Quando si è bambini basta davvero poco, un pallone o una bambola e si possono trascorrere interi pomeriggi a correre e saltare oppure a inventare storie, a fingere di essere la mamma che va a fare la spesa o che stira e accudisce i bambini. Ma tutto questo non è fatto “per gioco”, ma viene fatto nel modo più serio possibile.
Perché il bambino quando decide di giocare, Gioca, ma con la G maiuscola senza scuse, senza finte: si gioca seriamente rispettando regole ben precise e pretendendo che chiunque giochi le applichi nello stesso modo, perché solo così c’è il vero divertimento.Non serve essere dei pedagogisti per sapere che il bambino ha bisogno di giocare, perché attraverso il gioco il bambino impara a conoscere il mondo, sperimenta e grazie alla sua creatività impara a rapportarsi con gli altri. Giocando il bambino sviluppa la socializzazione, l’ascolto, la collaborazione ed è per questo che è uno dei diritti fondamentali della carta dei diritti dell’infanzia.
Quando si arriva però in età scolare questo diritto sembra decadere, il bambino dopo le ore di scuola deve incastrare le mille attività extrascolastiche, lo sport, il catechismo, la danza (e i compiti) ed il tempo libero, il tempo per giocare ed essere davvero bambini diventa un eccezione quasi una perdita di tempo più che un diritto inalienabile.
La differenza possono farla solo i genitori (e i fratelli, gli zii, i cugini, le baby-sitter e gli educatori) salvaguardando quel tempo così prezioso e aiutando i bambini a non perdere la voglia di giocare seriamente perché nel gioco c’è il confronto, lo scontro e la crescita. E’ proprio negli anni in cui si inizia la scuola che il bambino acquisisce le capacità attentive e comprensive che gli permettono di “fare il salto” e poter impiegare questo tempo di gioco con i “nostri” giochi intelligenti, affiancati sempre ad attività di sfogo all’aria aperta e anche (perché no) alla televisione e a qualche console di giochi, ma in questo devono essere accompagnati da noi adulti che dobbiamo avere per questo un occhio di riguardo verso i nostri futuri Goblin!
Questa rubrica non vuol certo essere una lezione sui massimi sistemi né un corso di pedagogia in pillole anzi, si andrà dritti al sodo, si parlerà di cose concrete che accadono attorno al tavolo da gioco coi nostri piccoli compari perché i fatti valgono molto di più delle parole.
Si parlerà di giochi e (soprattutto) di giocatori per quella che vuol essere più che una guida, un diario di bordo, fatto di esperienze, dadi e meeples che possa aiutare tutti quelli che vogliono giocare seriamente con i bambini che saranno goblin!
Ricordate: quando un bimbo vi dirà: “giochi con me?” vi sta chiedendo di partecipare ad una delle attività più importanti della sua vita e lui giocherà seriamente e lo stesso pretenderà che facciate voi. Non abbiate quindi timore nel affrontarli al tavolo da gioco come fareste contro i vostri compagni di boardgames del venerdì sera, perché il futuro Goblin non lo farà di certo con voi.Dal prossimo articolo promettiamo meno parole e più fatti, ci saranno dadi da lanciare, miniature da spostare e sconfitte da affrontare.
Restate sintonizzati e non ve ne pentirete.