La socializzazione batte i gelidi videogame

Da: il Tempo.it

di Lidia Lombardi
Consorte, Fiorani, Ricucci e altri furbetti ci hanno giocato per mesi, tirando fuori dalle cassaforti opa di tutti i colori. Almeno trecentomila in tutta Italia invece usano i carrarmatini colorati. E altri sessantamila giocano in rete. Boom di Risiko, bancario in Borsa e sulle prime pagine dei giornali. Ma anche di Risiko!, quello con il punto esclamativo, il gioco da tavolo cha fa accapigliare padri e figli, cognati e suoceri, ma pure avvocati, medici, inviati di guerra.

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Da: il Tempo.it

di Lidia Lombardi
Consorte, Fiorani, Ricucci e altri furbetti ci hanno giocato per mesi, tirando fuori dalle cassaforti opa di tutti i colori. Almeno trecentomila in tutta Italia invece usano i carrarmatini colorati. E altri sessantamila giocano in rete. Boom di Risiko, bancario in Borsa e sulle prime pagine dei giornali. Ma anche di Risiko!, quello con il punto esclamativo, il gioco da tavolo cha fa accapigliare padri e figli, cognati e suoceri, ma pure avvocati, medici, inviati di guerra.
E ancora, boom di Monopoli, di Cranium, di Battaglia navale.

Insomma, la rivicita dei dadi e dei segnalini sul mouse e sul Nintendo, la rimonta dello scatolone scorticato che entra a malapena nei cassetti sui passatempi da pc, sui videogiochi.

Dicono i sociologi che è l’effetto della crisi economica, che cinema, teatro, ristoranti costano troppo e allora meglio cenare a casa con gli amici e poi farsi due ore di battaglie di cartapesta, con legionari, vessilli e triremi di plastica, come per esempio in SPQRisiko!, l’ultima versione che si combatte nel III secolo dopo Cristo tra i capi delle province romane e l’imperatore Diocleziano.

Così nascono vere e proprie comunità di giocatori, di fidelizzati.

Clan di signore che non ammettono altro, il sabato, che la partita a Monopoli.

Professionisti che fanno coppia fissa contro commercianti, universitari che ci passano dal pomeriggio alla notte in facoltà, nelle stanze dove una volta si giocava a scacchi.

A dicembre Milano ha ospitato, nel Palazzo delle Stelline, il campionato nazionale di Risiko!, concorrenti da ogni regione, i più numerosi sono venuti dalla Sardegna, dal Lazio, dalla Toscana, dal Veneto e ovviamente dalla Lombardia.

Molti altri sono tornati alle carte, ma a patto che si giochi, in coppia, a burraco, altro che canasta, altro che Machiavelli, adesso sono archeologia.

Riti da week-end ai quali non sfuggono nomi famosi.

Guido Olimpio, inviato di guerra del «Corriere», ha passato sere e sere a sfidare a «Risiko!», in casa di Giovanni Tagliapietra - vicedirettore di «Libero» - Ulderico Piernoli, del Tg2, e Franco Venturini, altra firma di via Solferino.

Vinta dalla «Cranium-mania» è Julia Roberts insieme con Mike Myers.

Affascina la magrissima, nervosa e fatale pretty woman e il protagonista di «Austin Powers» mettersi in gioco nelle tredici prove di abilità di Cranium.

Le chiamano «crani-ate».

Bisogna mimare, disegnare a occhi chiusi, recitare scioglilingua, risolvere rebus, fischiettare.

Altre gare si sono affacciate sui tavoli, anche se per tutte c’è la versione per pc.

Dalla Germania (qui il freddo invita parecchio a riunirsi in casa e giocare) la Tilsit ha importato «I Coloni del Catan».

Impone ai forzati del tavolino di costruire strade, palazzi, stazioni, porti in un’isola sperduta.

Si va avanti per oltre un’ora a scambiare mattoni e cemento armato, binari e tralicci.

E poi le versioni da tavolo dei programmi tv, da «Rischiatutto» ad «Affari tuoi», dal «Grande Fratello» all’«Isola dei Famosi».

«Ma sono mode passeggere, non intaccano l’appeal di Risiko! o Monopoli», dice Giulio Ceretti, amministratore delegato dell’Editrice Giochi.

«Di Risiko! - spiega - vendiamo centomila scatole l’anno, e anche la versione sugli antichi romani ha avuto successo.

Del resto, la versione italiana di questo gioco, inventato nel ’54 dal regista francese Emmanuel Lamorisse col nome di La conquista del mondo e del quale abbiamo acquisito i diritti nel 1973, è la più equilibrata.

Sia chi attacca che chi si difende ha tre dadi.

Ciò dà più mordente alle partite e la gara diventa più lunga».

Ma la palma del successo resta a Monopoli, che conta ogni anno 150 mila acquirenti.

L’ultima versione è quella con l’euro invece che le lire.

C’è la storia d’Italia, dietro Monopoli.

Emilio Ceretti, il fondatore di Editrice Giochi, critico cinematografico, traduttore, consigliere in Mondadori, lo comprò dagli States, dov’era stato inventato nel ’29 da un idraulico che a causa della crisi economica non poteva più permettersi le vacanze e dunque sognava le vie e le ville più belle di Atlantic City.

«Mio padre - dice Giulio Ceretti - ci mise invece le vie di Milano anni ’40.

Poi col fascismo le strade si chiamarono Corso Littorio, Corso Impero e via dicendo.

Dopo la Liberazione si inventarono le versioni con le strade di altre città.

A settembre sul mercato immetteremo un’ulteriore innovazione, carta di credito al posto degli euro.

Una macchinetta segnerà quanto denaro resta a ciascun giocatore».

La scusa per altre sfide a tavolino.

Mentre in Internet s’infiamma il mercato delle scatole d’epoca e si scambiano le edizioni speciali di Trivial Pursuit, Pictionary, Scarabeo o Sudoku.

In un tripudio di serate da strateghi, imprenditori, matematici.

mmaginari.