Oh che bell'articolo, intriganti i riferimenti letterari, me li segno
Titolo del 2023, Union Stockyards si è rivelato un ottimo peso medio. Niente male per un autore come Duane Wulf, che finora aveva pubblicato solo un gioco (Pedigree, 2019) sulle competizioni tra allevatori di cani.
Come meccanica principale troviamo il caro vecchio piazzamento lavoratori, ma c'è di più: si tratta anche di un gioco di commodity speculation, dove si può manipolare il mercato di bovini/suini/ovini.
Inoltre, un gioco-nel-gioco è la vera e propria costruzione e sviluppo dell'azienda, aggiungendo padiglioni su padiglioni al mattatoio della dotazione iniziale, tramite elementi in legno che ricordano i blocchi da costruzione per i bimbi, che aggiungono quella sensazione tattile e appunto giocosa nel senso più comune possibile, che non potrà mai essere eguagliata dalle varie piattaforme per giocare online.
Ha anche il pregio di poter essere apparecchiato e spiegato velocemente, e di richiedere un tempo di gioco che va dai 45 minuti per due persone all'ora e mezza per cinque. I round sono molto rapidi, per il fatto di avere solo quattro lavoratori a disposizione (tre in cinque giocatori). Lavoratori che non aumentano nel corso della partita, anzi, possono diminuire di uno se viene proclamato lo sciopero.
È stato fatto un lavoro egregio sull'ambientazione, con le carte "anno" che scandiscono i round e ci informano sui fatti reali accaduti durante il periodo di attività degli Union Stockyards e ci vengono descrtitti anche i prodotti principali che vi venivano lavorati. Le plance giocatore recano su un lato la storia del produttore che impersoniamo e sull'altro il riassunto del flusso di gioco, inoltre ci ricordano gli elementi che ci permettono di fare punti. Il tutto corredato di foto d'epoca e nostalgiche illustrazioni delle pubblicità del tempo che fu.
Non ho fatto molte partite, ma mi sento di poter dire che una delle cose notevoli del gioco è il fatto che l'ultimo di turno praticamente possa dettare legge riguardo l'andamento del mercato: è un buon bilanciamento delle possibilità di ciascun giocatore. In sintesi, Union Stockyards ha quel "je-ne-sais-quoi" in più che mi ha proprio convinto all'acquisto. Detto da una che di eurogame ne compra ormai sì e no uno all'anno.
Il regolamento riserva un paio di pagine alla storia del luogo e alle lavoratrici donne, ma vi scrivo giusto due parole su cosa fossero gli Union Stockyards: era un'area fuori Chicago che per 106 anni (1865-1971) fu il centro di confezionamento della carne più grande del mondo. Nel corso degli anni, furono implementati man mano perfezionamenti di standard a livello di igiene.
E innovazioni, come i vagoni refrigerati per il trasporto della carne macellata, da parte degli imprenditori Swift e Armour.
E pure violenti scontri per gli scioperi, culminati nel Great Chicago Strike del 1886, perché i lavoratori chiedevano di abbassare le ore di lavoro quotidiane da 10 a 8. I produttori aggiunsero benzina sul fuoco, assumendo manodopera di afroamericani per sostituire i bianchi che scioperavano, di fatto dando il via a scontri etnici.
Qualora voleste approfondire l'argomento, in rete trovate diversi documentari.
L'iconico cancello di ingresso, che nel gioco è ricordato col segnalino del primo giocatore, è stato insignito del titolo di National Historic Landmark.
Per par condicio, dopo tutta questa abbuffata di carne, vi consiglio la lettura di un saggio, probabilmente il più famoso sull'argomento.
Si tratta di Se niente importa. Perché mangiamo gli animali (Eating Animals, 2009) del celebre Jonathan Safran Foer, che, per una volta, smette i panni del narratore per indossare quelli del giornalista di inchiesta sul campo. Partendo da una riflessione su un episodio accaduto durante la seconda guerra mondiale alla nonna, la quale, pur affamata perché in fuga da giorni dai nazisti, rifiutò di mangiare carne di maiale per non contravvenire alle restrizioni della cucina Kosher ebraica, l'autore decide di approfondire la spinosa questione degli allevamenti intensvi negli Stati Uniti, testimoniando in prima persona i maltrattamenti agli animali, entrando di nascosto di notte negli allevamenti, assieme agli attivisti animalisti.
Oltre alle interviste a questo tipo di allevatori, ce ne sono anche altre, che propongono il punto di vista di allevatori differenti, rispettosi della vita animale, fornendo loro una sistemazione dignitosa con spazi adeguati.
Quest'ultima via virtuosa è quella che viene sempre più spesso intrapresa anche da ex vegetariani, che appunto decidono di fare un passo in avanti (tornando ai ritmi del passato): produrre carne eccellente in modo sostenibile sia per l'ambiente, sia per gli animali, sia per il consumatore.
Dal libro è stato tratto nel 2018 un documentario dallo stesso titolo: sia l'uno sia l'altro sono molto crudi e non risparmiano dettagli.
A voler approfondire ulteriormente l'argomento, è imprescindibile la lettura del romanzo di cui si parla anche nel regolamento di Union Stockyards (è anche immortalato su una delle carte "anno" vedi foto). Sto parlando di La giungla (The Jungle, 1906) di Upton Sinclair. Lo scrittore abitò e lavorò per due mesi con i meatpackers di Chicago, traendone materiale per scrivere uno dei romanzi di denuncia più forti e d'impatto del secolo scorso. La parabola dell'immigrato lituano Jurgis, la brutta fine del sogno americano, che soccombe al capitalismo sfrenato.
Se preferite il teatro alla prosa, sull'argomento trovate Santa Giovanna dei macelli (Die Heilige Johanna der Schlachthöfe, 1930) di Brecht, che dà un taglio ancor più politico e di lotta di classe alla questione.