Ho avuto modo di provarlo qualche mese fa e aveva lasciato una sensazione davvero pessima a tutto il tavolo.
La seguente anteprima, scritta in collaborazione con Fool_Jester (che ringrazio), è basata sulla sola conoscenza delle regole e non è pertanto da considerarsi una recensione - sebbene ai finanziatori il gioco sia stato consegnato ormai da mesi.
Un titolo - quello della Ninth Haven Games - non solo già consegnato, dunque, ma pure già giocato. Perché farne un'anteprima ora, dopo averne parlato a tempo debito nella rubrica Kalcio d'inizio (due volte, peraltro)? Per due motivi, sostanzialmente: la prima è che quando ho scelto il titolo nella lista delle anteprime non sapevo tutto questo; il secondo, banalmente, è che non se n'è parlato di più - e forse lo meritava.
Ma intanto le regole.
Come si gioca a DinoGenics
DinoGenics ci trasforma in novelli John Hammond alle prese con la costruzione del suo parco di divertimenti a tema preistorico; in effetti questo titolo per 2-5 giocatori è Jurassic Park the Boardgame senza licenza.
Nato grazie ad una vincente - ma modesta - campagna Kickstarter, DinoGenics ci mette al comando delle più importanti corporazioni nel settore dell’ingegneria genetica. Queste ultime si sfideranno per costruire il parco di dinosauri più bello e remunerativo; ma attenzione: la sicurezza e il benessere degli animali sono fattori da non trascurare e le spie degli avversari sapranno sfruttare le nostre debolezze.I turni scandiscono il passare delle stagioni turistiche; si inizia ospitando nuovi visitatori - in quantità variabile in base al prestigio del nostro parco - e, una volta strappati i biglietti (e incassato il grano), si passa alla classica fase di piazzamento lavoratori dove i giocatori si spartiscono le poche risorse e azioni disponibili sulla plancia centrale.
Alla fine della stagione i giocatori controllano che tutte le necessità delle creature preistoriche siano state soddisfatte: ad esempio, i recinti devono essere abbastanza grandi e non sovrappopolati, tenendo conto delle preferenze di ogni singola specie. Questo ci obbliga a pianificare il parco per il meglio, dato che lo spazio è limitato e la concorrenza molto agguerrita. Inoltre, i carnivori saranno gli unici a consumare realmente risorse per nutrirsi, ma il loro alto costo di mantenimento viene compensato dall’alto valore di prestigio che conferiranno al loro parco (occhio a non farli arrabbiare però).
DinoGenics è un gioco che racchiude varie meccaniche: piazzamento lavoratori, collezione set (occorrono un certo numero di carte genoma di uno specifico dinosauro per poterlo ricreare), piazzamento tessere e altro ancora.Nonostante sia un gestionale di stampo tedesco è un titolo fortemente ambientato e con una bella dose di imprevedibilità; le meccaniche sono semplici e le illustrazioni dei dinosauri son ben realizzate; tuttavia l’iconografia e il resto della grafica risultano estremamente confusionarie e visivamente sottotono - probabili conseguenze di una produzione dal budget non stratosferico: peccato.
Menzione di merito invece per Ie plance in cartone doppio, per il comodo inserto e, soprattutto, per i bellissimi dino-meeple.
(Contributo di Fool_Jester)
Prime impressioni
Sicuramente stupendi i materiali: le otto specie di dinosauri sagomate in legno, addirittura le capre - le "risorse per carnivori" di cui sopra - sempre in legno, le recinzioni sbloccate con la campagna fanno davvero la loro porca figura. Se poi, come detto sempre dal buon goblin, l'ambientazione davvero emerge, non è certo una cosa da poco.
Sentimenti contrastanti, dunque, per il gioco dell'esordiente Richard Keene: sebbene non punti esclusivamente sull'ambientazione - sensazionale e, peraltro, in comune con un altro titolo dello stesso anno, ossia il Dinosaur Island di Jonathan Gilmour e Brian Lewis - il timore è che il titolo non riesca a smarcarsi troppo dalle meccaniche molto classiche su cui si basa. Senza contare la zavorra dell'iconografia, che - specie per gli edifici - può appesantire non poco le prime partite.
Dovesse capitare, tuttavia, lo proverò più che volentieri - non è poco, con la bulimia di titoli di questi anni.