A&P Chronicles ''Il Falco ed il Leone'' (I, 4)

Agiografie Imperiali del X° Secolo: Il Leone ed il Falco

Biblioteca di Lalad-Nor - 10 Aprile 937

Parte I, Capitolo 4: "La terza fazione"

Seduta del 30/11/2004

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Agiografie Imperiali del X° Secolo: Il Leone ed il Falco

Biblioteca di Lalad-Nor - 10 Aprile 937

Parte I, Capitolo 4: "La terza fazione"

Seduta del 30/11/2004

La terza fazione

venne
quindi il momento di fare il punto della situazione. Riltas Osgarran aveva un
pugnale conficcato nella schiena ed aveva perso molto sangue, le sue condizioni
erano evidentemente gravi, ma fortunatamente non fu giudicato a rischio della
vita e le cure lo avrebbero presto rianimato. Lunya Siderum risultò del tutto
illesa e fu presto chiaro che era stata colpita da una magia di blocco che
l'aveva praticamente immobilizzata nell'atto di prestare le prime cure allo
stesso Riltas. Una volta liberata dall'influsso magico che la paralizzava, la
religiosa spiegò come ad un tratto avesse visto il Portaspada dell'Imperatore
crollare a terra con un lamento, colpito alle spalle da un nemico invisibile, ed
avesse cercato di curarlo immediatamente percependo una presenza nella stanza
alla quale non seppe tuttavia dare un nome nè una forma. Eliars rivelò che,
poco prima di tuffarsi anche lui nel combattimento che era scoppiato nella sala
principale, Exilim si era letteralmente volatilizzato, sparendo misteriosamente
sotto i suoi occhi. Di Aldes, la guardia del corpo di Riltas fuggita in preda al
panico durante lo scontro, non c'era traccia.

Il
delegato carusaliano volle approfondire la cosa in un colloquio privato con
Sverken e Ser Agraman, chiarendo come la sua sparizione fosse dovuta al fatto
che anche lui aveva avvertito una sorta di pericolo invisibile nella stanza.
Descrivendo gli effetti di un incantesimo che i due non potevano comprendere,
spiegò come la magia gli avesse consentito di evitare ogni rischio, ma senza
poter vedere ciò che era accaduto, pertanto la scena di Riltas moribondo e
Lunya immobilizzata era stata una sorpresa anche per lui. 

- A
mio parere siamo ancora in pericolo - commentò Ser Agraman, ragionando sulla
vicenda. - Chiunque abbia aperto il portone davanti a Sverken senza causa
apparente e abbia poi fatto fuggire Aldes urlando per la paura deve aver
utilizzato la magia, ma non abbiamo trovato maghi fra gli avversari che abbiamo
combattuto...

-
Infatti, l'ho incontrato io - rispose Exilim,  - durante la mia
"assenza" ho combattuto un mago avversario, del quale purtroppo non ho
potuto vedere il viso, ma so di averlo ferito con certezza, e probabilmente
anche in modo abbastanza grave.

-
Dunque, abbiamo un misterioso mago che manca all'appello, dobbiamo darci da fare
immediatamente, siamo ancora in pericolo - concluse Sverken con aria grave.

Restava
tuttavia una cosa che ancora preoccupava il carusaliano, poiché come rivelò ai
due, c'era nel padiglione una sola persona che aveva rifiutato di sottoporsi
all'indagine magica: lo stesso Riltas Osgarran, sul quale Exilim sembrava
nutrire qualche sospetto. Alla velata richiesta del delegato, Sverken negò una
possibile autorizzazione a sondare la mente di Riltas nonostante il suo rifiuto,
poiché tali metodi non erano certo concessi dalle leggi Auldim, tantomeno in
quella delicata situazione nella quale importanti e riservati particolari circa
la trattativa in corso avrebbero potuto essere carpiti nell'esame mentale.
D'altra parte, sia Ser Agraman che Sverken non concordavano sulle possibili
responsabilità del loro ospite, il quale in fin dei conti aveva subito
un'aggressione piuttosto grave, che lo metteva più fra i bersagli degli agguati
che non fra i possibili mandanti. 

-
Ad ogni modo, l'aggressione a Riltas e il blocco di Lunya non sono state le sole
conseguenze spiacevoli dell'aggressione - commentò infine Exilim dopo aver
fatto un rapido controllo delle sue cose, - infatti dopo la mia ricomparsa ho
sentito per un istante delle mani invisibili che mi hanno frugato nelle tasche,
e ciò che temevo è accaduto.... Mi è stato sottratto il sigillo imperiale,
quello che avrei dovuto apporre ai documenti della trattativa!

quando
i tre si riunirono agli altri nella sala principale, Lunya stava ancora
invocando il potere di Silemine per curare Riltas, mentre Polgraam aveva
ispezionato i corpi degli assalitori accatastandoli da una parte, mentre il loro
equipaggiamento era stato raccolto in una pila separata. Zak si era separato e
stava controllando le stanze al piano superiore, in particolare quella di Riltas,
dove aveva trovato una macchia di sangue recente la cui origine era al momento
impossibile intuire. 

Polgraam
mostrò loro una manciata di monete trovate addosso ai barbari, all'incirca un
centinaio di pezzi d'oro divisi in modo disomogeneo, troppo per poter ipotizzare
una paga recente per il loro "lavoro". E tuttavia avevano una cosa
singolare in comune: tutte recavano lo stemma del falco, l'inconfondibile
marchio del conio carusaliano. Inoltre, non era stato trovato né il corpo di
Aldes né il suo equipaggiamento, la borsa di cuoio e la spada che aveva con sé
quando era fuggito urlando in preda ad un terrore soprannaturale.

-
Vedo un corpo fra la neve! - li interruppe Zak gridando dal piano superiore.
Polgraam e Ser Agraman si precipitarono fuori, dirigendosi nel punto che il
consigliere indicava loro dalla finestra del piano superiore, sperando di
trovare il cadavere del mago misterioso, magari ferito a morte da Exilim.
Invece, trovarono il corpo senza vita di Aldes. Aveva la testa spaccata,
evidentemente a causa dell'impatto con un grosso tronco durante la sua fuga
impazzita, in preda a chissà quali orrori instillati magicamente nella sua
mente. Nelle vicinanze, non v'era traccia né della sua borsa né della spada,
ma solo alcune tracce punteggiate da qualche goccia di sangue, che si
allontanavano verso il fitto della boscaglia. 

-
Andiamo, presto! - Polgraam esortò l'amico, indicando le tracce.

-
No, Polgraam, non noi due da soli - rispose l'esmeldiano, - abbiamo un mago di
fronte e faremmo la stessa fine del povero Aldes senza l'aiuto della magia.
Portiamo dentro il corpo e chiediamo a qualcuno di venire con noi, sbrighiamoci.

Il
corpo senza vita della sfortunata guardia del corpo fu riportato dentro, proprio
quando Riltas stava riprendendo conoscenza grazie alle preghiere di Lunya, la
quale si dedicò a medicare gli altri ferti che, essendo meno gravi, avevano
dovuto attendere fino a quel momento. Il Portaspada dell'Imperatore Auldim era
debole, confuso e scosso per l'accaduto, ma sembrò riguadagnare la sua
lucidità rapidamente, non appena comprese cos'era accaduto a Aldes, mostrandosi
visibilmente preoccupato.

-
La borsa... - mormorò con apprensione a Ser Agraman e Sverken, afferrando un
lembo degli abiti di quest'ultimo per richiamarne l'attenzione.

-
La borsa è importante... contiene documenti dell'Impero, li avevo affidati a
Aldes... dovete recuperare la borsa! - disse, arrossandosi in viso per lo
sforzo, al punto quasi di perdere nuovamente i sensi.

Quella
richiesta disperata non lasciava incertezze, così si diedero da fare per
organizzare la caccia, stavolta non ai cinghiali né agli orsi, bensì al
misterioso mago che sembrava aver agito, al riparo dell'aggressione dei barbari,
per fini diversi, sottraendo l' importante sigillo carusaliano a Exilim.e i
documenti a Riltas. Naturalmente, non si poteva rischiare nuovamente la vita dei
due importanti delegati lasciando sguarnito il padiglione, come fece giustamente
osservare il preoccupato Eliars, quindi furono scelti alla fine Polgraam, Zak e
Ser Agraman per quella nuova missione.

i
tre si avventurarono nella vegetazione, seguendo le facili tracce lasciate nella
neve, leggere e di scarpe ben diverse dagli stivali dei combattenti, di tanto in
tanto punteggiate da qualche macchia di sangue. Non era difficile seguire quella
pista, così la prima parte dell'inseguimento fu alquanto semplice e rapida,
fino al momento in cui le tracce sembrarono scomparire nel nulla. Nel punto in
cui il misterioso mago sembrava essersi volatilizzato, una vasta chiazza rossa
testimoniava una sosta piuttosto lunga, nonché la gravità delle sue
condizioni.

-
Dove accidenti può essere andato, ha preso forse il volo? - si chiese Polgraam,
osservando tutt'intorno a loro.

Tutto
attorno la neve era perfetta. Nessuna traccia, nessun'altra macchia di sangue a
parte quella vistosa e consistente dove ogni impronta si era fermata, nei pressi
della quale ad un esame più approfondito trovarono i resti di alcuni bendaggi.
Probabilmente la loro preda si era curata in quel punto, soffermandosi per un
po'. Esaminando le fronde degli alberi esclusero rapidamente che il mago ferito
potesse esservisi arrampicato, tuttavia a breve distanza trovarono qualche nuovo
indizio. Ai piedi di un albero, Zak trovò infatti la borsa di cuoio e la spada
di Aldes, anche se non c'erano tracce nei dintorni. La borsa era completamente
vuota, e la spada era spezzata, probabilmente usata per scorticare la corteccia
dell'albero, che all'altezza degli occhi presentava infatti una larga zona in
cui il legno era stato messo a nudo. Residui di corteccia si trovavano ai piedi
del grande abete, ma nulla lasciava immaginare come il mago avesse potuto
avvicinarsi senza lasciare tracce, né che fine avesse fatto.

Restò
solo la possibilità di una magia di "dislocazione", come la chiamò
Zak. In pratica, con un simile incantesimo, il mago avversario avrebbe potuto
sparire da quel punto per ricomparire ad una certa distanza, depistando così
eventuali inseguitori, tuttavia queste magie erano solitamente limitate in
qualche modo. I tre decisero quindi di esplorare la zona, procedendo a spirale
su tre percorsi diversi, allargandosi progressivamente a partire dalla grande
macchia di sangue, nel tentativo di ritrovare le tracce del fuggitivo,
rimandando ad un secondo momento le considerazioni sullo strano trattamento
riservato al tronco dell'albero.

Non
ci volle molto perché Ser Agraman prima e Zak poco dopo trovassero altri due
alberi che presentavano la stessa singolare scortecciatura, sempre senza alcuna
traccia del misterioso individuo che stavano cercando. Un terzo fu trovato più
tardi anche da Polgraam ed alla fine fu chiaro che tutti questi abeti avevano
due cose in comune: la scortecciatura era sempre rivolta verso nordest, ed
inoltre erano tutti visibili in linea diretta, senza ostacoli, da chiunque li
avesse osservati dalla macchia di sangue. Dopo una breve verifica, tuttavia, fu
chiaro che non tutti gli lberi sui quali si aveva una visuale libera dalla
macchia erano scortecciati. Solo alcuni avevano questa caratteristica, e Zak
iniziò a tracciarne approssimativamente la posizione su un foglio di pergamena,
seguendo un'idea improvvisa che solo Polgraam riuscì a intuire. In breve, sotto
i loro occhi, la posizione d quegli alberi scorticati aveva assunto la sagoma di
una nota costellazione, quella del Cervo per i barbari delle pianure, del Lupo
bianco per gli esmeldiani, e del Leone per i carusaliani.

-
Il Leone, simbolo dell'Impero Auldim, mentre avevamo il Falco del Carusaal sulle
monete - ragionò Ser Agraman, - sembra proprio che qualcuno si stia divertendo
a darci informazioni contraddittorie che non riusciamo a mettere assieme...

Pur
ipotizzando una qualche sorta di rituale mistico o addirittura sciamanico, che
solitamente potevano avere a che fare con le costellazioni e l'astrologia, né
Zak né Polgraam, né tantomeno il cavaliere esmeldiano, riuscirono a intuire
cosa fosse realmente accaduto. Il mago ferito si era fermato in quel punto, si
era curato sostituendo le bende, magari aveva svuotato la borsa gettandola via
assieme alla spada rotta, quindi aveva fatto un qualche incantesimo che aveva
scortecciato gli alberi. Ma che incantesimo era? E dove era finito?

Incapaci
di procedere oltre con i loro soli ragionamenti, Zak si risolse infine ad
utilizzare i suoi poteri per individuare la presenza di fonti magiche nella
zona, e individuò rapidamente una sorgente di energia che proveniva da un
albero assai vicino, senza tuttavia poterne individuare l'esatta natura.
L'albero era integro, e non presentava né le scorticature, né altri segni
particolari nelle sue vicinanze, tranne che per un pezzo di metallo che
trovarono quasi sepolto nella neve. Era la punta della spada di Aldes..

Ser
Agraman sfoderò la sua spada, intenzionato a scortecciare l'albero in modo
simile agli altri, ma al primo colpo qualcosa cambiò davanti agli occhi stupiti
dei tre. Improvvisamente, l'albero era non solo scortecciato con tanto di
residui ai piedi delle radici, ma addirittura aveva un'ampia cavità al suo
interno delle dimensioni di una piccola cassaforte.

-
Ora ho capito, aveva occultato magicamente questa cavità nel tronco! - disse
Zak, avvicinandosi.

- E
nell'aprirla ha rotto la punta della spada - completò Ser Agraman.

Ispezionarono
la cavità, trovandola vuota con disappunto. La resina era sufficientemente
secca, all'interno, da rivelare come quel ripostiglio non fosse stato creato
troppo recentemente, probabilmente dovevano averlo preparato in anticipo, in
base a un piano ben preciso. All'interno, un piccolo pezzo di cuoio era rimasto
incollato sul fondo, a testimoniare, come rilevò Zak, che qualunque cosa vi
fosse all'interno doveva essere piuttosto pesante. A quel punto, tutto sembrava
portare verso una sola direzione. Chiunque fosse il mago scomparso, qualunque
fosse il suo vero obiettivo, aveva agito con il diversivo dell'attacco dei
barbari per impadronirsi del sigillo di Exilim e dei preziosi documenti di
Riltas. Era quindi fuggito, restando ferito, giungendo in quel luogo, dove la
cavità dell'albero celava qualcosa che gli aveva permesso di svanire, portando
con sé il maltolto. Ovviamente, non c'era altro da fare in quel posto, per ora.

quando
i tre fecero ritorno al padiglione, dopo almeno tre clessidre, trovarono gli
altri intenti a frugare ed ispezionare la casa. In qualche modo, Lunya ed Exilim
erano riusciti a scoprire che il misterioso avvelenatore era giunto da fuori,
entrando in qualche modo all'interno per compiere la sua opera, senza alcuna
responsabilità del valletto che era rimasto avvelenato nell'assaggio della
colazione. Le tracce che avevano trovato, si rivelarono facilmente essere le
stesse che Ser Agraman, Zak e Polgraam avevano seguito poco prima, puntando ogni
responsabilità in direzione del mago scomparso. A quel punto, anche la traccia
di sangue trovata da Zak nella stanza di Riltas assunse un nuovo significato,
poiché Exilim intuì che il mago avversario doveva trovarsi fisicamente in quel
posto, durante il loro scontro. In pratica, aveva proiettato il suo corpo fisico
altrove, ma non la sua mente, dato che il carusaliano non aveva potuto
influenzarlo con la sua magia. 

-
Un potere assai forte, direi - commentò Exilim, - poiché a me non risulta
possibile proiettare il proprio corpo senza la mente...

-
Ma alcune divinità hanno questa capacità - spiegò Zak, - ad esempio Lerion,
il dio dell'inganno, e mi pare quantomai appropriato in questa vicenda.

Cercarono
di fare delle ipotesi che permettessero loro di capire il motivo di quelle
azioni che ora parevano essere quasi casuali. In un primo momento, infatti,
quando il bersaglio degli attentati era stato Exilim, tutto aveva lasciato
supporre che qualcuno volesse screditare i servizi di sicurezza esmeldiani, ma
ora era stato colpito proprio Riltas Osgarran, e tutto il gruppo era stato
aggredito solo poche clessidre prima. Se qualcuno aveva intenzione di far
naufragare il trattato screditando l'una o l'altra parte, quel modo di agire
rivelava invece come nessuno dei due avesse interessi in tal senso, cementando
maggiormente i rapporti e l'interesse nella trattativa. L'ipotesi di un terzo
misterioso attore, in quella vicenda, si affacciò sulla scena, su intuizione di
Exilim, anche se era difficile comprenderne le reali intenzioni.

Vi
erano poi altre considerazioni che non trovavano risposte convincenti. Ad
esempio, visto che il padiglione era nel territorio più sicuro e meno
accessibile, come avevano fatto quei barbari ad arrivarvi? Forse con lo stesso
strumento che aveva permesso al solo sopravvissuto di fuggire? Ma se la cosa era
stata organizzata in anticipo come sembrava, com'era possibile che sapessero
quale padiglione avrebbe scelto il gruppo? La cosa era stata casuale e non
preordinata, anche se era prevedibile che si lasciasse all'ospite carusaliano la
scelta e che qualcuno lo avrebbe consigliato circa il miglior terreno di caccia.

Il
più preoccupato sembrava comunque essere il Portaspada dell'Imperatore, Riltas,
e non solo per le sue condizioni fisiche che andavano migliorando con il tempo.
Era chiaramente preoccupato per i documenti scomparsi, anche se non volle
accennare al contenuto, di natura riservata. In un colloquio privato con Ser
Agraman, tuttavia, ritenne che non vi potesse essere una relazione con il furto
del sigillo, nel senso che quest'ultimo non era stato rubato per essere
utilizzato su quei documenti. Almeno questa era la sua opinione.

Era
ormai quasi sera, quando esaurite le possibili altre ipotesi, per la maggior
parte rivelatesi poco attendibili, fu il tempo di prepararsi per il riposo
notturno. Con due soli valletti rimasti in vita, tutto dovettero darsi da fare
per preparare le stanze e la cena, senza trascurare le misure di sicurezza che
parevano comunque necessarie. Eliars non lasciò Exilim per un istante, Polgraam
si dedicò ai fuochi, mentre Ser Agraman con Sverken cercarono una soluzione che
permettesse di passare una notte tranquilla. Alla fine, abbandonarono
praticamente l'intero piano inferiore, ritirandosi nelle quattro camere di
sopra, cui si accedeva da un corridoio con una singola porta che dava verso gli
altri ambienti. Constatato infatti che era praticamente impossibile accedere
alle stanze dalle finestre o dalla soffitta, vie del tutto impraticabili a causa
delle pareti lisce e della neve sui tetti, il controllo di quell'unica porta
avrebbe permesso al gruppo di fare dei turni di guardia non particolarmente
gravosi, riposando il più possibile.

Per
precauzione, Ser Agraman si preoccupò comunque di allestire qualcosa che gli
avrebbe permesso di tenere sotto controllo la situazione anche al piano
inferiore. La preoccupazione principale, infatti, era che il misterioso
individuo potesse introdursi a loro insaputa nella casa, magari per avvelenare
nuovamente il cibo. L'esmeldiano escogitò di mettere dei crini di cavallo fra
le ante della dispensa, in modo che la loro eventuale assenza, l'indomani, li
avrebbe messi in guardia. Inoltre, per rendere le cose più difficili
all'eventuale ospite indesiderato, pose una pila di pentole dietro ciascuna
delle tre porte di ingresso, avendo cura di disporle in modo che potessero
cadere se queste fossero state aperte, in un modo o nell'altro.

Ma
tutte le precauzioni si rivelarono inutili, poiché la mattina giunse senza che
nessuno udisse pentole cadere, ed i crini sulla dipensa erano ancora al loro
posto. Una conferma in più di quanto già sospettavano, cioè che il misterioso
mago scomparso avesse effettivamente completato la sua opera, trovando ciò che
cercava. A quell'ora, solo gli dei sapevano dove si trovava.

Il
tempo si era rimesso, durante la notte, la giornata era limpida e serena, con un
sole caldo che già iniziava a sciogliere le prime nevi. Convinti di dover
attendere qualche giorno prima che qualcuno potesse venire a dar loro aiuto per
via del crollo del ponte, fu con una certa sorpresa che, dopo colazione,
appresero le intenzioni di Riltas: voleva visitare il luogo esplorato da
Polgraam, Ser Agraman e Zak il giorno prima, per cercare di capire meglio il
rituale magico che certamente si era compiuto in quel posto. Ancora più
sorprendentemente, Exilim era della stessa opinione, con grande insoddisfazione
di Eliars che inutilmente cercò di farlo desistere, esponendo i gravi rischi
cui si sarebbero esposti.

Meno
di una clessidra più tardi erano già in marcia, e dopo una clessidra di
viaggio erano sul posto. Tutto appariva come il giorno precedente, nessuno
sembrava essere stato in quel posto dopo i tre che lo avevano esplorato alla
ricerca del mago scomparso. Fin da subito Exilim riuscì a percepire le tracce
magiche di un potente incantesimo, ma gli occorse un'altra clessidra per
analizzarlo compiutamente. Percorse tutti i luoghi dalla macchia di sangue agli
alberi scorticati, toccandoli, girandovi attorno, aspergendo polveri e
tracciando a terra strani simboli, immerso in una concentrazione soprannaturale
in cui era la magia e non la mente a guidare i suoi passi e i suoi movimenti.
Poi, ad un tratto si fermò e sembrò accorgersi nuovamente degli altri.

-
C'è stato un potente incatesimo di trasporto, che normalmente si usa su oggetti
inanimati - disse, ragionando su ciò che aveva percepito, - ma qui è stato
accoppiato ad una specie di stasi che ha permesso di trasportare anche esseri
viventi, temporaneamente inanimati. Magia runica e magia mistica unite assieme,
e di grande potere, almeno per quanto riguarda la prima. Se il mago avesse avuto
la forza di invocare un simile incantesimo, non dubito che ci avrebbe annientati
senza difficoltà, quindi ritengo abbia utilizzato un artefatto di qualche tpo...

-
L'oggetto pesante che era nascosto nell'albero cassaforte - commentò Zak.

-
Esattamente. Ma poi la cassaforte è stata occultata magicamente, e qui entra in
gioco una magia da sciamani, quella che richiedeva la combinazione di alberi
disposti secondo la costellazione - aggiunse il carusaliano.

- E
non basta. All'interno della cavità c'era un simbolo, una specie di firma a mio
parere, che ora ho reso visibile.

Si
trattava di una sorta di "L" ornata, che Lunya riconobbe subito come
il simbolo di Lerion, il dio dell'inganno. E anche se non si trattava di una
divinità che avesse affinità particolari con i barbari, confermava quantomeno
l'intenzione di confondere le idee, di ingarbugliare la vicenda. Non a caso era
stata usata un'illusione per celare la cassaforte. Ma ancora non dava neanche
una vaga idea di chi potesse esserci dietro una trama tanto complessa e
misteriosa, né dei suoi veri scopi.