Traspare una forte componente emozionale dall'articolo. Un attaccamento ai ricordi d'infanzia. È principalmente per quello che penso che si continui a giocare a Risiko, per quello o perché non si conosce altro. Il discorso del divertimento è fuorviante: c'è chi si diverte guardando "l'Isola di Adamo ed Eva", ma io continuo a pensare che i soldi potrebbero essere impiegati meglio. E non parlo necessariamente di Ulisse o SuperQuark, mi basta un Guzzanti. Se bastasse il divertimento non servirebbero i volontari che fanno divulgazione, sono servirebbe il forum in cui discutere, non avrebbe senso il game design e la sua evoluzione. Io non contesto che con Risiko uno si possa divertire, mai detto questo, ma il suo ruolo (e soprattutto la sua permanenza) nel mondo dei gdt, per me, non solo è sorpassato, ma deleterio. Io non decido a cosa devono giocare le persone (non avrei nemmeno il potere di farlo), ma mi sento libero, se uno guarda Il Grande Fratello Vip e lo ritiene la forma più alta di intrattenimento televisivo, di dirgli che sta guardando spazzatura. Essenzialmente non si è capito il punto centrale dell'articolo a cui si tenta di rispondere: il fatto che da 40 anni sugli scaffali della grande distribuzione ci sia sempre la stessa roba. il messaggio che si dà al consumatore è "il gioco da tavolo non si evolve mai, non cambia mai, i giochi sono sempre gli stessi". Che è un messaggio tremendo, per chiunque di noi ama il gioco da tavolo. E a chi obietta che le cose vecchie non necessariamente sono più brutte, rispondo che è vero, ma per fare un paragone sensato andrebbero prima di tutto conosciute anche le cose nuove, in secondo luogo, nel caso di RisiKo l'obiezione non regge neanche, perché è proprio brutto.
L'incontro
Una giornata di fine settembre del 1986...
Driin Driin (Telefono fisso casa Khronos)
Gianni (Khronos) «Pronto?»
Luciano «Ciao Gianni brutte notizie per stasera.»
Gianni «Non dirmi che il portiere ha rinunciato.»
Luciano «Peggio, campo allagato non si può giocare.»
Gianni «Ma por..(bip), gli altri lo sanno?»
Luciano «Sì, li ho avvertiti.»
Gianni «E che famo stasera?»
Luciano «Mio fratello ha comprato un gioco da tavolo e dice che è "checazze"(figo), passa da me che lo proviamo, chiamo anche Gigi e Franco.»
Gianni «Ok! A dopo.»
Fattasi l'ora arrivai a casa di Luciano e suonai alla porta. Entrai in casa e salutai gli amici che nel frattempo mi avevano preceduto, e nel mentre Luciano mi fece cenno di entrare in sala, indicandomi il gioco di cui mi aveva parlato al telefono. Una scatola verde sulla quale emergevano, fanti, cannoni e cavalieri e dove al centro imperava la parola Risiko! Allorchè mi venne spontaneo chiedere se si trattasse di un wargame, e lo sguardo del mio amico accompagnato dalla frase «stasera ce le suoniamo di santa ragione» non lasciò alcun dubbio. Ci sedemmo al tavolo ed ebbe inizio un'avventura che ci avrebbe accompagnato per molti anni.
La prima partita
A dire il vero quando mi fu spiegato il regolamento (che non sto a descrivere, in quanto pure i sassi lo conoscono), fin da subito qualcosa non mi quadrava. Comunque cominciammo a giocare. Prima lite sui colori. Eravamo in 5. Due amici volevano giocare con il rosso ed entrambi per lo stesso motivo. Qui mi tocca, prima di raccontare qualcosa sul motivo e ricordare al lettore che siamo negli anni '80. Le scuole superiori di allora erano molto politicizzate, con movimenti studenteschi che si rifacevano sia al PCI e sia al MSI. La politica in quel periodo era cosa seria e ognuno prima o poi si schierava con uno o l'altro movimento. Io ero un pischello di terza che comunque maturava i suoi ideali mentre i miei amici più grandi di me, ormai essendo all'ultimo anno gli ideali li avevano ben chiari. Ecco spiegato il perché della lite per il colore rosso. Luciano, invece che della politica se ne è sempre sbattuto, prese il blu, un altro il giallo, restavano il verde, il nero e l'orribile viola. Dopo 10 minuti di rivoluzione cubana, di socialismo e Berlinguer finalmente uno dei due litiganti si arrese e prese il verde, che gli simboleggiava l'ecologia. Io che non rapportavo di certo gli ideali politici al gioco scelsi il nero. Altra manfrina sul perché avessi scelto il nero. «Gianni non è che mi sei diventato fascista?». A quel punto dissi con la calma che mi appartiene «mi avete rotto il ca(bip) con Guevara, Mussolini e Gramsci. Volemo giocà o parlà di politica suvvia non rompete le palle e giochiamo». Il viola, come logico che fosse, rimase nella scatola. Non ho mai capito il perché di quel colore ripugnante, ad ogni modo scegliemmo gli obiettivi, si distribuirono le carte territorio e mettemmo i nostri carriarmatini su di essi. Venne fuori il primo problema. Il "Guevara" del gruppo ricevette tra i suoi territori l'intero Sud America (lo ricordo perché esclamò «A chi se non a me!» da buon "Che") feci presente del vantaggio spudorato che ne avrebbe ricevuto e chiesi di rivedere il regolamento, ma dal regolamento nessun chiarimento in merito. Allorché si continuò. Da quel punto in poi i miei ricordi della partita sono sbiaditi, ma ricordo il divertimento per le legnate e bastardate che ci facemmo, roba da far sclerare i rivoluzionari del gruppo e che nonostante i problemi riscontrati rendemmo fisso l'appuntamento per giocare a Risiko!.
Oggi
Ora, qualcuno di voi potrebbe dire ma che ca(bip) ce ne fotte della tua storia, invece l'ho ritenuta necessaria per evidenziare due cose molto importanti.
- Dei difetti del Risiko! ne avemmo sentore già alla prima partita (1986) e non si esaurirono con la distribuzione delle carte, poi vennero la pesca fortunata delle carte stesse e la questione del vantaggio della difesa sull'attacco. Problema tutto italiano come tutti sanno. Tutto questo lo riscontrammo senza avere nulla a confronto. C'era poca roba in giro per chi giocava solo in lingua italica. Ma nonostante tutto quel gioco ci conquistò tanto da far dire ad uno del gruppo storico «Uagliù (ragazzi) è vero che ci vuole più culo che cervello per giocarci ma ca(bip) se mi sono divertito».
- Il divertimento è il fattore principe per un gioco da tavolo. È lo scopo primario che tutti i giochi cosiddetti di società si prefiggono. Il Risiko è riuscito a soddisfarlo ampiamente facendo accomodare e aggregare milioni di persone.
Con gli anni poi il mercato ludico ha cominciato ad espandersi. Il gioco da tavolo ha cominciato ad evolversi presentando titoli con complessità maggiori con diversità di genere formando giocatori a livelli sempre superiori fino alla nascita dell'hardgamer.
E in tutto questo il Risiko! che fine ha fatto? Sarà stato accantonato?
Ebbene no! Anche il Risiko! ha cercato di evolversi dando diverse versioni di sé. Ancora oggi migliaia di persone si riuniscono per giocarci nonostante gli innumerevoli titoli sul mercato. Si organizzano tornei regionali, nazionali, insomma il suo successo non sembra cessare.
Ma perché la gente si ostina a giocarci quando c'è un intero mondo di nuovi giochi da scoprire?
Domanda da 10 MILIONI di Euro.
- C'è chi dà colpe alla Grande distribuzione organizzata che offre i soliti giochi e quindi essendo più visibile lo si mette nel carrello e via.
- Chi definisce il giocatore pigro incapace di andare oltre.
- Chi ne fa discorsi antropologici e filosofici sulla condizione umana e della nostra società.
Tutti e nessuno potrebbero aver ragione. Io però la mia idea me la sono fatta. Non tutti i giocatori vogliono trasformarsi in hardgamers, condizione della forte evoluzione del gioco da tavolo. C'è chi preferisce un gioco semplice da due regole e via. Qualcuno potrebbe obiettare che ne esistono n-mila con due regole, con ragione. Ma un giocatore di primo livello il Risiko! ce l'ha nel sangue, tramandato magari dal padre che ci giocava o ci gioca tutt'ora. Ormai è così radicato profondamente da iniziare le nuove leve di giocatori, che capiranno da soli poi se in futuro vorranno giocare ad altro oppure restare con il Risiko!
Ed ora torniamo al titolo. Il Risiko! è il male?
Un gioco che continua ad aggregare migliaia di persone non può considerarsi un male, anzi tutt'altro visto che soddisfa il suo scopo primario. Io nonostante mi sia evoluto come giocatore, e possegga titoli di ogni genere e complessità, se mi mi dicessero, e in special modo il mio amico del gruppo storico, «ci facciamo una risikata come i bei tempi» gli risponderei «allora vinci di sicuro perché hai più culo che cervello».
Concludendo, ognuno ha il diritto di criticarlo perché parliamo di un gioco che il suo tempo ce l'ha e nonostante abbia cambiato più volte "vestito" i suoi difetti li ha. Ma i difetti in parte sono mitigati dal divertimento che rilascia. Ovviamente tale affermazione è opinabile è soggettiva. Ma se ancora oggi migliaia di persone ci giocano forse un po' di divertimento lo trovano.
Demonizzarlo come causa della fossilizzazione di alcuni giocatori nonostante i suoi difetti, è profondamente sbagliato. In special modo se questo viene scritto da un responsabile di un'associazione ludica che dovrebbe dedicarsi ad aggregare persone ma non decidere cosa devono o non devono giocare. Tale compito spetta al singolo giocatore che scoprirà da solo, cosa giocare dopo il buon vecchio Risiko!
Avanti con la lapidazione!