardava Exilim.
Una
breve conversazione con il servo fu tuttavia utile a chiarire le idee su cui Ser
Agraman aveva rimuginato durante la sua attesa. Pur constatando l'impossibilità
di recuperare il corpo anche con il suo aiuto, il valletto confermò che l'uomo
morto in fondo alla forra era solo un addetto ai carri, che non aveva nessuna
responsabilità con le cucine e quindi con la colazione avvelenata. In realtà,
era stato inviato al castello quella mattina per fare alcuni rifornimenti, il
che dava corpo ai sospetti del cavaliere: il ponte avrebbe dovuto crollare sotto
i loro piedi! Da probabile avvelenatore, quel povero servitore stritolato sotto
i rottami del carro si era rivelato invece la loro salvezza....
Non
potendo fare altro, i tre rimontarono a cavallo e tornarono al padiglione, dove
trovarono un'atmosfera alquanto tesa.
-
Temevamo che non saremmo più riusciti ad acciuffarla - qualcuno aveva risposto
al suo saluto ironico, sottolineando con quel termine poco piacevole che
chiaramente lo stesso barone di Malaspina era fra i sospetti alla pari di
Polgraam.
Ne
nacque un'animata discussione, nella quale Ser Agraman ebbe anche la sorpresa di
sentirsi minacciato di corte marziale, dal momento che sembrava avesse ignorato
un'ordine di Sverken. Dovevano riferirsi a ciò che il soldato gli aveva gridato
quando era partito a cavallo, ma che non aveva sentito. E comunque, l'esmeldiano
sottolineò vibratamente come gli accordi non prevedessero una sua posizione
subordinata rispetto a quella di Sverken, dal momento che erano stati nominati
pari nella gerarchia, e solo per le questioni prettamente militari quest'ultimo
aveva un maggior peso in virtù della sua anzianità di servizio. Il più
accanito accusatore era la guardia del corpo di Riltas, Aldes, contro il quale
si accanì a sua volta Polgraam. In breve, la sala era in preda alla confusione
più totale.
Fu
lo stesso Riltas Osgarran, il portatore di spada dell'Imperatore, a mettere a
tacere le discussioni, sottolineando come certe questioni avevano ora una
priorità maggiore, dopo un breve conciliabolo con lo stesso Exilim. Uno alla
volta, furono chiamati in una stanza separata, dove a ciascuno fu chiesto di
sottoporsi ad un'indagine magica che il Terzo Protonotario del trono di Carusal
avrebbe effettuato, ricorrendo magicamente al sondaggio delle menti. Chi più
chi meno volentieri, alla fine accettarono tutti, servitori superstiti inclusi,
sottoponendosi ad un breve interrogatorio condotto da Riltas, nel corso del
quale Exilim avrebbe potuto constatare, grazie alla magia, la sincerità delle
risposte fornite.
- A
seguito della mia indagine, posso assicurare che non v'è nessuno fra noi che
abbia responsabilità nell'accaduto - concluse Exilim dopo che tutti gli
interrogatori ebbero termine. Evidentemente, ciascuno aveva risposto alle
domande in modo tale che non vi fossero ulteriori dubbi in merito, il che in
particolare allontanava i sospetti da Ser Agraman e Polgraam, con loro evidente
sollievo. Una domanda specifica rivolta al cavaliere, inoltre, aveva appurato
come egli non avesse effettivamente sentito l'ordine di Sverken, allontanando
anche la prospettiva di essere deferito alla corte marziale, cosa che fu per lui
anche più importante.
-
E' chiaro quindi che chiunque sia stato ad attentare per ben due volte alla vita
del delegato venga da fuori - concluse Riltas. - Dato inoltre che il ponte è
crollato precludendoci ogni via di ritorno fino all'arrivo di soccorsi, dovremo
passare qui ancora del tempo, pertanto sarà necessario predisporre tutto quanto
è in nostro potere per evitare il ripetersi di simili inconvenienti.
-
Questo edificio è pieno di accessi - constatò Ser Agraman, - a parte le
finestre del piano terra che hanno le inferriate, vi sono almeno due ingressi
più le finestre del piano superiore. Dovremmo sbarrare tutti gli accessi tranne
uno che terremo controllato, possiamo utilizzare assi di legno e chiodi che
abbiamo in abbondanza nelle stalle...
La
proposta di mettere in sicurezza la casa incontrò il favore di Eliars, che
tuttavia non si sarebbe ovviamente staccato per un solo istante dal suo
protetto, pertanto alla cosa avrebbero dovuto provvedere l'esmeldiano e il
barbaro, con l'aiuto di Sverken. Ma era già troppo tardi.
- Siamo
attaccati! Stanno assaltando la casa e sono già nelle cucine!- gridò Zak dal
corridoio, mentre dal piano alto proveniva un rumore di vetri infranti seguito
da passi concitati.
rapidamente,
Eliars spinse Exilim, Lunya e Riltas all'interno della stanza di quest'ultimo,
chiudendo le imposte alla finestra con le sbarre, dalla quale già si vedevano
aclune ombre in modivmento. Sverken si portò all'ingresso principale,
presidiando il portone, mentre Ser Agraman, Polgraam e Zak corsero alla porta
che dava accesso al corridoio delle cucine ed al piano superiore. Il cavaliere
prese per la tunica Zak tirandolo indietro, mentre questo cercava di uscire nel
corridoio, giusto in tempo per udire alcune frecce sibilare dall'alto. Il solo a
farne le spese fu uno dei servitori che non fu abbastanza rapido nel mettersi al
riparo. Prontamente, Poltraam richiuse la porta.
Prima
ancora che potessero discutere un piano di difesa qualsiasi, il portone si
spalancò apparentemente senza causa, e nella grande sala si riversarono alcuni
uomini dall'aspetto del tutto simile a Polgraam, costringendo Sverken ad
arretrare in una posizione che lo mettesse al riparo dagli arcieri che venivano
dietro. Gli assalitori sembravano proprio dei barbari delle pianure, con tanto
di tatuaggi rituali sui volti feroci, indossavano corpetti di cuoio borchiato e
mulinavano sciabole dalla lama ricurva che stavolta non si sarebbero limitate a
impensierie solo il delegato carusaliano.
-
Tenete la porta, io aiuto Sverken - gridò Ser Agraman agli altri due, mentre si
voltava per correre verso l'ingresso ormai traboccante di avversari. Almeno sei
assalitori erano già all'interno della sala mentre quelli dietro abbandonavano
gli archi per sfoderare le sciabole. Presto i due guerrieri si trovarono ad
affrontarne almeno tre ciascuno e si ritrovarono immersi in un feroce
combattimento nel quale sapevano che non sarebbero stati fatti prigionieri.
Dopo
pochi istanti, anche Eliars entrò nella mischia, portandosi sugli avversari che
stavano attaccando il cavaliere esmeldiano, che sembrava in maggiore difficoltà
rispetto a Sverken. Polgraam aveva sbarrato la porta con il divano, mentre Zak
aveva iniziato a recitare alcune formule magiche all'indirizzo della porta
sbarrata. Ad un tratto Aldes, la guardia personale di Riltas, si portò le mani
alla testa con un urlo stridulo, e fuggì in preda al panico. Nel frattempo, la
porta davanti a Zak e Polgraam si aprì e i primi due assalitori furono
bersaglio dei loro attacchi e della magia del carusaliano, mentre anche al
centro della sala i primi avversari cadevano sotto le spade dei tre combattenti.
Ma altri sembravano sempre aggiungersi alla mischia..
Senza
aver avuto il tempo di indossare le armature, Sverken, Eliars e Ser Agraman
erano quasi scoperti sulle gambe e sulle braccia, cosa della quale i loro
avversari seppero approfittare immediatamente. In breve, le loro braccia e gambe
erano ricoperte di tagli e ferite grondanti sangue, nonostante i tre non
accennassero a cedere di un passo, continuando anzi a mietere vittime. Dopo un
tempo che parve lunghissimo, tutto infine ebbe termine, nella sala calò il
silenzio e a terra restavano solo i corpi senza vita degli assalitori, ai piedi
dei difensori stremati dalla fatica e prossimi al collasso per le numerose
ferite subite. Le lame gocciolavano sangue, ed il loro respiro era affannoso, ma
non ebbero il tempo di riprendersi.
-
Presto, da questa parte! - gridò loro Exilim, affacciandosi dalla stanza in cui
si era rifugiato.
Non
appena gli altri si avvicinarono, uno spettacolo agghiacciante ed inatteso si
parò ai loro occhi, vanificando ogni ottimismo potesse provenire dal fatto di
aver respinto l'assalto. Riltas Osgarran giaceva a terra, immobile, con un
pugnale piantato nel petto. Di fianco a lui, in una posa che rivelava come
avesse cercato di prestargli soccorso, giaceva Lunya, gli occhi sbarrati persi
nel vuoto. Per fortuna, per quanto gravi sembrassero le loro condizioni, nessuno
dei due sembrava morto.