Io la vedo così: https://www.goblins.net/articoli/giocare-vincere
Andando ad esaminare la parola “gioco”, il dizionario ci dice che si tratta di un’attività a cui si dedicano grandi e piccini per svago, ricreazione o per tenere in esercizio la mente o il corpo.
Si tratta quindi di un’attività il cui obbiettivo principale è quello di divertirsi e passare il tempo piacevolmente, staccando dalla pesantezza della quotidianità, perdendosi in un mondo più incentrato sulla tranquillità, il relax e l’estasi. Se è quindi questo il vero significato del gioco, allora l’agonismo, la competizione, il tifo e gli allenamenti non hanno niente a che vedere con questa attività che punta a obbiettivi diametralmente opposti. Il gioco non è altro che lo strumento per raggiungere uno stato di divertimento ed euforia, in cui tutto è tranquillo e l’appagamento personale è massimo.
È questo un errore comune. Non bisogna perdere di vista il vero obbiettivo del gioco.
L’agonismo, con la vittoria e la sconfitta, non sono assolutamente il motivo per cui una persona dovrebbe giocare, bensì, come detto prima, la ricerca del divertimento e dello svago. La componente agonistica è inserita all’interno dei giochi solo come mezzo o strumento per raggiungere un obbiettivo, il divertimento, e non come obbiettivo stesso.
Recita un abusato detto: l’importante non è vincere, ma partecipare. Qualcuno risponderà che è la classica frase che viene detta per consolare i perdenti che non sono riusciti a raggiungere il traguardo, ma in realtà il significato è un altro. In queste poche parole è racchiuso un concetto profondissimo, di enorme spessore: ci ricorda che se si gioca per vincere si può avere successo oppure no, mentre se si gioca per divertirsi si avrà sempre successo qualunque sia l’esito della partita. Quindi, se affrontata con il giusto spirito, una partita avrà solo dei vincitori e nessun perdente.
Spingendoci un po’ più oltre, possiamo alzare ancora un po’ l’asticella e cercare un modo per aiutare la comunità a raggiungere quell’estasi di divertimento che tutti speriamo di trovare quando affrontiamo un gioco.
Guardando in modo ampio il concetto di gioco, vedremo che si tratta di un’attività mirata allo svago, ma non si fa nessun riferimento all’individualismo o a un obbiettivo egoistico. Non è assolutamente necessario che ognuno cerchi nel gioco il proprio divertimento e la propria pace; ben altri risultati si ottengono - mantenendo comunque fede alla definizione stessa - se ogni giocatore si pone come obbiettivo ultimo quello di far divertire le altre persone con cui sta giocando.
In questa ultima visione, il gioco diventa quindi un’attività il cui scopo è sì quello dello svago, del divertimento e del relax, ma si ribalta il punto di vista consueto, perché diventa un’attività con la quale si dona qualcosa a qualcuno, si dona un’esperienza piacevole sperando, senza averne la certezza, di ricevere altrettanto. Se tutto va come dovrebbe andare, si crea così una catena mutualistica, in cui ogni persona riceverà quindi molto più appagamento che non nella solitaria ricerca del piacere.
Se si raggiunge questo aulico obbiettivo, chi è il vincitore? Il vincitore sono tutti i partecipanti al gioco, oltre al gioco stesso che ha centrato il suo obbiettivo. E chi è il “vincitore secondo le regole”? Non mi interessa, perché è stato solo un mezzo per raggiungere un fine.