Il mio punto di vista, non richiesto, sulla localizzazione dei giochi in Italia

È possibile che la qualità delle localizzazioni in Italia spinga un giocatore all'acquisto esclusivamente in Inglese?

Articoli
Non mi ricordo la qualità della traduzione, mi ricordo solo l'odore, del manuale rosso di AD&D Basic, e mi ricordo che l'ho consumato. Ricordo però che per "salire di livello", visto che non esisteva in italiano, il manuale dell'Advanced lo presi in inglese. Anche di quello ricordo l'odore e la mia sovracopertina di plastica trasparente. Sono altresì sicuro di avere imparato l'inglese lì sopra, leggendo un libro in una lingua semi sconosciuta e cercando di estrarne del significato. Alle medie e superiori avevo professori d'inglese abbastanza pessimi, ma fortunatamente di manica larga nei voti. Sapevo termini inutili e assurdi che non conoscevano neanche gli inglesi, come grimoire, mistletoe, hauberk e falchion, ma mi servirono enormemente per avere un'ottima comprensione della lingua che mi sarebbe servita tutta la vita. 

In seguito dell'enorme eccitazione per Il signore degli anelli, avrò avuto 17 anni, mi procurai GIRSA [GIoco di Ruolo del Signore degli Anelli, ovvero Middle Earth Role Play; NdR] in italiano, edito da un famoso editore tuttora esistente. Purtroppo il prodotto era decisamente amatoriale, quello che chiameremmo ora publishing era stato un lavoro superficiale, paragrafi mozzati, impaginazione orrenda, lo stesso volume rilegato male e decisamente poco attraente, tutt'altra cosa rispetto all'originale che mi capitò in seguito di vedere.

Da allora, sarà stato il 1990, ebbi il proposito di non toccare più roba "localizzata" da editori italiani. Anche in quei tempi andati, però, lavori "d'amore" come le traduzioni dei wargame effettuati dai I giochi dei grandi, a parte la formattazione ovviamente amatoriale (ma venivano regalati con i giochi), erano sempre qualitativamente di ottimo livello ed estremamente precise. 

Ho continuato la mia carriera di master con Rolemaster Gurps e in seguito sono passato ai giochi da tavolo, sempre tassativamente in inglese. Ma ci sono ricascato.

Il gioco è famosissimo, bellissimo e basato sull'anello di cui sopra, gli autori sono tutti e quattro italiani; ovviamente faccio uno strappo e prendo l'edizione italiana, sarà uno dei pochi casi in cui l'eccezione conferma la regola giusto? Eh, magari. Alcune entità del gioco, come le "cittadelle" sono tradotte nel regolamento in modi diversi a seconda delle pagine, inoltre i supplementi che in tutte le lingue (compreso il polacco) vengono pubblicati subito dopo l'uscita del gioco base, in Italia vengono pubblicati per miracolo quattro o cinque anni dopo.
Mai più, ci sono ricascato.

Passa ancora del tempo ed esce questo titolo epico sulla seconda guerra punica, un wargame capolavoro pubblicato ai tempi dalla Avalon Hill, ripubblicato in un'ottima edizione una decina di anni fa e oggi ulteriormente ripubblicato in versione ammodernata con miniature. Questa volta c'è anche un'edizione italiana pubblicata da un famoso editore, ma non ci casco. 

Poi l'anno scorso un amico lo vede a Lucca a un prezzo stracciato, mi faccio tentare dai venti euro in meno, lo acquisto. 

L'ho aperto ieri. Ovviamente le due espansioni - uscite già da tre anni per l'edizione inglese, francese e tedesca - in italiano non sono uscite e presumibilmente non usciranno mai, ma questo è il problema minore. Praticamente in ogni punto in cui guardo, la traduzione è sbagliata. Se i cartaginesi assediano usando la carta "macchine da guerra" hanno un malus di -1 nell'assedio. Pezzi di frase in inglese sparite dall'italiano. Errori da tutte le parti. Nessuna errata nella pagina dell'editore. Fortunatamente ho la versione digitale regole in inglese, ma le carte non le ho trovate e non voglio rischiare di usare i testi italiani. Ho risparmiato trenta euro e ne ho buttati cinquanta nel bidone. 

Sempre in questo periodo, un mese fa, ho scaricato il quickstart dell'edizione Italiana, di prossima pubblicazione, del gioco di ruolo più ricco, più complesso, più visionario e, alla fine, più bello che sia mai stato concepito, un vero lavoro di passione e d'amore di una vita intera (l'autore è deceduto da poco) che risale alla fine degli anni Ottanta, scritto tra l'altro in un inglese estremamente "colto". Ho intenzione di riaprire un tavolo dopo molto tempo e per "ammorbidire" i miei futuri giocatori un pre-manualetto in italiano sarebbe perfetto. La prima parte del quickstart l'avevo già letta nel corrispondente inglese, non la rileggo. Così comincio a leggere la versione in italiano della seconda parte, la prima avventura introduttiva. C'è la cartina della zona, bella, nel testo sottostante c'è la descrizione dettagliata delle località presenti nella cartina. Ma dove cavolo è sto posto? Allora faccio la comparativa con l'inglese: i posti nel testo e gli stessi posti nella cartina hanno nomi diversi. 

Mi sono fermato qui ed ho continuato con l'inglese. E questo è il quickstart. Il gioco è già profondo e denso e sofisticato di suo, una traduzione superficiale è la sua tomba nel nostro Paese. E purtroppo è solo l'ennesimo capolavoro che verrà rovinato in Italia dalla localizzazione. E dire che ho letto che la versione francese e anche spagnola di questo antico gioco di ruolo sono veramente ben fatte.

Ma è il pubblico italiano che si accontenta di "mangiare" quello che gli viene fornito?

Ma siamo ancora a questo livello di pressapochismo dopo trent'anni?

E dire che poi questi lavori mettono in ombra altri lavori, questa volta d'amore, eseguiti spesso da piccole case, come la meravigliosa traduzione di un bellissimo picchia-duro su carte effettuato da alcuni ragazzi. 

Ci sono alcuni lavori d'amore, ma molte grandi case prendono la localizzazione decisamente sottogamba e rovinano titoli epici e importanti, che lasciano un bruttissimo sapore in bocca come sentire canzoni che hanno fatto la storia in una stupida pubblicità.

Commenti

Pensa che io non acquisto Spirit Island perchè ho letto ovunque che la localizzazione è stata fatta coi piedi.

Alexandor scrive:

Pensa che io non acquisto Spirit Island perchè ho letto ovunque che la localizzazione è stata fatta coi piedi.

e qui sbagli, perché è una sola carta ad avere un o al posto di una e. Poi un testo di flavour non reso benissimo. 

Ho acquistato recentemente Battlestar Galactica della Editrice Giochi (purtroppo non sapevo che ce ne fossero due edizioni). All'inizio pensavo di essere scemo io, ma poi ho scoperto in rete la lista degli errata. Ci sono 6 (!!!) errori solo nel tabellone, fra cui due caselle uguali, ovvero che contengono la stessa azione. Non parliamo delle carte e delle regole

C'e' un pdf - fatto dagli appassionati - con le carte da ristampare e i pezzi da sovrapporre al tabellone per la correzione, ma pagare 50€ per poi stampare le correzioni e incollarcele con la Vinavil ...

maurino67 scrive:

Ho acquistato recentemente Battlestar Galactica della Editrice Giochi (purtroppo non sapevo che ce ne fossero due edizioni). All'inizio pensavo di essere scemo io, ma poi ho scoperto in rete la lista degli errata. Ci sono 6 (!!!) errori solo nel tabellone, fra cui due caselle uguali, ovvero che contengono la stessa azione. Non parliamo delle carte e delle regole

C'e' un pdf - fatto dagli appassionati - con le carte da ristampare e i pezzi da sovrapporre al tabellone per la correzione, ma pagare 50€ per poi stampare le correzioni e incollarcele con la Vinavil ...

Quello fu un caso eclatante. La casa editrice era alla prima esperienza con un gioco del genere (e soprattutto con un pubblico specializzato) e face errori su errori. Fornivano un foglio su etichetta adesiva da attaccare al tabellone: forse se fai richiesta all'editore stesso ne hanno ancora.

Ma perché "localizzare"? Da dove arriva questa abitudine? Perché non un semplice "tradurre"?

nand scrive:

Ma perché "localizzare"? Da dove arriva questa abitudine? Perché non un semplice "tradurre"?

 

qui c'è da discuterne per settimane.

In basi a chi ascolti o è una pessima traduzione o è una accettabile traduzione di localization.

un poco come l'annosa questione location/locazione...

Vogliamo parlare di "A Feast for Odin", diventato in Italia "La Festa per Odino" presumibilmente per semplice assonanza, quando "Feast" andrebbe piuttosto tradotto come "Banchetto" (termine che, guarda caso, si riferisce a una delle meccaniche principali del gioco, a differenza del "falso amico")? E stiamo parlando del TITOLO di un gioco, non di una minuzia del regolamento, oltretutto un gioco "importante", sviluppato da uno degli autori più famosi, pubblicato da un editore italiano di punta... Ottimo biglietto da visita, non c'è che dire, e le peggiori premesse vengono poi puntualmente confermate dall'almanacco storico-culturale incluso nella scatola per dare "flavour" al gioco, oggetto di una traduzione VERGOGNOSA, un vero insulto al lavoro dei traduttori professionisti (e ne conosco tanti, la mia compagna in primis) e dei compilatori del testo originale... Tanta fu la mia indignazione ai tempi, che mandai la mia prima e ultima mail di lamentela a un servizio clienti... XD Comunque recentemente il boss della Cranio mi ha assicurato di avere finalmente assunto un traduttore interno, il suo primo lavoro sarà su Lost Ruins of Arnak, vediamo come va e speriamo bene. :) A parte questo episodio, noto spesso l'errata resa nei manuali italiani di "may not" come "puoi non" invece che come "non puoi", che in un gdt è un errore non da poco, capace di ingarbugliare un intero regolamento... Ma cose simili le noto anche nelle serie TV mandate in onda delle emittenti commerciali, nei manga e nei comics pubblicati da nostrane corazzate editoriali (assai meno nei fumetti pubblicati da piccoli editori) e talvolta anche in film dai budget milionari...! Insomma la sciatteria è diffusa, le traduzioni effettuate (ed evidentemente pagate) un tanto al chilo, e le cose non cambieranno finché non tornerà forte la percezione (e la pressione) di un pubblico avvertito ed esigente. Dio se penso alle querelle pubbliche seguite alle prime traduzioni di Proust o di Freud, intorno alla metà del secolo scorso... Mentre oggi un autore di successo come Baricco si permette di dire che il traduttore non è un lavoro importante (e che quindi la sua traduttrice in tedesco non merita una percentuale sulle vendite, in barba alle norme vigenti in Germania) e nessuno si scandalizza troppo... Mah. Vabbè vabbè, meglio se mi taccio. :/

Però c'è da dire che i prodotti che vedo sono o piuttosto di nicchia o piuttosto vetusti.

Io con manuali di più largo consumo di gdr (Pathfinder, maghi, d&d 3&3.5&5, Cthulhu, Numenera) questi grossi problemi non li ho mai avuti.

Con altri gdr o di un'altra epoca o meno diffusi magari se ne può parlare, ma non è frequente. Eh sì che della maggior parte di quel che scrivo ho usato indifferentemente i materiali inglesi e italiani, creando scompensi emotivi nei master perché non ricordavo i nomi delle magie ma solo gli effetti.

Più recentemente che bella sorpresa è stata la traduzione di un narrativo come Tainted Grail!

Qualche refuso per una mole di materiale inaudita si perdona facilmente, visto l'assenza del traduttore in senso buono, ovvero che non sembra di leggere del testo localizzato ma un testo genuinamente italiano. Ho trovato la traduzione impagabile in un gioco che altrimenti in inglese rallenterebbe molto.

Questo per dire che per uno che come te ha cominciato a masticare l'inglese coi gdr (ma pc, cose tipo castle of wings, thunderscape fino a Planescape Torment) le cose sono più professionali ora e c'è moltissimo pregiudizio.

Poi dipende anche dalla serietà e dai mezzi dell'editore: purtroppo un gioco che circola in tre copie avrà statisticamente più possibilità di essere amatoriale contro prodotti di largo consumo, a precindere dalla bellezza dei contenuti.

Decine se non centinaia ormai di giochi localizzati/tradotti ogni anno in Italia e questa disamina parte col presupposto che l'autore per anni non ha acquistato titoli prodotti in Italia. Poi continua snocciolando solo un paio di esempi problematici?

Mi sembra poca roba per arrivare poi a conclusioni gravi come l'accusa di presappochismo per gli editori e di stupidità del pubblico pagante.

Un argomento importante come questo andrebbe affrontato con la professionalità e l'approfondimento che poi si richiede agli editori in fase di traduzione.

Ci sarebbe da domandarsi quanti di coloro che "non comprano localizzazioni" fanno poi errori marchiani nell'interpretare il gioco originale.

lushipur scrive:

qui c'è da discuterne per settimane.

In basi a chi ascolti o è una pessima traduzione o è una accettabile traduzione di localization.

un poco come l'annosa questione location/locazione...

Sarà, ma quando leggo "localizzare" penso a "trovare", e quando leggo locazione penso all'affitto.

Ma se Pathfinder, d&d 3.0/3.5/4 erano pieni di errori, tanto che hanno dovuto fare pagine di errata e molti tra cui il sottoscritto hanno dovuto riacquistare i manuali.

 

Ma perché "localizzare"? Da dove arriva questa abitudine? Perché non un semplice "tradurre"?

Perché a volte non basta tradurre, bisogna effettivamente "localizzare", cioè rendere un passaggio in un'altra lingua modificando eventuali riferimenti culturali in base al contesto di arrivo, al fine di veicolare lo stesso significato (più o meno) nella maniera più immediata possibile. Pensa alla traduzione di un modo di dire che non ha corrispettivi diretti, o alla citazione di altre opere magari mai pubblicate nel paese in cui si trova il traduttore, o altri esempi del genere... Localizzare bene è anche più difficile che tradurre bene, perché si è obbligati a confrontarsi col nucleo segreto (nonché etimologico) di ogni tradurre, ovvero il tradire, quel tradire che solo consente di rimaner fedeli, quel tradire che è sempre anche un tradirsi (cioè un disvelarsi) del testo, il tràdito tradìto. Scusate scusate, mi taccio davvero. ^^"

Concordo, localizzare è un lavoro complesso e necessario.

Aggiungo a questo e al precedente intervento che vedevo prelockdown alcune case editrici impegnate a tradurre adeguatamente almeno i grandi autori.

Tra netflix, internet e kickstarter (permette questa semplificazione), in Italia è cambiato qualcosa e nel modo di fruire i contenuti esteri e nella richiesta degli stessi a standard di qualità più elevati, almeno così mi sembra.

Circa i manuali (non ho messo citazione) - Non mi ricordo che le errata mi siano servite in non più di due occasioni. Parlo di testo critico per la comprensione del gioco. I refusi sono andato scemando con le edizioni e le ripubblicazioni, in particolare dopo la 3.

Della 2 (advanced d&d) ho solo materiale inglese, quindi non so

Come in tutte le cose, trovi "al lavoro" sia i cialtroni che i professionisti.
E tali possono essere sia gli editori che i traduttori. Non dipende nemmeno dall'anno (per dire se sono o meno peggiorate col tempo le cose), ma si giudica purtroppo di prodotto in prodotto, e spesso prima di comprare (restandosene, in casi avversi, fregati), e questo soprattutto perchè anche a volersi informare prima, molto spesso i recensori non commentano mai la traduzione, mi è capitato di osservare.

Mi viene sempre in mente il manualone da 50 pagine di World of Warcraft The Boardgame, in italiano, scritto pure fitto-fitto, dove non c'è una virgola fuori posto, ma davvero (e ormai, caspita, si parla di un 2005), semplicemente perchè l'ha fatto un buon lavoratore, che ha preso sul serio il suo incarico.

E poi c'è turno di guardia che ho preso un paio di annetti fa, dove sono stati in grado di sbagliare tutti gli esempi (tutti) dentro il manuale. Ma proprio: foto del mostro con 6 hp, e scritta di fianco "A questo mostro con 5 hp, infliggiamo due danni e...."
Aspe-quale? di cosa si sta parlando? Sbagliata la descrizione della skill del ladro (sempre negli esempi, te la spiega proprio sbagliata!), scritti in italiano-cane tanti testi in-game, poi vabbè LOCAZIONE, eccetera..su quel gioco potrei andare avanti una settimana (e, attenzione, mi piace e ci gioco! quindi non è accanimento).
E si, lo avrei preso in inglese, a saperlo prima.

Ma vabbè, lasciamo stare che altrimenti mi infervoro. Volevo solo dire che secondo me si lavora bene, o si lavora male, di caso in caso, ed è impossibile generalizzare.

PS: Ah si, a osservazioni come su Turno di Guardia, la gente ti risponde "Eh vabbè ma è giocabile!" e in quel caso si, penso proprio che il pubblico generalista spesso si accontenti.

... e vogliamo parlà di Mice and Mystics (tradotto in Italiotico)????

Quoto Elianto.

Un articolo che sembra riportare una chiacchierata da bar, peraltro sentita e risentita 1000 volte... e che getta gratuitamente fango (citando pochi vecchi esempi) sul lavoro di decine di piccole realtà italiane (perché anche la più grande casa editrice italiana è una piccola realtà imprenditoriale...).

Case editrici che localizzando giochi permettono a tanti non anglofoni (Beorne, guardati attorno... ce ne sono tanti anche oggi) di poter comunque comprarsi un gioco e intavolarlo.

Sorvolo sul fatto che anche giochi in inglese contengono a volte errori, incongruenze, imprecisioni (qualcuno ha detto Imperial Struggle? O uno a caso della GMT?). Poi chiaro che si può fare meglio e dovremmo pretendere di più (la reazione della casa editrice del citato Spirit Island, a mio parere, è stata ammirevole...).

Ma il modo giusto è sparare nel mucchio in questo modo? Bah!

aitan_3 scrive:

 

Localizzare bene è anche più difficile che tradurre bene, perché si è obbligati a confrontarsi col nucleo segreto (nonché etimologico) di ogni tradurre, ovvero il tradire, quel tradire che solo consente di rimaner fedeli, quel tradire che è sempre anche un tradirsi (cioè un disvelarsi) del testo, il tràdito tradìto. Scusate scusate, mi taccio davvero. ^^"

Sottoscrivo in pieno. Di tradurre è capace anche Google.

Anch'io non sarei così critico e non la vedo così nera.
Spesso sono tempi e ritmi editoriali che comportano una certa % di errori.
Spesso questi errori sono solo refusi - spiacevoli certo - ma da cui non sono esenti nemmeno i testi in madrelingua. (per inciso, stamattina ho corretto un refuso in questo stesso articolo: ai correttori era sfuggito e all'autore stesso era sfuggito, ancora più a monte. Gli errori capitano). 
Spesso le case editrici, adesso, corrono ai ripari tempestivamente.
E in questo caso gli editori italiani sono molte volte più solerti ed efficaci anche di quelli stranieri, anche dell'editore oroginale (penso alle carte errate in Mage Knight, da GU sostituite molto più rapidamente rispetto a CGE).

Insomma siamo tutti perfettibili, ma secondo me si vede miglioramento e buona volontà. 

aitan_3 scrive:

 

Ma perché "localizzare"? Da dove arriva questa abitudine? Perché non un semplice "tradurre"?

Perché a volte non basta tradurre, bisogna effettivamente "localizzare", cioè rendere un passaggio in un'altra lingua modificando eventuali riferimenti culturali in base al contesto di arrivo, al fine di veicolare lo stesso significato (più o meno) nella maniera più immediata possibile. Pensa alla traduzione di un modo di dire che non ha corrispettivi diretti, o alla citazione di altre opere magari mai pubblicate nel paese in cui si trova il traduttore, o altri esempi del genere... Localizzare bene è anche più difficile che tradurre bene, perché si è obbligati a confrontarsi col nucleo segreto (nonché etimologico) di ogni tradurre, ovvero il tradire, quel tradire che solo consente di rimaner fedeli, quel tradire che è sempre anche un tradirsi (cioè un disvelarsi) del testo, il tràdito tradìto. Scusate scusate, mi taccio davvero. ^^"

 

rigorosamente imho, tradurre localization con localizzare è sbagliato.

la fonte dell'"errore" è la stessa di molte parole tradotte per assonanza.

a mio avviso è più corretto un "adattamento".

che poi ormai sia entrato nel gergo comune non lo rende meno sbagliato.

ma mi pare ci sia già un topic sul forum a riguardo.

 

Posso essere brutale? Ho letto tutto l'articolo ma di fatto ho sentito solo "fap fap come so bene l'inglese, fap fap il mio falegname con 30 milalire lo faceva meglio"

Quoto Elianto e Korn.

Non concordo praticamente in nulla. Nemmeno nella chiosa finale, sinceramente di uno snobismo rivoltante.

"Le canzoni che han fatto la storia in una stupida pubblicità" sono l'assicurazione che i capolavori della musica continueranno ad essere conosciuti, cantati e suonati da ogni generazione. La vita di un classico è assicurata anche dal fatto che siano utilizzate in stupide pubblicità.

Forse chi non si capacita di come si possano sfornare certi lavori, non ha mai visto Boris.

Killa_Priest scrive:

"Le canzoni che han fatto la storia in una stupida pubblicità" sono l'assicurazione che i capolavori della musica continueranno ad essere conosciuti, cantati e suonati da ogni generazione. La vita di un classico è assicurata anche dal fatto che siano utilizzate in stupide pubblicità.

Per esempio quando andavo alle medie, il mio album preferito era già Made in Japan dei Deep Purple, per i miei coetanei Smoke on the Water era la sigla di Lucignolo (programma terribile su Italia 1), mi bastò beccare uno che la rifacesse con la bocca per dirgli di "ehi guarda che non è una sigla ma una canzone vera". Il giorno dopo metà classe sapeva che esistevano i Deep Purple. Commento OT ma Killa mi ha ricordato quel giorno XD

Ha ragione Lishipur. Quando si traduce un buon traduttore deve già prevedere una adattamento alla lingua italiana per rendere il testo fruibile ai lettori italiani. Una traduzione alla lettera, alla Google per intenderci, non è una traduzione, è un compitino fatto male. L'adattamento invece ha un significato invece ancora più ampio.

Comunque, a me pare che l'autore dell'articolo si dimentichi di quella parte di editori che invece si sforzano, riuscendoci di solito, di offrire un prodotto ben tradotto, vedi l'ex Asterion, e che metta un po' troppo in cattiva luce l'operato italiano, addirittura partendo dagli anni 80 ma tant'è, un opinione si prende come tale.

Agzaroth scrive:

Anch'io non sarei così critico e non la vedo così nera.

Spesso sono tempi e ritmi editoriali che comportano una certa % di errori.

Spesso questi errori sono solo refusi - spiacevoli certo - ma da cui non sono esenti nemmeno i testi in madrelingua. (per inciso, stamattina ho corretto un refuso in questo stesso articolo: ai correttori era sfuggito e all'autore stesso era sfuggito, ancora più a monte. Gli errori capitano). 

Spesso le case editrici, adesso, corrono ai ripari tempestivamente.

E in questo caso gli editori italiani sono molte volte più solerti ed efficaci anche di quelli stranieri, anche dell'editore oroginale (penso alle carte errate in Mage Knight, da GU sostituite molto più rapidamente rispetto a CGE).

Insomma siamo tutti perfettibili, ma secondo me si vede miglioramento e buona volontà. 

 

Dì la verità l'errore di battitura lo hai messo apposta ;):)

Non sono d'accordo con l'articolo, ma non sarei nemmeno così duro con il suo autore, che ha espresso la sua opinione senza offendere e ha contribuito ad accendere un dibattito.

Colgo l'occasione per rispondere pubblicamente a qualche obiezione privata: in Tana, se un articolo non dice castronerie tecniche e se non contiene offese, lo si pubblica. Anche su un argomento controverso, specie se può innescare una rilessione o un dibattito. Non è mia intenzione, da caporedattore, censurare nessuno, neanche opinioni impopolari, come si tende a fare su altri lidi, con un certo talebanesimo ammantato da patinato "rispetto".

Chiunque può controbattere, con i suoi argomenti, che sia giocatore, autore, editore o semplice spettatore. 
Va da sé che più gli argomenti sono supportati da fatti ed esempi,  meglio è. 
Invito quindi tutti a continuare la discussione senza attacchi personali, ma rimanendo sull'argomento.

Concordo in pieno. Io privilegio l'edizione in inglese proprio per questi motivi. In italiano hai errori orribili, meno supporto, spesso niente espansioni e prezzo più alto.

Quando cedo (per i giochi con molto testo per i miei amici meno anglofili o per i giochi di ruolo che, diciamocelo, leggere 400 pagine in inglese è più faticoso) spesso me ne pento.

Ho ceduto per esempio al kickstarter di Numenera seconda edizione in Italiano. Scadeva a Novembre 2018 con pubblicazione prevista Novembre 2019. Casa editrice affermata, devono solo tradurre materiale già tutto uscito in inglese, hanno UN ANNO DI TEMPO dalla scadenza, facilissimo.

Ebbene, l'editore sostiene tutt'ora di aver rispettato i tempi perché al 30 Novembre i backers hanno avuto il PDF del primo manuale (su una dozzina di manuali) in versione bozza, con la cortese richiesta di correggerlo e inviare le correzioni. Ora siamo a Novembre 2020, a un anno dalla data prevista e ancora si è visto meno di un terzo del materiale previsto.

In USA è tutto già pubblicato da due anni. Mai più.

Ci sono state localizzazioni pressochè perfette di giochi mastodontici, tipo twilight imperium 4 e gloomhaven. In alcuni casi queste edizioni implementano anche faq di errori contenuti su carte e regolamenti dell'edizione inglese, quindi sono migliorative e spesso allo stesso costo o di poco superiore. Ognuno di noi potrebbe portare svariati esempi in merito.

Poi ci sono state localizzazioni terribili, vedi prima edizione di Robinson Crusoè o, per restare sull'attualità, anche la prima edizione di nemesis in italiano era bella zeppa di errorucci vari.

Per questo per me è inutile parlare di una media globale in crescita o meno riguardo la qualità delle localizzazioni in italiano. Semplicemente bisogna perdere qualche minuto ed andare ad analizzare la situazione del singolo prodotto localizzato che si intende acquistare. 

Se contattati , che tu sappia la carta te la cambiano o no?

E le espansioni le traducono?

Conta molto anche questo aspetto secondo me.

Quando gli editori anche giustamente dal loro punto di vista si fermano e non traducono le espansioni, sai mi guastano un po' le cose se il gioco lo voglio completare.

Tanto ormai i giochi sono mozzati di partenza apposta .

Figurarsi!

 

Grazie

midnight scrive:

Ma se Pathfinder, d&d 3.0/3.5/4 erano pieni di errori, tanto che hanno dovuto fare pagine di errata e molti tra cui il sottoscritto hanno dovuto riacquistare i manuali.

Ma erano errori di traduzione o errori già presenti sui manuali originali?

aitan_3 scrive:

 

Ma perché "localizzare"? Da dove arriva questa abitudine? Perché non un semplice "tradurre"?

Perché a volte non basta tradurre, bisogna effettivamente "localizzare", cioè rendere un passaggio in un'altra lingua modificando eventuali riferimenti culturali in base al contesto di arrivo, al fine di veicolare lo stesso significato (più o meno) nella maniera più immediata possibile. Pensa alla traduzione di un modo di dire che non ha corrispettivi diretti, o alla citazione di altre opere magari mai pubblicate nel paese in cui si trova il traduttore, o altri esempi del genere... Localizzare bene è anche più difficile che tradurre bene, perché si è obbligati a confrontarsi col nucleo segreto (nonché etimologico) di ogni tradurre, ovvero il tradire, quel tradire che solo consente di rimaner fedeli, quel tradire che è sempre anche un tradirsi (cioè un disvelarsi) del testo, il tràdito tradìto. Scusate scusate, mi taccio davvero. ^^"

Scusa, ma questo è un lavoro da fare sempre. Che differenza comporta tradurre un gioco o un libro?

 

Credo che l'autore abbia voluto mettere sotto i riflettori il pericolo che giochi stupendi, localizzati male, perdano completamente la loro carica. Ed in questo mi trova completamente d'accordo. Ok che le case di produzione nostrane non sono i colossi che li pubblicano, ma fare una localizzazione male è come tirarsi una zappona sui piedi, perchè poi non credo che il mercato li possa premiare. Del tipo se una cosa la vuoi fare, falla bene oppure non farla.

Inoltre credo si riferisca a prodotti di nicchia come case di produzione o come giochi, non prenderei come esempio Twilight Imperium 4, i suoi esempi mi sembravano di tutt'altro tenore.

che cazzata

per due frasi sgrammaticate...

Ragazzi tiratevi fuori il manico di scopa e rilassatevi

Credo che l'autore abbia voluto mettere sotto i riflettori il pericolo che giochi stupendi, localizzati male, perdano completamente la loro carica. Ed in questo mi trova completamente d'accordo. Ok che le case di produzione nostrane non sono i colossi che li pubblicano, ma fare una localizzazione male è come tirarsi una zappona sui piedi, perchè poi non credo che il mercato li possa premiare. Del tipo se una cosa la vuoi fare, falla bene oppure non farla.

 

E meno male che arriviamo noi a spiegare a una casa editrice questi concetti!

Dai, oggi chiamo Lorenzo Tucci Sorrentino o Mario Sacchi e gli spiego che se localizzano un gioco devono farlo bene, altrimenti che facciano a meno!!

Ma dai... ma secondo te non lo sanno?! Pensi che esca un errore nel regolamento perché se ne fregano? Come se ogni volta che succede non partisse un flame esagerato di gente che vomita bile contro di loro...

@lushipur

Adattamento significa un'altra cosa ancora; se proprio devo trovare un'alternativa a "localizzazione", direi "versione", ma ormai mi sembra consolidato l'uso di localizzazione nel linguaggio specifico dei giochi.

Ora mi taccio anch'io, ché sto sconfinando nell'off topic.

korn73 scrive:

E meno male che arriviamo noi a spiegare a una casa editrice questi concetti!

Dai, oggi chiamo Lorenzo Tucci Sorrentino o Mario Sacchi e gli spiego che se localizzano un gioco devono farlo bene, altrimenti che facciano a meno!!

Ma dai... ma secondo te non lo sanno?! Pensi che esca un errore nel regolamento perché se ne fregano? Come se ogni volta che succede non partisse un flame esagerato di gente che vomita bile contro di loro...

 

ahahahhaah esatto! 

Al bar sono tutti allenatori della nazionale

Miei pareri:

1.per quanto riguarda la forma, il tono dell'articolo non mi sembra per nulla snob nè qualunquista: ammette che ci siano "alcuni lavori d'amore", altri no; sentire una canzone fuori contesto può stonare; etcetc...

2.per quanto riguarda i contenuti, il problema delle traduzioni nasce in tanti ambiti che sono, al contempo, a."di svago e disimpegno", b."di basso budget" ma non di meno c."per appassionati (dicasi nerd:). Mi vengono in mente gli Urania, i manga, ora i giochi da tavolo. I tre elementi che dicevo prima formano un cocktail esplosivo, perchè a.non sono pubblicazioni con presunzioni scientifiche o filologiche, b.sono ben pochi i soldi da investire in traduzioni e nondimeno c.l'utente finale è un superappassionato, superesigente e fa un gran rumore nella sua "tribù"

3.trovare giocatori che approfondiscono con più partite un gioco nuovo è già abbastanza difficile, visto l'approccio consumistico al gioco di oggi; tra questi, trovare quelli che hanno le competenze e il tempo per fare traduzioni comparate (invece che magari fare un paio di partite in più) è ancora più difficile. Non è un caso che le lamentele più frequenti siano sui ritardi della versione tradotta rispettoa ll'originale (visto che di solito è una moda che dura una stagione, poi il gioco va a male come le bistecche) che non sulla qualità della stessa (se non per sentito dire).

4. in sintesi: gli spunti dell'autore sono probabilmente pure corretti, ma in effetti sì, a livello di fruizione personale e, più in generale, di commerciabilità, non mi sembra un grosso problema per cui "mi accontento di mangiare quello che viene fornito" perchè ho altre priorità nella vita :)

Tullaris scrive:

 

aitan_3 scrive:

 

 

Ma perché "localizzare"? Da dove arriva questa abitudine? Perché non un semplice "tradurre"?

Perché a volte non basta tradurre, bisogna effettivamente "localizzare", cioè rendere un passaggio in un'altra lingua modificando eventuali riferimenti culturali in base al contesto di arrivo, al fine di veicolare lo stesso significato (più o meno) nella maniera più immediata possibile. Pensa alla traduzione di un modo di dire che non ha corrispettivi diretti, o alla citazione di altre opere magari mai pubblicate nel paese in cui si trova il traduttore, o altri esempi del genere... Localizzare bene è anche più difficile che tradurre bene, perché si è obbligati a confrontarsi col nucleo segreto (nonché etimologico) di ogni tradurre, ovvero il tradire, quel tradire che solo consente di rimaner fedeli, quel tradire che è sempre anche un tradirsi (cioè un disvelarsi) del testo, il tràdito tradìto. Scusate scusate, mi taccio davvero. ^^"

 

 

Scusa, ma questo è un lavoro da fare sempre. Che differenza comporta tradurre un gioco o un libro?

 

 

Sì in generale hai ragione, non so lì per lì mi è sembrata una distinzione utile da fare, ma in definitiva i due termini sono in larga parte sovrapponibili (e difatti ho poi parlato del concetto di traduzione tout court). Potrei forse argomentare che se si parla di localizzazione nel caso di un gioco da tavolo e non di un libro, è perché nel primo caso a venire tradotto non è tanto un testo, quanto un'intelaiatura di supporti materiali e servizi immateriali, per cui ci si prende ad esempio la responsabilità di rendere fruibili e integrabili nello stesso "sistema di traduzione" eventuali edizioni passate, espansioni future, FAQ, e così via. Ma anche questa è solo un'ipotesi ancora non ben ragionata. In generale - lo ripeto - la distinzione fra traduzione e localizzazione è effettivamente nebulosa; può forse avere una sua utilità tattico-euristica nel contesto di una discussione (come in questo caso), ma senza pretese essenzialistiche o rigidamente descrittive. My two cents!

lushipur scrive:

 

aitan_3 scrive:

 

 

Ma perché "localizzare"? Da dove arriva questa abitudine? Perché non un semplice "tradurre"?

Perché a volte non basta tradurre, bisogna effettivamente "localizzare", cioè rendere un passaggio in un'altra lingua modificando eventuali riferimenti culturali in base al contesto di arrivo, al fine di veicolare lo stesso significato (più o meno) nella maniera più immediata possibile. Pensa alla traduzione di un modo di dire che non ha corrispettivi diretti, o alla citazione di altre opere magari mai pubblicate nel paese in cui si trova il traduttore, o altri esempi del genere... Localizzare bene è anche più difficile che tradurre bene, perché si è obbligati a confrontarsi col nucleo segreto (nonché etimologico) di ogni tradurre, ovvero il tradire, quel tradire che solo consente di rimaner fedeli, quel tradire che è sempre anche un tradirsi (cioè un disvelarsi) del testo, il tràdito tradìto. Scusate scusate, mi taccio davvero. ^^"

 

 

 

rigorosamente imho, tradurre localization con localizzare è sbagliato.

la fonte dell'"errore" è la stessa di molte parole tradotte per assonanza.

a mio avviso è più corretto un "adattamento".

che poi ormai sia entrato nel gergo comune non lo rende meno sbagliato.

ma mi pare ci sia già un topic sul forum a riguardo.

 

"Adattamento" però si usa - credo! - specificamente nel caso di una trasposizione tra due diversi mezzi espressivi, ad esempio romanzo->film o videogame->gdt, non nel caso di una traduzione entro lo stesso medium... Ma forse mi sbaglio, queste cose le ho studiate ormai tanto tempo fa. ^^"

Ho la fortuna di conoscere l'inglese e parlarlo fluentemente. Questo mi permette di poter giocare qualunque gioco in inglese e di godermelo a pieno. Ma se possibile, compro giochi in Italiano. 

Sarà che amo la mia lingua madre, sarà che se gioco con qualcuno che non sa l'inglese, non posso mettermi a tradurgli le carte che dovrebbe custodire segretamente in mano... 

Sarà che con lo sviluppo che hanno ormai i gdt in Italia, sarebbe sufficiente avvalersi di traduttori/giocatori, o per lo meno dare in mano a qualche associazione il gioco localizzato in fase di playtest: sono sicuro che nel giro di una settimana si otterrebbero a costo zero grandi miglioramenti sui regolamenti e sulle parti tradotte.

Ho avuto la fortuna di mettermi in contatto con un autore che sta lanciando un gioco tramite kickstarter. Gli fornisco la traduzione ufficiale in italiano e lui mi fornisce una copia del gioco. È solo un regolamento, ma per iniziare va bene.

 

Magari, diventa un lavoro, coi tempi che corrono.. 

aitan_3 scrive:

Hai ragione.

lushipur scrive:

 

 

aitan_3 scrive:

 

 

Ma perché "localizzare"? Da dove arriva questa abitudine? Perché non un semplice "tradurre"?

Perché a volte non basta tradurre, bisogna effettivamente "localizzare", cioè rendere un passaggio in un'altra lingua modificando eventuali riferimenti culturali in base al contesto di arrivo, al fine di veicolare lo stesso significato (più o meno) nella maniera più immediata possibile. Pensa alla traduzione di un modo di dire che non ha corrispettivi diretti, o alla citazione di altre opere magari mai pubblicate nel paese in cui si trova il traduttore, o altri esempi del genere... Localizzare bene è anche più difficile che tradurre bene, perché si è obbligati a confrontarsi col nucleo segreto (nonché etimologico) di ogni tradurre, ovvero il tradire, quel tradire che solo consente di rimaner fedeli, quel tradire che è sempre anche un tradirsi (cioè un disvelarsi) del testo, il tràdito tradìto. Scusate scusate, mi taccio davvero. ^^"

 

 

 

rigorosamente imho, tradurre localization con localizzare è sbagliato.

la fonte dell'"errore" è la stessa di molte parole tradotte per assonanza.

a mio avviso è più corretto un "adattamento".

che poi ormai sia entrato nel gergo comune non lo rende meno sbagliato.

ma mi pare ci sia già un topic sul forum a riguardo.

 

 

 

"Adattamento" però si usa - credo! - specificamente nel caso di una trasposizione tra due diversi mezzi espressivi, ad esempio romanzo->film o videogame->gdt, non nel caso di una traduzione entro lo stesso medium... Ma forse mi sbaglio, queste cose le ho studiate ormai tanto tempo fa. ^^"

cellogym scrive:

Ho la fortuna di conoscere l'inglese e parlarlo fluentemente. Questo mi permette di poter giocare qualunque gioco in inglese e di godermelo a pieno. Ma se possibile, compro giochi in Italiano. 

Sarà che amo la mia lingua madre, sarà che se gioco con qualcuno che non sa l'inglese, non posso mettermi a tradurgli le carte che dovrebbe custodire segretamente in mano... 

Sarà che con lo sviluppo che hanno ormai i gdt in Italia, sarebbe sufficiente avvalersi di traduttori/giocatori, o per lo meno dare in mano a qualche associazione il gioco localizzato in fase di playtest: sono sicuro che nel giro di una settimana si otterrebbero a costo zero grandi miglioramenti sui regolamenti e sulle parti tradotte.

Ho avuto la fortuna di mettermi in contatto con un autore che sta lanciando un gioco tramite kickstarter. Gli fornisco la traduzione ufficiale in italiano e lui mi fornisce una copia del gioco. È solo un regolamento, ma per iniziare va bene.

 

Magari, diventa un lavoro, coi tempi che corrono.. 

Vedi, è proprio questo il problema.

Tu, amatorialmente, perchè ammetti di non farlo professionalmente, anche se magari ne avresti tutte le capacità:  produci una traduzione ufficiale di un gioco in cambio di una copia.

La tua traduzione, per quanto fantastica possa essere, è accettata ad occhi chiusi da un editore che non si rivolge ad una figura professionale.

Poi possiamo parlare di grandissimi traduttori che, non bazzicando il mondo ludico, combinano comunque danni perchè: negli adattamenti possono snaturare le meccaniche originali del gioco

korn73 scrive:

Credo che l'autore abbia voluto mettere sotto i riflettori il pericolo che giochi stupendi, localizzati male, perdano completamente la loro carica. Ed in questo mi trova completamente d'accordo. Ok che le case di produzione nostrane non sono i colossi che li pubblicano, ma fare una localizzazione male è come tirarsi una zappona sui piedi, perchè poi non credo che il mercato li possa premiare. Del tipo se una cosa la vuoi fare, falla bene oppure non farla.

 

E meno male che arriviamo noi a spiegare a una casa editrice questi concetti!

Dai, oggi chiamo Lorenzo Tucci Sorrentino o Mario Sacchi e gli spiego che se localizzano un gioco devono farlo bene, altrimenti che facciano a meno!!

Ma dai... ma secondo te non lo sanno?! Pensi che esca un errore nel regolamento perché se ne fregano? Come se ogni volta che succede non partisse un flame esagerato di gente che vomita bile contro di loro...

Non ho la benchè minima idea di chi siano le persone che hai citato, e francamente non mi interessa. Non credevo nemmeno di stare scrivendo alle case produttrici per spiegare concetti che conoscono meglio di me...credevo di essere su un forum di giocatori, o no?

E credevo, sempre, ancora, che fosse chiaro che il mio intervento era rivolto a realtà che evidentemente non hanno la capacità di fare una cosa del genere. Un errore nel regolamento, come dici tu, ci sta. Una carta sbagliata, mi girano le scatole ma ci sta. Ma gli esempi dell'autore dell'articolo sono di tutt'altro tenore: portano proprio a non poter giocare un gioco. E' questo quello di cui parla l'articolo, non di singoli svarioni ma di erorri che compromettono la giocabilità. E questo, per me, proprio non ci sta.

assolutamente d'accordo con quanto si legge nell'articolo.

alcune traduzioni sono imbarazzanti, per non dire di errori marcati veramente fastidiosi.

ormai non c'è gioco che acquisto per cui non consulto anche la versione in inglese per fugare dubbi (spesso prendo direttamente versione inglese).

trovo inoltre alcuni commenti stucchevoli: praticamente non ci si puo lamentare delle traduzioni, quasi fosse lesa maestà.

EDIT: ho abbassato i toni per evitare litigi

.... A me l'articolo é piaciuto e lo condivido. Anzi il primo terzo poteva essere un taglia incolla della mia vita. Per il resto cambiano i nomi dei giochi ma non le esperienze.

Certo non bisogna fare di tutta l'erba un fascio.... Ma in questo caso é davvero difficile per me non sottoscrivere in toto l'articolo e madare un forte abbraccio al suo autore

 

Non sei solo fratello mio

Agzaroth scrive:

 

Alexandor scrive:

 

Pensa che io non acquisto Spirit Island perchè ho letto ovunque che la localizzazione è stata fatta coi piedi.

 

e qui sbagli, perché è una sola carta ad avere un o al posto di una e. Poi un testo di flavour non reso benissimo. 

 

Quali sono queste carte?

peraltro non è sempre detto che aziende grosse facciano buone localizzazioni e viceversa.  Ci sono recentissimi manuali in italiano di giochi games workshop, tanto per citarne una piccola, fatti coi piedi. 

plombiers scrive:

Vedi, è proprio questo il problema.

Tu, amatorialmente, perchè ammetti di non farlo professionalmente, anche se magari ne avresti tutte le capacità:  produci una traduzione ufficiale di un gioco in cambio di una copia.

La tua traduzione, per quanto fantastica possa essere, è accettata ad occhi chiusi da un editore che non si rivolge ad una figura professionale.

 

quoto, mi chiedo chi sarà il revisore di tale testo per trovare eventuali refusi o incongruenze di termini? la traduzione amatoriale non è sempre fatta male (basta vedere la traduzione fatta di Divinity 2 da un team amatoriale, ma livello professionale)., basta che venga eseguita con tutti i crismi (revisori, ecc). Per il resto se posso prendo in inglese, qualche gioco d'ambientazione/narrativo l'ho preso in italiano, ma per me il problema di questi più che la traduzione è la reperibilità delle espansioni. Quando escono, sempre SE escono....

ci sta anche che nel tempo gli editori non  fossero esattamente esperti di come funzioni una traduzione professionale, col relativo costo

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