faccio una doverosa postilla. La depressione è una malattia e non vogliamo né dobbiamo minimizzarla. Come una malattia, va trattata, affrontata e curata. I giochi, come le persone, come tante altre cose, possono aiutare, ma non sono la soluzione, non sono la cura.
Attraversi un periodo buio, un momento di depressione che ti spinge sempre più a fondo ogni giorno che passa. Ti rinchiudi in te stesso, ti asserragli dentro casa come fosse un nascondiglio che ti mette al riparo da tutto, un ventre materno che ti coccola tenendoti lontano da qualsiasi emozione, un letargo dei sentimenti che eppure ti fa male, ti dilania, ti devasta.
Ascolti “La Verità” di Brunori Sas e piangi a dirotto, finendo sul letto stremato, preso a pugni con inaudita violenza. E ti incazzi con te stesso, perché ti rendi conto di essere un privilegiato, mediamente sano, con un buon lavoro sicuro e tante persone attorno che ti vogliono bene. E questa presa d’atto perversamente ti spinge ancora più giù, perché non avresti il diritto di stare così male: malgrado tutto continui a mettere barriere, a soffocare ogni alito di vita, a piangerti addosso. Arrivi a disprezzarti, a non avere più alcuna fiducia in te stesso.
Un giorno dei tanti in tanta oscurità, un raggio di sole si posa, inaspettato, sul tuo cervello. Non sapresti dire come, non sapresti dire perché, ti imbatti in un runthrough di un boardgame su YouTube. Incuriosito segui qualche turno. Alle soglie dei cinquant’anni ti si spalanca un mondo davanti. Nella mente ricordi qualche partita in gioventù a dei wargames e molte bellissime serate a base di Dungeons & Dragons ai tempi dell’università. Poi, più nulla. Ma una fiammella doveva essere rimasta accesa, latente, tanto che dopo quel video si scatena la visione di una serie di altri e la lettura di decine di manuali. “Ma potrò giocarli da solo? Potrò rimanere chiuso nel mio fortino?”, pensi. Cerchi di capirlo chiedendo in Tana, nel frattempo divenuta lettura giornaliera e irrinunciabile. Sì, sei salvo, capisci che si può giocare in solitario: compri qualche titolo introduttivo, lo intavoli e lo provi. In un primo momento dici: “Come mi sto divertendo”, ma un pensiero laterale si affaccia inatteso: “Quanto sarebbe bello provarlo con qualcuno”. Stupito, ti aggrappi a questa idea come fosse un salvagente.
Cerchi di capire se in Tana c’è qualcuno della tua città che gioca abitualmente. Abiti alla Spezia e ti indirizzano da Agzaroth: avevi letto decine di suoi articoli e ascoltato quasi tutti i podcast ma non avevi mai fatto caso che nel forum c’era l’indicazione della città nel suo profilo. In meno di cinque minuti sei invitato ad una serata nella sua cantina. Ma ovviamente - ti conosci bene - prendi tempo: “È luglio, fa caldo, sono inesperto, ho mal di testa, ci sentiamo a settembre”.
Uscire dal fortino? Non sia mai. Maledici te stesso: “Perché ti sei cacciato in questa situazione? Ora prima o poi ti toccherà andare”. Settembre arriva e la voglia di giocare fa breccia sulle tue paure. Scopri che Agzaroth abita oltretutto a 50 metri di distanza, sei dirimpettaio, non hai più scuse. Eppure alle 9 meno cinque del primo incontro sei steso sul letto e stai per chiamare Marco, dicendogli che hai avuto un imprevisto. Anche se stai male, sei però una persona seria, che rispetta sempre gli impegni presi, quindi ti alzi, attraversi la strada ed entri nell’Antro di Agzaroth. Chissà che hanno pensato di te Marco, Matteo, Ale e Luca. Chissà se avranno notato il tuo stato d’animo. La voglia di giocare contro quella di scappare. E poi, perché continuano a chiamarti Gaetano, se ti chiami Max? Poi, mano a mano che passa la serata, mentre volano le accuse di essere al soldo di Mordred, capisci che quello è il tuo posto, che continuare a negarti momenti piacevoli non ti farà certo stare meglio. Ed ora, a distanza di qualche mese, l’attesa per il venerdì ti accompagna nel corso della settimana: una dirompente voglia di giocare, di ridere e scherzare. È sempre dura e i passi da fare sono ancora molti, ma hai l’impressione di aver fatto un piccolo passo avanti.
Hai trovato una passione che ti farà andare sul lastrico, ma soprattutto amici che non vedi l’ora di incontrare.