Giochi di ruolo dal vivo in una scuola primaria

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Le genuine emozioni dei bambini a contatto con il nostro mondo di giochi.

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Nella mia routine lavorativa come insegnante e pedagogista cerco sempre, quando l'occasione lo permette, di inserire nel programma e nell'azione didattica, una dimensione ludica, attraverso il gioco chiaramente, ma associata ad una modalità di essere nel gioco più sana e consapevole, ovvero più strettamente formativa, nel senso che dopo l'attività non si è più la stessa persona di prima: si è attuata una trasformazione, si è appreso qualcosa che forse potrà essere utile nella vita di tutti i giorni.

Vorrei quindi condividere quest'esperienza di gioco che ha visto protagonisti 9 tra bambini e bambine dai 5 ai 7 anni, in una, diciamo, inconsueta sessione di gioco di ruolo versione live. Nella fase di preparazione e allestimento ho ovviamente chiesto e ricevuto il prezioso supporto dei giocatori di ruolo di BANDUS! Tana dei Goblin Grosseto.

Il contesto

L'occasione mi si è offerta quest'estate durante un campo estivo per bambini della primaria in una frazione di Orbetello, quattro case, un bar e una scuola. I bambini e le bambine frequentanti il campo estivo erano un totale di 9, numero abbastanza esiguo e quindi idoneo per tentare un'azione didattica un po' alternativa. Il progetto didattico, che rappresentava il filo conduttore di tutte le attività, era incentrato sulle antiche storie del paese: il ritrovamento di un vecchio libro narra le vicende passate della città e di come i rioni, in perenne lotta fra di loro, minacciassero la pace del regno. Queste fazioni ora sono di nuovo in lotta e, narra sempre il libro, solo il ritrovamento di alcuni scudi, simboli di pace, metterà fine alle ostilità.

Non ho scritto io il progetto, mi è stato assegnato dai coordinatori, ma tutta questa storia della città medioevale, dei rioni in lotta, gli scudi magici, ecc..., mi ha proiettato immediatamente nel mondo fantasy dei classici giochi di ruolo e mi sono detto: "Proviamo a costruirci sopra un'avventura, di certo non seduti ad un tavolo però..., la affronteremo dal vivo"!

L'avventura

Per motivi di privacy non posso allegare foto con bambini che di certo avrebbero offerto un'idea più esplicativa di tutto ciò che è accaduto.

Ad ogni modo, il primo passo è stata la scelta del personaggio: su una tavola di cartoncino erano raffigurati i vari personaggi (guerriero, mago, elfo, ecc...). I bambini, bendati e guidati solo dal loro spirito protettore, hanno semplicemente lasciato cadere una pietra runica sulla tavola, scegliendo così il personaggio col quale vivere l'avventura. Successivamente abbiamo pensato all'equipaggiamento: i combattenti hanno costruito spade, frecce e scudi con cartoncino e legno; gli esperti di magia hanno preparato bacchette, pozioni magiche e simboli sacri. Abbiamo inoltre recuperato mantelli, cinture, borse e accessori, insomma un po' di costumistica adatta all'epoca in cui saremo andati.

Ah già, nel frattempo una serie di indizi ci ha portato al ritrovamento del portale (costituito da due tavole in legno di noce decorati con simboli fluorescenti) che ci avrebbe fatto viaggiare nel tempo, in questo mondo fantasy-medioevale, alla ricerca degli scudi simboli di pace.

Arriva il gran giorno, il portale è aperto, è ora di indossare l'equipaggiamento e i costumi. Oltrepassato il portale, ci ritroviamo alle porte di una grande città (l'entrata posteriore della scuola), in una delle tante botteghe (le aule) compriamo da un mercante una mappa, delle corde e gnocchi magici. Quindi l'avventura prosegue esplorando un castello abbandonato (scivolo in giardino) superando delle paludi velenose e attraversando una foresta selvaggia (erba alta e incolta in una parte del giardino). Lungo il cammino incontriamo anche tre terribili creature (sagome in legno di mostriciattoli) che sconfiggiamo a furia di spadate negli occhi, incantesimi e scudate nello stomaco. Le due bambine-chierico prontamente hanno curato le ferite dei guerrieri. Infine, nella tomba di una sacerdotessa, troviamo il primo scudo della pace.

La sessione di gioco si è svolta nell'arco di due giorni intervallati da un breve momento di riflessione circa quanto è accaduto, evidenziando i momenti in cui sarebbe stato preferibile agire come gruppo anziché come individuo, e viceversa.

Conclusioni

Se ci fosse stato un osservatore esterno durante la sessione di gioco, di certo avrebbe potuto scrivere un trattato di psicologia infantile. In realtà non mi ero prefissato nessun obiettivo particolare se non quello di stimolare comportamenti e atteggiamenti adattivi e adeguati ad un contesto collaborativo.

Certo è che il gioco di ruolo è una forma di gioco simbolico, una finzione intrisa di un certo grado di realtà, ma è evidente che grazie al GdR dal vivo si raggiunge un tale livello di coinvolgimento emotivo come, credo, in nessun altro tipo di gioco simbolico. Le emozioni predominanti sono state la paura, la solidarietà, il farsi coraggio stando nel gruppo, ma anche cercare di dare il meglio di sé sfruttando le caratteristiche e le abilità proprie del personaggio/giocatore.

Gestire le dinamiche di gruppo non è stato facile per loro e ciò è comprensibilissimo, dato che a 6 anni, generalmente, i bambini non hanno ancora acquisito piena padronanza delle competenze sociali. Inizialmente i bambini hanno messo in scena atteggiamenti piuttosto individualistici, ma con opportuni stimoli hanno cominciato a pensare e ad agire come gruppo.

Ci sono state occasioni in cui si doveva decidere chi fosse il più adatto ad affrontare una prova. Un mercante ha sfidato i personaggi in alcune prove di logica e di destrezza al fine di vincere delle monete d'oro. A. (7 anni), molto più abile nelle seconde che non in quelle basate sul ragionamento, ha comunque imposto la propria volontà nel cimentarsi nelle prove di logica; non avendo superato la prova, ha fatto perdere al gruppo delle monete d'oro. Lo stesso A., di fronte ad una prova di coraggio (assaggiare una pozione per scoprirne il contenuto), si è tirato indietro. Alla fine l'ha assaggiata D. (6 anni e mezzo, dalla personalità un po' riservata e caratterizzato da uno stile comportamentale passivo), il cui ruolo di mago lo ha incitato a compiere quella determinata azione. (D. ha assaggiato realmente la pozione, una boccetta di vetro contenente del liquido verde, che era succo di menta). Ecco quindi che nel gioco di ruolo dal vivo, nel caso di A., si è resa evidente questa ambivalenza caratteriale tra il protagonismo e l'insicurezza; nell'altro caso, quello di D., il ruolo assunto ha tirato fuori tratti della personalità nascosti o sopiti.

Essere nel gruppo non ha significato necessariamente annullare o mettere da parte la propria individualità. Nell'affrontare un nemico, mentre tutti hanno optato per il combattimento, M. (5 anni e mezzo) ha detto: "Provo a parlarci", cercando in tutti i modi di trovare una soluzione diplomatica o comunque alternativa al battersi.

E per concludere vi riporto un episodio che potrebbe aprire fiumi di riflessione psico-pedagogica. Dopo aver trovato lo scudo, simbolo della pace, non rimaneva altro da fare che oltrepassare di nuovo il portale per ritornare nel nostro mondo, nella piccola frazione di Orbetello, anno 2019. Mentre tutti attraversavano il portale, T. (6 anni e mezzo) si era messo in disparte facendo passare tutti i suoi compagni. Quando era il suo turno, un po' timidamente ma con un'intenzionalità risoluta, dice: "Io non voglio passare". Non voglio passare, non voglio ritornare nella mia realtà, ma rimanere qui in questo mondo fantasy-medioevale: non è stata una semplice bizza del tipo "voglio continuare a giocare"; la sua affermazione forse conteneva la consapevolezza di un'esperienza ludico-emozionale che lo ha coinvolto in modo significativo. Con quali occhi avrà visto questo mondo fantasy? Che tipo di emozioni avrà messo in gioco? Che tipo di esperienza avrà vissuto in questo mondo simulato, tale da renderlo sicuro che non l'avrebbe più ritrovata nella realtà? Si potrebbe aprire un capitolo sui confini, come sappiamo mai totalmente netti, fra mondo del gioco e mondo reale, ma purtroppo non è questo il momento.

Ho voluto condividere quest'esperienza solo per riaffermare il valore etico e formativo del gioco e per confrontare quest'esperienza con altre, magari per suscitare spunti di riflessione, idee, progetti operativi.

Commenti

Bellissimo!

Spero che anche a mio figlio propongano esperienze come queste.

Grazie per aver aver condiviso questa esperienza! Leggendo di quel bambino che non voleva tornare, mi è venuta la pelle d'oca. 

Grazie per la condivisione. Da incorniciare.

Ottimo lavoro, scommetto che quei bambini si ricorderanno di questa esperienza per tutta la vita!

Interessante iniziativa! Per questo ora la condivido su Twitter per far esplorare queste avventure, utili a far crescere i piccoli!

Bravi.

Sì tutto bello ma ora dovete trovare gli altri scudi al più presto, altrimenti Orbetello sarà devastata dalla guerra. Sciocchi!

Essendo padre di 2 figli che ho introdotto e coinvolto del GdT ma anche nel GdR quando ho avuto l'occasione non posos che riconoscere che oggigiorno sommersi da TV,cellulari e stimoli visivi  non è facile per i giovani/giovanissimi far lavorare la fantasia ...mi prende un magone quando vedo nei locali bimbi lasciati davanti ad un piccolo schermo in modo che i grandi possano parlare tra loro ( ed aumentare così il distacco generazionale)..pertanto non posso che farti i complimenti ed essere un pò invidioso di te ;-) 

Grazie per questa condivisione... davvero toccante.
Ho inoltrato l'articolo a tutti i miei amici insegnanti

Interessante e bellissimo

Complimenti per l'iniziativa, hai sicuramente regalato una bellissima esperienza a quei bambini.

Vi ringrazio tutti per i vostri commenti che sicuramente mi danno stimolo per riproporre l'esperienza anche in futuro. Il mio augurio è proprio quello che possa esserci, nelle varie realtà scolastiche, un approccio al gioco, non solo come momento di svago e ricreativo, ma realmente formativo, senza con questo perdere la connotazione più importante, quella del divertimento. Perché al di là di tutto, questi bambini si sono divertiti tantissimo.

Utilizzeremo anche noi questa modalita in un prossimo campo estivo.

grazie

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