Credo che il caso di Alkyla sia piuttosto emblematico, in tal senso.
Immagino che il problema riguardi più le giurie, ma anche un recensore deve spesso farvi i conti.
È una piccola riflessione che ho fatto negli ultimi tempi, trovandomi a fare spesso confronti tra giochi o sentendo parlare molto bene di qualche titolo.
È scaturita anche dalla “protesta” del gruppo di provare sempre troppe cose nuove e confrontarle con i giochi “belli”. Insomma, tanta quantità e poca qualità.
In realtà molte cose belle le abbiamo scoperte e ogni anno c'è sempre qualcosa che entra in collezione. Ma non è questo il punto. Il punto è giocare per forza. Giocare a qualcosa solo per “dovere” di recensione o “dovere” di confronto.
Spesso ne vengono fuori anche dei begli articoli e di sicuro si ampia il panorama ludico del quale puoi parlare. Ma molte volte sai già dal regolamento che un gioco ti piacerà poco o che, per quanto bello, non sarà comunque il tuo genere.
Però lo compri e lo giochi lo stesso.
Il vero pericolo di questo sistema è perdere un po' il gusto del gioco. Il viverlo come un dovere più che come un piacere. Fare un'indigestione di cose invece di gustarti lentamente solo i tuoi piatti preferiti.
Il gioco dovrebbe essere passatempo, svago, spensieratezza, ma negli ultimi tempi ho avuto spesso la spiacevole sensazione di “dover” giocare a qualcosa invece di “voler” giocare.
Non so se agli altri recensori molto attivi (Teooh, Sgananzium, i Gioconauti, ecc) capiti la stessa cosa, oppure ai membri della giuria del Magnifico e se abbiano mai avvertito questa sensazione.
È un campanello di allarme? Segno che va un po' calato il ritmo? Mi devo preoccupare? :)